Showing posts with label marika cassimatis. Show all posts
Showing posts with label marika cassimatis. Show all posts

Friday, April 05, 2019

Lorenzo Borrè, l'avvocato incubo dei grillini

"ANCHE LA MULTA DEL GARANTE E' UNA NOSTRA VITTORIA"

di Mauro Suttora

Libero, 5 aprile 2019



«La condanna di ieri con annessa multa di 50mila euro del Garante della Privacy contro la piattaforma Rousseau, su cui si svolge online tutta la vita politica grillina, nasce da un nostro esposto dell’ottobre 2017 contro la profilazione dei votanti», dichiara l’avvocato Lorenzo Borrè di Roma a Libero.

Borrè è la bestia nera del Movimento 5 stelle. Il quale dal 2012 ha espulso centinaia di attivisti e 44 parlamentari, in un crescendo di autoritarismo che confina con la paranoia.
Tutti i grillini che in Italia fanno causa chiedendo i danni si rivolgono a lui. E lui si è ormai specializzato nella giungla di documenti che regola la vita di questo strampalato non-partito.

Proprio per sfuggire alle cause di Borrè, che finora ha ottenuto 75mila euro di risarcimenti per i suoi clienti, la società Casaleggio ha infatti cambiato statuto per la terza volta in otto anni, nel dicembre 2017. 

Peccato che l’avvocato Luca Lanzalone, che lo redasse, sia finito in carcere nel giugno 2018 per le tangenti del costruttore Parnasi sul nuovo stadio della Roma. 
Lanzalone, che verrà processato a luglio e che ha tuttora il divieto di dimora a Roma dopo mesi di arresti domiciliari, era considerato il vero sindaco di Roma al posto della evanescente Virginia Raggi. 
Era succeduto in questo suo ruolo di “vicario” romano a Raffaele Marra, anch’egli incarcerato e condannato a tre anni per corruzione.

Il primo a rivolgersi a Borrè è stato nel 2016 il professor Antonio Caracciolo, escluso dalle comunali di Roma e insultato pubblicamente da Grillo («È sporco dentro») per alcune sue asserite dichiarazioni negazioniste sull’Olocausto rivelatesi infondate.

Poi la mancata candidata sindaca di Genova Marika Cassimatis e la consigliera comunale Cristina Grancio di Roma, espulsa perché unica contraria allo stadio della Roma. 
Anche Ernesto Leone Tinazzi, popolare grillino romano che con i suoi voti fece eleggere Alessandro Di Battista nel 2013, e Andrea Aquilino, sono finiti in una delle periodiche purghe grilline.

Il caso più grottesco è quello di 23 attivisti napoletani accusati, in perfetto stile stalinista, di avere fondato una “corrente” con un gruppo Facebook segreto, come una volta i “deviazionisti”.

«A giorni attendo l’esito del ricorso contro l’espulsione del senatore De Falco, di fama schettiniana (“risalga subito a bordo, cazzo!”) reo di non aver votato la fiducia sul decreto sicurezza leghista», dice Borrè. Il quale è lui stesso un ex grillino, per qualche anno fino al 2016. Conosce quindi i suoi polli. E li infilza a suon di cavilli. Curioso destino, per un movimento nato con lo slogan «Legalità!», quello di dover sopportare le più cocenti e imbarazzanti sconfitte proprio nelle aule dei tribunali.
Mauro Suttora

Monday, March 19, 2018

Di Maio nel Nord che non lo ama

IL CAPO GRILLINO VA A COMO, DOVE HA RACCOLTO SOLTANTO IL 19%

di Mauro Suttora

Libero, 18 marzo 2018

La provincia di Como è stata avara con i grillini, appena il 19% dei voti il 4 marzo. Ma ieri Luigi Di Maio è tornato a Carugo, in Brianza, a trovare l’artigiano marmista Giuseppe Caggiano, fondatore di un’associazione antitasse che lo aveva ospitato in campagna elettorale, e lì ha magicamente moltiplicato la propria forza: «Abbiamo il 36% dei deputati, quindi rivendichiamo la presidenza della Camera».
In realtà il M5s ha preso il 32% dei voti, e anche calcolando la percentuale in seggi si arriva al 35% (222 eletti su 630, escludendo impresentabili, massoni e truffatori del bonifico, già espulsi in pectore).

Ma la matematica traballante non è mai stata un problema per lo statista di Pomigliano. Quindi ora, forte dei sondaggi che approvano un eventuale governo M5s-Lega (favorevoli il 43-46% dei grillini, il doppio di quelli che preferirebbero un’alleanza col Pd), cerca di piazzarsi al centro dei giochi e annuncia magnanimo: «Telefonerò ai principali esponenti dei futuri gruppi parlamentari: Salvini, Brunetta, Meloni, Martina e Grasso. A ognuno di loro dirò che noi vogliamo coinvolgere tutti in questa fase di individuazione delle figure che presiederanno le Camere, naturalmente riconoscendo il peso specifico di ogni vincitore».

Bontà sua. E aggiunge l’ovvio: «Non accetteremo candidati condannati o indagati». Come se gli altri partiti smaniassero dalla voglia di imporre loschi figuri. Ma effettuando così un’ulteriore inversione a u rispetto all’ultimo garantismo appiccicaticcio grillino, che ora deve assolvere i numerosi indagati presenti anche nelle proprie fila.

Infine, il capo pentastellato se la piglia con i vitalizi: «I nuovi uffici di presidenza dovranno abolirli». Peccato che siano già stati cancellati dal governo Monti sei anni fa. Quanto a quelli pregressi, difficile che i tribunali cancellino i diritti acquisiti. E pericoloso per le pensioni di tutti noi.

Insomma, un Di Maio in perenne campagna elettorale ancora mezzo mese dopo il voto, che fa propaganda e gira come una trottola per l’Italia. In mattina si era fatto vedere al Cosmoprof alla Fiera di Bologna, assieme al ras grillino locale Max Bugani.
È l’unico abilitato a parlare, fra le centinaia di parlamentari grillini cui è stata imposta la mordacchia dal figlio di Casaleggio e dal capo della comunicazione Rocco Casalino (che, si scopre ora, si è inventato un master negli Usa).

Così il dibattito si sfoga nei gruppi privati di facebook, dove la fa da padrone la rivelazione di Vittorio Sgarbi: «Mi dicono che Di Maio sia fidanzato con Vincenzo Spadafora, suo collaboratore fatto eleggere senatore in Campania».
Ovviamente tutti precisano che i gusti sessuali dell’aspirante premier grillino sono irrilevanti. «Però sarebbe buffo che per negarli Gigi si circondasse di finte o vere fidanzate», commenta perfida Marika Cassimatis, vincitrice delle primarie a sindaco di Genova poi espulsa dal movimento.

Un altro espulso, Fabio Fucci sindaco di Pomezia (città laziale di 65mila abitanti, grillina da 5 anni), lodatissimo fino a pochi mesi fa come amministratore modello, è stato fatto cadere dai suoi compagni di partito. Non sopportano che, sulle orme di Federico Pizzarotti a Parma (rieletto trionfalmente), voglia ricandidarsi. «Viola la regola dei due mandati», strillano. La stessa regola che centinaia di parlamentari grillini neoeletti si apprestano a violare in caso di ritorno alle urne.

Intanto, nel totonomine per la presidenza della Camera, salgono le quotazioni del 5 stelle ex berlusconiano Emilio Carelli, che sarebbe andato a chiedere una sponsorizzazione personale perfino a Gianni Letta, eminenza grigia dell’ex odiato Cavaliere.

Mauro Suttora