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Saturday, October 23, 2021

Caos M5S/ “Asse grillini-Berlusconi per il Colle: il Cav o la Casellati”

A sorpresa, Giuseppe Conte ha nominato come sua vice Paola Taverna, pentastellata della primissima ora, e “snobbato” Di Maio. Ecco cosa potrebbe succedere nel M5s 

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 23 ottobre 2021

E’ nato il “nuovo” Movimento 5 Stelle, quello di Giuseppe Conte. Nelle scorse ore, infatti, l’ex premier ha scelto la sua squadra, nominando i suoi vice: Paola Taverna, la sola con il ruolo di vicaria, Mario Turco, Alessandra Todde, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa. 
Diversi i delusi rimasti fuori, e secondo Mauro Suttora, giornalista e scrittore, blogger sull’Huffpost, già all’Europeo, Oggi, Newsweek e New York Observer, aumenta nel Movimento, soprattutto tra i più fedeli alle origini, il fastidio per Conte: “L’ex premier ha privilegiato i fedelissimi e annientato la corrente di Di Maio. Sono prevedibili nel prossimo futuro scontri e terremoti anche vistosi”. 
Quello tra Conte e M5s, ci ha detto ancora, “è solo un matrimonio di interesse, vista l’alta percentuale di popolarità di cui gode ancora Conte, ma il potere reale è ormai solo appannaggio di Grillo, dello stesso Conte e adesso anche di Paola Taverna”.
 
Conte ha scelto la sua squadra nominando i suoi vice: Paola Taverna, la sola con il ruolo di vicaria, Mario Turco, Alessandra Todde, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa. Sono tutte personalità vicine all’ex premier, è così?

"La grande novità è l’ascesa solitaria di Paola Taverna a numero due del Movimento. È l’unica della vecchia guardia sopravvissuta al rinnovamento totale imposto da Conte. Taverna è grillina da 14 anni, ancor prima che nascesse il Movimento 5 Stelle nel 2009. Si candidò con gli Amici di Grillo alle comunali di Roma 2008, dove col 3% non ottennero eletti. Senatrice da otto anni, vicepresidente del Senato dal 2018, rappresenta l’anima movimentista del M5s. Molto popolare fra la base, ancor più di Di Maio, Fico e Di Battista, è stata la più votata alle ultime primarie online. Fedelissima di Grillo, ha subito legato con Conte, rinunciando alla propria leggendaria aggressività".

Molti parlamentari si dicono delusi. Cosa comporterà questa scelta nei rapporti già tesi con i vecchi Cinquestelle? Nuove scissioni? Un Movimento sempre più diviso?

Il matrimonio fra Conte e i grillini non è d’amore, ma d’interesse. Finché l’ex premier rimarrà al 40% nei sondaggi sulla popolarità individuale dei politici, i 5 Stelle si affideranno a lui. Gli altri quattro membri della presidenza sono sconosciuti, gli appetiti erano tanti, Conte ha privilegiato i fedelissimi e annientato la corrente di Di Maio. Quindi sono prevedibili grossi movimenti tellurici.

E’ stato fatto fuori Alfonso Bonafede. C’è un motivo particolare?
 
No, semplicemente c’erano solo due posti per i maschi, e Conte ha voluto valorizzare il suo Mario Turco. Bonafede non avrà problemi a essere rieletto, grazie alla fama conquistata da ministro.

Fuori anche Chiara Appendino, sembra per scelta personale. Ha chiuso con il M5s o è il M5s che ha chiuso con lei?
La Appendino ha avuto l’intelligenza di farsi da parte, invece di affrontare ciecamente il massacro come la Raggi a Roma. Non ha accettato il posto in presidenza solo perché è appena diventata mamma per la seconda volta, e quindi non può affrontare trasferte a Roma. La sua Torino è l’unica città del Nord dove i grillini hanno resistito al 9%, senza crollare all’umiliante 3% di Milano, Bologna e Trieste. 

Fuori anche Vito Crimi, che è sempre stato un super sostenitore di Conte, come mai?
Beh, la statura politica di Crimi non è paragonabile a quella di Taverna. Un fidato uomo di apparato, niente di più.

Chi comanda davvero lì dentro?
Conte, Grillo e, a questo punto, Taverna.

La Raggi che fine fa? Che ambizioni ha?
Arrivare quarta e ultima a Roma l’ha distrutta. Le sue ambizioni sono direttamente proporzionali all’incompetenza dimostrata nei cinque anni da sindaca di Roma.

Di Maio e Di Battista?
Di Maio è in realtà un democristiano moderato, come Conte. Ma questa vicinanza politica li rende ingombranti l’uno all’altro. Il fedelissimo di Di Maio, Spadafora, ha sparato a zero contro Conte all’ultima riunione con i parlamentari. Di Battista potrebbe essere recuperato da Conte in funzione anti-dimaiana. Ma il suo estremismo complottista lo avvicina più al fuoriuscito Paragone che al nuovo corso moderato di Conte.

Chi controlla chi in aula, alla Camera e al Senato?
Nessuno. È un caos totale. Dei 300 eletti nel 2018 sono rimasti solo in 200. Ma sanno che, col taglio dei parlamentari e il crollo nei sondaggi, pochi riusciranno a essere rieletti. Quindi siamo alla lotta di tutti contro tutti.

Elettoralmente i Cinquestelle sono in crisi nera, ma rappresentano ancora il 33% del Parlamento, tolti i transfughi. Quelli che restano sono più di destra o di sinistra?
Non sono né di destra né di sinistra. È l’unica promessa elettorale che hanno mantenuto, oltre al taglio dei parlamentari e al funesto reddito di cittadinanza. La loro linea politica è mantenere poltrona e stipendio il più a lungo possibile.

C’è ancora il rischio scissione? Che ne sarà della possibile alleanza con il Pd?
I fedeli a Conte non se ne andranno e accetteranno la posizione subalterna al Pd. Gli altri cercheranno ovunque un approdo che prometta loro una speranza di rielezione o di carriera nel sottobosco politico.

Come si comporteranno adesso con Draghi?

Saranno fedeli al governo e contrari all’elezione di Draghi al Quirinale, perché il cambio di premier scuoterebbe troppo il quadro politico, portando probabilmente al voto anticipato nel 2022. Non escludo che molti grillini possano essere reclutati, alias ‘comprati’, da Berlusconi per far eleggere presidente della Repubblica lui stesso o la Casellati, presidente del Senato. Sarebbe la prima donna al Quirinale, e sia il centrodestra che i grillini potrebbero gloriarsene.
Paolo Vites

Wednesday, December 09, 2020

Del Turco: addio certezza del diritto, e anche dell’umanità

L’ex senatore socialista avrebbe incassato una tangente nel 2007; ma solo nel 2015 il Senato ha deciso di cancellare i vitalizi per i senatori colpiti da sentenza definitiva. Del Turco oggi è in fin di vita con tumore, Parkinson e Alzheimer

di Mauro Suttora


HuffPost, 9 dicembre 2020

I 17 membri del Consiglio di presidenza del Senato (la presidente Casellati, i vice Calderoli, La Russa, Taverna, Rossomando, tutti i questori e segretari) per togliere il vitalizio a Ottaviano Del Turco hanno dovuto giocare con la Costituzione. Il cui articolo 25 dice: non si può essere puniti da una legge successiva al reato commesso. È la base dello stato di diritto, oltre che del buon senso.

L’ex senatore socialista avrebbe incassato una tangente nel 2007; ma solo nel 2015 il Senato, in trance grillina, ha deciso di cancellare i vitalizi per i senatori colpiti da sentenza definitiva.

Addio certezza del diritto. E anche dell’umanità: Del Turco oggi è in fin di vita con tumore, Parkinson e Alzheimer. Non riconosce più i propri cari, in quella stessa sua casa di Collelongo (L’Aquila) dove tredici anni fa l’accusatore Vincenzo Angelini, ras delle cliniche private abruzzesi, si fece fotografare dall’autista mentre entrava - disse - con mazzette di banconote in un sacchetto di plastica della spesa, e usciva con lo stesso sacchetto pieno di frutta.

È alla frutta la giustizia italiana: ci ha messo undici anni per ammettere nel 2018 che l’ex presidente dell’Abruzzo, processato per corruzione, concussione, truffa, falso e associazione a delinquere, è innocente per tutte quelle accuse. Hanno dovuto inventare un nuovo reato allo scopo di condannarlo comunque: ‘induzione indebita a dare o promettere utilità‘. Introdotto dalla legge Severino nel 2012 per punire la concussione (il pubblico ufficiale che chiede la tangente) anche quando non c’è minaccia o violenza. Basta un’occhiata, un cenno d’intesa, un silenzio. Un sacchetto di mele. E chi deve capire capisce.

L’unico accusatore di Del Turco aveva capito bene. Che nel 2005, con la nuova giunta di sinistra abruzzese guidata dall’ex capo Cgil tornato a servire la propria regione rinunciando al comodo seggio da eurodeputato (20mila netti mensili), la baldoria era finita. Ben 43 milioni tagliati alle cliniche di Angelini. Il quale allora accusa Del Turco e i suoi di avere incassato quindici milioni.

In primo grado l’ex ministro delle Finanze è condannato a nove anni e sei mesi di prigione. In secondo grado cadono 21 episodi di dazione su 26, pena più che dimezzata: quattro anni. La Cassazione, infine, riduce a tre anni e undici mesi il carcere, l’interdizione dai pubblici uffici da perpetua a 5 anni, cancella l’associazione per delinquere.

La tangente ora si è ridotta a 800mila euro, ma senza prove tranne la parola dell’accusatore pentito e prescritto. I 600mila euro sventolati dal pm, con cui Del Turco acquistò due appartamenti, provenivano da polizze. Perciò l’avvocato difensore Gian Domenico Caiazza ha chiesto la revisione del processo.

Nel frattempo, però, è arrivata la giustizia politica del Senato: i 5mila lordi di vitalizio spariscono. Peccato che l’ex segretario Psi sia l’unico a pagare: altri quattro senatori (il dc Di Benedetto, i forzisti Grillo e Marano, il leghista Stiffoni), anch’essi condannati definitivamente, sono stati graziati perché hanno patteggiato.

Come ai tempi dell’inquisizione: sei innocente? Ammetti egualmente la tua colpa, e ti perdoneremo.

Per l’agonizzante Del Turco è problematica anche la soluzione della grazia presidenziale, che difficilmente può interferire con gli ‘interna corporis acta’ del Senato. Insomma, come cantava Bennato: “Arrivano i buoni!” Giustizia è sfatta.

Mauro Suttora