Wednesday, January 31, 2007

Leonardo DiCaprio

LEONARDO DA OSCAR

DiCaprio candidato al premio per "Blood Diamond"

1 febbraio 2007

Dieci anni, ci ha messo. Dieci anni per togliersi di dosso l’immagine di ragazzotto carino (o «Bel pezzo di carne», come si è crudamente autodefinito lui stesso la scorsa settimana su Newsweek) piombatagli addosso nel 1997 col successo mondiale di Titanic. Ora Leonardo DiCaprio è un uomo. E a 32 anni è tornato prepotentemente alla ribalta, con ben due ruoli-capolavoro in contemporanea.

Candidato all’Oscar per Blood Diamond, in cui fa la parte di un contrabbandiere di diamanti in Sierra Leone. Ma anche un’interpretazione superlativa in The Departed di Martin Scorsese, come poliziotto infiltrato fra i mafiosi di Boston. Avrebbe potuto essere candidato pure per questo film, ma due nomination nello stesso anno un attore non le può ottenere.

«Sono invidioso di Leo», non ha difficoltà ad ammettere Brad Pitt, di una dozzina d’anni più anziano, ma alla ricerca di ruoli da «vero uomo» come quello di DiCaprio in Blood Diamond (il critico Tullio Kezich l’ha paragonato addirittura a Humphrey Bogart) Pitt è rimasto a secco di nominations per l’Oscar quest’anno, come d’altronde tutti gli altri giovani leoni statunitensi concorrenti di DiCaprio: Matt Damon (il rivale di Leo in The Departed), Tom Cruise, Ed Norton, oltre al più maturo George Clooney.

Brad si consola con Angelina Jolie. Leo, invece, sembra essersi stufato anche della sua ultima fidanzata, la modella di costumi israeliana Bar Rafaeli. Lei non lo ha accompagnato in Inghilterra e Italia per le prime di Blood Diamond, e anzi domenica 21 gennaio DiCaprio ha litigato furiosamente al telefonino con lei, mentre usciva dalla discoteca Aura di Londra. «Leo è diventato grande, si è stufato di stare con ragazze che hanno undici anni meno di lui come Bar», sussurra un amico. «Sì, Leo è cambiato, ora è più maturo», conferma Kate Winslet, la sua partner in Titanic.

Leo, nato e cresciuto a Hollywood, non sopporta in particolare le ragazze americane: prima di Bar era stato a lungo con Gisele Bundchen, la supermodella brasiliana. La sua ultima passione sembra essere la presentatrice tv inglese Cat Deeley, conosciuta l’anno scorso a Los Angeles. L’ha rivista a Londra, dove si è dato alla vita notturna scatenata. Per festeggiare la nomination, infatti, ha passato nove ore consecutive fra alcol e musica. Con un conto di 15 mila euro solo di champagne e bevute varie. Prima è stato avvistato nel ristorante giapponese Roka, poi al club Boujis, il preferito dei principi Harry e William, infine in un’altra discoteca di Chelsea, The Collection, dove è rimasto fino all’alba. Un rapido salto in albergo, e poi via direttamente all’aeroporto di Luton dove alle nove aveva l’aereo per Roma.

Pochi stravizi invece in Italia questa volta per DiCaprio, alloggiato nell’Hilton romano di Monte Mario: «Adoro Roma, è la città al mondo che preferisco, e i romani sono splendidi», ha detto in una delle sue rarissime conferenze-stampa. Non sappiamo cosa magnifichi quando si trova in altre città, però è vero che Leo ha passato ben nove mesi nella città eterna: era il 2001, ai tempi delle riprese di Gangs of New York. Allora c’era l’euro debole, e così agli statunitensi conveniva venire a girare film a Cinecittà: non solo Scorsese, anche La Passione di Mel Gibson è tutta italiana.

Di quel periodo romano DiCaprio ricorda che «ogni weekend mi mettevo a visitare chiese e monumenti, è incredibile come Roma sia fatta di tante città costruite una sopra all’altra. I posti che preferisco? La Galleria di Villa Borghese e la chiesa dei Cappuccini in via Veneto».

Una scelta singolare, quest’ultima: la chiesa è famosa non per le sue opere d’arte, ma per le centinaia di teschi di frati conservati nella cripta. Una scena horror non tanto lontana da certe sequenze di Blood Diamond, in cui si vedono i guerriglieri della Sierra Leone mozzare le mani ai bambini e a chi si rifiutava di farsi arruolare. Tutte vicende realmente accadute nel 1999, durante la guerra civile. E anche se oggi quel Paese ha ritrovato la pace, il film termina con una scritta inquietante: «Oggi in Africa ci sono ancora 200 mila bambini-soldato».

Contro queste disgrazie immani nel film si batte, accanto a Leo, una giornalista interpretata da Jennifer Connelly, che quando aveva tredici anni fu scelta da Sergio Leone per l’indimenticabile parte della piccola Deborah in C’era una volta in America. Pure lei, quindi, come Leo, è un’attrice diventata famosa precocemente, ma che poi ha mantenuto le promesse vincendo l’Oscar nel 2001 come moglie di Russell Crowe in A beautiful mind.

Anche il pigmalione di DiCaprio è stato un italiano: se non fosse stato per Scorsese, infatti, che lo ha scelto per Gangs of New York, The Aviator e The Departed, Leo sarebbe ancora solo un giovane, promettente e bell’attore. Ma non un uomo.

Mauro Suttora

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