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Wednesday, January 07, 2015

Usa: agenti contro neri

PERCHÈ LA POLIZIA DI NEW YORK CONTESTA IL SINDACO DE BLASIO?
Ai funerali degli agenti uccisi al culmine delle tensioni razziali, i colleghi hanno voltato le spalle al primo cittadino

Oggi, 31 dicembre 2014

di Mauro Suttora

È incredibile che 50 anni dopo il discorso «I have a dream» di Martin Luther King gli Stati Uniti siano ancora alle prese con violenze razziali. Che questo succeda proprio sotto la presidenza di Barack Obama, primo nero alla Casa Bianca. E che venga criticato il sindaco di New York Bill de Blasio, simbolo dell’integrazione: nipote di italiani sposato a una donna di colore.

Ai funerali di due poliziotti newyorkesi (uno di origine spagnola, l’altro cinese) uccisi da un giovane di colore, i loro colleghi hanno contestato il sindaco voltandogli la schiena mentre parlava. Lo accusano di parteggiare per i neri i quali, pur essendo soltanto il 6% degli statunitensi maschi, rappresentano il 40% dei due milioni di incarcerati. 

La polizia di New York è un feudo irlandese, come l’attuale assessore e il precedente. Ma la seconda nazionalità più rappresentata fra gli agenti è l’italiana. Il che non ha impedito la protesta contro De Blasio.

Gli agenti Usa hanno il grilletto facile contro i giovani neri? Sì. Ma bisogna considerare che questi ultimi commettono la metà degli omicidi negli Usa. Anche se il 93% delle loro vittime sono pure loro di colore. Non esiste, quindi, una guerra razziale bianchi/neri. 

I poliziotti americani sono più duri di quelli europei. Sparano appena qualcuno punta contro di loro un’arma. Il problema è nato perché in agosto hanno ucciso un 18enne afroamericano a Ferguson (Missouri), rapinatore ma disarmato, e non sono stati neppure processati: colpa dei giudici, semmai.

Wednesday, November 20, 2013

Italiani a New York

Bill de Blasio sindaco, ma i nostri connazionali sono ancora discriminati. Adesso i figli dei nostri emigrati sono sia al vertice della città sia dello stato, con Andrew Cuomo. Eppure l’invisibile apartheid sociale di Manhattan colpisce ancora gli italoamericani. Ecco come

di Mauro Suttora per il settimanale Oggi


New York (Stati Uniti), 13 novembre 2013
Potrebbe perfino diventare presidente degli Stati Uniti, un giorno. Bill de Blasio da Sant’Agata dei Goti (Benevento), nuovo sindaco di New York, ha avuto tanti di quei voti che fra otto o 12 anni nulla gli vieterebbe di ambire alla poltrona più importante del mondo. Come fu già per Rudy Giuliani, altro sindaco italoamericano fino al 2001 e candidato alle primarie presidenziali nel 2008.

Ma cosa vuol dire essere italoamericani oggi a New York? Molti ignorano che nella città apparentemente più aperta e democratica del mondo, incredibilmente, esiste ancora l’apartheid. Nessun italiano può abitare in un palazzo/zona di ebrei o wasp (acronimo che significa white, anglosaxon protestant, cioè bianchi, anglosassoni protestanti) o irlandesi o neri. E viceversa.

I miliardari di Park avenue

Perfino a Park Avenue uno come Gianni Agnelli aveva trovato posto in un bulding «international», ovvero riservato ai miliardari stranieri, mentre i palazzi vicini sono totalmente ebrei o wasp. Quasi mai misti.

Ugualmente, nelle decine di feste di gala che accendono ogni notte Manhattan, dal Waldorf Astoria al Plaza, vige una codice non detto, ma strettissimo per cui è praticamente impossibile per un nero o un italiano accedere ai board e ai tavoli delle feste di beneficenza più ambìte: basta scorrere le liste dei cognomi degli invitati per accorgersene. Ed è qui che si svolge la vita sociale che conta.

Gli italoamericani, anche quelli ricchi, sono confinati in zone ben precise di Brooklyn, Staten Island, Bronx e New Jersey. Vantano una sola giornalista famosa: Maria Bartiromo, appena passata dalla rete tv Cnbc alla Fox.

Sono discriminati come mafiosi, considerati tutti Sopranos, e la sede della loro Fondazione (Knights of Columbus, Cavalieri di Colombo, organizzatori dell’annuale parata del 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America), nell’elegante Upper East Side, è tanto prestigiosa quanto snobbata dall’establishment sociale/finanziario/culturale.

Poliziotti e pompieri, feudi nostri

Le uniche rivincite ce le prendiamo in politica (un altro italiano, Andrew Cuomo, è presidente dello stato di New York), nel cinema (Robert De Niro, Martin Scorsese, Al Pacino, Francis Ford Coppola) e negli altri due feudi newyorkesi, polizia e pompieri, in condominio con gli irlandesi.

Certo, i ristoranti di Cipriani o la libreria Rizzoli sulla 57esima Strada sono affollati anche dai newyorkesi che contano. Ma quella è considerata un’Italia raffinata, lontana dagli immigrati.
Mauro Suttora