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Wednesday, November 26, 2014

Rottamate quel sindaco


ROMA, GENOVA, CARRARA: ORMAI RISCHIANO IL LINCIAGGIO. PERCHÈ SONO I POLITICI PIÙ RAGGIUNGIBILI DAI CITTADINI ESASPERATI

di Mauro Suttora

Oggi, 19 novembre 2014

Ormai rischiano il linciaggio. Il sindaco di Roma Ignazio Marino se l’è vista brutta quando si è avventurato nella borgata di Tor Sapienza a fronteggiare i cittadini scatenati contro i centri per gli immigrati. Quello di Carrara Angelo Zubbani ha subìto un assalto in piena regola nel proprio municipio dopo i disastri dell’alluvione. E quello di Genova, il nobile di estrema sinistra Marco Doria, non osa più mostrarsi in strada dopo gli insulti incassati dagli esasperati in mezzo al fango.

Sono loro i più esposti all’odio popolare che monta contro la casta politica. I più raggiungibili, il bersaglio più facile e concreto. Così, mentre fino a qualche anno fa la carica di sindaco era un buen retiro per dirigenti di partito anche di livello nazionale (Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Gianni Alemanno a Roma, Massimo Cacciari a Venezia, Piero Fassino a Torino), oggi la poltrona di primo cittadino è fra le più scomode.

Qualcuno poi ce ne mette di suo, per aggravare la situazione. Il napoletano Luigi De Magistris si aggrappa ai cavilli del Tar per sfuggire alla stessa legge Severino che ha fatto fuori Silvio Berlusconi dal Senato: i condannati devono mollare la carica. Si sente vittima di complotti (ma questo da sempre), avrà anche ragione, ma poteva aspettare la sentenza d’appello accettando una sospensione temporanea. 

Il leghista Massimo Bitonci ha trionfato a primavera nella sua Padova: che bisogno aveva di esasperare gli animi rifiutando di dare udienza al console marocchino del Triveneto? Cioè proprio al rappresentante di uno dei Paesi arabi più tolleranti e pacifici?
  
E il giovane Massimo Zedda di Cagliari, volto pulito diventato sindaco a soli 35 anni: non poteva stare più attento a non intervenire nella nomina della nuova sovrintendente al teatro lirico, che ha provocato una richiesta d’incriminazione per abuso d’ufficio?

I guai se li è tirati addosso anche Maurizio Zoccarato, primo cittadino di Sanremo (Imperia). È stato visto prendere a calci il cestino di un mendicante rumeno nella centrale via Matteotti all'ora dello struscio: «Volevo solo farlo allontanare». Poi ha aggravato la situazione: «Rumeno? No, era uno zingaro», come se le due cose fossero incompatibili.
 
Le traversie del sindaco a 5 stelle Federico Pizzarotti derivano da un fax ricevuto nel suo ufficio vuoto di sabato pomeriggio: avvertiva del pericolo di straripamento di un torrente che poi ha provocato grandi danni. In più non è riuscito a far chiudere l’inceneritore come promesso in campagna elettorale, e continua a fare la fronda al suo capo Beppe Grillo.

Anche l’altro primo cittadino grillino Filippo Nogarin di Livorno ha aperto innumerevoli fronti: litiga con spazzini, consorzi di acqua e case popolari. Vuole ristrutturare il vecchio ospedale invece di costruirne uno nuovo.

Nella vicina Pisa Marco Filippeschi è contestato per avere tagliato di 400 euro i salari ai dipendenti comunali, che occupano il suo ufficio. Potrebbe anche aver ragione, ma loro lo accusano di non avere toccato gli altri costi della politica.

Il veneziano Giorgio Orsoni è stato arrestato a giugno per lo scandalo Mose (dighe contro l’acqua alta): gli viene rifiutato il patteggiamento, sarà l’unico a finire sotto processo.

Ad Avellino Paolo Foti è indagato per omicidio plurimo colposo, omesso controllo e disastro ambientale per cinque operai morti dell'ex fabbrica Isochimica, e i 232 che hanno subìto lesioni.

Leopoldo Di Girolamo di Terni è accusato di avere incassato 3,6 milioni di euro per la radio privata del suo movimento politico come contributo pubblico all’editoria.

Il potente Vincenzo De Luca a Salerno è invece incriminato per il Crescent, mostro di cemento dell’architetto Ricardo Bofill costruito sul Lungomare, che ostruisce la vista.

Franco Susino di Scicli (Ragusa) ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa: presunte infiltrazioni in municipio di una cosca catanese.

A Manfredonia (Foggia) Angelo Riccardi ha subìto un obbligo di dimora con l’accusa di avere cercato di comprare esami da un professore dell’università di Pescara, per ottenere la laurea in Scienze manageriali.

Potevano infine mancare gli odiati autovelox? Pietro Caberletti di Bagnolo Po (Rovigo) è indagato per abuso d'ufficio (aggiudicazione indebita e illeciti profitti) su appalto, installazione e gestione dei rilevatori di velocità nel suo comune.
Mauro Suttora


RIQUADRO: LA GIUNGLA DEGLI STIPENDI

4.500 euro netti al mese (9.700 lordi): questo è lo stipendio del sindaco di Roma Ignazio Marino. Quello di Milano Giuliano Pisapia, invece, se l’è ridotto a 3.600 mensili. Poco, rispetto ai 5.800 del primo cittadino di Bari. O ai 4.100 di Luigi De Magistris a Napoli.

• Come mai queste differenze? La giungla degli stipendi deriva dalla facoltà concessa a ogni consiglio comunale di aumentare o diminuire le indennità del 30% rispetto a quelle fissate per legge, in base a parametri sfuggenti come numero degli abitanti, bilanci in attivo o percentuale delle entrate proprie sul totale.

• In teoria i sindaci delle città oltre il mezzo milione di abitanti dovrebbero guadagnare tutti poco più di 4.000 netti al mese, quelli oltre i 250 mila abitanti 3.500, sopra i centomila 3.000 euro e oltre i 50mila 2.700. Il minimo, per i paesi fino a 3 mila abitanti: mille euro al mese. Ma, nella realtà, c’è ampio margine per rimpinguarsi.

Wednesday, May 25, 2011

Comunali 2011, primo turno

DISASTRO MORATTI, TRIONFO DE MAGISTRIS, BENE FASSINO a TORINO E GRILLO A BOLOGNA

di Mauro Suttora

Oggi, 16 maggio 2011

MILANO: scende il Pdl
Letizia Moratti, 61 anni, (sopra, nella foto con il suo avversario Giuliano Pisapia, 62, che non le stringe la mano dopo che lei lo ha accusato in tv di essere stato vicino ai terroristi), sindaco dal 2006 (con il 52%), questa volta non solo non raggiunge la maggioranza assoluta, ma viene superata da Pisapia. Ci sarà quindi un secondo turno il 29 maggio. La Lega avanza sulle comunali del 2006, ma crolla rispetto all'anno scorso: come fa il "partito del nord" a non raggiungere neanche il 10% nella sua capitale?

TORINO: «Grissino» ok
È l’unica grande città dove il voto del 14-15 maggio è andato bene per il Pd. L’ex segretario Piero «grissino» Fassino ha infatti superato il 50%, ed è già sindaco. Merito anche del predecessore Sergio Chiamparino, che dopo dieci anni non era più ricandidabile. Chiamparino comunque nel 2006 ebbe il 66% contro Rocco Buttiglione. Percentuale ineguagliata.

BOLOGNA: Grillo al 10%
Non ce l’ha fatta il candidato della sinistra Virginio Merola a farsi eleggere al primo turno, come Sergio Cofferati che nel 2004 ebbe il 56%, e Flavio Delbono che due anni fa superò il 60 prima di doversi dimettere per i favori all’amante. Il ballottaggio sarà con Manes Bernardini. Buon risultato per Beppe Grillo: il suo Massimo Bugani raggiunge il 10 per cento.

NAPOLI: Democratici ko
La maggiore sorpresa è arrivata dal trionfo di Luigi De Magistris, l’ex magistrato eurodeputato da due anni con Di Pietro: sarà lui a battersi al secondo turno con Gianni Lettieri del Pdl. Il candidato Pd, superato da De Magistris, paga i non brillanti risultati degli ex sindaci del centrosinistra Bassolino e Jervolino. Ma De Magistris andrà d’accordo con Di Pietro?

Wednesday, February 24, 2010

intervista a Mastella

ORA CHIAMATEMI SAN CLEMENTE MARTIRE

«Finalmente perfino Di Pietro riconosce che certi magistrati hanno esagerato», dice l’ex ministro. «Però mia moglie resta in esilio, e io sono ancora perseguitato»

di Mauro Suttora

Oggi, febbraio 2010

Dopo la sua «svolta di Salerno», ora ad Antonio Di Pietro toccherà riabilitare anche l’ex amico Clemente Mastella?
Il capo dell’Italia dei Valori al congresso del proprio partito ha ammesso che il giustizialismo non paga, e che certi toni usati contro i politici inquisiti sono eccessivi. In particolare, Di Pietro ha dato via libera a Enzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato Pd alla presidenza della Campania nelle prossime regionali del 28 marzo.
De Luca è incriminato in due processi per truffa, associazione a delinquere, concussione e falso. Cionostante, l’eroe di Mani Pulite riconosce che ha amministrato bene Salerno, e che ha le carte in regola per succedere ad Antonio Bassolino se batte il candidato Pdl Stefano Caldoro.

L’improvviso cambiamento ha scontentato molti nel partito, che l’anno scorso ha preso l’8 per cento alle europee (riquadro nella pagina seguente). In particolare Luigi De Magistris, l’ex magistrato che con le sue accuse contribuì a far dimettere nel 2008 Clemente Mastella da ministro della Giustizia, e di conseguenza a far cadere il governo Prodi, e a far tornare Silvio Berlusconi al potere.

Chi allora, meglio di Mastella, può commentare il clamorosodietrofront dipietrista?
«Non c’è peggior moralista di chi fa la morale agli altri, ma poi deve spiegare la provenienza di qualche scheletro nel proprio armadio», dice l’ex ministro. «Io sono stato distrutto politicamente dalle inchieste di De Magistris, che ora si rivelano senza fondamento. Nel frattempo, però, ho perso il posto da ministro, e un intero partito, l’Udeur. Mia moglie è da mesi costretta all’esilio: non può metter piede non solo nella nostra casa di Ceppaloni, ma in tutta la Campania. Tutta la mia famiglia è stata messa alla gogna...»

Beh, i suoi figli con i loro comportamenti estroversi hanno facilitato il compito dei vostri avversari politici.
«L’unico accenno a mio figlio nell’inchiesta riguarda un’auto che lui avrebbe avuto da un concessionario, e che invece ha pagato dandone in cambio un’altra. Andate a vedere che ha fatto il figlio di Di Pietro».

Mogli e amanti

Ma sua moglie doveva proprio darsi alla politica?
«Embè, e le mogli di Togliatti, di Fassino, di Bassolino? Meglio le mogli delle amanti, come si usa adesso? Almeno il cognome si sa, se la gente non la vuole non la vota».

E quando andò con suo figlio in elicottero al Gran premio di Monza?
«Era un elicottero privato, dell’Aci, che mi invitò e diede un passaggio pure a un altro ministro, Rutelli. Il giorno dopo avevo un impegno a Brescia, a Milano ci sarei comunque dovuto andare. È stata l’unica volta che mio figlio ha viaggiato con me, e non ha tolto il posto a nessuno».

Le accuse penali contro di lei riguardano decine di assunzioni all’Agenzia dell’Ambiente campana.
«Ho segnalato dei poveri cristi che avevano bisogno di lavorare. Per contratti di soli tre mesi. E alla fine, sa quanti erano direttamente riferibili a me e a mia moglie? Tre».

Le raccomandazioni sono un cancro italiano.
«Ma rispetto a un bisogno, c’è il dovere di farle. Se hanno i requisiti, se non scavalcano chi ha più diritto... Ma, anche qui: quante raccomandazioni hanno fatto gli altri, e anche l’Italia dei Valori?»

Lei ripete sempre: guardate gli altri.
«E certo. Sono stato l’unico preso di mira, guarda caso dopo che sono diventato ministro della Giustizia. Perché solo io devo passare sotto le forche caudine?»

Forse perché è di Benevento...
«Buona battuta, ma la verità è proprio questa: sono come Calimero, piccolo e nero. Capo di un partito piccolo, ex dc, meridionale. E senza grandi giornali dietro».

Come il suo ex «fratello gemello» del Ccd, Casini?
«Per amor di Dio, lasciamo stare».

Beh, non faccia troppo la vittima: è sempre eurodeputato.
«Sso bene che nella vita e nella politica ci sono alti e bassi. L’anno scorso, quando il Pdl mi ha candidato, nessuno pensava che ce l’avrei fatta. Invece ho preso 115 mila preferenze».

Sua moglie non può entrare in Campania, ma definirla «esiliata» non è eccessivo? In fondo abitate nella vostra seconda casa a Roma. E anche quella ha fatto notizia: ottenuta a basso prezzo da un ente.
«È proprio ciò che sta capitando a mia moglie quello che mi fa impazzire di rabbia. Se la prendono con lei per attaccare me. Accusata di tentata corruzione per avere fatto nominare due primari. Uno non lo conosceva, l’altro era della Margherita. E l’appartamento di Roma l’ho avuto con un mutuo dopo trent’anni che ci abitavamo».

Come Casini?
«Per carità, lasciamo stare. Come tutti, compresi ex ministri Pd».

Molti esponenti del suo partito sono andati con Di Pietro.
«È questa la cosa più incredibile. In Campania i due terzi degli Idv sono ex Udeur. E sarebbero questi i “nuovi“? Che contorsionisti, che acrobazie».

Ora che fa a Bruxelles?
«Mi occupo di tonno, di coralli. E imparo il francese»

Mauro Suttora

L'UDEUR SI PRESENTA NELLE REGIONI DEL SUD

Colpito, ma non affondato. Quel che resta dell’Udeur, il partito di Mastella, si presenta con proprie liste, alleato del Popolo della libertà, nelle quattro regioni del Sud che vanno al voto il 28 marzo: Campania (dove i sondaggi lo accreditano del 5 per cento), Puglia (1,5%), Calabria (3%) e Basilicata.
La signora Mastella, che non può entrare in Campania, medita di fare comizi con un suo «avatar» a tre dimensioni: «Da cinquanta metri la differenza non si nota».
Intanto il Campanile, il giornale dell’Udeur che usufruisce di un finanziamento statale di un milione e 300 mila euro annui come testata di partito, è stato appena acquistato dagli editori di un altro minuscolo quotidiano nato tre mesi fa, Il clandestino, fino a pochi giorni fa diretto da Pierluigi Diaco. Nella proprietà figura Luigi Crespi, l’ex sondaggista di Berlusconi incarcerato per bancarotta quattro anni fa.
Fino al 2008 l’Udeur aveva 14 deputati e tre senatori, determinanti per la risicata maggioranza del governo Prodi di centrosinistra.

QUANTI EX MASTELLIANI CON DI PIETRO

Beppe Grillo, gli europarlamentari De Magistris e Sonia Alfano, i giornalisti simpatizzanti Marco Travaglio e Paolo Flores D’Arcais sono furibondi: nell’Italia dei Valori, il partito di Antonio Di Pietro, abbondano i dirigenti ex mastelliani. Soprattutto al Sud: l’ex dc di lungo corso e sottosegretario Pino Pisicchio e il consigliere regionale campano Giuseppe Maisto (appena approdati nel nuovo partito di Francesco Rutelli), i senatori Nello Di Nardo e Stefano Pedica, il deputato Mimmo Porfidia e il calabro-genovese Salvatore Cosma.
In realtà Clemente e Tonino, in nome della comune origine sannita, si sono sempre intesi. Eccoli (foto accanto) felici pochi anni fa al festival di Telese (Benevento), che l’Udeur di Mastella organizzava, invitando spesso Di Pietro.
«Nel ‘94 lo conobbi perché mi avevano accusato di essermi fregato 82 milioni di vestiti», ricorda Mastella, «e io gli dissi: “Ecché me li sono portati via co’ llu cammiòn?“ Negli anni ‘90 avevamo rapporti tramite suo cognato Gabriele Cimadoro, deputato Ccd e oggi Idv».

ORA MASTELLA È COLLEGA DI DE MAGISTRIS

«No, non l’ho mai incrociato. Se gli parlerei? Non credo abbia voglia di farlo, né vedo perché dovrei farlo io», dice Clemente Mastella.
Scherzi del destino: dall’anno scorso sono eurodeputati sia lui, sia Luigi De Magistris, 42 anni (qui accanto), suo grande accusatore quand’era magistrato a Catanzaro, e Mastella ministro della Giustizia. Il conflitto fra i due fu epocale, finì di fronte al Csm. E intere procure (Catanzaro contro Salerno) si fecero guerra l’una con l’altra.

Wednesday, April 08, 2009

parla Luigi De Magistris

"Mi volevano morto"

IL GRANDE ACCUSATORE LASCIA LA TOGA E SI BUTTA IN POLITICA. PER CORRERE ALLE EUROPEE

Oggi, 8 aprile 2009

«Ho toccato interessi troppo forti, il mio tempo era scaduto». Il magistrato che ha terremotato l' Italia si candida con Di Pietro. «Al Sud un politico su due è compromesso con la mafia».

dall'inviato a Catanzaro Mauro Suttora

De Magistris, anche lei è come Di Pietro, Michele Santoro, Lilli Gruber: si butta in politica.
«Sono stato io buttato via dalla magistratura. Avrei voluto continuare a fare inchieste, era il sogno della mia vita. Me lo hanno impedito».
Trasferendola nella sua Napoli, giudice del riesame.
«Il mestiere di giudice è diverso da quello di pm...».
Quasi un inno alla separazione delle carriere... Ma ora vedremo se prende più voti lei o Mastella.
«Non è questo il problema».
E qual è?
«Sarò fra i capilista di Italia dei Valori in tutta Italia, dietro a Di Pietro, per far nascere una nuova classe dirigente».
Vasto programma.
«Ma necessario. Oggi, dove la mafia spadroneggia, un politico su due è compromesso».
Addirittura?
«Se non por complicità e collusione, almeno per omissione. E non solo i politici. Ormai la criminalità organizzata arruola uomini delle istituzioni».
Anche magistrati?
«Sì. Una delle mie inchieste era Toghe lucane ».
Quindi la corporazione con lei si è vendicata?
«I magistrati italiani hanno grandi luci e grandi ombre».
Chi ammira fra i suoi ormai ex colleghi?
«Ingroia e Scarpinato a Palermo».
Con un capo come Borrelli sarebbe ancora al suo posto?
«Sarebbe stato un faro. I capi delle procure devono sostenere e consigliare i propri sostituti».
La accusano di esibizionismo.
«Stavano per ammazzarmi, professionalmente o fisicamente. Nessuno se ne sarebbe accorto. Il mio tempo era scaduto».
Quindi ha cominciato a parlare a convegni e giornali.
«Non avevo scelta. Sono apparso in Tv solo due volte, ma mi hanno salvato la pelle».
Ripeto: addirittura?
«Avevo toccato interessi troppo forti».
E perché non li ha combattuti in aula, invece di fare sociologia?
«Ripeto io: mi hanno tolto le inchieste. Anche Falcone dovette dare interviste per non rimanere isolato».
Lo sa che l'Europarlamento è una grande fabbrica di frustrati?
«Ma le sue direttive sono importanti. È un'ottima tribuna».
Vive sempre a Catanzaro?
«Mia moglie è di qui, e qui viviamo con i nostri due figli».
Quanti anni hanno? «Nove e quattro anni».
Bene: almeno loro non le creeranno problemi.
«Perché?».
Le raccomandazioni di Di Pietro junior...
«Suo padre è stato nettissimo nel redarguirlo».
Ora lei fa il pendolare.
«Tre ore di treno e sono a Napoli. Mi hanno tolto la scorta, in auto sarebbe rischioso».
Dorme bene la notte?
«Sì, ma poco: quattro ore».
L'unica cosa che la accomuna a Berlusconi.
«Ne approfitto per leggere».
Che cosa? «Ho appena finito l'ultimo Erri De Luca, e ho riletto L'Isola di Arturo di Elsa Morante».
Solo romanzi?
«No, anche Fratelli d'Italia di Pinotti, sui massoni».
La massoneria è una sua fissa.
«È uno dei poteri forti».
Musica?
«Genesis e Pink Floyd».
È vero che piace alle donne?
«Non sono un playboy, come ha scritto Novella 2000. Sono sposato e felice».
Hobby?
«Giardinaggio».
Che fiori coltiva?
«Rose, camelie, ortensie».
Allora è proprio berlusconiano.
«Il berlusconismo è un pericolo per l'Italia. La nostra è una democrazia solo apparente».
Il solito catastrofismo.
«Ho colpito anche a sinistra».
Infatti l' hanno fatta subito fuori, assieme alla Forleo.
«La questione morale è importante come ai tempi di Enrico Berlinguer».
Le piaceva Berlinguer?
«Così tanto che a 17 anni andai al suo funerale».
Il solito comunista, diranno ora a destra.
«Ho sempre votato a sinistra, ma mi hanno deluso».
Perché?
«Si arroccano in difesa castale delle mele marce, che ci sono anche a sinistra».
Dicono di lei e Woodcock: magistrati di provincia che cercano pubblicità incriminando nomi noti.
«Per dieci anni ho fatto inchieste e incontrato nomi importanti. Cos'avrei dovuto fare, nasconderli?».
Si è più indipendenti stando a Catanzaro e Potenza invece che a Roma e Milano?
«Il magistrato più solo sta, meglio è. Ottima sarebbe la rotazione, come per i carabinieri. Altrimenti si formano amicizie e incrostazioni».
Lei e Woodcock avete aperto tante inchieste, ma quante ne avete chiuse?
«Io a decine, con dibattimenti e condanne. Finché non ho toccato gli intoccabili».
La Calabria è martoriata, ma lei non faccia il martire.
«Mi sono reso conto dei piedi che pestavo. Poi ho sentito per caso il fratello di Borsellino».
E che cosa ha detto?
«Navigavo su Internet e leggo che lui, di fronte all'avocazione della mia inchiesta, dice di non avere provato un'emozione così forte da quando suo fratello venne assassinato».
Caspita.
«Falcone e Borsellino sono i miei idoli, per seguire il loro esempio sono diventato magistrato. Una missione». Oddio, i magistrati missionari...
«Meglio i burocrati?».
E ora la politica.
«Mi hanno costretto».
Ma anche come giudice a Napoli è riuscito a farsi notare, attaccando Rutelli nell'inchiesta Romeo.
«Quella sentenza è opera di un collegio a tre. Di cui io ero il giudice a latere più giovane».
Cos'è, fa marcia indietro?
«No, solo per precisare».

Mauro Suttora