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Tuesday, November 17, 2009

Le donne di Mussolini

CLARETTA AL DUCE: "PIANGO PER TE, CINICO TRADITORE"

In un libro i Diari desecretati della Petacci. Tradita come Rachele con tante altre

di Mauro Suttora

Il Tempo, 17 novembre 2009

Le donne di Mussolini. Se n’è scritto e favoleggiato per settant’anni. Finalmente il volume ‘Mussolini segreto’, in libreria per Rizzoli da domani, svela molte verità. Infatti nei suoi diari appena desecretati dall’Archivio di stato Claretta Petacci, amante ufficiale del duce dal 1936, annota spasmodicamente tutti i tradimenti che Benito le infligge anche dopo che lei ha conquistato il ruolo di favorita unica.
Le sue rivali, nel periodo ’37-’38, sono rimaste due: Romilda Ruspi coniugata Mingardi e Alice De Fonseca coniugata Pallottelli.

La prima vive addirittura nella stessa residenza di Mussolini, quella villa Torlonia che il principe omonimo gli ha messo a disposizione. La Mingardi e sua sorella sono ospitate nel villino che il principe ha tenuto per sé all’interno del grande parco.
«All’Opera. Non mi volevi. C’era lei [la Ruspi]. Ho creduto di morire di pena, avevo i morsi nel cuore»: così scrive Claretta il 10 aprile ’37. E intima a Benito di lasciare Romilda. Ma lui non ci pensa proprio: «Quando mi telefonavi di dicevo di lasciarla. Tu: “No”», annota Claretta il 21 aprile.

Passano i mesi. Claretta consolida il suo ruolo e chiede che la Ruspi traslochi da villa Torlonia. Il 5 novembre ’37 i due amanti si vedono al mare, nella tenuta reale di Castelporziano messa a disposizione del dittatore da Savoia: «Domando di lei [la Ruspi], capisco che è rimasta nella villa. Naturalmente mi addoloro. E lui: “Amore, ti giuro che ho fatto tutto il possibile [per mandarla via], non parliamone più. Perché la metti sempre sul piatto? Io ti amo, non m’importa più nulla di nessuna». Quattro giorni dopo, sempre Mussolini: «Quella signora [la Ruspi] è partita ieri sera con il bambino. Non voglio più sentirne parlare. Non la nominare mai più. È finita, è più lontana dell’Alaska. Dov’è l’Alaska?»

Il bimbo in questione è nato nel ’28, la Ruspi sostiene che sia figlio di Mussolini. Lui ci crede, e dà alla donna uno stipendio mensile. Soltanto nell’autunno ’38 Claretta riesce a farla traslocare (in via Spontini, sempre a spese del duce), ma Mussolini continuerà a vederla di nascosto.

Stessa sorte per la bellissima anglofiorentina Alice Pallottelli, amante del duce negli anni ‘20 e madre di due bimbi che Mussolini considera suoi: «Sì, i suoi figli sono miei. La bimba è la più bella di Roma», urla al telefono Benito a Claretta il 10 dicembre ’38, «ieri sono andato dalla Pallottelli dalle due e un quarto alle due e cinquanta, ho veduto i bambini, quando li ho stretti fra le braccia mi sono commosso. Tu vuoi sapere tutto, e io te lo dico. La Pallottelli dice che tutti a Roma sanno di noi, che sono ridicolo perché sono vecchio».

In effetti Mussolini nel ’38 ha 55 anni, Claretta meno della metà: 26. Lei si dispera: «Attacco la comunicazione. Piango come non ho mai pianto. Tutto crolla. Il suo cinismo è ripugnante. Lo esorto a continuare con questa donna e a lasciare me, che non ama né rispetta. [Gli dico]: “[La Pallottelli] è una vecchia vipera che si scaraventa contro la mia presenza per rabbia e invidia».

Un’altra presenza femminile che si affaccia in quegli anni e che minaccia la coppia Claretta-Benito è la contessa Giulia Brambilla Carminati. Fascista fervente, la Brambilla inonda Mussolini di lettere nelle quali lo mette in guardia da quelli che lei considera pericoli di ogni tipo. Anche lei ha avuto una relazione con il duce, ma ormai ha superato la quarantina. E Mussolini, nei suoi commenti con Claretta, è impietoso con le donne sfiorite.

Scrive la Brambilla a Mussolini: «Mi meraviglio che una persona come te sia caduta così in basso da mettersi insieme a quella donnaccia». E il duce nella primavera ’38 legge le lettere di avvertimento della Brambilla Carminati a Claretta, provocando fra le due un odio irresistibile.

Poi però anche in questo caso Claretta ha la meglio, e riesce a far allontanare la Brambilla da Roma. Invece l’amore fra Claretta e Benito, come sappiamo, continuerà. Fino alla tragica fine del ’45.

Thursday, May 14, 2009

Giovanna Mezzogiorno e Mussolini

"Porto a Cannes tutta me stessa"

UNA STAR ALLA PROVA

Interpreta Ida Dalser, che fu prima amata e poi annichilita da Benito Mussolini. «Quella parte mi spaventava. Adesso mi inorgoglisce», dice. E punta alla Palma

di Mauro Suttora

6 maggio 2009

«Per interpretare Ida Dalser ho dovuto farmi assistere personalmente da un coach di recitazione: è un personaggio difficile, intenso, pieno di fisicità. Quindi c' è voluta una preparazione teatrale. Troppo spesso il cinema dimentica il corpo. Mentre questo è un film forte, senza understatement ». Insomma, Vincere di Marco Bellocchio non è uno dei soliti film «carini» italiani. È un pugno nello stomaco. Perfino per Giovanna Mezzogiorno, una delle più brave attrici italiane, portarlo a termine è stata una sfida.

La vicenda è quella drammatica della prima, presunta moglie di Benito Mussolini: la Dalser, bella ragazza di buona famiglia, figlia del sindaco di Sopramonte (Trento). Personalità assai intraprendente, a 20 anni va a Parigi per studiare Medicina estetica, poi apre un suo salone di bellezza «alla francese» a Milano: raro esempio, per l' epoca, di donna imprenditrice. Qui s' innamora di Mussolini. «Ed è l' inizio di una passione travolgente», racconta la Mezzogiorno.

DONNE E POTERE
Nel 1913 il futuro dittatore (interpretato da Filippo Timi) ha 30 anni, tre meno di lei. Dirige l'Avanti, quotidiano del partito socialista, ed è un rivoluzionario di estrema sinistra, antimonarchico e anticlericale. In realtà, i due si erano già fuggevolmente incrociati a Trento, e lei ne era rimasta folgorata.

«Già allora Mussolini era un uomo mangiato vivo dall' ambizione», dice la Mezzogiorno. «E non sono poche le donne attratte dal potere, anche se allora lui non era nessuno». Ida si affida al suo eroe. Che nel giro di pochi mesi da pacifista diventa interventista, vuole che l' Italia faccia guerra all' Austria (Paese di cui la Dalser ha la cittadinanza, essendo trentina). Quindi viene cacciato dai socialisti e fonda un giornale, il Popolo d' Italia.
«Per finanziarlo Ida vende tutto: la casa, il salone di bellezza, i gioielli». Intanto però Mussolini sta già con la futura moglie Rachele Guidi (interpretata da Michela Cescon), dalla quale nel 1910 ha avuto la figlia Edda. Non importa: l'agitatore è debordante anche nella vita privata, e pare che nel settembre ' 14 sposi la Dalser con matrimonio religioso (del quale però non esistono prove).

L' unica cosa certa è che l' 11 novembre 1915, a guerra iniziata, Ida dà alla luce un bambino. Al quale viene dato un nome che parla da solo: Benito Albino Mussolini. E il duce lo riconosce, anche se anni dopo falsificherà i dati anagrafici. Un mese dopo, nel dicembre 1915, Rachele l' ha vinta: si fa sposare con rito civile all' ospedale di Treviglio (Bergamo) dove Benito è ricoverato per una ferita di guerra. Così, il Duce non ne vuole più sapere della Dalser: lei riuscirà a rivederlo solo in ospedale, immobilizzato e accudito da Rachele. Si scaglia contro la rivale urlando che è lei la vera moglie. Ma la allontanano a forza.

Il resto della vita della Dalser è un calvario. «Aveva un carattere troppo forte per rassegnarsi», dice la Mezzogiorno, «ed è stata la sua grande personalità a impaurire Mussolini, che ha preferito la quiete del matrimonio con Rachele. La Dalser non si accontenta di soldi in cambio del silenzio, come le altre amanti del Duce: grida sempre la sua verità e scrive a tutte le autorità, dal Papa in giù».

L' ARRESTO E L'OBLIO
Sorvegliata, non si arrende. Ma nel 1926 Mussolini la separa dal figlio (che non rivedrà più), la fa arrestare e rinchiudere nel manicomio di Pergine Valsugana. Poi viene trasferita in quello di San Clemente (Venezia). Qui un direttore sanitario onesto non può diagnosticarle alcun disturbo. Eppure viene torturata e finisce semiparalizzata. Muore nel dicembre ' 37, a 57 anni, per emorragia cerebrale.
Quanto al figlio, Mussolini nel ' 32 gli fa togliere il cognome con decreto reale. Dopo averlo messo in collegio lo spedisce in Cina nella Marina militare. E pure lui viene internato in manicomio, dove muore a 26 anni, nel ' 42. «Per marasma», recita la diagnosi.

«Una storia tremenda», dice la Mezzogiorno. «Già la scena del provino fu lunga e difficile. Era quella dell' interrogatorio della Dalser col giudice. Mi sono affidata a Bellocchio perché mi dicesse cosa voleva vedere nel personaggio. La Dalser era contraddittoria: femminista ma sottomessa, innamorata ma ossessiva».

Bellocchio, maestro del cinema, a 70 anni non ha bisogno di riconoscimenti, ma Vincere è l'unico film italiano in concorso a Cannes: sarà proiettato il 19 maggio. Nello stesso giorno uscirà in Italia. «Sono lusingata di rappresentare l' Italia», dice Giovanna, «dopo essere stata a Cannes l'anno scorso con Palermo Shooting di Wenders». E la prossima prova non sarà meno controversa: La prima linea , sui brigatisti degli Anni 70.

Mauro Suttora

RIQUADRO

Le donne del Duce

Mussolini ha avuto una quantità incredibile di amanti. Le più importanti sono state Margherita Sarfatti e Claretta Petacci. La Sarfatti (1880-1961), ricca ebrea veneziana, giornalista socialista, incontra Benito nel 1912. La relazione va avanti anche dopo il matrimonio di lui. Fascista, va via dall' Italia nel '38, con le leggi razziali. Rientrerà a Como nel '47.
La Petacci (1912-'45), romana, è l'amante dal '36 fino alla morte di entrambi, fucilati nell'aprile '45 e appesi a testa in giù a piazzale Loreto. Fra le altre, Romilda Ruspi Mingardi, negli Anni 20-30, e la marchesa Giulia Brambilla Carminati.