L’ex senatore socialista avrebbe incassato una tangente nel 2007; ma solo nel 2015 il Senato ha deciso di cancellare i vitalizi per i senatori colpiti da sentenza definitiva. Del Turco oggi è in fin di vita con tumore, Parkinson e Alzheimer
di Mauro Suttora
HuffPost, 9 dicembre 2020
I 17 membri del Consiglio di presidenza del Senato (la presidente Casellati, i vice Calderoli, La Russa, Taverna, Rossomando, tutti i questori e segretari) per togliere il vitalizio a Ottaviano Del Turco hanno dovuto giocare con la Costituzione. Il cui articolo 25 dice: non si può essere puniti da una legge successiva al reato commesso. È la base dello stato di diritto, oltre che del buon senso.
L’ex senatore socialista avrebbe incassato una tangente nel 2007; ma solo nel 2015 il Senato, in trance grillina, ha deciso di cancellare i vitalizi per i senatori colpiti da sentenza definitiva.
Addio certezza del diritto. E anche dell’umanità: Del Turco oggi è in fin di vita con tumore, Parkinson e Alzheimer. Non riconosce più i propri cari, in quella stessa sua casa di Collelongo (L’Aquila) dove tredici anni fa l’accusatore Vincenzo Angelini, ras delle cliniche private abruzzesi, si fece fotografare dall’autista mentre entrava - disse - con mazzette di banconote in un sacchetto di plastica della spesa, e usciva con lo stesso sacchetto pieno di frutta.
È alla frutta la giustizia italiana: ci ha messo undici anni per ammettere nel 2018 che l’ex presidente dell’Abruzzo, processato per corruzione, concussione, truffa, falso e associazione a delinquere, è innocente per tutte quelle accuse. Hanno dovuto inventare un nuovo reato allo scopo di condannarlo comunque: ‘induzione indebita a dare o promettere utilità‘. Introdotto dalla legge Severino nel 2012 per punire la concussione (il pubblico ufficiale che chiede la tangente) anche quando non c’è minaccia o violenza. Basta un’occhiata, un cenno d’intesa, un silenzio. Un sacchetto di mele. E chi deve capire capisce.
L’unico accusatore di Del Turco aveva capito bene. Che nel 2005, con la nuova giunta di sinistra abruzzese guidata dall’ex capo Cgil tornato a servire la propria regione rinunciando al comodo seggio da eurodeputato (20mila netti mensili), la baldoria era finita. Ben 43 milioni tagliati alle cliniche di Angelini. Il quale allora accusa Del Turco e i suoi di avere incassato quindici milioni.
In primo grado l’ex ministro delle Finanze è condannato a nove anni e sei mesi di prigione. In secondo grado cadono 21 episodi di dazione su 26, pena più che dimezzata: quattro anni. La Cassazione, infine, riduce a tre anni e undici mesi il carcere, l’interdizione dai pubblici uffici da perpetua a 5 anni, cancella l’associazione per delinquere.
La tangente ora si è ridotta a 800mila euro, ma senza prove tranne la parola dell’accusatore pentito e prescritto. I 600mila euro sventolati dal pm, con cui Del Turco acquistò due appartamenti, provenivano da polizze. Perciò l’avvocato difensore Gian Domenico Caiazza ha chiesto la revisione del processo.
Nel frattempo, però, è arrivata la giustizia politica del Senato: i 5mila lordi di vitalizio spariscono. Peccato che l’ex segretario Psi sia l’unico a pagare: altri quattro senatori (il dc Di Benedetto, i forzisti Grillo e Marano, il leghista Stiffoni), anch’essi condannati definitivamente, sono stati graziati perché hanno patteggiato.
Come ai tempi dell’inquisizione: sei innocente? Ammetti egualmente la tua colpa, e ti perdoneremo.
Per l’agonizzante Del Turco è problematica anche la soluzione della grazia presidenziale, che difficilmente può interferire con gli ‘interna corporis acta’ del Senato. Insomma, come cantava Bennato: “Arrivano i buoni!” Giustizia è sfatta.
Mauro Suttora
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