MISSIONI BIPARTISAN: GITA IN RUSSIA DEGLI ONOREVOLI
Guidati da monsignor Fisichella, 70 deputati e senatori (con famiglie) vanno a Mosca. Uniti dalla fede. E dall'allegria
di Mauro Suttora
Oggi, 22 settembre 2010
«La gente nel metrò di Mosca ci guardava esterrefatta. Uno ha chiesto: “State girando un film?”». Scene da un viaggio in Russia di 70 parlamentari italiani. Monsignor Rino Fisichella, «cappellano» di Montecitorio, era in ritardo per l’udienza con il patriarca di Mosca. Il traffico bloccava il suo torpedone. Unica soluzione: scendere in metrò per far prima, con il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi. Stupendo gli ignari passanti russi con i suoi paramenti da cerimonia, i
Dal 2004, parlamentari di ogni schieramento partecipano a un pellegrinaggio di una settimana. Quest’anno sono andati per una settimana con i familiari (più di 200, in totale) a Mosca e San Pietroburgo. «Ottima occasione per familiarizzare anche con colleghi del campo avverso», dice Eugenio Mazzarella (Pd), preside della facoltà di Lettere e Filosofia all’università di Napoli: «A me, per esempio, il leghista Polledri non stava simpatico quando parlava in commissione Cultura e Istruzione. Conoscendolo, invece, ho scoperto una persona cordiale e interessante».
Unico denominatore comune: la fede cattolica. Per il resto, tutti i giorni a Roma, scintille. Comè capitato a Barbara Saltamartini (Pdl), coinvolta addirittura in una rissa fisica con un dipietrista. E invece con Ignazio Messina (Idv) nessun problema in Russia.
Clima amichevole fra Cremlino ed Hermitage per il sottosegretario Carlo Giovanardi, l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, le supercattoliche Paola Binetti e Dorina Bianchi, la matricola di Montecitorio Annagrazia Calabria. E poi il ciellino Renato Farina, l’Udc Enzo Carra, il Pd Matteo Colaninno, l’ex cognata di Berlusconi Mariella Bocciardo. Uniti dalla curiosità bipartisan per i reperti dell’Armata Rossa, dai giorni passati nei cinque pullman fra monumenti e visite a fosse comuni, serate a cantare attorno al pianoforte suonato dal deputato barese Francesco Paolo Sisto (Pdl), e sveglie di buon’ora per la messa quotidiana alle otto di monsignor Fisichella. Il quale saluta tutti: dal primo ottobre lascia la cura spirituale dei deputati, perché il papa lo ha nominato presidente del nuovo dicastero della curia per la rievangelizzazione dell'Occidente.
Mauro Suttora
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Wednesday, September 29, 2010
Thursday, April 10, 2008
Magdi Allam
LA CONVERSIONE DI ALLAM, CRISTIANO SCOMODO
Nato in Egitto e, da ragazzo, praticante musulmano, il vicedirettore del «Corriere della Sera» ha scelto pubblicamente il cattolicesimo. Afef lo accusa: «Incita all’odio». E anche alcuni cattolici disapprovano. Ecco perché
di Mauro Suttora
Roma, 9 aprile 2008
È stata una settimana di passione, per Magdi Allam. Non quella ufficiale, prima di Pasqua: quella dopo. Dopo la sua conversione dall’islam al cattolicesimo nella notte della veglia pasquale, con battesimo, cresima e comunione impartiti dal Papa in persona, nella basilica di San Pietro. E tanto di riprese tv e foto che hanno fatto subito il giro del mondo, esponendo Magdi Cristiano Allam (questo il nuovo nome che si è scelto), 55 anni, vicedirettore del Corriere della Sera, a nuove critiche e minacce sanguinose da parte di fanatici islamici.
Non che non ci sia abituato, Allam, alle condanne a morte (fatwa). A causa dei suoi articoli da cinque anni vive sotto scorta: tre agenti lo seguono ovunque e stazionano sotto casa. Da pochi mesi è diventato padre, e anche la moglie Valentina Colombo, islamista e traduttrice dall’arabo, deve condividere la sua vita blindata. Si sono sposati un anno fa, si risposeranno in chiesa il 22 aprile (giorno del compleanno di Magdi).
Dopo il suo clamoroso gesto è arrivato anche qualche applauso. Quello del quotidiano progressista israeliano Haaretz, per esempio, che lo definisce «uno degli intellettuali più brillanti e coraggiosi d’Europa». Ma forse è solo riconoscenza, per il libro che Allam ha scritto l’estate scorsa: 'Viva Israele' (ed. Mondadori).
In Italia il centrodestra appoggia Allam. Ma neanche Michele Brambilla, vicedirettore (cattolico) del Giornale di Berlusconi, rinuncia a impartirgli una lezione: «Non si passa da una fede all’altra per motivazioni culturali o sociali o politiche. Si passa a un’altra religione per il solo motivo che la si ritiene vera. Si diventa cristiani non perché si crede che l’occidente sia meglio del mondo islamico, ma perché si crede che Cristo sia risorto. La scoperta di questo avvenimento avrebbe dovuto suggerire ad Allam di manifestare più la sua gioia per la nuova vita che una polemica nei confronti della religione da cui proviene».
Insomma, come nota lo stesso Brambilla, Allam ha subìto il singolare destino di vedersi criticato da tutti: cattolici, laici e musulmani. Fra questi ultimi, particolarmente dura è Afef Jnifen. La quale lo ha accusato su La Stampa: «Allam incita all’odio».
Precisando di non essere mai stata praticante, la bella moglie del presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera spiega: «Non posso più tacere sulla disinformazione riguardo al mondo musulmano che Magdi Allam porta avanti da anni. Non sono interessata alla sua conversione, e così credo la maggioranza degli italiani, ma ho ben chiaro qual è il suo obiettivo. Allam grida al genocidio contro gli ebrei e i cristiani nel mondo islamico. Ci sono stati e ci sono casi, ce lo insegna la Storia. Ma ci sono conflitti anche all’interno di una stessa religione, tra sciiti e wahabiti, tra sunniti e sciiti, tra cattolici e protestanti. Di questo, però, Allam non scrive, come non scrive dei tanti sforzi per favorire il dialogo interreligioso. Lui vuole soltanto alimentare i conflitti, infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come simbolo e vittima di queste crisi. È diabolico, ma non ci riuscirà».
«Religione violenta»
Cos’ha detto di così grave, il «diavolo» Magdi ora Cristiano? «Oggi in Italia non è possibile a un musulmano convertirsi al cristianesimo in libertà e sicurezza. E questo è inaccettabile. (...) Sono condannato a morte per apostasia per aver deciso liberamente di abbandonare la mia religione di appartenza, l’islam, ereditata dai miei genitori, e di abbracciare quella cattolica».
Ma la sua frase che ha infiammato il mondo intero è stata: «Al di là del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale».
«Nessuno oserebbe dire che poiché Mussolini e Hitler erano cristiani il cristianesimo sia violento», replica Afef, «ci sono tanti esempi di tolleranza e dialogo che la gente magari non conosce, ma Allam non ne parla mai. Lui cita soltanto esempi di conflitti. Eppure nei giorni scorsi in Qatar è stata aperta la prima chiesa cristiana e negli Emirati Arabi la quinta, mentre in Oman sono quattro quelle già presenti. Ancora, in Tunisia c’è la più vecchia sinagoga di tutta l’Africa, il Marocco ha avuto un ministro del Turismo di religione ebraica così come oggi il re ha alcuni consiglieri che professano quella fede, mentre in Libano la Costituzione dice che il presidente debba essere cristiano. Allam ha troppo astio dentro di sé, mi auguro che ora dopo il battesimo trovi pace interiore».
Era per l’islam moderato
Allam non risponde agli attacchi di Afef, ma spiega: « È sconcertante il fatto che proprio chi come me si era prodigato per affermare in Italia la realtà di un islam moderato si è poi invece trovato ad essere il bersaglio prediletto di estremisti e terroristi islamici che sono attivi all’estero, ma si annidano anche tra noi e sono presenti in seno alla vasta rete di moschee in Italia».
È interessante scoprire il percorso che ha portato Allam alla conversione. Ce lo racconta lui stesso: «A quattro anni mia madre Safeya, musulmana praticante, mi affidò alle cure di suor Lavinia, comboniana. Poi sono stato in collegio dai salesiani dell’Istituto Don Bosco alle medie e al liceo al Cairo. Lì ho letto la Bibbia e i Vangeli, ero affascinato dalla figura di Gesù. Ho avuto modo di assistere alla santa messa ed è anche capitato che, una sola volta, mi avvicinai all’altare e ricevetti la comunione.
«Negli anni ’60 la presenza amorevole e lo zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato all’islam, che allora era una fede tollerante. Nell’Egitto di Nasser religione e politica erano separate. Laico era mio padre Mahmoud, come la maggioranza degli egiziani che avevano l’Occidente come modello. Ma il totalitarismo di Nasser, che mirò all’eliminazione di Israele, portò alla catastrofe l’Egitto e spianò la strada al panislamismo, all’ascesa al potere degli estremisti e all’esplosione del terrorismo. Dopo il mio arrivo in Italia all’inizio degli anni ’70 tra i fumi delle rivolte studentesche e le difficoltà all’integrazione, ho vissuto la stagione dell’ateismo sventolato come fede».
«Decisivo Benedetto XVI»
Laureato in sociologia, Allam diventa giornalista di Repubblica, dove resta fino al 2003. «Poi la Provvidenza mi ha fatto incontrare persone cattoliche praticanti di buona volontà, a cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione, fino all’abbraccio di alti prelati di grande umanità come il cardinale Tarcisio Bertone e, soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma l’incontro più significativo nella decisione di convertirmi è stato quello con il Papa Benedetto XVI».
Mauro Suttora
Nato in Egitto e, da ragazzo, praticante musulmano, il vicedirettore del «Corriere della Sera» ha scelto pubblicamente il cattolicesimo. Afef lo accusa: «Incita all’odio». E anche alcuni cattolici disapprovano. Ecco perché
di Mauro Suttora
Roma, 9 aprile 2008
È stata una settimana di passione, per Magdi Allam. Non quella ufficiale, prima di Pasqua: quella dopo. Dopo la sua conversione dall’islam al cattolicesimo nella notte della veglia pasquale, con battesimo, cresima e comunione impartiti dal Papa in persona, nella basilica di San Pietro. E tanto di riprese tv e foto che hanno fatto subito il giro del mondo, esponendo Magdi Cristiano Allam (questo il nuovo nome che si è scelto), 55 anni, vicedirettore del Corriere della Sera, a nuove critiche e minacce sanguinose da parte di fanatici islamici.
Non che non ci sia abituato, Allam, alle condanne a morte (fatwa). A causa dei suoi articoli da cinque anni vive sotto scorta: tre agenti lo seguono ovunque e stazionano sotto casa. Da pochi mesi è diventato padre, e anche la moglie Valentina Colombo, islamista e traduttrice dall’arabo, deve condividere la sua vita blindata. Si sono sposati un anno fa, si risposeranno in chiesa il 22 aprile (giorno del compleanno di Magdi).
Dopo il suo clamoroso gesto è arrivato anche qualche applauso. Quello del quotidiano progressista israeliano Haaretz, per esempio, che lo definisce «uno degli intellettuali più brillanti e coraggiosi d’Europa». Ma forse è solo riconoscenza, per il libro che Allam ha scritto l’estate scorsa: 'Viva Israele' (ed. Mondadori).
In Italia il centrodestra appoggia Allam. Ma neanche Michele Brambilla, vicedirettore (cattolico) del Giornale di Berlusconi, rinuncia a impartirgli una lezione: «Non si passa da una fede all’altra per motivazioni culturali o sociali o politiche. Si passa a un’altra religione per il solo motivo che la si ritiene vera. Si diventa cristiani non perché si crede che l’occidente sia meglio del mondo islamico, ma perché si crede che Cristo sia risorto. La scoperta di questo avvenimento avrebbe dovuto suggerire ad Allam di manifestare più la sua gioia per la nuova vita che una polemica nei confronti della religione da cui proviene».
Insomma, come nota lo stesso Brambilla, Allam ha subìto il singolare destino di vedersi criticato da tutti: cattolici, laici e musulmani. Fra questi ultimi, particolarmente dura è Afef Jnifen. La quale lo ha accusato su La Stampa: «Allam incita all’odio».
Precisando di non essere mai stata praticante, la bella moglie del presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera spiega: «Non posso più tacere sulla disinformazione riguardo al mondo musulmano che Magdi Allam porta avanti da anni. Non sono interessata alla sua conversione, e così credo la maggioranza degli italiani, ma ho ben chiaro qual è il suo obiettivo. Allam grida al genocidio contro gli ebrei e i cristiani nel mondo islamico. Ci sono stati e ci sono casi, ce lo insegna la Storia. Ma ci sono conflitti anche all’interno di una stessa religione, tra sciiti e wahabiti, tra sunniti e sciiti, tra cattolici e protestanti. Di questo, però, Allam non scrive, come non scrive dei tanti sforzi per favorire il dialogo interreligioso. Lui vuole soltanto alimentare i conflitti, infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come simbolo e vittima di queste crisi. È diabolico, ma non ci riuscirà».
«Religione violenta»
Cos’ha detto di così grave, il «diavolo» Magdi ora Cristiano? «Oggi in Italia non è possibile a un musulmano convertirsi al cristianesimo in libertà e sicurezza. E questo è inaccettabile. (...) Sono condannato a morte per apostasia per aver deciso liberamente di abbandonare la mia religione di appartenza, l’islam, ereditata dai miei genitori, e di abbracciare quella cattolica».
Ma la sua frase che ha infiammato il mondo intero è stata: «Al di là del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale».
«Nessuno oserebbe dire che poiché Mussolini e Hitler erano cristiani il cristianesimo sia violento», replica Afef, «ci sono tanti esempi di tolleranza e dialogo che la gente magari non conosce, ma Allam non ne parla mai. Lui cita soltanto esempi di conflitti. Eppure nei giorni scorsi in Qatar è stata aperta la prima chiesa cristiana e negli Emirati Arabi la quinta, mentre in Oman sono quattro quelle già presenti. Ancora, in Tunisia c’è la più vecchia sinagoga di tutta l’Africa, il Marocco ha avuto un ministro del Turismo di religione ebraica così come oggi il re ha alcuni consiglieri che professano quella fede, mentre in Libano la Costituzione dice che il presidente debba essere cristiano. Allam ha troppo astio dentro di sé, mi auguro che ora dopo il battesimo trovi pace interiore».
Era per l’islam moderato
Allam non risponde agli attacchi di Afef, ma spiega: « È sconcertante il fatto che proprio chi come me si era prodigato per affermare in Italia la realtà di un islam moderato si è poi invece trovato ad essere il bersaglio prediletto di estremisti e terroristi islamici che sono attivi all’estero, ma si annidano anche tra noi e sono presenti in seno alla vasta rete di moschee in Italia».
È interessante scoprire il percorso che ha portato Allam alla conversione. Ce lo racconta lui stesso: «A quattro anni mia madre Safeya, musulmana praticante, mi affidò alle cure di suor Lavinia, comboniana. Poi sono stato in collegio dai salesiani dell’Istituto Don Bosco alle medie e al liceo al Cairo. Lì ho letto la Bibbia e i Vangeli, ero affascinato dalla figura di Gesù. Ho avuto modo di assistere alla santa messa ed è anche capitato che, una sola volta, mi avvicinai all’altare e ricevetti la comunione.
«Negli anni ’60 la presenza amorevole e lo zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato all’islam, che allora era una fede tollerante. Nell’Egitto di Nasser religione e politica erano separate. Laico era mio padre Mahmoud, come la maggioranza degli egiziani che avevano l’Occidente come modello. Ma il totalitarismo di Nasser, che mirò all’eliminazione di Israele, portò alla catastrofe l’Egitto e spianò la strada al panislamismo, all’ascesa al potere degli estremisti e all’esplosione del terrorismo. Dopo il mio arrivo in Italia all’inizio degli anni ’70 tra i fumi delle rivolte studentesche e le difficoltà all’integrazione, ho vissuto la stagione dell’ateismo sventolato come fede».
«Decisivo Benedetto XVI»
Laureato in sociologia, Allam diventa giornalista di Repubblica, dove resta fino al 2003. «Poi la Provvidenza mi ha fatto incontrare persone cattoliche praticanti di buona volontà, a cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione, fino all’abbraccio di alti prelati di grande umanità come il cardinale Tarcisio Bertone e, soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma l’incontro più significativo nella decisione di convertirmi è stato quello con il Papa Benedetto XVI».
Mauro Suttora
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