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Thursday, July 18, 2024

In piazza contro il detenuto Toti. Schlein e Conte si trasformano in Maramaldo












I grillini hanno infettato di forcaiolismo gli ex odiati piddini. Avvertite Trump e Biden: tenetevi lontani da Genova, i vostri finanziamenti da privati per centinaia di milioni passerebbero guai un po' più grossi di quella miseria di 70mila euro contestati al governatore

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 18 luglio 2024

Se aspettavano qualche giorno, potevano manifestare nell'anniversario della battaglia di Gavinana (Pistoia), 3 agosto 1530. Quella in cui il morente capo fiorentino Francesco Ferrucci disse a Maramaldo: "Vile, tu uccidi un uomo morto”.

In piazza De Ferrari a Genova l'intera sinistra italiana protesta contro Giovanni Toti, in custodia cautelare per corruzione da due mesi e mezzo. Il trio dinamico Elly Schlein-Giuseppe Conte-Nicola Fratoianni ha trovato un potente avversario contro cui misurarsi: il presidente della Liguria. Lui non può rispondere, gli arresti domiciliari vietano di comunicare con l'esterno dalla sua casa di Ameglia (La Spezia). 

Insomma, Toti è già mezzo morto. Ma la manifestazione nazionale vuole affrettarne il decesso politico, pretende immediate dimissioni. Colpevole, innocente? Chissà. Si saprà forse nel 2031, visti i tempi dei magistrati genovesi: il ponte Morandi crollò sei anni fa, il processo di primo grado durerà almeno un altro anno.

Che crolli anche la giunta Toti e si vada subito a nuove elezioni, grida la piazza. Il voto a scadenza naturale è già previsto nel 2025, lui ha detto che non si ricandiderà. E comunque dopo due mandati non può più. Niente da fare: "C'è fretta in me, c'è urgenza. Vorrei una cosa qualsiasi, ma presto", diceva il poeta Henri Michaux.

Accusa l'opposizione: "In Liguria tutto è bloccato". Si difende la maggioranza: "Tutto va avanti, c'è un presidente facente funzioni". Dice Carlo Calenda, che sta in mezzo: "Abbiamo chiesto spesso che Toti se ne andasse. Ma non ora, su spinta della magistratura". Quanto ai comitati dei cittadini di sinistra contro le grandi opere, non sanno se protestare o festeggiare questa presunta paralisi. 

A memoria, non ricordiamo maramaldesche manifestazioni per le dimissioni di politici agli arresti. Bettino Craxi si dimise da segretario Psi prima delle monetine. Roberto Formigoni finì in carcere nel 2019, sei anni dopo essersi dimesso da presidente della Lombardia, e soprattutto dopo una sentenza definitiva.

La condanna di Toti è invece già definitiva per i manettari di piazza De Ferrari. I grillini hanno infettato di forcaiolismo gli ex odiati piddini. Eppure i giudici del riesame escludono che il presidente ligure possa inquinare le prove. Rimane agli arresti solo perché potrebbe reiterare il reato. E con sillogismo da Comma 22 la procura sostiene che lo farà ancora, proprio perché non ha ancora capito quel che ha fatto: sollecitare e accettare contributi per la sua attività politica. Cioè quel che fanno normalmente i politici in tutte le democrazie. 

Avvertite Trump e Biden: tenetevi lontani da Genova, i vostri finanziamenti da privati per centinaia di milioni passerebbero guai un po' più grossi di quella miseria di 70mila euro contestati a Toti.

Tuesday, June 29, 2021

Rottura Grillo-Conte

CAOS M5S/ “Oggi Grillo dirà no a Conte, che farà una sua Dc con il Pd”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 29 giugno 2021

Sfida M5s. Conte vuole un partito vero, non vuole essere un “prestanome”, né gli va bene una diarchia. Oggi la replica di Grillo

“Beppe ritiene che tutto vada bene così com’è salvo alcuni aggiustamenti” dice Conte in conferenza stampa. Lui invece, l’ex premier, dice di non potersi impegnare in un progetto in cui non crede, segnato da quelle che definisce “ambiguità”. E poi un duro colpo all’indirizzo del garante: nessuna diarchia, no “a un leader ombra affiancato da un prestanome”, serve “una profonda ristrutturazione” (grazie al nuovo statuto elaborato dall’ex capo del governo), “una più chiara identità politica”.

La sfida per la leadership di M5s “è un braccio di ferro in cui ormai è difficile che uno dei due non perda la faccia” dice Mauro Suttora, giornalista e scrittore, un libro sui confini, ex inviato dei settimanali Europeo e Oggi, attento osservatore dei 5 Stelle. 

Ormai è una guerra di nervi e di comunicazione. Per Suttora, entrambi cercano di evitare lo spettro di Monti: una lista, più o meno personale, intorno al 10 per cento. E dire che una soluzione l’avrebbero; ma non la vogliono, o non la vedono.

In serata era annunciata la risposta di Grillo, poi il garante rinvia e dice che risponderà oggi. Cosa succede intorno all’“elevato”?

È un braccio di ferro in cui ormai è difficile che uno dei due non perda la faccia. Conte ha mandato in confusione Grillo, che ora ha paura di compiere un passo falso.

Su cosa staranno ragionando Grillo e il suo entourage?

La pretesa di Conte di fare votare il suo statuto così com’è, senza possibilità di emendarlo né da parte di Grillo né dei parlamentari, è irricevibile. E senza Conte i grillini crollano attorno al 10%.

Se il primo comandamento politico è rimanere in partita, chi oggi assicura di più questo obiettivo al Movimento? Grillo o Conte?

Entrambi. Conte c’è da tre anni, Grillo da trenta, visto che è dall’inizio degli anni 90 che i suoi spettacoli hanno assunto un’impronta politica. Da 15 anni invece è impegnato direttamente: prima coi Meetup, poi con gli amici di Grillo, e infine, dal 2009, con il Movimento 5 Stelle. Difficile che ora lui e i grillini della prima ora rinuncino a tutto, affidandosi mani e piedi a Conte, il quale fino al 2018 manco sapeva cosa fosse il M5s, non aveva mai partecipato a una sua iniziativa, e tuttora non è iscritto.

“Non ha senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione”, ha detto Conte riferendosi a Grillo. Cosa vuole realmente l’uno e cosa vuole l’altro?

È proprio questo il loro dramma: nessuno affronta problemi concreti. Il loro dissidio non è sulle soluzioni da dare, non si dividono su quello. È soltanto uno scontro di ego: comando io, comandi tu. Come quando da bambini giocavamo e litigavamo su chi era il capo.

Dunque sono le personalità ad essere inconciliabili.

Sì e no. Sono agli antipodi: Grillo è irruento tanto quanto Conte è pacato. Tanto il primo è provocatorio, tanto il secondo è mellifluo. Poi, nelle coppie tutto può capitare. Poiché gli opposti si attraggono, se sapessero fondersi sarebbero un duo perfettamente complementare.

La mitica “base” di M5s, puntualmente evocata, ammesso che ci sia ancora, con chi sta?

I registrati alla piattaforma di Casaleggio non pagano un cent per l’iscrizione, che è gratuita. E quel che non costa niente non vale niente. Molti sono stati iscritti da amici, parenti e conoscenti che hanno bisogno di voti per farsi eleggere alle primarie online. Questa strana “base” è divisa a metà fra i fedeli al sogno originario di un movimento di rottura e la popolarità di Conte, l’unico che potrebbe arginare la frana elettorale che li ha dimezzati. Idem gli elettori.

Conte, per realizzare il suo progetto, ha ribadito di pensare ad un “campo largo”. Con chi lo fa? Con Letta? O con i voti degli elettori piddini?

Sono buffi i politici quando dicono che vogliono un “campo largo”. È ovvio che tutti mirino ad avere più voti possibile. E Conte è ormai fisso nel centrosinistra, dovrà allearsi col Pd.

Si trova una sintesi tra i due o no?

Non lo so. Se sono furbi, sì. Se sono onesti, no. Conte è un democristiano moderato, i grillini invece dicevano di essere rivoluzionari. Ma le auto blu trasformano tutti, e sia Conte che Grillo hanno già fatto parecchie capriole pur di rimanere al potere.

Rivoluzionari contro democristiani. Per forza che Grillo e i suoi non possono accettare lo statuto contiano. Sarebbe la loro eutanasia.

I grillini erano nati proprio per contestare i partiti soffocati da quegli statuti, con burocrazie, sedi e dirigenti locali. La famosa Casta. Ma loro ai valori fondanti hanno già rinunciato da tempo, e l’eutanasia si può praticare solo una volta. Parafrasando Francesco Ferrucci con Maramaldo, “tu uccidi un partito morto”.

“Una diarchia non sarebbe funzionale”, dunque no “a un leader ombra affiancato da un prestanome”, ha detto ancora Conte. Assomiglia tanto a una definizione brutale di come ha funzionato M5s fino ad oggi. Che ne pensi?

Certo. Glielo ha chiesto un giornalista nella conferenza stampa, e il povero Conte ha dovuto glissare: “Mi riferisco al futuro”.

Chiedono a Conte se ha un piano B e lui risponde che non ha doppie agende, no, non ha “nessun piano B”. Secondo te?

Se rompesse coi grillini non gli converrebbe fare una lista personale. Non avrebbe abbastanza soldi, e finirebbe come la lista Monti nel 2013, sotto il 10%.

In caso di rottura, che cosa succede? Ritieni che si vada verso la pseudo-Dc grillina che avevi preventivato, con Conte leader?

Sì, ma non avrebbe niente di grillino. Sarebbe un partito moderato.

Nel frattempo Di Maio con chi sta? Fa politica o aspetta che passi ’a nuttata?

Visto che lo statuto di Conte prevede un vicepresidente del nuovo partito, magari mira a quella poltrona. Ma penso che gli basti la Farnesina, almeno fino alle prossime elezioni. Poi uno brillante come lui non avrà difficoltà a riciclarsi.

Devi ammettere però che Di Maio non è grillino doc, è più qualcos’altro.

Di Maio, come Conte, è uno di quei meridionali con lingua sciolta e cervello fino. In più è composto come uno svizzero. Berlusconi lo adora.

Grillo non può sfiduciare Draghi perché ci ha messo la faccia. E Conte?

Nessuno può sfiduciare Draghi. Men che meno i grillini, i quali sperano che la legislatura duri il più possibile. Perché quando si voterà, di loro verrà rieletto solo uno su tre.

Federico Ferraù