Staccate tutto, voglio morire adesso
La storia di Piergiorgio Welby riaccende il dibattito sull' eutanasia
Con una lettera ha commosso il presidente Napolitano e ha scatenato la bagarre tra i politici. "Il tempo che passa per me ormai è fatto solo di tubi, sofferenze e terrore", scrive sul suo blog il malato di distrofia. E chiede di farla finita
di Mauro Suttora
Oggi, 30 settembre 2006
Roma, settembre "Ci hanno scritto 17 mila volte, è stato letto 365 mila volte": si legge nel forum "eutanasia" di Piergiorgio Welby, il sessantenne malato di distrofia muscolare che ha innescato il dibattito sulla "morte dolce" con la sua toccante lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Welby, ricoverato in ospedale a Roma, è completamente paralizzato da anni: respira con un tubo, viene nutrito con un altro tubo, non parla. Può solo muovere un dito, con questo comunica tramite computer. E scrive ogni giorno sul sito www.radicali.it, oltre che sul proprio blog www.calibano.ilcannocchiale.it. Il caso Welby è scoppiato da pochi giorni, ma la sua è una lunga battaglia. Il primo maggio 2002 apre il forum di Internet con queste poche parole: "Tutto fermo ? Altro che deserto dei Tartari... mentre si scruta l' orizzonte, i terminali come me invidiano gli olandesi... Svegliaaaa". Il riferimento d' attualità è alla legge contro l' accanimento terapeutico approvata in Olanda. La citazione è per il romanzo di Dino Buzzati, sinonimo di attese interminabili. Da allora, grazie al dialogo sviluppatosi sulla Rete, Welby scrive una marea di cose. È coltissimo e brillante, spazia da Eschilo a Bob Dylan, e giorno per giorno commenta l' attualità con tocco lieve e ironico. I suoi scritti sono raccolti in un volumetto, Il Calibano, edito dall' associazione Luca Coscioni (altro malato terminale, morto nel febbraio di quest' anno), da lui presieduta. "Dobbiamo riappropriarci del nostro diritto a una morte sottratta agli innumerevoli artifizi che una Techné priva di etica e schiava della sua volontà di potenza ci ha sottratto", esordisce Welby nel maggio 2002. "Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita verrà un giorno in cui dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti viventi che finiranno a vegetare per anni... Dobbiamo imparare che morire è anche un processo di apprendimento, non solo il cadere in uno stato di incoscienza".
Anche i contrari all' eutanasia scrivono sul sito radicale, quindi il dibattito s'infiamma immediatamente: "Giovanni Paolo II si è presentato, come il cardinal Bellarmino a Galileo, e ha parlato agli scienziati di tutto il mondo per proibir loro la ricerca sugli embrioni", scrive Welby il 6 maggio 2002, "per convincerli ha detto una cosa sola: "La scienza deve sottostare alla Verità e la Verità sono Io... Ergo, se la scienza vuole un imprimatur di liceità deve seguire i nostri ukaze". E così morì Popper. il sostenitore del metodo trial and error, filosofo della verità irraggiungibile, strenuo negatore di ogni affermazione inconfutabile. "Ma la verità dei Ruini e dei Ratzinger non ha nulla a che fare con il concetto greco di verità. Per i greci la verità, Alètheia, viene da lanthano che vuol dire "coprire". Da lanthano proviene Lete, che è il fiume dell' oblio, il fiume che copre. Alètheia, con l' alfa privativo, è invece il contrario di ciò che si copre: è ciò che si scopre nel giudizio. Nel nostro ambito latino, Veritas è un termine che proviene dai Balcani (ahò, da lì vengono solo fregature !), e vuol dire tutt' altro che verità. Significava in origine "fede", nel significato più ampio della parola: in russo per esempio vara vuol dire fede. L' anello della fede si chiama anche vera, proprio perché questa origine slava è penetrata fino da noi: la vera è la fede. Quindi, nonostante i mea culpa per gli errori del passato, il messaggio della Chiesa non riguarda la verità: è una richiesta di fede".
Sempre nel 2002 un sondaggio dà una maggioranza degli italiani favorevoli all' eutanasia. Commenta Welby: "Fate un sondaggio tra noi terminali !... Bisogna fare in fretta, fretta... Il tempo che passa è pieno di tubi, orrori, sofferenze, terrore". E dopo le indagini della magistratura sulla fondazione Exit (quella che combatte l' accanimento terapeutico) scrive: "Conosco più infermieri e medici pronti a collaborare di quanti se ne possano immaginare... Ho creduto che l' eutanasia diventasse argomento di dibattito. Mi sbagliavo: la morte, o meglio, la volontà di affrontare i problemi che accompagnano la fine della vita, è la grande assente dalle nostre coscienze. L' accanimento terapeutico riguarda sempre qualcun altro... Il coma è la tragedia che dà pathos a un serial... La perdita dell' autonomia e della dignità che ne consegue vengono considerate fisime da depressi. Protetti contro tutto ciò dalle nostre piccole immortalità quotidiane ci avviciniamo, impreparati, a un appuntamento che abbiamo sempre voluto ignorare. "Hanno chiesto al filosofo Gadamer: c' è un diritto alla morte così come c' è un diritto alla vita ? Io risponderei: "Sì !". Si ha questo diritto, perché si è uomini liberi e perché lo scopo della terapia medica presuppone la persona; presuppone quindi che si abbia a che fare con un uomo il cui volere dev' essere rispettato. In questo senso non mi sembra affatto difficile rispondere alla domanda. Nella prassi diviene però molto più difficile poiché il morire, l' agonia stessa, è un lento paralizzarsi della libera possibilità di decidere in cui l' uomo vive come uomo consapevole e sano".
Maggio 2003: "In questa società cinica e indifferente, che ha fatto del disprezzo per la vita una sua griffe inconfondibile, è proibito ai malati senza speranza, ai sofferenti in stadio terminale, a tutti quelli insomma per i quali la vita è diventata una sofferenza indicibile e dove l' unico sollievo che hanno è la speranza di chiudere gli occhi la sera e non riaprirli al mattino, a loro è fatto divieto assoluto di morire conservando ancora un briciolo di dignità. Puoi far sopprimere un cane o un altro animale per risparmiargli dolori inutili, ma un uomo no ! Un uomo deve entrare nel circuito perverso di sale di rianimazione, tubi, sonde, cateteri, decubiti, puzzo di merda e di paura, mani impietose che incidono, raschiano, suturano, ispezionano, svuotano, aspirano... E tutto questo solo per un gioco infame chiamato progresso scientifico".
Il primo gennaio 2004 Welby si arrabbia perché l' allora presidente Ciampi nel suo messaggio di Capodanno non cita l' Anno dell' handicappato. "Ci aspettavamo di più: l' assistenza domiciliare per gli handicappati gravi che non si limitasse a poche ore e la commercializzazione dei libri su floppy disc. È incivile che i disabili, impossibilitati ad accedere ai libri, non possano leggere. Basterebbe un libro su floppy per restituire una possibilità di scelta che tutti hanno. Signor Presidente, il suo silenzio ha retrocesso in serie C una categoria di cittadini che già si trovava in serie B". Per sdrammatizzare, ogni tanto Welby commenta i fatti spiccioli della politica. Nel luglio 2005 scrive: "Fini spianta i Colonnelli,/ come fossero alberelli./ Non si secchi qualche aennista/ se sparisce dalla lista/ del botanico di Fiuggi,/ sarà presto un fuggi, fuggi/ di sequoia e piante rare / che si andranno a ripiantare/ nel giardin di Forza Italia,/ tra le rose e qualche dalia".
Quest'anno Welby riesce a vincere la battaglia "Per il diritto di voto delle persone intrasportabili": per la prima volta i disabili possono votare a domicilio. Il 30 giugno il suo sarcasmo allegro colpisce i verdi: "Il posto delle divinità è stato preso dagli ecointegralisti, e se Atteone moriva conservando negli occhi le forme sensuali e seducenti di una seguace di Artemide... oggi l' incauto escursionista potrebbe imbattersi in Paolo Cento nudo, quale punizione più terribile ?". Il 28 luglio commenta la guerra in Libano: "Bertolt Brecht sosteneva che quando i leader parlano di pace, la gente comune sa che la guerra sta per arrivare. Quando i leader maledicono la guerra, l' ordine di mobilitazione è già firmato".
Adesso l' aggravarsi della sua condizione, la spossatezza, la quasi impossibilità di usare anche il computer. La lettera a Napolitano ("Io amo la vita, vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico..."), e la grande commozione del Presidente, che gli ha subito risposto auspicando un dibattito parlamentare. Ma la ricchezza del sito di Welby rappresenta, paradossalmente, un inno all' esistenza e una spinta a non lasciarsi morire.
Mauro Suttora
1 comment:
Ciao secondo me ci dovrebbero essere meno voci meno critiche e rispettare la scelta di un uomo. complimenti per il blog ti invito a vedere il mio http://newsfuturama.blogspot.com/
Post a Comment