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Wednesday, July 01, 2009

Roberto Formigoni in yacht con Alicia

FORMIGONI NON BALLA DA SOLO

IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA SCATENATO A CAPRERA

Tre anni fa lo avevamo «beccato» con una bella spagnola. Ora il casto Roberto ci ricasca. È solo un' amica, come giura lui, o qualcosa di più?

di Mauro Suttora

Porto Cervo, 1 luglio 2009

Sembra un po' Gei Ar del serial tv Dallas, il governatore della Lombardia, con quel cappello bianco da cow boy. Invece Roberto Formigoni, 62 anni, non si trova in Texas. Sta trascorrendo un simpatico weekend di relax all' isola di Caprera, a bordo dello yacht Ad Maiora

La Sardegna avrà anche perso il vertice G8, che si doveva tenere dall' 8 luglio alla Madda lena ed è stato spostato all' Aquila, ma i vip sulle megabarche fioccano come sempre. Formigoni era col fratello, la cognata e altri amici. E ha dimostrato una predilezione per una bella signora che, si sussurra in Costa Smeralda, si chiama Alicia, età 32 anni, spagnola, professione pubbliche relazioni nel ramo gioielli, residenze fra Barcellona, Parigi e Londra.

Già tre anni fa i nostri fotografi avevano «pizzicato» la coppia al mare. Questa volta Formigoni, di ottimo umore, improvvisa una danza con la caliente spagnola. E Alicia si lascia trasportare dall'entusiasmo del governatore, accennando pure lei un paso doble sul ponte del megayacht. Poi in quattro si avventurano sul gommone-tender per un'escursione. Ma sfortunatamente l'imbarcazione impatta su uno scoglio, e così Formigoni & company devono chiamare l'equipaggio per farsi recuperare.

Archiviata la relazione con Emanuela Talenti, con la quale comunque ogni tanto è avvistato a cena nel ristorante Gatto Nero di Rovenna, sopra Cernobbio (Como), il governatore non disdegna le amicizie femminili. 
Fa sempre parte del gruppo Memores Domini, che all' interno di Comunione e Liberazione pratica una vita di preghiera, povertà e castità. Anche Alicia farebbe parte del gruppo. Ma ciò non impedisce a entrambi di frequentare, ridere e scherzare con esponenti del sesso opposto.

MIRA A RUOLI NAZIONALI
L'anno prossimo si voterà per le regionali, e Formigoni è dato vincente per la quarta volta consecutiva in Lombardia. Un record. Ma non è un mistero che il governatore miri da anni a più prestigiosi incarichi di livello nazionale. Silvio Berlusconi, però, finora non ha assecondato questa sua ambizione.

Tre mesi fa il suo ex collaboratore Marco De Petro è stato condannato a due anni di carcere per corruzione (tangente da un milione di dollari) nello scandalo Oil for Food sulle vendite di petrolio iracheno. Ma Formigoni non è stato toccato dall' inchiesta.
Mauro Suttora

Thursday, April 10, 2008

Magdi Allam

LA CONVERSIONE DI ALLAM, CRISTIANO SCOMODO

Nato in Egitto e, da ragazzo, praticante musulmano, il vicedirettore del «Corriere della Sera» ha scelto pubblicamente il cattolicesimo. Afef lo accusa: «Incita all’odio». E anche alcuni cattolici disapprovano. Ecco perché

di Mauro Suttora

Roma, 9 aprile 2008

È stata una settimana di passione, per Magdi Allam. Non quella ufficiale, prima di Pasqua: quella dopo. Dopo la sua conversione dall’islam al cattolicesimo nella notte della veglia pasquale, con battesimo, cresima e comunione impartiti dal Papa in persona, nella basilica di San Pietro. E tanto di riprese tv e foto che hanno fatto subito il giro del mondo, esponendo Magdi Cristiano Allam (questo il nuovo nome che si è scelto), 55 anni, vicedirettore del Corriere della Sera, a nuove critiche e minacce sanguinose da parte di fanatici islamici.

Non che non ci sia abituato, Allam, alle condanne a morte (fatwa). A causa dei suoi articoli da cinque anni vive sotto scorta: tre agenti lo seguono ovunque e stazionano sotto casa. Da pochi mesi è diventato padre, e anche la moglie Valentina Colombo, islamista e traduttrice dall’arabo, deve condividere la sua vita blindata. Si sono sposati un anno fa, si risposeranno in chiesa il 22 aprile (giorno del compleanno di Magdi).

Dopo il suo clamoroso gesto è arrivato anche qualche applauso. Quello del quotidiano progressista israeliano Haaretz, per esempio, che lo definisce «uno degli intellettuali più brillanti e coraggiosi d’Europa». Ma forse è solo riconoscenza, per il libro che Allam ha scritto l’estate scorsa: 'Viva Israele' (ed. Mondadori).

In Italia il centrodestra appoggia Allam. Ma neanche Michele Brambilla, vicedirettore (cattolico) del Giornale di Berlusconi, rinuncia a impartirgli una lezione: «Non si passa da una fede all’altra per motivazioni culturali o sociali o politiche. Si passa a un’altra religione per il solo motivo che la si ritiene vera. Si diventa cristiani non perché si crede che l’occidente sia meglio del mondo islamico, ma perché si crede che Cristo sia risorto. La scoperta di questo avvenimento avrebbe dovuto suggerire ad Allam di manifestare più la sua gioia per la nuova vita che una polemica nei confronti della religione da cui proviene».

Insomma, come nota lo stesso Brambilla, Allam ha subìto il singolare destino di vedersi criticato da tutti: cattolici, laici e musulmani. Fra questi ultimi, particolarmente dura è Afef Jnifen. La quale lo ha accusato su La Stampa: «Allam incita all’odio».

Precisando di non essere mai stata praticante, la bella moglie del presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera spiega: «Non posso più tacere sulla disinformazione riguardo al mondo musulmano che Magdi Allam porta avanti da anni. Non sono interessata alla sua conversione, e così credo la maggioranza degli italiani, ma ho ben chiaro qual è il suo obiettivo. Allam grida al genocidio contro gli ebrei e i cristiani nel mondo islamico. Ci sono stati e ci sono casi, ce lo insegna la Storia. Ma ci sono conflitti anche all’interno di una stessa religione, tra sciiti e wahabiti, tra sunniti e sciiti, tra cattolici e protestanti. Di questo, però, Allam non scrive, come non scrive dei tanti sforzi per favorire il dialogo interreligioso. Lui vuole soltanto alimentare i conflitti, infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come simbolo e vittima di queste crisi. È diabolico, ma non ci riuscirà».

«Religione violenta»

Cos’ha detto di così grave, il «diavolo» Magdi ora Cristiano? «Oggi in Italia non è possibile a un musulmano convertirsi al cristianesimo in libertà e sicurezza. E questo è inaccettabile. (...) Sono condannato a morte per apostasia per aver deciso liberamente di abbandonare la mia religione di appartenza, l’islam, ereditata dai miei genitori, e di abbracciare quella cattolica».
Ma la sua frase che ha infiammato il mondo intero è stata: «Al di là del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale».

«Nessuno oserebbe dire che poiché Mussolini e Hitler erano cristiani il cristianesimo sia violento», replica Afef, «ci sono tanti esempi di tolleranza e dialogo che la gente magari non conosce, ma Allam non ne parla mai. Lui cita soltanto esempi di conflitti. Eppure nei giorni scorsi in Qatar è stata aperta la prima chiesa cristiana e negli Emirati Arabi la quinta, mentre in Oman sono quattro quelle già presenti. Ancora, in Tunisia c’è la più vecchia sinagoga di tutta l’Africa, il Marocco ha avuto un ministro del Turismo di religione ebraica così come oggi il re ha alcuni consiglieri che professano quella fede, mentre in Libano la Costituzione dice che il presidente debba essere cristiano. Allam ha troppo astio dentro di sé, mi auguro che ora dopo il battesimo trovi pace interiore».

Era per l’islam moderato

Allam non risponde agli attacchi di Afef, ma spiega: « È sconcertante il fatto che proprio chi come me si era prodigato per affermare in Italia la realtà di un islam moderato si è poi invece trovato ad essere il bersaglio prediletto di estremisti e terroristi islamici che sono attivi all’estero, ma si annidano anche tra noi e sono presenti in seno alla vasta rete di moschee in Italia».

È interessante scoprire il percorso che ha portato Allam alla conversione. Ce lo racconta lui stesso: «A quattro anni mia madre Safeya, musulmana praticante, mi affidò alle cure di suor Lavinia, comboniana. Poi sono stato in collegio dai salesiani dell’Istituto Don Bosco alle medie e al liceo al Cairo. Lì ho letto la Bibbia e i Vangeli, ero affascinato dalla figura di Gesù. Ho avuto modo di assistere alla santa messa ed è anche capitato che, una sola volta, mi avvicinai all’altare e ricevetti la comunione.

«Negli anni ’60 la presenza amorevole e lo zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato all’islam, che allora era una fede tollerante. Nell’Egitto di Nasser religione e politica erano separate. Laico era mio padre Mahmoud, come la maggioranza degli egiziani che avevano l’Occidente come modello. Ma il totalitarismo di Nasser, che mirò all’eliminazione di Israele, portò alla catastrofe l’Egitto e spianò la strada al panislamismo, all’ascesa al potere degli estremisti e all’esplosione del terrorismo. Dopo il mio arrivo in Italia all’inizio degli anni ’70 tra i fumi delle rivolte studentesche e le difficoltà all’integrazione, ho vissuto la stagione dell’ateismo sventolato come fede».

«Decisivo Benedetto XVI»

Laureato in sociologia, Allam diventa giornalista di Repubblica, dove resta fino al 2003. «Poi la Provvidenza mi ha fatto incontrare persone cattoliche praticanti di buona volontà, a cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione, fino all’abbraccio di alti prelati di grande umanità come il cardinale Tarcisio Bertone e, soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma l’incontro più significativo nella decisione di convertirmi è stato quello con il Papa Benedetto XVI».

Mauro Suttora