Wednesday, August 21, 2013

che succede a settembre?


di Mauro Suttora

Oggi, 14 agosto 2013

Ventotto agosto o 9 settembre? La giunta per le elezioni del Senato che deve prendere atto della condanna definitiva di Silvio Berlusconi a quattro anni per frode fiscale si riunirà in una di queste due date. La prima è chiesta dai 5 stelle, che vogliono togliere il seggio di senatore all’ex premier con la maggiore rapidità possibile. Ma il presidente della giunta Dario Stefàno smorza le impazienze del partito di Beppe Grillo: «Una settimana in più o in meno, le cose non cambiano».

Stefàno non è sospettabile di simpatie per Berlusconi, visto che è di Sel (Sinistra, ecologia e libertà, il partito di Nichi Vendola). Il Pdl cercherà di evitare la decadenza automatica prevista dalla legge Severino per i pregiudicati con pena superiore a due anni: il loro presidente, dicono, è stato condannato per fatti avvenuti prima dell’entrata in vigore della legge. La questione verrà dibattuta in giunta, quindi approderà in aula (probabilmente in ottobre).

Ma ci arriverà, il governo Letta, ad ottobre? I falchi del Pdl vogliono farlo cadere, piuttosto che vedere il proprio capo espulso dal Parlamento. E il casus belli potrebbe essere l’Imu. La tassa sugli immobili dev’essere abolita per le prime case, ripetono i berlusconiani: «Era nel programma del governo». Per la verità Enrico Letta aveva parlato di «superamento». Intanto, però, la prima rata di giugno è saltata. Entro agosto il governo deve decidere: «Se cade il governo, le rate di settembre e dicembre dovranno essere pagate», minaccia Letta. Fra le possibili soluzioni, c’è quella di accorpare Imu ed ex Tarsu (la tassa sulla raccolta della spazzatura).

Molto dipenderà dallo spread. Che, contrariamente alle paure di molti, quest’estate è calato sotto i 250 punti. Quindi pagheremo meno interessi sul debito statale di 2 mila miliardi: cento punti equivalgono a circa venti miliardi. Ma il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni avverte che l’Imu sulla prima casa vale due miliardi e mezzo, e che sarebbe iniquo abolirla anche per i ricchi.

Insomma, quella che ci sembra una noiosa partita a scacchi fra Pd e Pdl nasconde interessi concreti. A nessuno dei due partiti conviene che il governo cada. In caso di nuove elezioni il Pd teme di perdere voti a favore del Movimento 5 stelle. Il Pdl, invece,  ha paura di finire all’opposizione, dopo un’alleanza Pd-grillini.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, infatti, non vuole elezioni con il vecchio metodo Porcellum (parlamentari scelti dai capipartito, premio di maggioranza eccessivo). Quindi nella partita entra anche la riforma della legge elettorale: una volta fatta, le elezioni anticipate sarebbero più vicine.
Mauro Suttora

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