Wednesday, August 07, 2013

Pd: parlano Moretti e Serracchiani


Oggi, 31 luglio 2013

di Mauro Suttora

Ma esiste ancora il Partito democratico? Ogni testa una corrente, non sono mai uniti su nulla. Passano il tempo a litigare. 
«Ci siamo, ci siamo, anche se un po' a pezzi e in difficoltà», assicura a Oggi Alessandra Moretti, deputata di Vicenza. Volto nuovo del Pd, lanciata come portavoce lo scorso autunno dal segretario Pier Luigi Bersani. «Ci sono soprattutto i milioni di cittadini che ci hanno votato: chiedono una rigenerazione del partito, un'autocritica serena e severa. E poi dobbiamo parlare di contenuti, di progetti».

«Confusione molta, certezze poche», ammette Debora Serracchiani, da tre mesi presidente della regione Friuli-Venezia Giulia dopo quattro anni da eurodeputata.

Le discussioni ruotano sempre, ormai da un anno, attorno al nome di Matteo Renzi. Prima delle elezioni di febbraio voleva la candidatura a premier, e prese il 40 per cento alle primarie. Ora, forte di una popolarità al 60% (a quei livelli solo Enrico Letta, Giorgio Napolitano ed Emma Bonino, nei sondaggi) mira invece alla guida del Pd, lasciata da Bersani a Guglielmo Epifani fino al congresso di fine anno.

Il problema è che i dirigenti democratici non riescono a mettersi d'accordo neppure sulle regole del congresso che eleggerà il nuovo segretario. Epifani, Bersani e Dario Franceschini vogliono seguire le regole classiche di ogni associazione: votano solo gli iscritti. In questo caso, però, Renzi rischia di non farcela. Perché il sindaco di Firenze è apprezzato più fuori che dentro il suo partito. 
«La nostra gente vuole primarie aperte», dice la Moretti, «in un momento di disaffezione come questo dobbiamo spalancare porte e finestre». Gli iscritti infatti sono un tasto dolente: appena 600 mila, rispetto al milione di Pds e Margherita prima della fusione nel 2008. E agli 800 mila del 2009.

Ma voi e gli altri che propongono di far votare anche i simpatizzanti, lo fate per favorire Renzi? Moretti: «Non so se deciderà di candidarsi. So che il Pd deve dimostrare di essere una forza che attrae non solo i militanti e gli iscritti, ma anche il popolo dei delusi: quel 40 per cento che alla politica non crede più». Serracchiani: «Il primo articolo dello statuto Pd dice che votano gli iscritti, ma anche gli elettori. Sia per il premier che per il segretario».

Quindi, onorevole Moretti, per lei un'altra rottura con Bersani dopo il suo no a Franco Marini da lui proposto al Quirinale? «Con Bersani mantengo un rapporto di stima e lealtà autentica. Che significa anche saper manifestare il proprio dissenso. E non è sempre una scelta facile. La candidatura di Marini non era sbagliata in sè: era sbagliato il metodo con cui si è arrivati a quel nome, che ha determinato la rottura della coalizione di centrosinistra».
  
Le danno dell'ingrata, però. «A tradire Bersani sono stati quelli che lo hanno mal consigliato, non certo io. Un vero leader evita di circondarsi di yes men, che per fedeltà non osano mai contraddire il capo. Con altri quaranta deputati, soprattutto giovani e neoeletti, ora sono una dei "non allineati", fuori dalle correnti interessate solo alla spartizione di incarichi e poltrone».

Letta ha definito «fighetti» i “giovani” pd emergenti che prendono sempre le distanze per farsi notare dai media: Pippo Civati, Matteo Orfini, voi due… «Ma per carità, io non ho mai criticato tanto per criticare né il partito, né il governo Letta», si difende Moretti. «Al contrario, lo sostengo e apprezzo la capacitá del premier di ascoltare e rispettare anche posizioni differenti». 
Serracchiani: «Non mi sento tirata in causa: alle europee e alle regionali si viene eletti con le preferenze. Quindi i voti ho dovuto cercarli, e me li sono guadagnati uno a uno».

Allora, Letta premier e Renzi segretario? Moretti: «Letta sta procedendo bene in condizioni difficilissime. All'inizio avevo creduto nel tentativo di Bersani di coinvolgere i 5 Stelle. Ma Grillo ha dimostrato di voler fare solo battaglie mediatiche di scontro: niente proposte costruttive, tanta demagogia». 
Serracchiani: «I 5 Stelle non vogliono prendersi responsabilità. Per esempio, hanno detto di condividere il 90 per cento del mio programma in Friuli, ma sono rimasti all’opposizione».

Ma se Renzi conquista il partito, quanto durerà Letta? Prodi nel 2008 cadde, dopo che Veltroni divenne segretario Pd. Serracchiani: «Possono tranquillamente convivere. Magari Renzi come premier, visto che ha già governato un comune e una provincia: ha esperienza amministrativa. Sono complementari, perché dovrebbero farsi la guerra? Il Pd è un grande partito, c’è spazio per tutti e tanti. Però ci vuole un profondo ricambio». 

Moretti: «Le manovre di potere ci porterebbero al suicidio, sono vecchia politica. Oggi in Italia la prioritá è il lavoro, per creare occupazione bisogna abbassare le tasse su chi il lavoro lo produce». E l'Imu? «Trovo iniquo toglierla a tutti: io, per esempio, è giusto che la paghi. E lo faccio volentieri se quelle risorse vanno ai Comuni che garantiscono i servizi essenziali alle persone. Questi sono i problemi concreti. Tutto il resto è chiacchiera».
Mauro Suttora

No comments: