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Wednesday, April 20, 2022

Neanche San Chomsky fa il miracolo: l'Ucraina frantuma la sinistra radical

di Mauro Suttora

Le armi a Kiev dividono famiglie storiche: Anpi, sindacato, ex e post comunisti. Ora il loro totem divide anche i no global. Convergenze rossobrune

HuffPost, 20 Aprile 2022

Oltre alle macerie dell'Ucraina, ecco quelle della sinistra. Oggi il 93enne Noam Chomsky, nume dei sessantottini libertari nella trinità Marcuse-Chomsky-Illich, dice al Corsera che "Zelensky dimostra grande coraggio e integrità nel guidare la resistenza ucraina, eroica e pienamente giustificata contro l'aggressione omicida" di Putin. Non condona il suo bersaglio storico, gli Stati Uniti, ma prende posizione netta. Invece metà sinistra, in Italia e nel mondo, accusa anche Usa e Nato, e soprattutto è contraria a mandare armi all'Ucraina.

Famiglie ideologiche come quella di Lotta Continua si spaccano: Erri De Luca, Manconi, Lerner e Sofri con gli ucraini armati; Guido Viale, Liguori e Capuozzo assai dubbiosi. E anche dentro l'Anpi un'invalicabile linea di faglia separa il presidente Pagliarulo dal presidente onorario Smuraglia.

A peggiorare le cose e a sparigliare le carte, poi, c'è l'oggettiva convergenza rossobruna. I fascisti sono quasi tutti putiniani, anche se qualche movimentista di Casa Pound è partito per combattere al fianco degli ucraini. E pure gli estremisti di sinistra, da Fratoianni a Rizzo, detestano Zelensky. Attore come Reagan.

Eppure Putin non è una bestia nuova. Prima di lui, trent'anni fa, per primo il presidente serbo Milosevic assommò in sé il nazionalismo di estrema destra e l'eredità del comunismo titoista. Cosicché gli orfani dell'Urss si trovarono a fianco dei fascisti nel condannare le bombe Nato sulla Serbia dopo la strage degli 8mila bosniaci a Srebrenica (1995) e la tentata pulizia etnica su 800mila kosovari (1999). Scatenata pure la Lega: "Meglio Milosevic di Culosevic", fu il fine slogan omofobo di Bossi contro i radicali di Pannella e Bonino, che proprio in quegli anni '90 inventarono il Tribunale internazionale per i crimini di guerra.

Poi arrivò il movimento noglobal contro il neoliberismo (Seattle 1999, Genova 2001), e l'imbarazzante alleanza fra opposti estremismi si replicò. Dai fascisti anni '80 di Terza Posizione arrivava la polemica terzista contro le élites cosmopolite mondialiste: "Abbasso il comunismo, ma anche il capitalismo liberale". A loro si sommava la sinistra antagonista di centri sociali ed ex autonomia, fino a tute bianche, anarchici insurrezionalisti e black block. E anche nei noglobal si inserivano i leghisti, con il localismo delle piccole patrie, e perfino una spruzzatina di ecologia (il mito del km zero contrapposto ai container in arrivo dalla Cina). 

L'antiamericanisno rossobruno riesplode nel 2003 contro l'invasione bushiana dell'Iraq, e nel 2011 contro la nofly zone di Obama in Libia. Sono questi, ancor oggi, i caposaldi della propaganda putiniana: "Biden vuol far fare a Putin la fine di Saddam e Gheddafi". 

Ma gli anti-Usa a prescindere accusano Washington sia quando interviene, sia quando non lo fa: i cospirazionisti di destra e sinistra infatti riescono ad addebitare a Obama e a Hillary anche il mancato intervento in Siria nel 2013. Nel frattempo nascono i grillini in Italia, i trumpiani negli Usa. E inventano un complotto ancor più spericolato: gli Usa avrebbero addirittura "creato", o almeno favorito, l'Isis. Sconfitto poi dall'ottimo Putin.


Il problema è che tutte queste fantasie, fino a vent'anni fa confinate nei deliri di qualche rivista o sito complottista, sono diventate maggioritarie nel mondo libero: in Usa con la vittoria di Trump (2016), in Italia con i gialloverdi (2018), in Francia una settimana fa con Le Pen, Zemmour e Melenchon, i quali sommati superano il 50%. Infine due anni di rivolta novax, nomask, nolockdown, nopass e notutto hanno centrifugato nostalgici fascisti e comunisti, grillini e leghisti in un rifiuto permanente della realtà, che si è trasferito tal quale (come tutti i rifiuti, di cui Guido Viale è studioso) sull'Ucraina. 

Per cui ora i putinisti fanno le vittime come le pittime di De Andrè, ma il mainstream di cui si lamentano ormai sono loro: lo dimostrano i sondaggi, che li danno in parità (40 a 40%) sulle armi a Zelensky, e in maggioranza assoluta contro l'aumento delle spese militari. 

Alla sinistra in pezzi non resta che sparire (come i comunisti e socialisti greci e francesi) o aggrapparsi a demagoghi tipo Melenchon. Così in Italia, dopo le fallimentari rifondazioni comuniste e liste Ingroia o Tsipras, ora rischiamo un bel poker di rimescolamento Di Battista-Paragone-Orsini-Fusaro. Perché, come cent'anni fa con Mussolini, le estreme si toccano. Dietro la schiena.

Mauro Suttora 

Tuesday, April 05, 2022

Chi crederà a Putin se un giorno dovesse dire la verità?



Cambiare il significato delle parole per nascondere la realtà: ogni giorno ha la sua menzogna

di Mauro Suttora 

HuffPost, 5 Aprile 2022

Ieri, dopo gli eccidi di Bucha, ho fatto un esperimento. Ho scritto su Facebook: "Se sgancerà l'atomica (tranquilli, una piccola, tattica) Putin dirà che sono stati gli Usa. E non pochi disagiati in Italia gli crederanno". I disagiati hanno subito risposto: "È più probabile che lo faccia Biden", "Gli unici a sganciare l'atomica finora sono stati gli americani", "Come le armi di distruzione di massa di Saddam", eccetera. Gran successo sui social per una cronaca quasi minuto per minuto in cui Toni Capuozzo cerca di dimostrare che lo foto di Bucha sono una montatura.

Insomma, le bugie di Putin pigliano. Fin dall'inizio è stato lui a dettare le regole, d'altronde. La sua guerra non è una guerra. L'Ucraina è piena di drogati e nazisti da estirpare, di tradizione ortodossa da salvaguardare e di russi da difendere. L'ultima menzogna, il giorno prima dell'attacco: "Rivendichiamo Donbass e Crimea". E invece invade tutta l'Ucraina.

Il ribaltamento della realtà è proseguito quando le cose si sono messe male. I suoi tank lanciati verso Kiev sono stati inceneriti? "Ora ci riposizioniamo". I suoi missili colpiscono ospedali? "Non c'erano malati, erano stati trasformati in basi del battaglione nazista Azov". Ha ammazzato civili? "Erano scudi umani usati dagli ucraini". Non permette l'evacuazione delle famiglie di Mariupol? "Sono gli ucraini a impedir loro di partire".

Sembra che Putin voglia applicare alla lettera le regole di Orwell: cambiare il significato delle parole per nascondere la realtà.

Dopo le fosse comuni di Bucha si è aggiunto il ministro degli Esteri Lavrov: "È tutta una messa in scena occidentale". Il ricordo va ad Alì il Chimico, il ministro dell'informazione iracheno che nel 2003 negava l'invasione di Bagdad anche coi soldati statunitensi già per le strade. Normalmente i governanti, di fronte ad accuse raccapriccianti contro i propri militari, si rifugiano nella frase: "Istituiremo una commissione d'inchiesta". A volte si scusano, come gli Usa lo scorso agosto dopo che un loro drone uccise una famiglia a Kabul.

Invece la menzogne seriali di Putin si affastellano all'infinito. È un dramma: chi gli crederà, dovesse un giorno dire la verità? Obiettano i putiniani nostrani: in guerra tutti mentono, sempre. Alt. In Vietnam furono proprio i giornalisti embedded con gli americani (compresa la nostra Oriana Fallaci) a svelare la verità. I governi possono cercare di mentire, ma se sono democratici la verità viene fuori. Sono le dittature a basarsi sulla propaganda: sempre, in pace e in guerra. La nostra Eiar esultò perfino nel 1943, quando gli Alleati sbarcarono in Sicilia: "Li abbiamo respinti sul bagnasciuga". 

I meccanismi del consenso nei regimi totalitari sono stati svelati già nel 1941 da Erich Fromm in Fuga dalla libertà (libro tradotto solo vent'anni dopo in Italia, perché indigesto anche ai comunisti). Quel che Fromm non poteva prevedere, era la presa che la disinformazione può avere anche nel mondo libero. Qui da noi, fra grillini, leghisti, nostalgici fascisti, filosovietici e complottisti vari, sono milioni i creduloni. Tutti i testimoni a Bucha accusano Putin? Ancora peggio: è il "mainstream", il pensiero unico, i giornaloni. Che bello essere controcorrente. Mica ce la danno a bere. Chi? Loro. Cioè chi? I poteri forti. Non c'è via d'uscita dalla paranoia cospiratoria.

Tutti noi abbiamo un amico, un parente, un conoscente un po' svitato che come l'Anpi, di fronte alle foto di Bucha, chiede una "commissione d'inchiesta indipendente". O almeno cerca di salvarsi in corner con l'ecumenico "perché meravigliarsi, tutte le guerre sono così". È un vicolo cieco, Popper è sconfitto. 

Non sbaglia quindi Putin a rifugiarsi nella spudoratezza, a negare sempre anche l'evidenza come un qualsiasi traditore col coniuge, a spargere la "nebbia della guerra" su ogni sua malefatta. Gettando merda nel ventilatore, qualche schizzo produrrà qualche dubbio. Che magari lo salverà dal Tribunale internazionale dei crimini di guerra verso cui, come Milosevic, sembra agevolmente avviato. 

Mauro Suttora

Friday, March 25, 2022

Segre e Smuraglia, partigiani veri: loro c'erano e quindi non sono equidistanti

Il ricambio generazionale dell'Anpi ha portato al disastro attuale: gli autoproclamati eredi antifascisti dei partigiani che non riescono a riconoscere i partigiani di oggi, in lotta concreta, coraggiosa e sanguinosa per la democrazia, la libertà e l'autodeterminazione dei popoli. Non ci resta che ascoltare i nonni della resistenza vera

di Mauro Suttora

HuffPost, 25 Marzo 2022

Carlo Smuraglia compirà 99 anni in agosto. È stato molte cose: professore universitario di diritto del lavoro, avvocato (parte civile per i morti di Reggio Emilia 1960, Pinelli, Seveso), consigliere regionale Pci e presidente del Consiglio in Lombardia dal 1970, consigliere Csm, senatore Pds. Un monumento vivente della sinistra. E soprattutto partigiano nelle sue Marche e presidente dell'Anpi.

 L'Associazione nazionale partigiani italiani ha sentito il bisogno di esprimersi contro l'invio di armi agli attuali partigiani, quelli ucraini che resistono all'invasione di Putin. Ma Smuraglia li ha fulminati: "Quella dell'Ucraina è Resistenza, e va aiutata anche con le armi".

Un'altra novantenne venerata dall'Anpi è la senatrice a vita Liliana Segre. Non ha bisogno di presentazioni. Anche lei ha bacchettato l'Anpi nel suo discorso al congresso in corso a Riccione: "La resistenza del popolo invaso rappresenta l'esercizio del diritto fondamentale di difendere la propria patria. Non è concepibile nessuna equidistanza. Se vogliamo essere fedeli ai nostri valori dobbiamo sostenere il popolo ucraino".

Cosa accomuna Smuraglia e Segre? L'età. Entrambi hanno vissuto personalmente l'esperienza della guerra, dell'invasione nazista, della deportazione e della lotta per la liberazione. Per ragioni anagrafiche, invece, il 98% degli attuali iscritti all'Anpi non è stato partigiano. La più giovane staffetta che avesse avuto 13 anni nel 1945 oggi è novantenne. 

È curioso che chi ha avuto a che fare direttamente con un'aggressione sia più solidale con l'Ucraina attaccata da Putin? No. A volte è proprio l'età a rappresentare uno spartiacque, in politica. "Don't trust anybody over thirty", non fidarti di nessuno che abbia più di trent'anni, dicevano i primi universitari contestatori a Berkeley nel 1964. 

Oggi, viceversa, nessuno si fidi di chi ha meno di 90 anni, ma pretenda di parlare a nome di una resistenza mai fatta. "Non ho l'età", cantava Gigliola Cinquetti, e neanche l'attuale presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo, già ottimo funzionario del Pci milanese e poi senatore di Rifondazione comunista, ce l'ha. È un giovanotto 72enne che non attese le armi paracadutate dagli Alleati, con cui i partigiani si opponevano ai nazifascisti.

"Questa mattina mi son svegliato, e ho trovato l'invasor": sono gli ucraini oggi a cantare Bella Ciao. Anzi, il "glorioso popolo ucraino che resiste", come l'Anpi ha definito tutti i movimenti di liberazione degli ultimi 75 anni, e ai quali ha inviato aiuti, raccolto soldi con collette, organizzato manifestazioni. 

Oggi invece i suoi cortei e appelli sono "per la pace", indistintamente, anonimamente, e non più in concreto per il Vietnam o il Salvador o il Nicaragua. Zelensky, il Che Guevara di Kiev, è sbeffeggiato come un Grillo qualsiasi, un ex comico di Ballando con le stelle magari anche un po' vagamente nazistoide e imboccato dalla Cia.

Insomma, "questa mattina mi son svegliato e ho trovato il putinista". Anche perché negli ultimi vent'anni tutta l'area antagonista della sinistra estrema e dei centri sociali ha praticato con l'Anpi una vecchia tecnica staliniana: l'entrismo. Ovvero iscriversi in massa a un'associazione per impadronirsene. 

Cosicché il ricambio generazionale ha portato al disastro attuale: gli autoproclamati eredi antifascisti dei partigiani che non riescono a riconoscere i partigiani di oggi, in lotta concreta, coraggiosa e sanguinosa per la democrazia, la libertà e l'autodeterminazione dei popoli. Non ci resta che ascoltare i nonni della resistenza vera.

Mauro Suttora