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Wednesday, October 16, 2024

Fare figli: un dibattito gravido di ridicolo

di Mauro Suttora

La surreale lite fra Bucci e Orlando (candidati alla presidenza della Liguria), e tifoserie al seguito, sul moltiplicarsi e il successo della società. Già pronti al secondo round, con grado di suscettibilità non minore: le politiche per gli animali

Huffingtonpost.it, 16 ottobre 2024  

Far figli è di destra o di sinistra? I liguri hanno undici giorni di tempo per deciderlo, prima di votare alle regionali. Gli schieramenti si sono delineati durante un dibattito tra i candidati alla presidenza Marco Bucci (centrodestra) e Andrea Orlando (centrosinistra).

Forse per ingraziarsi i padroni di casa, visto che la sfida era promossa dalla diocesi di Genova nella sala Quadrivium (fortunatamente non Trivium), Bucci ha osato dire: “Chi fa figli contribuisce al successo della nostra società. Vorrei che tutti quanti facessero e avessero fatto figli”.

Orlando, che non ha figli, ha allora criticato la criminalizzazione di chi non ha potuto averli: “Oggi fare un figlio costa, serve welfare per aiutare le donne a non dover scegliere tra il lavoro e la famiglia, perché è sulle donne che si scarica il lavoro di cura in una famiglia che resta organizzata ancora secondo vecchi schemi”.

Alé, ecco che subito piovono reazioni. Le candidate della coalizione progressista insieme alla Conferenza delle Democratiche, per una volta unite, hanno addirittura stilato un indignato comunicato ufficiale: “Non si risolve la crisi demografica criminalizzando chi non può avere figli. Gravi e inadeguate le parole di Bucci, non tengono in alcun modo in considerazione la complessità della questione e risultano discriminatorie nei confronti di chi, per ragioni personali, mediche o economiche, non ha potuto o non ha voluto avere figli”.

La questione è complessa, compagni: ricordo che alle assemblee del liceo così dicevano quelli del Pci quando non sapevano bene cosa dire. E oggi che va di moda la discriminazione aggiungiamoci pure quella, che male non fa.

Ma il frasifrattese esige un accenno alle colpe della società. “Dove sono le istituzioni?”, urla indignato quel comico della Gialappa's. Proseguono quindi le donne progressiste: “In una regione in cui il divario salariale fra uomini e donne è in crescita, in controtendenza con i dati del resto del nord ovest, in cui le donne guadagnano meno del 30% degli uomini e hanno accesso principalmente a lavori precari e a bassa retribuzione, dove solo tre bambini su dieci hanno un posto all’asilo nido garantito, le parole di Bucci su chi non ha figli suonano profondamente sbagliate”.

Ecco aggiungersi al coro le donne M5s, che si candidano divise ma colpiscono unite: “Ci sentiamo profondamente offese dalle dichiarazioni di Bucci, che riducono il valore delle persone e in particolare delle donne al fatto di avere o meno figli. Affermare che solo chi ha figli contribuisce al 'successo della nostra società’ è un messaggio pericoloso, discriminatorio e indiscutibilmente inaccettabile. Qualcuno informi Bucci che siamo nel Terzo Millennio".

Si aggiunge la deputata pd Valentina Ghio: “Bucci dovrebbe chiedere scusa a tutte le donne. Chi si candida a governare una regione dovrebbe avere rispetto e la capacità di proporre ricette per sostenere la natalità e le donne in percorsi di vita e lavoro sempre più complicati. Dovrebbe parlare di superamento del gender pay gap, di congedi paritari retribuiti, di rafforzamento dei servizi di welfare”.

Poteva mancare la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione? “Anche Bucci, come la destra al governo, pensa di contrastare la denatalità colpevolizzando chi non ha figli, anziché indicare come soluzione gli investimenti in servizi pubblici a supporto della genitorialità e il lavoro stabile ed equamente retribuito, soprattutto per le madri lavoratrici che pagano il prezzo più caro dopo la nascita di un figlio”.

Travolto dalle reazioni, Bucci dopo qualche ora risponde: “Pura speculazione di chi travisa le parole. Ho soltanto detto che vorrei che tutti avessero figli. Credo che sia l’augurio di tutti, anche di chi purtroppo non può averli, ma vorrebbe. Anzi, immaginiamo un supporto anche per chi ha queste difficoltà. Noi vogliamo una Liguria giovane, dinamica, rispettosa delle generazioni. Senza giovani, anzi, senza figli, la Liguria non può esserci. Orlando e il Pd soffrono di vittimismo e non hanno argomenti con i quali parlare ai liguri”.

Lo spalleggia Lorenza Rosso, assessora e candidata: “Bucci ha detto che vuole una Liguria giovane, che abbia un futuro. Che si augura che tutti abbiano figli. E allora? Come si fa a non essere d’accordo? Cosa c’è di male in questa affermazione? Da donna non posso che essere d’accordo con lui. Da Medioevo è piuttosto sfruttare il dolore di chi non può avere figli per un uso propagandistico. Il sostegno a tutte le famiglie e ai giovani deve essere un preciso compito della politica”.

Sente il bisogno di esprimersi anche la candidata di centrodestra Stefania Cosso, che la butta sul cuore: “Sono allibita nel leggere che Bucci è finito sotto accusa per aver detto che vorrebbe che tutti abbiano figli. È un auspicio bellissimo, un augurio che non si può non condividere. A meno di guardare tutto con gli occhi della negatività, con il cuore prevenuto. Credevo che chiunque auspicasse per tutti i liguri la gioia dei figli. Evidentemente non è così. Credo proprio che per primo chi, purtroppo, non può avere figli, non possa condannare un augurio positivo”.

Nel dibattito interviene infine l'assessora al Commercio di Genova, Paola Bordilli, candidata per la Lega: “Appartengo a quel gruppo di donne che non hanno ‘potuto avere figli’, per citare le parole di Orlando. Nel mio caso, non potrò mai averne a causa di importanti motivi di salute. Non ne faccio mistero e non ne faccio schermo. Nondimeno, non mi sento minimamente ‘discriminata’, sempre per usare le parole di Orlando, perché continuo a dare ugualmente il contributo alla società in cui vivo. Parlare di maternità e di natalità è un tema troppo complicato da poter liquidare in una replica. Come donna non mi sento offesa da Bucci: c’è chi ha il dono di poter avere figli e chi ha ricevuto altri doni e talenti. Ho frequentato le scuole presso le suore e non credo che le consorelle abbiano dato di meno rispetto alle mamme”.

Bene, ogni aspetto della questione è stato sviscerato. Nessun riferimento a Mussolini, perché in realtà destra e sinistra sono unite nell’auspicare più figli. Ma nessun politico può permettersi di aggiungere alle numerosissime cause sociologiche della denatalità, che so, la voglia di viaggiare e di spendere in vacanze invece che in pannolini. Protesterebbero gli albergatori, che in Liguria sono tanti e votano. O le giovani coppie accusate di egoismo.

Quanto al prossimo tema fondamentale di dibattito, già lo preannuncia Bucci: “Nel programma di Orlando non c’è nulla sugli animali”. Prepariamoci ad altre suscettibilità irrimediabilmente ferite. 

Thursday, July 18, 2024

In piazza contro il detenuto Toti. Schlein e Conte si trasformano in Maramaldo












I grillini hanno infettato di forcaiolismo gli ex odiati piddini. Avvertite Trump e Biden: tenetevi lontani da Genova, i vostri finanziamenti da privati per centinaia di milioni passerebbero guai un po' più grossi di quella miseria di 70mila euro contestati al governatore

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 18 luglio 2024

Se aspettavano qualche giorno, potevano manifestare nell'anniversario della battaglia di Gavinana (Pistoia), 3 agosto 1530. Quella in cui il morente capo fiorentino Francesco Ferrucci disse a Maramaldo: "Vile, tu uccidi un uomo morto”.

In piazza De Ferrari a Genova l'intera sinistra italiana protesta contro Giovanni Toti, in custodia cautelare per corruzione da due mesi e mezzo. Il trio dinamico Elly Schlein-Giuseppe Conte-Nicola Fratoianni ha trovato un potente avversario contro cui misurarsi: il presidente della Liguria. Lui non può rispondere, gli arresti domiciliari vietano di comunicare con l'esterno dalla sua casa di Ameglia (La Spezia). 

Insomma, Toti è già mezzo morto. Ma la manifestazione nazionale vuole affrettarne il decesso politico, pretende immediate dimissioni. Colpevole, innocente? Chissà. Si saprà forse nel 2031, visti i tempi dei magistrati genovesi: il ponte Morandi crollò sei anni fa, il processo di primo grado durerà almeno un altro anno.

Che crolli anche la giunta Toti e si vada subito a nuove elezioni, grida la piazza. Il voto a scadenza naturale è già previsto nel 2025, lui ha detto che non si ricandiderà. E comunque dopo due mandati non può più. Niente da fare: "C'è fretta in me, c'è urgenza. Vorrei una cosa qualsiasi, ma presto", diceva il poeta Henri Michaux.

Accusa l'opposizione: "In Liguria tutto è bloccato". Si difende la maggioranza: "Tutto va avanti, c'è un presidente facente funzioni". Dice Carlo Calenda, che sta in mezzo: "Abbiamo chiesto spesso che Toti se ne andasse. Ma non ora, su spinta della magistratura". Quanto ai comitati dei cittadini di sinistra contro le grandi opere, non sanno se protestare o festeggiare questa presunta paralisi. 

A memoria, non ricordiamo maramaldesche manifestazioni per le dimissioni di politici agli arresti. Bettino Craxi si dimise da segretario Psi prima delle monetine. Roberto Formigoni finì in carcere nel 2019, sei anni dopo essersi dimesso da presidente della Lombardia, e soprattutto dopo una sentenza definitiva.

La condanna di Toti è invece già definitiva per i manettari di piazza De Ferrari. I grillini hanno infettato di forcaiolismo gli ex odiati piddini. Eppure i giudici del riesame escludono che il presidente ligure possa inquinare le prove. Rimane agli arresti solo perché potrebbe reiterare il reato. E con sillogismo da Comma 22 la procura sostiene che lo farà ancora, proprio perché non ha ancora capito quel che ha fatto: sollecitare e accettare contributi per la sua attività politica. Cioè quel che fanno normalmente i politici in tutte le democrazie. 

Avvertite Trump e Biden: tenetevi lontani da Genova, i vostri finanziamenti da privati per centinaia di milioni passerebbero guai un po' più grossi di quella miseria di 70mila euro contestati a Toti.

Wednesday, May 27, 2015

Toti-Emiliano, intervista parallela


Il candidato di centrodestra Giovanni Toti (ex direttore di Studio Aperto e di Tg4) forse vincerà in Liguria alle regionali del 31 maggio 2015 grazie alle divisioni del centrosinistra. Il candidato di centrosinistra Michele Emiliano (ex magistrato e sindaco di Bari) vincerà in Puglia grazie alle divisioni del centrodestra.

Due personaggi simmetrici, che quindi meritano un'intervista simultanea con (quasi) le stesse domande.

Oggi, 20 maggio 2015

di Mauro Suttora

Una previsione sul voto: Renzi vincerà 6-1, in tutte le regioni tranne in Veneto?
Toti: «Qui in Liguria avrà una delusione. Merito nostro, e colpa delle divisioni della sinistra».
Emiliano: «Credo di sì, se in Liguria il popolo di sinistra sceglierà il “voto utile” per Paita».

Dopo il 4% a Trento di Forza Italia, ma anche il meno 20% del Pd rispetto alle europee, quanto dureranno Berlusconi e Renzi?
T: «In Trentino Forza Italia paga debolezze che durano da anni. Berlusconi spero duri in politica il più a lungo possibile».
E: «Il primo è durato tantissimo, il secondo è molto ben avviato. Renzi però deve preoccuparsi di più per gli astenuti, rimotivandoli».

Se in Liguria vince Toti ci sarà la scissione a sinistra del Pd?
T: «Non mi riguarda».
E: «No. In Liguria resiste il vecchio Pd industrialista, ma non ha futuro. E le nostre regole permettono di fare un grandissimo casino anche a chi resta dentro».

Di chi è la colpa della divisione della destra in Puglia?
T: «Come in famiglia, quando ci si separa la colpa è un po’ di tutti. Io avevo proposto di candidare in Puglia il nostro eurodeputato più votato [Fitto, ndr], così come abbiamo fatto in Liguria [Toti, ndr]. Ma hanno prevalso interessi personali».
E: «La colpa è mia. Abbiamo un tale vantaggio che a destra non si preoccupano più di vincere. Regolano i loro conti».

Di chi è la colpa della divisione della sinistra in Liguria?
E: «Di un vecchio Pd che non si rassegna. Ma per guarire serve la fisioterapia, anche se è un po’ dolorosa».

Il suo primo atto se vince?
T: «Nominare un commissario straordinario contro il dissesto idrogeologico».
E: «Riunire i migliori studiosi del mondo per combattere la Xylella. Che rischia di propagarsi in tutta Italia e nel Mediterraneo».

Cosa pensa degli “impresentabili” alleati di De Luca in Campania? C’è qualche accusa anche contro Emiliano.
T: «La sinistra ha una doppia morale: quel che serve a loro diventa presentabile. Scaricano le responsabilità dicendo che si tratta di liste collegate, non del Pd. Ma le alleanze si fanno consapevolmente».
E: «Non conosco le cose in Campania. Contro di me, invece, solo balle. Anzi: fuoco amico. Qualcuno a sinistra accusa un candidato Udc, nostro alleato, di essere stato nell’estrema destra un quarto di secolo fa».

Le ruberie non cessano, dall’Expo al Mose, da Mafia Capitale alle Grandi opere: ormai in Italia la corruzione è norma?
T: «Dobbiamo essere durissimi. Ma il primo modo di combatterla è semplificare la selva di leggi dietro cui si nascondono i corrotti».
E: «Certi politici e dirigenti pubblici monetizzano la propria carica. Grande determinazione contro di loro».

Teme Grillo?
T: «Sa raccogliere l’esasperazione, però ha fallito in ogni proposta. Ulula alla luna, ma è velleitario».
E: «Qui in Puglia arriverà secondo, avrà il miglior risultato d’Italia. Ho una vecchia passione per la parte ragionevole e democratica dei 5 stelle».

Se non ci fosse il suo partito, voterebbe Grillo?
T: «Mai».
E: «Sì».

Da governatore, è disposto ad accogliere i migranti? Cosa pensa della Val d’Aosta che ha detto no a 79 “ospiti”?
T: «Hanno fatto bene. Dopo la vittoria ci uniremo a loro e ai sindaci di Lombardia e Veneto, che non ne vogliono neanche uno. Siamo in crisi, i nostri territori non possono sopportare queste sollecitazioni. Renzi risolva il problema a monte, come propone il premier inglese Cameron, senza scaricarlo su di noi».
E: «San Nicola, protettore di Bari, ha la pelle nera. È un dovere accogliere i rifugiati, come ha fatto la mia città nei dieci anni della nostra amministrazione».

Come ridurre le spese sanitarie delle regioni?
T: «Faremo scegliere dirigenti e primari da società di cacciatori di teste, e non dai politici. Potenzieremo l’assistenza domiciliare. Prolungheremo gli orari di ospedali ed esami diagnostici per ridurre le liste d’attesa».
E: «Butteremo fuori i politici. Le nomine le farà un Consiglio superiore della sanità composto dai presidenti degli ordini professionali».

Regioni e Comuni smetteranno di protestare per i tagli imposti dallo Stato centrale, risparmiando invece di scaricarli sui cittadini, con aumenti sull’Irpef regionale?
T: «Abbasserò le aliquote Irpef risparmiando sulle spese. Ma a sua volta lo Stato deve smetterla di tagliare i fondi solo a noi, senza dimagrie anch’esso».
E: «Da sindaco di Bari ho risparmiato 110 milioni in dieci anni. Lo Stato ci ha tagliato il bilancio da 650 milioni annui a 540, ma abbiamo ottenuto l’Oscar per trasparenza e solidità dei conti. Questo è il Sud che funziona».

Continuiamo a cementificare la Liguria, provocando frane, alluvioni e fuga del turismo di qualità verso la Costa Azzurra?
T: «Il dissesto idrogeologico è una priorità assoluta. Bisogna riqualificare le costruzioni, senza tabù né ideologismi».

Vogliamo tagliare gli ulivi malati di Xylella e contagiosi, o basta una sentenza del Tar per bloccare tutto?
E: «Il Tar ha ragione, l’ordinanza del taglio di ulivi centenari era confusa, non c’erano test attendibili».

Ilva: è possibile produrre acciaio in modo pulito, o la chiudiamo con migliaia di disoccupati e aggravio di import di acciaio?
E: «Non so se rispettando le regole si può produrre acciaio senza ammazzare la gente avvelenando gli alimenti: questa è l’imputazione nel processo in corso. Se non si può, con l’aiuto di tutta l’Italia chiuderemo la fabbrica».

Proporrà il reddito di cittadinanza, come Maroni in Lombardia?
T: «No. Bisogna creare occupazione con seri incentivi. La sinistra ha lasciato alla Liguria un 50% di giovani disoccupati».
E: «Sì. Abbiamo già preparato un piano e lo realizzeremo, in cambio di lavori sociali. Che non si potranno rifiutare».
Mauro Suttora