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Sunday, July 09, 2023

La politica che stupra sé stessa attraverso i figli degli avversari

Andiamoci piano con i linciaggi preventivi. Ciro Grillo e Leonardo Apache sono colpevoli sicuramente di cattivo gusto maschilista e orrende canzoni trap, ma penalmente innocenti fino a sentenza

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 9 luglio 2023 

Politici astenersi. Per non sprofondare nelle bassezze delle speculazioni su faccende private, sarebbe ottimo che gli avversari di Ignazio La Russa evitassero d'ora in poi commenti sul suo dramma familiare: il figlio accusato di stupro.

Certo, è difficile mantenere il silenzio dopo quattro anni di frecciate contro Beppe Grillo, preso di mira dal centrodestra per lo stesso motivo: il figlio accusato di avere violentato una ragazza a Porto Cervo nel 2019. Ancor più difficile risulta non esprimersi dopo l'improvvida difesa del figlio da parte di La Russa senior, con annessa sottolineatura della cocaina assunta dalla presunta vittima. E anche il mancato sequestro del cellulare del junior sembra un riguardo istituzionale eccessivo: certo che il figlio avrà telefonato anche al padre, ma lo scudo da parlamentare non può intralciare le indagini su chat rivelatrici.

Tuttavia, prima o poi qualcuno dovrà dichiarare un armistizio su questo genere di questioni, per evitare gli abissi delle accuse reciproche pre-sentenza. E tanto meglio se il disarmo dialettico sarà unilaterale: come dimostra il caso di Leonardo Apache, il contrappasso è sempre in agguato. 

E da sempre, peraltro: era il luglio 1953, esattamente 70 anni fa, quando la seconda carica non dello stato come La Russa, ma della Democrazia Cristiana, Attilio Piccioni, dovette rinunciare a succedere alla presidenza del Consiglio ad Alcide De Gasperi, di cui era vice e delfino. Il figlio Piero risultava accusato per un'orgia terminata con la morte di una ragazza. 

Lo scandalo Montesi finì con l'assoluzione di Piero e la parziale ma difficoltosa riabilitazione del padre, che solo negli anni '60 recuperò le cariche di vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Nel frattempo, però, fu sbertucciato l'avvocato comunista Giuseppe Sotgiu, che cavalcava l'affaire difendendo un accusatore di Piccioni: beccato mentre entrava con la moglie in un bordello dove lui la guardava divertirsi con un gigolò. 

Leggendarie anche le accuse di dolce vita contro i figli del presidente Giovanni Leone. Niente morti e stupri, tuttavia le loro avventure contribuirono alle dimissioni del padre. Pure qui, tardive scuse dei principali accusatori di Leone, Marco Pannella ed Emma Bonino, quando il presidente compì 90 anni. E condanna per diffamazione alla giornalista Camilla Cederna per il libro contro Leone, che però intanto aveva venduto 600mila copie. 

Quindi, ora andiamoci piano con i linciaggi preventivi. Contro Ciro Grillo e Leonardo Apache, colpevoli sicuramente di cattivo gusto maschilista e orrende canzoni trap, ma penalmente innocenti fino a sentenza. E soprattutto niente strumentalizzazioni contro i genitori, con tutta probabilità pessimi educatori e nulla più. Anche perché i tempi assurdi dei tribunali già li condannano a graticole giornalistiche pluriennali. 

A giudicare dal processo di Tempio Pausania (Sassari) contro il pargolo Grillo, che riprende proprio domani e rischia di dover ricominciare per il trasferimento di un giudice, i La Russa hanno di fronte a sè almeno un lustro di calvario, fra primo grado, appello e cassazione. In caso di assoluzione, l'anticipo di pena causato dalle cronache su indagini e udienze è inevitabile. Ma almeno lo sciacallaggio politico si può evitare.

Thursday, September 30, 2021

Da Piccioni a Morisi. Come a tutti i guardoni, mi interessano solo i particolari



Non resta che “feed the beast”, nutrire la bestia, i nostri stomaci che reclamano gossip appetitosi? 

Mauro Suttora

HuffPost, 30 settembre 2021


Indugiamo? Ma sì, indugiamo. Come dice Ezio Greggio in Striscia la Notizia, ecco arrivarci addosso un altro succulento piatto cochon. La fantastica notte di Ferragosto di Luca Morisi, lontanissima dalle romantiche rotonde sul mare di Gianni Morandi, vicinissima a Fantozzi.

Nella bassa padana si sono intrecciati i tre bastioni della propaganda leghista: proibizionismo sulla droga, omofobia e xenofobia. Tutti violati in un colpo solo dal principe di quella propaganda: festino a base di droga con due gay rumeni. 

A me, come a tutti i guardoni, interessano solo i particolari (come disse quella femminista americana sull’autoerotismo: “Perché accontentarsi di un corpo, quando si può avere un intero dito?”).

Quindi sarò venale, ma quattromila euro per due escort mi sembra eccessivo. Però queste sono mie manie private. Mentre qui, come si diceva nelle assemblee, il problema è politico. Cioè: fino a che punto i media possono inzuppare le cronache in fatti privati, privatissimi? 

Da allegro libertario, la mia risposta è: nessun confine. Libertà totale di sputtanamento. Unico limite: la verità dei fatti. Quindi per me e per tanti altri insaziabili curiosoni, oggi è giorno di festa: giornali, tv e social traboccano di Tutto Morisi minuto per minuto. 

È gogna mediatica? Certo. Ben gli sta al finto moralista, ipocrita come tutti i benpensanti. Perdoneremo lui e il suo capo Salvini solo se la Lega legalizzerà le droghe, recuperando coerenza.

Leggendo i commenti facebook, non pochi a sinistra ripristinerebbero la gogna vera: tre giorni o anche solo tre ore in gabbia in piazza Duomo per il malcapitato. 

Poi però mi vengono in mente Alda D’Eusanio e Federica Guidi. La prima venne distrutta da una frase che forse disse a Craxi. Non importa se vera o inventata. Il mio residuo pudore mi impedisce di riferirla, ma è rintracciabile online. Fatto sta che la presentatrice fu marchiata a vita da quelle parole.

L’ex ministra Guidi invece purtroppo rimarrà nella storia per il lamento col fidanzato: “Mi tratti come una sguattera guatemalteca”. Erano atti giudiziari, certo, e lei personaggio pubblico. Quindi diritto di cronaca.

Ma il fidanzato fu archiviato, lei neanche mai indagata, eppure ebbe la vita (politica) distrutta.

L’elenco dei politici eliminati con questo metodo è sterminato. Il successore di De Gasperi, Piccioni, nel 1953 finì sepolto sotto lo scandalo Montesi. Ma erano altri tempi, i sussurri su suo figlio emersero solo su giornali neofascisti.

Nessun mezzo di comunicazione accennò mai a un presidente che andava a donnine, a un altro etilico, a qualche premier dc gay. Solo pettegolezzi fra addetti ai lavori. E livori, come scrive Dagospia, la bibbia di noi portinai.

Le vivaci imprese dei figli del presidente Leone invece emersero, ma alla fine Pannella e Bonino onestamente si scusarono con lui per qualche calunnia di troppo che lo costrinse alle dimissioni nel 1978.

Poi è arrivata la saga Berlusconi. E qui, fra pompette e infermiere, ogni anfratto è stato esplorato. Qualche magistrato non si è ancora stancato, cosicché siamo al processo Ruby ter. E va bene che la subornazione di testimoni è reato, però chiedere la perizia psichiatrica per un 85enne non è eccessivo: è surreale.

E allora, che dobbiamo fare noi giornalisti? Aumentare tirature e ascolti grazie ai resoconti di ogni volgarità? Perché, dopo vent’anni di lavoro nel settimanale Oggi, posso assicurarvelo: le vendite salgono a missile con sesso & sangue. Solo una volta un gentiluomo mio direttore rinunciò a vellicare i bassi istinti dei nostri lettori, e ripose nel cassetto le foto di un portavoce di Prodi che andava a trans. Disastro: fu accusato di censura e sudditanza verso il centrosinistra.

Quindi non resta che “feed the beast”, nutrire la bestia, i nostri stomaci e intestini che reclamano gossip appetitoso? Infierire sul figlio di Grillo? Sul marito della Mussolini? Zoomare sulla cellulite della incantevole Boschi, o sui sandali della moglie di Renzi?

Dopotutto, proprio Bestia era l’orgoglioso nome della propaganda social di Morisi, che perfezionò il tritacarne grillino di Casalino e issò Salvini al 35% nei sondaggi. Nemesi, contrappasso?

In realtà il piccolo mago leghista non ha commesso reati. Se processato, verrà assolto: stupefacenti in modica quantità per uso personale, sesso fra adulti consenzienti.

Ma, ovviamente, il danno è già fatto. Ora possiamo solo ricamarci sopra. Per la soddisfazione di Pillon e Zan, opposti ma simmetricamente così simili nel voler incassare un guadagno politico dall’orgia ferragostana nella bassissima padana.

Mauro Suttora