di MAURO SUTTORA
Libero, 28 aprile 2013
Nel 1994 il neopremier Berlusconi aveva deciso: i suoi due commissari
italiani alla Ue sarebbero stati Giorgio Napolitano e Mario Monti. A quel
punto, però, Marco Pannella piombò a palazzo Chigi, litigò con Giuliano Ferrara
ministro dei Rapporti col Parlamento e sponsor di Napolitano, e impose la
nomina a Bruxelles di Emma Bonino al posto del presidente uscente pds della
Camera.
Risale a quell’episodio, paradossalmente, l’amicizia politica fra
Napolitano e la Bonino. Che si concretizza oggi con la nomina di quest’ultima a
ministro degli Esteri, caldeggiata dal presidente. Napolitano infatti, per
nulla offeso dallo scippo radicale, frequentò Bruxelles negli anni seguenti
come membro dell’assemblea parlamentare Nato. E apprezzò molto la Bonino
commissario Ue. La stima è cresciuta nel biennio 2006-8: lui presidente, lei
ministra del Commercio estero e Politiche europee che riuscì a trascinarlo alla
marcia radicale per l’amnistia, e a fargli appoggiare la campagna di Pannella
contro il sovraffollamento delle carceri.
Il biennio nel governo Prodi è alla base anche del buon rapporto fra la
Bonino ed Enrico Letta. Proprio mentre i radicali si scontravano con i
segretari Pd Veltroni e Franceschini, il pragmatismo governativo ha unito Emma
al sottosegretario alla Presidenza.
Ma il vero, grande sponsor della Bonino sono i sondaggi popolari.
Nonostante il suo partito sia all’1-2% (nessun eletto il 25 febbraio), lei
risulta regolarmente in testa da anni. Ha vinto tutti quelli indetti online dai
giornali prima delle presidenziali. E si è piazzata sesta alle ‘quirinalie’ di
Grillo, davanti a Prodi, il magistrato Caselli e Dario Fo.
La Bonino mette d’accordo la sinistra (Bersani è un altro suo sponsor,
ultimamente perfino il Manifesto tifa per lei), la destra (Berlusconi da
vent’anni cerca inutilmente di separarla di Pannella) e il centro: Monti la
apprezza come bocconiana (anche se laureata non in economia: tesi su Martin
Luther King nel ‘72 in lettere straniere, corso poi abolito perché gli studenti
erano troppo di sinistra), ottimi rapporti con l’ex radicale Benedetto Della
Vedova oggi montiano (unico senatore ex finiano sopravvissuto), e battaglia
comune contro la pena di morte con Sant’Egidio del ministro uscente Andrea
Riccardi.
Papa Francesco e l’impegno sulle carceri hanno avvicinato i radicali
alla Chiesa: la loro radio dedica al Vaticano un programma domenicale condotto
da Giuseppe Di Leo dai toni quasi edificanti. Sono lontani gli scontri su
aborto e fecondazione assistita.
È rimasto solo qualche complottista di estrema sinistra o grillino a
contestare sia alla poliglotta Bonino (inglese, francese, spagnolo, arabo) che
a Letta la partecipazione a due riunioni del club Bilderberg: lei nel ’98,
invitata da commissaria Ue, lui l’anno scorso a Chantilly (Usa) come
vicesegretario Pd. Ma quanto sia pericoloso questo raduno accusato di
«massoneria» lo dice il nome di uno degli altri 5 partecipanti italiani del
2012 (oltre a John Elkann, Bernabè di Telecom e Conti dell’Enel): Lilli
Gruber.
Mauro Suttora