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Tuesday, May 26, 2020

Intercettazioni e disastro magistrati

https://www.ilsussidiario.net/news/retroscena-giornalisti-politici-e-pm-ce-una-nuova-triangolazione-pericolosa/2027521/

RETROSCENA/ Giornalisti, politici e pm: c’è una nuova triangolazione pericolosa

26 maggio 2020

intervista a Mauro Suttora

La matassa della giustizia si aggroviglia ancor di più e coinvolge non solo la politica ma anche i grandi quotidiani. Conte si sta indebolendo e il Pd si rafforza

La matassa della giustizia si aggroviglia ancor di più. A cominciare dall’Anm (Associazione nazionale magistrati). Dopo le dimissioni dei vertici l’accordo politico per sbloccare la crisi della giunta non è stato trovato e l’esecutivo rimane al suo posto solo per l’ordinaria amministrazione.
Un’altra novità di ieri è la linea del Quirinale sul Consiglio superiore della magistratura, diffusa attraverso un “retroscena” di Marzio Breda sul Corriere della Sera. Mattarella non può intervenire, perché quanto emerso dalle intercettazioni “risulterebbe al momento privo di rilievo penale”. Il Capo dello Stato non ha il potere di sciogliere il Csm – scrive il Corriere – tranne nell’ipotesi di una sua impossibilità di funzionamento, che si verificherebbe soltanto se le dimissioni dei suoi componenti facessero mancare il numero legale. Il Colle, dunque, osserva e prende tempo, in attesa del prossimo plenum.

Se a questo si aggiungono “le intercettazioni in cui i cronisti giudiziari di Repubblica sono pappa e ciccia con Palamara”, dice al Sussidiario il giornalista Mauro Suttora, il quadro è quasi completo. Emerge che “il secondo giornale italiano, all’occorrenza, fa la cinghia di trasmissione di certe toghe non meno del Fatto di Travaglio”. Ma “si va verso un rafforzamento del Pd”, secondo Suttora.
Si complica dunque la posizione di Conte, destinato ad essere sostituito da Franceschini il prossimo autunno o forse prima.

Il nodo giustizia sta esplodendo: caso Bonafede-Di Matteo, Palamara vs. Salvini, crisi della giunta dell’Anm. Però i giornaloni ne parlano il meno possibile.
Per forza: hai letto le intercettazioni in cui i cronisti giudiziari di Repubblica sono pappa e ciccia con Palamara? Ieri (domenica, ndr) per tutto il giorno neppure il Corriere online ha scritto una riga sul caso Palamara.

Anm vuol dire potere di condizionare il Csm, presieduto dal Capo dello Stato. Mattarella però non intende assumere iniziative in prima persona. Bubbone giustizia e tattica attendista vanno d’accordo?
Il tempo medica ogni cosa. I vertici della magistratura associata sperano che si plachi il clamore delle prime pagine. Occorre separare le carriere, abolire gli incarichi extragiudiziali nei ministeri, con i magistrati al servizio dei politici, e riformare il metodo di elezione del Csm. Ma è l’intero sistema di rappresentanza dell’autogoverno della magistratura a rivelarsi nefasto e micidiale. Sono bastate quattro frasi di Palamara per dare un’idea del basso livello di connessioni, ben oltre il clientelare, che esiste nella magistratura.

Da che cosa dipende?
Quando si tratta di eleggere il capo della Procura di Roma, che per competenza ha potere di vita o di morte su tutti i politici della capitale, un Palamara o qualcun altro al suo posto può fare fa il bello e il cattivo tempo.

Dove porta questa situazione?
Dipende tutto dal Pd. Legnini, prima di fare il vicepresidente del Csm (2014-2018, ndr) è stato sottosegretario con delega all’Editoria. Era lui a distribuire soldi ai giornali. Chi lo avrebbe attaccato?

Che cosa vuoi dire?
Che il secondo giornale italiano, all’occorrenza, fa la cinghia di trasmissione di certe toghe non meno del Fatto di Travaglio. Non è questione di destra o sinistra, di questa o quella corrente. Il problema è che tra giornalisti, politici e certi pm, non tutti, c’è una triangolazione che va oltre il normale rapporto tra chi scrive e le sue fonti.

Renzi salvando Bonafede ha sgonfiato il giustizialismo grillino? L’aver messo Caiazza, presidente di Unioncamere penali, nel tavolo tecnico che monitora la riforma della giustizia parla chiaro.
Conosco Gian Domenico Caiazza: è personaggio al di sopra di ogni sospetto, un garantista vero. Non renziano, né con altre etichette.

Chiedevo se proprio per questo il bonafedismo è stato arginato.
Il M5s è ormai saltato dall’altra parte: rientra a pieno titolo nell’odiata casta, e quindi può solo temere il populismo forcaiolo. Non può più essere giustizialista, altrimenti rischia di impiccarsi con le sue stesse mani. Stupisce che in questo tourbillon di intercettazioni non sia ancora uscito qualcosa su di loro. Forse è solo questione di tempo. Di solito, chi di spada ferisce, eccetera eccetera.

Che fase si apre per il patto di governo M5s-Pd? Rafforzamento dell’alleanza o disgregazione?
Si va verso un rafforzamento del Pd. Le regionali e comunali di settembre sanciranno il fatto che M5s rimarrà al livello delle europee: 17%. In alcuni casi potrebbe avere perfino una cifra sola. Il Pd si prenderà tutto quello che non ha preso lo scorso settembre, e in cambio terrà in vita la legislatura con un Parlamento in cui i grillini hanno ancora un anacronistico 32% di seggi, con annessi stipendi. Il Pd otterrà tutto ciò che vuole.

Anche il premier?
Certo. Conte dura fino a settembre se gli va bene, vista la crisi economica. Ma il logoramento e l’accelerazione degli eventi potrebbero farlo saltare anche prima, perfino a giugno.

Chi prenderebbe il suo posto?
Il democristiano Franceschini è già pronto.

La proposta del volontari civici del ministro Boccia?
Una barzelletta che la dice lunga sul caos che regna dentro il governo, se nemmeno la ministra dell’Interno Lamorgese ne sapeva nulla.

Ieri l’astronauta Luca Parmitano ha smentito di aver saputo fin da novembre di un pericoloso virus in arrivo.
Se Parmitano lo avesse detto avendo accesso a rapporti dei servizi segreti, le sue fonti sarebbero state le stesse anche nelle disponibilità di Conte.

La delega su servizi segreti scotta. Perché Conte l’ha mantenuta anche nel suo secondo governo? Non è un’anomalia? 
Un’anomalia per un presidente del Consiglio italiano, ma non per un personaggio con il profilo di Conte, proveniente da un ambiente di potere burocratico amministrativo romano con solidi rapporti nelle istituzioni.

Possiamo essere più precisi?
È il sottobosco parastatale in cui si muovono con disinvoltura importanti studi legali di diritto amministrativo della capitale, come quello di Guido Alpa.

E quindi?
A Roma tutti sanno che esiste questo strato intermedio, meta-politico, in cui sussistono solide conoscenze e scambi di favori tra ambienti vaticani, massonici, e dell’alta burocrazia statale. Servizi compresi. E il M5s era in ascesa quando Di Maio scelse Conte come candidato ministro alla Funzione pubblica, nel gennaio 2018.

Questo per dire cosa?
Sicuramente quegli ambienti hanno facilmente infiltrato il Movimento 5 Stelle, bisognoso di profili qualificati da spendere nelle istituzioni.

È questo il ruolo della Link University?
Sì, se pensiamo che è servita a far entrare Paola Giannetakis nel Cda di Leonardo e ad Elisabetta Trenta per fare il ministro della Difesa nel Conte 1. Cose ampiamente note. Conte, che è molto furbo, sa benissimo qual è l’importanza della delega.

Questo e altri dettagli sull’epidemia, per esempio quanto accaduto tra la firma dello stato di emergenza (31 gennaio) e il disastro di marzo, potranno cambiare le sorti del governo? 
Per tutto febbraio e fino al 16 marzo, quando Borrelli è stato sostituito da Arcuri, la Protezione civile non ha rifornito le Regioni di mascherine, guanti, tute, occhiali, visiere, caschi, ventilatori e bombole di ossigeno. Ma neppure con Arcuri le cose sono migliorate. Prima o poi dovrà risponderne Conte, perché la Protezione civile dipende da lui.
Federico Ferraù
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Wednesday, June 16, 2010

Magistrati in sciopero

PROTESTANO PER I TAGLI, MA GUADAGNANO MOLTO

di Mauro Suttora

Oggi, 7 giugno 2010

Capita una o due volte ogni decennio che i magistrati facciano sciopero. Anzi, secondo alcuni non dovrebbero mai farlo. «È come se un sacerdote protestasse non celebrando messa», dice Marcello Maddalena, procuratore aggiunto di Torino. E Pier Ferdinando Casini, con una concezione meno sacrale della professione: «Non sono mica metalmeccanici».

No, i magistrati non sono metalmeccanici. Sono le persone che dirimono le nostre controversie e possono spedirci in galera. Il terzo potere dello stato, e i loro stipendi (41 mila euro annui appena entrati in servizio, 72 mila dopo cinque anni, 122 mila dopo venti, 150 mila dopo 28 anni) testimoniano la loro importanza.

Eppure, anche loro il primo luglio incroceranno le braccia. Per criticare la legge con cui il premier Silvio Berlusconi vuole limitare le intercettazioni telefoniche e le cronache giudiziarie? Macché. I magistrati scioperano per soldi. La manovra da 25 miliardi colpisce anche loro, come tutti i dipendenti pubblici. E loro non ci stanno.

Ecco le loro ragioni. «Sono tagli che colpiscono la nostra indipendenza», dice Luca Palamara, presidente dell’Anm (Associazione nazionale magistrati, il sindacato unico delle toghe), «e anche iniqui: un giovane appena entrato in servizio perde il 30 per cento del proprio stipendio, mentre gli anziani se la cavano col due per cento».

Indipendenza garantita dall’ammontare degli stipendi? È opinabile. In ogni categoria ci sono ricchi dipendenti disonesti, e lavoratori pagati poco ma probi ed efficienti. Il secondo argomento, invece, è incredibile ma vero. Poiché per tre anni gli vengono bloccati gli scatti , il magistrato fresco di concorso rimane a 41 mila euro annui invece di passare a 55 mila. Mentre quello con 28 anni di anzianità subisce solo il taglio di 3 mila euro previsto per tutti i redditi oltre i 90 mila.

«Il problema è che, divulgando questi dati, i magistrati si sono dati la zappa sui piedi da soli», dice Stefano Livadiotti, giornalista del settimanale di sinistra Espresso (quindi non sospetto di pregiudizi berlusconiani contro i giudici) che l’anno scorso ha scritto un libro urticante fin dal titolo: Magistrati, l’ultracasta (Bompiani): «Nessun mestiere in Italia, e forse al mondo, garantisce ai nuovi assunti aumenti così alti e automatici nel giro di pochissimi anni. E senza alcun rischio: se non commettono reati o scorrettezze gravissime, non perderanno mai il posto».

Meglio dei politici, l’altra Casta per eccellenza: quelli almeno devono farsi eleggere col voto, ogni tanto. Non a caso, la retribuzione dei parlamentari è agganciata a quella dei magistrati, che è anche l’unica ad aver conservato la scala mobile anti-inflazione.

«I giudici italiani hanno uno stipendio medio cinque volte superiore a quello degli altri dipendenti pubblici, 51 giorni di ferie, e sono anche i più pagati dell’Europa continentale», continua Livadiotti, «i loro vertici prendono il doppio di quelli con incarichi analoghi in Francia». Gli unici a superarli sono i britannici, i quali però hanno un accesso diverso alla professione: spesso sono ex avvocati della difesa o dell'accusa diventati giudici in tarda età.

«Ma il privilegio più grande», dice Livadiotti, «è che tutti i magistrati italiani raggiungono automaticamente allo stipendio più alto: i 150 mila euro dei giudici di Cassazione, e i 170 mila dei giudici dei Tar o della corte dei Conti».

Sarebbe come se in un’azienda privata tutti, anche gli operai, anche gli asini e i pigri,dopo una ventina d’anni prendessero gli stipendi dei dirigenti. Non è sempre stato così: fino agli anni ’60 i pretori di provincia per progredire dovevano affrontare fior di concorsi. Oggi le cosiddette “valutazioni di professionalità” sono una barzelletta: le supera il 99,6 per cento dei candidati. E a giudicare i giudici sono gli stessi giudici, colleghi più anziani.Un’altra cornucopia è quella delle cosiddette «sedi disagiate» (praticamente tutto il Sud): ai giovani magistrati che ci vanno spettano decine di migliaia di euro in più.

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, per criticare lo sciopero della magistratura, lo ha definito «politico». «Invece è la classica protesta corporativa di una categoria che teme di perdere alcuni dei propri ingenti privilegi economici», conclude Livadiotti.

Mauro Suttora