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Wednesday, July 14, 2021

A Cuba mancano polli e uova. E da 62 anni la libertà

Se gli Usa togliessero l'embargo andrebbe un po' meglio. Ma la dittatura resterebbe

di Mauro Suttora

HuffPost

, 14 luglio 2021

È colpa degli Stati Uniti. No, di Obama che non ha tolto tutto l’embargo. No, di Trump che lo ha inasprito. No, di Biden che non ha tolto gli inasprimenti di Trump. Macché, i cubani si rivoltano perché la pandemia ha fatto sparire i turisti, principale fonte di reddito.

È buffo leggere le spiegazioni sulle proteste a Cuba. Di solito manca sempre una parola. Una parolina semplice, antica, tremenda: dittatura.

Da 62 anni nella maggiore isola caraibica non c’è libertà. Ma poiché la libertà non si mangia, i nostalgici del comunismo sono convinti che i cubani scendano in piazza perché invece mancano polli, uova ed elettricità.

Il che è vero. Ed è anche vero che se gli Usa togliessero l’embargo l’economia andrebbe meglio. Ma Cuba resterebbe una dittatura. E peggio di una dittatura c’è soltanto una dittatura ereditaria. Come quella dei Duvalier haitiani o dei Kim coreani.

I fratelli Castro cubani dimostrano che il potere assoluto allunga la vita. Fidel è morto a 90 anni, Raul li ha compiuti un mese fa. Ma ad aprile ha compiuto un errore imperdonabile: ha passato lo scettro di segretario del partito comunista a Miguel Diaz.

Perché un errore? Perché peggio di una dittatura ereditaria c’è solo una dittatura senza dittatori. Miguel non ha carisma, e un Paese che ha prodotto il più grande mito del ’900, il comandante Che Guevara, non può essere comandato da un burocrate poliziesco laureato in ingegneria elettronica.

Il quale l’altro ieri ha compiuto il secondo errore. Invece di rispondere ai giovani rivoltosi “Avete ragione, vi daremo più polli, più uova, meno controlli su internet e più visti per gli Usa”, ha detto: “Cari giovani libertari, ora arrivano i miei squadristi in borghese, i guardiani della rivoluzione cubana invece che iraniana, e vi menano”.

Può anche darsi che ce la faccia. In Venezuela Maduro è da anni sull’orlo del crollo, la fame è la stessa, ma i suoi poliziotti, militari e manganellatori fanno il loro mestiere.

Il mestiere più difficile è però quello di presidente degli Stati Uniti. Il gigante che sta a cento miglia da quella grande prigione a cielo aperto che è Cuba, la quale a sua volta contiene la piccola prigione Usa di Guantanamo.

Le hanno tentate tutte. Il volenteroso Obama ha tolto metà embargo, ha ‘aperto’ alla dittatura, ha portato quasi un milione di ricchi turisti Usa di nuovo a Cuba in crociera, e i cubani con i dollari hanno comprato tanti polli e uova. Ma niente libertà: sempre divise, soldati, burocrati, partito unico, carcere per artisti, intellettuali, dissidenti. Per i gay un po’ meglio, ma guardate il film ‘Prima che sia notte’ di Julian Schnabel.

Il sesso a pagamento sul Malecon ora è per ogni gusto. Gli ultimi difensori del castrismo, attestati sull’obiezione multiuso “E allora Batista?” (invece delle foibe), sanno bene che ai tempi del precedente dittatore filo-Usa, nel 1958, il numero delle prostitute cubane equivaleva all’attuale. Stessa fame.

Il povero Obama era anche andato a Cuba, come il papa, gli Stones e Madonna. Niente da fare, non hanno innescato alcuna glasnost e perestroika cubana. Permessa solo la piccola proprietà privata di ristoranti e b&b.

Poi Trump, per ringraziare i fascisti cubani in esilio che lo fecero vincere in Florida, ripristinò le chiusure, compresa quella delle preziose rimesse dall’estero (stipendio medio cubano: 80€).

Ora Biden è indeciso fra carota e bastone. Da 60 anni il regime cubano dà la colpa del proprio disastro all’embargo Usa. Togliere l’alibi può servire?

Da noi gli illusi del ‘socialismo tropicale’ sono pari ai delusi. Commovente l’anno scorso l’ingenuità con cui abbiamo accolto a Crema i 50 medici e infermieri spediti dalla propaganda cubana ad “aiutarci”. Fingendo di non sapere che i due terzi dei loro stipendi portavano valuta al governo.

Ora scopriamo che l’“ottima” sanità dell’Avana ha vaccinato solo il 15%, e che il virus impazza. L′11 luglio Cuba ha avuto 6.923 nuovi casi e 47 morti. Anche le terapie intensive sono più delle nostre.

Ma è da trent’anni, dal crollo dell’Urss, che il regime cubano è in rianimazione. Magari adesso, dopo i fratelli sovietici e venezuelani, arriverà la falce e martello dei cinesi con nuove bombole di ossigeno.

Mauro Suttora