ALLE ARMI!
Europeo 22 settembre 1989
inchiesta: " il malaffare "
La BNL e il conflitto Teheran Bagdad
di Mauro Suttora
Non e' la prima volta che la Banca nazionale del lavoro fa da " sponda sporca " per traffici internazionali di armi verso Iran e Irak . Due anni fa la banca romana e' rimasta coinvolta nell' affare Tirrena Valsella . Anche allora , come oggi con l' Fbi statunitense , la verita' ci e' arrivata dall' estero : dalle dogane di Stoccolma , che avevano scoperto la violazione dell' embargo contro Iran e Irak da parte dell' industria svedese Bofors .
La Bofors , assieme a un consorzio europeo di produttori di munizioni (Snpe in Francia , Nobel in Gran Bretagna , Prb in Belgio , Muiden in Olanda) , fino al 1985 ha esportato illegalmente , attraverso triangolazioni con l' Italia , migliaia di tonnellate di mine e munizioni per alimentare la guerra del Golfo scoppiata nell' 80 . L' Italia era l' unico paese europeo le cui leggi permettevano di inviare armi e materiale bellico a paesi in guerra : l' embargo contro Iran e Irak fu dichiarato dal nostro governo solo nel 1984 .
Cosi' , per tutta la prima meta' degli anni ' 80 , l' Italia e' stata il miglior terminale europeo per i rifornimenti di armi ai paesi del Golfo : " Fino all' 85 almeno il vostro paese e' stato la ' ' sponda sporca ' ' di tutte le esportazioni belliche che avrebbero dovuto essere bloccate dagli embarghi nel resto d' Europa " , ha dichiarato all' " Europeo " il professor Aaron Karp della Columbia University di New York , uno dei massimi esperti mondiali del commercio d' armi .
Insomma , le industrie belliche europee facevano finta di esportare in Italia , ma la destinazione finale dei triangoli erano Iran e Irak . Il nostro governo era perfettamente a conoscenza di questo poco onorevole ruolo dell' Italia . L' unica sua preoccupazione era di bilanciare le forniture d' armi ai due contendenti per non favorire l' uno o l' altro . Per il resto , tutto era formalmente in regola , almeno fino all' embargo dell' 84 : le licenze d' esportazione venivano rilasciate senza troppi problemi dall' apposito comitato interministeriale (quello che adesso e' stato incriminato dal giudice veneziano Felice Casson , assieme ai vertici di Bnl e Banca commerciale , per le vendite all' Iran della francese Luchaire attraverso le societa' italiane Sea e Consar) .
Ai soldi non si comanda : in quegli anni , grazie alla sanguinosa guerra Iran Irak , le nostre industrie belliche riescono a superare la Gran Bretagna , e cosi' l' Italia si piazza al quarto posto al mondo fra gli esportatori di armi , avendo davanti solo Usa , Urss e Francia .
Oggi siamo ridiscesi al decimo posto in questa brutta classifica , ma manca sempre la legge di controllo sul commercio bellico promessa da dieci anni e mai approvata , un po' per la lentezza del Parlamento e un po' per le pressioni degli industriali delle armi (ma in Italia la maggior parte dell' industria bellica e' pubblica) .
C' e' anche un documento sequestrato dalle dogane svedesi : e' la garanzia che la Bnl diede per la vendita , da parte della Bofors e attraverso la societa' romana Tirrena , di una colossale partita di munizioni all' Iran : 5 . 300 tonnellate . Ma , come si e' detto , se si dimentica la provenienza di quel materiale (la Svezia e altri paesi che non potevano esportare armi in Iran e Irak) , le licenze di export della Tirrena erano , per la legge italiana , formalmente in regola . Anzi , ecco cosa precisa un manager della Bofors in un verbale sequestrato : " Il dottor Amadasi (proprietario della Tirrena , deceduto nell' 88 , ndr) ha parlato personalmente con il ministro degli Esteri questa settimana (la prima del maggio ' 84 , ndr) , e lui gli ha promesso che prolungheranno la licenza " .
Il ministro in questione era Giulio Andreotti , amico di Amadasi fin dagli anni ' 40 . L' ammontare dei " performance bonds " (garanzie per l' esecuzione del contratto) versati dalla Bnl per conto di Tirrena e Bofors all' Iran era di circa 1 , 2 miliardi di lire . La Tirrena per quell' intermediazione pago' 13 miliardi a Bofors e agli altri produttori europei . Ma si tratto' di un affare d' oro , perche' il prezzo di vendita all' Iran era di 75 miliardi : 315 milioni di corone svedesi .
Teheran pagava cosi' tanto perche' a causa degli embarghi in quel momento critico della guerra era molto difficile per l' Iran acquistare materiale bellico sui mercati internazionali . E quelle 5 . 300 tonnellate di munizioni per i suoi obici da 155 millimetri erano vitali : rappresentavano piu' di un anno del consumo nella carneficina in corso fra le paludi di Bassora .
Va da se' che all' interno degli enormi utili netti realizzati in quegli anni dalle nostre aziende belliche , grazie alla compiacenza di banche e governo , ci fosse ampio spazio per tangenti (o " compensi di intermediazione " , come vengono pudicamente chiamati) che poi tornavano in Italia .
Questo e' il caso , ad esempio , del tuttora irrisolto affare delle undici navi all' Irak , ordinate nell' 80 e ancora ferme a La Spezia . Una commissione d' inchiesta parlamentare , su indicazione del radicale Roberto Cicciomessere , e' riuscita a risalire al misterioso personaggio che nell' 82 intasco' 10 milioni di dollari di tangente sul conto numero P4 632 . 376 . 0 della Swiss Bank , sede di Zurigo : Rocco Basilico , ex presidente della Fincantieri , l' azienda pubblica che costrui' le navi .
La Bnl , naturalmente , non si limito' a garantire solo quel contratto da 75 miliardi della Tirrena nell' 84 . In quegli anni solo la Tirrena fece affari per altri 175 miliardi con Teheran , con almeno altri cinque contratti . Ed e' probabile che la Bnl o la Comit , altra banca pubblica abbia fornito la sua assistenza anche per l' export bellico verso il Golfo di Valsella , Otomelara , Snia , Agusta , Breda , Misar , Beretta , Selenia , Franchi e di altre industrie italiane .
Peraltro , anche il tanto strombazzato embargo fu poco piu' di una barzelletta : con la scusa che bisognava comunque rispettare i contratti gia' in corso , molte licenze di esportazione sono state prorogate fino all' 87 , cioe' quasi fino alla fine della guerra Iran Irak . E questo , per esempio , il caso della Oerlikon , l' industria bellica elvetica che in teoria non avrebbe potuto vendere nulla nei paesi in guerra , cosi' come stabilisce la legge della " pacifista " Svizzera . Ebbene , la Oerlikon non e' stata neanche costretta , come la Bofors , ad effettuare triangolazioni fuorilegge : ha esportato direttamente , fino all' ultimo , dal proprio stabilimento di via Scarsellini a Milano .
Mauro Suttora
Friday, September 22, 1989
Rimandati in Comunità
Europeo, 22/09/1989
Mercato unico. a che punto e l' attuazione delle norme
I migliori : Gran Bretagna e Danimarca . i peggiori : Spagna e Portogallo . e l' Italia ? in ritardo . ma pronta per la corsa finale , tutta in salita
di Mauro Suttora
Mancano 1 . 200 giorni . Fra tre anni , tre mesi e tre settimane , il primo gennaio 1993 , nascera' il mercato unico europeo . " Niente piu' frontiere fisiche , tecniche e fiscali fra i paesi membri della Cee " , aveva promesso il libro bianco della Commissione (il governo comunitario di Bruxelles) approvato nello storico vertice di Milano del giugno ' 85 , quello in cui Bettino Craxi riusci' a piegare le resistenze antieuropeiste di Margaret Thatcher . A quattro anni di distanza , giunta oltre la meta' del cammino pignolamente programmato nell' 85 (il libro bianco si addentrava in minutaglie , fino a stabilire per esempio che la misura sulla filiazione dei bovini sarebbe stata adottata nell' 86 , che entro l' 88 sarebbero scomparsi i controlli di polizia alle frontiere interne , che nel ' 90 i visti per l' estero sarebbero stati unificati e che nel ' 91 sarebbe stata la volta delle leggi sull' estradizione) , la Commissione presieduta dal francese Jacques Delors (socialista) ha tracciato un bilancio del cammino realmente percorso . E il bilancio non e' positivo .
Le direttive da adottare per arrivare al mercato unico sono 279 . Finora , pero' , i ministri dei Dodici hanno trovato un accordo solo su 68 di queste . E sono appena sette le direttive effettivamente diventate leggi in tutti e dodici i paesi membri . Lunedi' 18 settembre si riunira' a Bruxelles il Consiglio dei ministri incaricati di realizzare l' unificazione dei mercati . Ma il commissario della Comunita' per il mercato unico , il tedesco Martin Bangemann (liberale) , ha gia' stilato una pagella dei buoni e dei cattivi .
I pessimi sono Spagna e Portogallo , di gran lunga gli ultimi per il grado di applicazione delle leggi comunitarie nel proprio ordinamento interno . Ma per i due paesi iberici vale un' evidentissima circostanza attenuante : sono stati gli ultimi a entrare nella Cee , nell' 86 , ed e' quindi naturale che debba passare del tempo prima di una definitiva integrazione . Delors e Bangemann , pero' , tirano le orecchie anche ad altri quattro paesi " che hanno fatto registrare ritardi meno importanti ma altrettanto preoccupanti " : Grecia , Belgio , Irlanda e Italia .
Nel gruppo dei " buoni " , stranamente , con un alto numero di direttive adottate , si ritrovano invece i due paesi meno europeisti : Gran Bretagna e Danimarca . Quest' ultima , in particolare , ha gia' adottato un buon numero di direttive . La Danimarca e' pero' proprio in questi giorni nel mirino di Bruxelles per la scandalosa vicenda del ponte tunnel di 13 chilometri che colleghera' Copenaghen alla terraferma : il 22 settembre comincera' alla Corte europea di giustizia il processo intentato dalla commissione Cee contro il governo danese . Il gigantesco ponte tunnel , che costera' ben 3 . 400 miliardi di lire , e' stato infatti affidato a un consorzio che ha vinto la gara d' appalto impegnandosi esplicitamente a " usare manodopera e materiali danesi " . Una clausola protezionistica che fa a pugni col mercato libero del ' 93 , e quindi subito impugnata con successo da un consorzio avversario che fa capo al francese Bouygues .
Anche la Germania Ovest viene criticata da Bruxelles perche' e' indietro nelle misure sull' " Europa dei cittadini " , cioe' quelle sulla libera circolazione delle persone (la polizia tedesca e' molto occhiuta nei controlli ai confini) e sul riconoscimento dei titoli di studio comunitari (i tedeschi sono convinti che le lauree dei paesi mediterranei vengano piu' o meno regalate a degli ignorantoni ) . L' Olanda invece e' indietro nell' armonizzazione del proprio sistema fiscale . La Francia , al contrario , proprio la settimana scorsa ha completato una misura che favorira' la Renault rispetto ai costruttori di auto esteri : ha abbassato l' Iva sulle automobili e su tutti gli altri prodotti tassati al massimo (profumi , pellicce , attrezzature fotografiche , hi fi) dal 33 al 25 per cento . Il governo francese ci perdera' qualcosa come 600 miliardi di lire all ' anno , ma si avvicinera' cosi' alla media europea , in vista dell ' unificazione finale dell' Iva . Comunque , anche la Francia e' nell' elenco dei buoni .
Invece l' Italia e' decisamente " cattiva " , nonostante tutto il nostro entusiasmo europeista . " Si' , e' vero " , ammette Pierluigi Romita , ex Psdi , adesso Psi , neoministro delle Politiche comunitarie , " abbiamo un arretrato di circa 200 direttive europee da recepire , e siamo inadempienti su 130 di queste , per le quali sono gia' scaduti i termini " . Questo ritardo ha provocato fra l' altro un aumento , durante il 1988 , delle " infrazioni " sanzionate dalla Commissione europea a carico dell' Italia : su un totale di 307 nella Cee , il nostro paese ha ricevuto ben 107 " avvertimenti " , ovvero il doppio di qualsiasi altro Stato membro .
Anche qui , paradossalmente , i due paesi meno entusiasti verso l' Europa unita , Danimarca e Gran Bretagna , possono vantare il minor numero di infrazioni . Il ministro Romita promette pero' un cambio di marcia nei prossimi mesi : " Finora c' e' stata una mancanza di procedure e di competenze precise per il recepimento delle direttive Cee , e la nota lentezza del nostro Parlamento nel modificare le leggi interne . Ma finalmente e' entrata in vigore la cosiddetta ' ' legge comunitaria' ' varata da Antonio La Pergola , il mio predecessore : nella prossima primavera avremo cosi' un' apposita ' ' sessione comunitaria' ' , subito dopo quella di bilancio , durante la quale il Parlamento si concentrera' esclusivamente sull' approvazione delle direttive , e sulla loro trasformazione in leggi dello Stato " .
Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti si e' impegnato espressamente , nel suo discorso di insediamento , a dedicare almeno un Consigio dei ministri al mese esclusivamente alle questioni europee . " Spero che il primo avvenga entro settembre " , dice Romita . Ma , senza aspettare primavera , 60 direttive potrebbero essere adottate gia' nelle prossime settimane se venissero approvate tre leggi di delega al governo giacenti in Parlamento , e due ferme in Consiglio dei ministri : " La Camera non impegnata nell' esame della finanziaria e del bilancio in autunno potrebbe facilmente smaltirle " , auspica Romita .
Per la verita' , sono gli stessi auspici che formulava anche La Pergola un anno e mezzo fa , quando c' era un arretrato di 250 direttive . Dopodiche' , un centinaio sono state recepite . Ma poiche' il ritmo di emanazione di direttive da parte comunitaria e' aumentato in vista del ' 93 , il divario non e' stato colmato . " Un' altra novita' adesso " , promette Romita , " sono i maggiori poteri dati al ministro delle Politiche comunitarie , che coordinera' tutte le materie attinenti alle direttive Cee . E ci vorra' anche una nostra maggiore presenza a Bruxelles nella fase di definizione delle direttive , che spesso non rispecchiano gli interessi del nostro paese " .
Un argomento scottante sara' , nei prossimi mesi , quello della regolamentazione dell' accesso in Italia per gli immigrati africani . Oggi il nostro paese e' sotto accusa a Bruxelles perche' le nostre frontiere sono un colabrodo . E finche' l' Italia rappresentera' il " ventre molle " dell' Europa , difficilmente paesi molto piu' severi in fatto di immigrazione come Gran Bretagna e Germania Ovest saranno propensi ad aprire del tutto le loro frontiere comunitarie .
Insomma , e' probabile che un' Europa piu' aperta al proprio interno diventi piu' chiusa verso l' esterno . " Ma al di la' del recepimento delle direttive " , avverte il ministro Romita , " il vero distacco economico da colmare per far entrare l' Italia in Europa e' il risanamento della nostra finanza pubblica . Con i nostri deficit di bilancio sara' molto difficile arrivare preparati alla libera circolazione dei capitali " .
Mauro Suttora
Mercato unico. a che punto e l' attuazione delle norme
I migliori : Gran Bretagna e Danimarca . i peggiori : Spagna e Portogallo . e l' Italia ? in ritardo . ma pronta per la corsa finale , tutta in salita
di Mauro Suttora
Mancano 1 . 200 giorni . Fra tre anni , tre mesi e tre settimane , il primo gennaio 1993 , nascera' il mercato unico europeo . " Niente piu' frontiere fisiche , tecniche e fiscali fra i paesi membri della Cee " , aveva promesso il libro bianco della Commissione (il governo comunitario di Bruxelles) approvato nello storico vertice di Milano del giugno ' 85 , quello in cui Bettino Craxi riusci' a piegare le resistenze antieuropeiste di Margaret Thatcher . A quattro anni di distanza , giunta oltre la meta' del cammino pignolamente programmato nell' 85 (il libro bianco si addentrava in minutaglie , fino a stabilire per esempio che la misura sulla filiazione dei bovini sarebbe stata adottata nell' 86 , che entro l' 88 sarebbero scomparsi i controlli di polizia alle frontiere interne , che nel ' 90 i visti per l' estero sarebbero stati unificati e che nel ' 91 sarebbe stata la volta delle leggi sull' estradizione) , la Commissione presieduta dal francese Jacques Delors (socialista) ha tracciato un bilancio del cammino realmente percorso . E il bilancio non e' positivo .
Le direttive da adottare per arrivare al mercato unico sono 279 . Finora , pero' , i ministri dei Dodici hanno trovato un accordo solo su 68 di queste . E sono appena sette le direttive effettivamente diventate leggi in tutti e dodici i paesi membri . Lunedi' 18 settembre si riunira' a Bruxelles il Consiglio dei ministri incaricati di realizzare l' unificazione dei mercati . Ma il commissario della Comunita' per il mercato unico , il tedesco Martin Bangemann (liberale) , ha gia' stilato una pagella dei buoni e dei cattivi .
I pessimi sono Spagna e Portogallo , di gran lunga gli ultimi per il grado di applicazione delle leggi comunitarie nel proprio ordinamento interno . Ma per i due paesi iberici vale un' evidentissima circostanza attenuante : sono stati gli ultimi a entrare nella Cee , nell' 86 , ed e' quindi naturale che debba passare del tempo prima di una definitiva integrazione . Delors e Bangemann , pero' , tirano le orecchie anche ad altri quattro paesi " che hanno fatto registrare ritardi meno importanti ma altrettanto preoccupanti " : Grecia , Belgio , Irlanda e Italia .
Nel gruppo dei " buoni " , stranamente , con un alto numero di direttive adottate , si ritrovano invece i due paesi meno europeisti : Gran Bretagna e Danimarca . Quest' ultima , in particolare , ha gia' adottato un buon numero di direttive . La Danimarca e' pero' proprio in questi giorni nel mirino di Bruxelles per la scandalosa vicenda del ponte tunnel di 13 chilometri che colleghera' Copenaghen alla terraferma : il 22 settembre comincera' alla Corte europea di giustizia il processo intentato dalla commissione Cee contro il governo danese . Il gigantesco ponte tunnel , che costera' ben 3 . 400 miliardi di lire , e' stato infatti affidato a un consorzio che ha vinto la gara d' appalto impegnandosi esplicitamente a " usare manodopera e materiali danesi " . Una clausola protezionistica che fa a pugni col mercato libero del ' 93 , e quindi subito impugnata con successo da un consorzio avversario che fa capo al francese Bouygues .
Anche la Germania Ovest viene criticata da Bruxelles perche' e' indietro nelle misure sull' " Europa dei cittadini " , cioe' quelle sulla libera circolazione delle persone (la polizia tedesca e' molto occhiuta nei controlli ai confini) e sul riconoscimento dei titoli di studio comunitari (i tedeschi sono convinti che le lauree dei paesi mediterranei vengano piu' o meno regalate a degli ignorantoni ) . L' Olanda invece e' indietro nell' armonizzazione del proprio sistema fiscale . La Francia , al contrario , proprio la settimana scorsa ha completato una misura che favorira' la Renault rispetto ai costruttori di auto esteri : ha abbassato l' Iva sulle automobili e su tutti gli altri prodotti tassati al massimo (profumi , pellicce , attrezzature fotografiche , hi fi) dal 33 al 25 per cento . Il governo francese ci perdera' qualcosa come 600 miliardi di lire all ' anno , ma si avvicinera' cosi' alla media europea , in vista dell ' unificazione finale dell' Iva . Comunque , anche la Francia e' nell' elenco dei buoni .
Invece l' Italia e' decisamente " cattiva " , nonostante tutto il nostro entusiasmo europeista . " Si' , e' vero " , ammette Pierluigi Romita , ex Psdi , adesso Psi , neoministro delle Politiche comunitarie , " abbiamo un arretrato di circa 200 direttive europee da recepire , e siamo inadempienti su 130 di queste , per le quali sono gia' scaduti i termini " . Questo ritardo ha provocato fra l' altro un aumento , durante il 1988 , delle " infrazioni " sanzionate dalla Commissione europea a carico dell' Italia : su un totale di 307 nella Cee , il nostro paese ha ricevuto ben 107 " avvertimenti " , ovvero il doppio di qualsiasi altro Stato membro .
Anche qui , paradossalmente , i due paesi meno entusiasti verso l' Europa unita , Danimarca e Gran Bretagna , possono vantare il minor numero di infrazioni . Il ministro Romita promette pero' un cambio di marcia nei prossimi mesi : " Finora c' e' stata una mancanza di procedure e di competenze precise per il recepimento delle direttive Cee , e la nota lentezza del nostro Parlamento nel modificare le leggi interne . Ma finalmente e' entrata in vigore la cosiddetta ' ' legge comunitaria' ' varata da Antonio La Pergola , il mio predecessore : nella prossima primavera avremo cosi' un' apposita ' ' sessione comunitaria' ' , subito dopo quella di bilancio , durante la quale il Parlamento si concentrera' esclusivamente sull' approvazione delle direttive , e sulla loro trasformazione in leggi dello Stato " .
Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti si e' impegnato espressamente , nel suo discorso di insediamento , a dedicare almeno un Consigio dei ministri al mese esclusivamente alle questioni europee . " Spero che il primo avvenga entro settembre " , dice Romita . Ma , senza aspettare primavera , 60 direttive potrebbero essere adottate gia' nelle prossime settimane se venissero approvate tre leggi di delega al governo giacenti in Parlamento , e due ferme in Consiglio dei ministri : " La Camera non impegnata nell' esame della finanziaria e del bilancio in autunno potrebbe facilmente smaltirle " , auspica Romita .
Per la verita' , sono gli stessi auspici che formulava anche La Pergola un anno e mezzo fa , quando c' era un arretrato di 250 direttive . Dopodiche' , un centinaio sono state recepite . Ma poiche' il ritmo di emanazione di direttive da parte comunitaria e' aumentato in vista del ' 93 , il divario non e' stato colmato . " Un' altra novita' adesso " , promette Romita , " sono i maggiori poteri dati al ministro delle Politiche comunitarie , che coordinera' tutte le materie attinenti alle direttive Cee . E ci vorra' anche una nostra maggiore presenza a Bruxelles nella fase di definizione delle direttive , che spesso non rispecchiano gli interessi del nostro paese " .
Un argomento scottante sara' , nei prossimi mesi , quello della regolamentazione dell' accesso in Italia per gli immigrati africani . Oggi il nostro paese e' sotto accusa a Bruxelles perche' le nostre frontiere sono un colabrodo . E finche' l' Italia rappresentera' il " ventre molle " dell' Europa , difficilmente paesi molto piu' severi in fatto di immigrazione come Gran Bretagna e Germania Ovest saranno propensi ad aprire del tutto le loro frontiere comunitarie .
Insomma , e' probabile che un' Europa piu' aperta al proprio interno diventi piu' chiusa verso l' esterno . " Ma al di la' del recepimento delle direttive " , avverte il ministro Romita , " il vero distacco economico da colmare per far entrare l' Italia in Europa e' il risanamento della nostra finanza pubblica . Con i nostri deficit di bilancio sara' molto difficile arrivare preparati alla libera circolazione dei capitali " .
Mauro Suttora
Un suicidio sospetto
Europeo, 22/09/1989
dall' inchiesta: " il malaffare "
Storia di un suicidio dimenticato. Giuseppe Schiavo
di Mauro Suttora
Faceva molto caldo a Bagdad nel luglio ' 88 : quaranta gradi all' ombra . Solo di notte e all' alba un po' di fresco . Ma la citta' era in festa : era scoppiata la pace con l' Iran , dopo otto anni di guerra e un milione di morti . Facce tristi fra i businessmen occidentali trincerati nell' aria condizionata dell' hotel Rashid : i " buoni affari " dell' export bellico erano terminati , adesso anche loro dovevano riciclarsi e rassegnarsi alle meno remunerative commesse civili . Che comunque anche oggi sempre " civili " non sono : le attrezzature che l' Irak importa dall' Occidente (Italia compresa) per costruirsi bombe chimiche e atomiche vengono spacciate come " materiale per l' agricoltura e l' edilizia " , o come " componenti elettroniche " .
Cosi' , per esempio , nell' 83 la tedesca Messerschmitt , la francese Sagem e l' italiana Snia Bpd hanno aiutato il dittatore Saddam Hussein a realizzare il Condor 1 , razzo con 150 chilometri di gittata spacciato per un improbabile " missile meteorologico " (come se un paese in guerra si dilettasse con le previsioni del tempo) . Adesso invece e' la volta del Condor 2 , con portata sestuplicata , al quale hanno collaborato ex dipendenti della Snia . I profughi curdi hanno piu' volte accusato l' Italia (in particolare le aziende Sae , Gie Ansaldo e Montedison ) di aver contribuito all' edificazione di " fabbriche di fertilizzanti " dove in realta' vengono prodotti i gas per lo sterminio dei civili curdi .
E proprio dell' orrenda strage di Halabja , commessa dai soldati di Saddam Hussein nel marzo ' 88 contro un villaggio curdo , si parlo' in quei giorni a Bagdad durante una cena a cui parteciparono , fra gli altri , gli inviati speciali dei maggiori giornali italiani e l' addetto militare della nostra ambasciata in Irak , colonnello Giuseppe Schiavo . Il quale , oltre ad accusare i giornalisti italiani di essere filo iraniani , imbarazzo' i presenti sostenendo un' ardita tesi : " I civili curdi di Halabja sono morti perche' non dovevano trovarsi li' . Gli iraniani li hanno fatti tornare apposta nel villaggio , che era gia ' stato ' ' bonificato' ' dagli irakeni qualche mese prima " .
A questo punto la conversazione si ghiaccio' , perche' non e' educato litigare quando si e' ospiti . Che strani addetti militari l' Italia manda in giro per il mondo , pensammo . E ripensammo al colonnello Schiavo quando due mesi dopo , nel settembre ' 88 , gli irakeni " bonificarono " di nuovo con i gas chimici il Kurdistan , facendo fuggire centomila profughi in Turchia .
Il colonnello Schiavo , intanto , era tornato in Italia . Nelle scorse settimane e' stato interrogato per un' inchiesta , con tutta probabilita' sul traffico d' armi . Mercoledi' 6 settembre si e' suicidato con un colpo di pistola in testa nella sua casa di Torino . Perche' a soli 50 anni gli si era abbassata la vista , sostengono i familiari , e nessuno ha messo in dubbio le loro dichiarazioni . Ma e' credibile che l' impossibilita' di pilotare un aereo abbia spinto Schiavo al suicidio ?
Mauro Suttora
dall' inchiesta: " il malaffare "
Storia di un suicidio dimenticato. Giuseppe Schiavo
di Mauro Suttora
Faceva molto caldo a Bagdad nel luglio ' 88 : quaranta gradi all' ombra . Solo di notte e all' alba un po' di fresco . Ma la citta' era in festa : era scoppiata la pace con l' Iran , dopo otto anni di guerra e un milione di morti . Facce tristi fra i businessmen occidentali trincerati nell' aria condizionata dell' hotel Rashid : i " buoni affari " dell' export bellico erano terminati , adesso anche loro dovevano riciclarsi e rassegnarsi alle meno remunerative commesse civili . Che comunque anche oggi sempre " civili " non sono : le attrezzature che l' Irak importa dall' Occidente (Italia compresa) per costruirsi bombe chimiche e atomiche vengono spacciate come " materiale per l' agricoltura e l' edilizia " , o come " componenti elettroniche " .
Cosi' , per esempio , nell' 83 la tedesca Messerschmitt , la francese Sagem e l' italiana Snia Bpd hanno aiutato il dittatore Saddam Hussein a realizzare il Condor 1 , razzo con 150 chilometri di gittata spacciato per un improbabile " missile meteorologico " (come se un paese in guerra si dilettasse con le previsioni del tempo) . Adesso invece e' la volta del Condor 2 , con portata sestuplicata , al quale hanno collaborato ex dipendenti della Snia . I profughi curdi hanno piu' volte accusato l' Italia (in particolare le aziende Sae , Gie Ansaldo e Montedison ) di aver contribuito all' edificazione di " fabbriche di fertilizzanti " dove in realta' vengono prodotti i gas per lo sterminio dei civili curdi .
E proprio dell' orrenda strage di Halabja , commessa dai soldati di Saddam Hussein nel marzo ' 88 contro un villaggio curdo , si parlo' in quei giorni a Bagdad durante una cena a cui parteciparono , fra gli altri , gli inviati speciali dei maggiori giornali italiani e l' addetto militare della nostra ambasciata in Irak , colonnello Giuseppe Schiavo . Il quale , oltre ad accusare i giornalisti italiani di essere filo iraniani , imbarazzo' i presenti sostenendo un' ardita tesi : " I civili curdi di Halabja sono morti perche' non dovevano trovarsi li' . Gli iraniani li hanno fatti tornare apposta nel villaggio , che era gia ' stato ' ' bonificato' ' dagli irakeni qualche mese prima " .
A questo punto la conversazione si ghiaccio' , perche' non e' educato litigare quando si e' ospiti . Che strani addetti militari l' Italia manda in giro per il mondo , pensammo . E ripensammo al colonnello Schiavo quando due mesi dopo , nel settembre ' 88 , gli irakeni " bonificarono " di nuovo con i gas chimici il Kurdistan , facendo fuggire centomila profughi in Turchia .
Il colonnello Schiavo , intanto , era tornato in Italia . Nelle scorse settimane e' stato interrogato per un' inchiesta , con tutta probabilita' sul traffico d' armi . Mercoledi' 6 settembre si e' suicidato con un colpo di pistola in testa nella sua casa di Torino . Perche' a soli 50 anni gli si era abbassata la vista , sostengono i familiari , e nessuno ha messo in dubbio le loro dichiarazioni . Ma e' credibile che l' impossibilita' di pilotare un aereo abbia spinto Schiavo al suicidio ?
Mauro Suttora
Friday, September 15, 1989
Lodovico Ligato, una carriera democristiana
Europeo, 15/09/1989
DC , soldi e famiglia
Gli inizi come cronista " dimezzato " e il passaggio al parlamentino regionale . Il grande salto verso la capitale , il successo , le incriminazioni , l' abbandono . Ecco la storia dell' ex presidente delle Ferrovie assassinato : ascesa e caduta di un politico degli anni Ottanta
di Mauro Suttora
Calati iuncu , ca la fiumara passa " . Proverbio calabro : giunco , stattene giu' finche' passano i guai . Aspetta . Lodovico Ligato non ha saputo aspettare . L' ex presidente delle Ferrovie assassinato a Reggio Calabria la notte del 26 agosto era troppo abituato a essere un " numero uno " per potere aspettare . E poi , aspettava gia' da un anno : da quel tristissimo 4 settembre del 1988 , quando i suoi guai erano cominciati e aveva dovuto lasciare la guida dell' " industria " piu' importante d' Italia ( " Piu' della Fiat " , diceva orgoglioso) .
Non sta bene parlar male dei morti . Ma la storia di " Vico " Ligato , nel bene e nel male , e' una storia esemplare . E la vicenda di una persona che ha fatto politica in Italia negli anni ' 80 . Che ha conquistato il potere dopo averlo cercato per vent' anni , e che lo ha perso in poche settimane dopo averlo gustato per pochi anni .
Storie calabresi ? " Non diciamo fesserie " , protesta Antonio La Tella , giornalista reggino amico di Ligato , " non riduciamo tutto a una questione di ' ndrangheta locale in cui Vico sarebbe rimasto impigliato . Da dieci anni lui stava a Roma . Era uno degli uomini piu' potenti d' Italia . Io sono democristiano da una vita , ho 60 anni . Ma la Dc di oggi che scarica Ligato e' irriconoscibile . E i molti che gli erano amici adesso sono solo dei grandi ipocriti " .
L' ascesa , il fulgore e il declino di Ligato , quindi , sono vicende politiche non confinabili alla Calabria o al Sud . " Cercate a Roma ! " , urla da due settimane Eugenia Mammana , la vedova . Ma anche piu' a Nord : non per niente uno dei tre scandali ferroviari che avevano gia' fatto secco Vico un anno fa , molto prima delle trenta pallottole di Bocale , e' targato Codemi . E Codemi e' l' anagramma di De Mico , l' imprenditore milanese che per un grattacielo costruito a Milano e non a Reggio Calabria ha inchiodato Ligato nel marzo ' 88 .
Ma , piu' in generale , e' tipicamente italiana e non solo meridionale o democristiana l' intera carriera politica di Ligato . Perche' anche nell' " onesto " Friuli , o in Piemonte , o in Toscana , prima di arrivare a Roma bisogna diventare potenti assessori , distribuire favori , incassare tangenti , manovrare , fare politica di professione , abbandonare il contatto con la vita reale . E stringere mani sporche .
Vico comincia a fare politica negli anni ' 60 . Prima regola : trovarsi un padrino . Rispettata : il protettore dell' aitante figlio di ferroviere che piace alle ragazze (soprannome : " Stallone d' oro " ) e' Nello Vincelli , eterno sottosegretario dc reggino , senatore fino all' 83 . Quello che , si scopre oggi , aveva come segretario particolare un signore , Enzo Cafari , condannato a tre anni per favoreggiamento di un boss della ' ndrangheta , e il cui studio romano era frequentato da Giuseppe Piromalli e Saverio Mammoliti.
Vincelli e' tuttora sulla breccia : azionista e consigliere d' amministrazione della Gazzetta del Sud , il quotidiano calabro (60mila copie) . Vico e' un precursore : capisce che politica in Italia si fa anche sui giornali , e si fa assumere . Subito come " numero uno " : a 23 anni , nel ' 62 , si siede direttamente sulla poltrona di caporedattore di Reggio . Si e' appena laureato in legge a Palermo , facolta' piu' lontana e piu' " facile " di Messina . Ma come giornalista e' bravo : stile secco , frasi chiare . Firma solo gli articoli che vanno in prima pagina .
Eccone uno del 4 luglio 1963 : " Ercole Versace , possidente reggino , e' sfuggito ai rapitori ( . . . ) . L' Aspromonte e' tutta una caserma da due giorni . Ore di ansia non solo per i tre banditi di Carmelia e Delianova , ma per tutti i latitanti di quelle contrade . Quando finira' l' impressione del momento , l' organizzazione allentera' le sue maglie . Tornera' la tranquillita' sulle montagne . Ma non per coloro che , come Versace , debbano viaggiare con denaro o abbiano campi e boschi " .
I problemi della Calabria sono quelli della poverta' . E poi la ' ndrangheta che cresce , esce dalle campagne e si organizza managerialmente . " Summit " di Montalto del ' 69 , i 72 mafiosi convegnisti arrestati si difendono : " Andavamo a raccogliere funghi " . Da quelle parti viene sorpresa anche la Mercedes di Riccardo Misasi , incontrastato " califfo " dc calabro , deputato dal ' 58 , 100 mila preferenze a ogni elezione .
Il giornalismo di Ligato , pero' , verso il ' 68 diventa un po' troppo " dimezzato " . Il direttore Nino Calarco lo accusa di usare il giornale per le sue battaglie personali e di corrente dc , e gli mette sopra un nuovo caporedattore : Aldo Sgroi . Vico resiste qualche mese , poi si dimette e si candida alle elezioni regionali del ' 70 .
Nascono in quell' anno le tanto sospirate autonomie locali , immensi poteri vengono trasferiti alle regioni . In teoria , e' il decentramento di Carlo Cattaneo . Nella pratica , e' il trionfo definitivo della burocrazia e del clientelismo locale , agevolati dalla vicinanza fisica e alleggeriti da onerosi viaggi a Roma .
Ligato e' il tipico prodotto del nuovo ente regione : intuisce subito che ormai un assessore regionale varra' piu' di un sottosegretario , un sindaco di capoluogo piu' di un ministro , un presidente di commissione piu' di un semplice deputato a Roma . All ' inizio subisce una piccola batosta : risulta l' ultimo degli eletti a Reggio con 13 mila voti . Ma la rivolta dei " Boia chi molla " gli fa spiccare il volo : tre consiglieri regionali dc reggini appoggiano la rivolta popolare contro il trasferimento del capoluogo a Catanzaro e vengono espulsi dal partito .
Lui invece rimane fedele alla linea nazionale e viene ricompensato con l' assessorato agli Enti locali . Assessore a soli 31 anni : di nuovo numero uno . Assieme all' amico Franco Quattrone nel ' 73 organizza la rivolta dei " giovani turchi " dc reggini contro Vincelli : passa dai fanfaniani ad Andreotti e , sotto lo slogan " Rinnovamento " , si impadronisce del partito . Alle amministrative del ' 75 lui e' capolista in Regione , Quattrone al Comune . Rispettata in pieno la regola per la quale i politici italiani si autoselezionano nelle faide interne di partito , e non nel governo concreto dei problemi .
A Vico resta comunque il tempo per tessere rapporti e alleanze con tutti i sindaci di Calabria , che devono passare necessariamente attraverso il suo assessorato strategico . Il successo cosi' e' garantito : 29 mila voti di preferenza . Dal ' 75 al ' 79 e' lui il politico piu' potente della Calabria : non Misasi , non Mancini . Vico e' un superassessore , assomma nella sua persona tre deleghe importantissime : Enti locali , Trasporti , Bilancio . La sua figura cresce , anche perche' mentre i presidenti di giunta cambiano a cadenza quasi annuale lui e' inaffondabile , e gira instancabilmente la Calabria dispensando favori , sorrisi e pacche sulle spalle . A Reggio e' lui , con piglio tracotante , a decidere i nomi di sindaco e assessori .
Nel ' 76 fa eleggere deputato l' amico Quattrone . Nel ' 78 molla Andreotti e fonda , assieme a Misasi , l' area Zac (la sinistra) calabra . Misasi gravita su De Mita , lui su Bodrato . Un ' alleanza a due dettata non dall' amore , ma dalla necessita' di coalizzarsi per far fuori Carmelo Puija , astro nascente dc di Catanzaro . Negli anni ' 80 , invece , per far fuori Ligato si alleano Misasi e Puija .
Naturalmente negli anni ' 70 Vico e' coinvolto fino al collo nella questione Gioia Tauro : l' industrializzazione mai avvenuta della provincia di Reggio Calabria che ha fatto sperperare migliaia di miliardi di soldi pubblici . Suoi grandi amici sono il cavaliere Giovanni Cali' , presidente dell' Asi (Area sviluppo industriale) , nonche' Raffaele Ursini , l ' avvocato di Roccella Jonica alla guida della Liquichimica , altro buco nero per le finanze statali (250 miliardi di allora per 800 posti di lavoro) .
Nel ' 79 , il punto piu' alto della parabola di Vico : 87 mila preferenze in Calabria per l' elezione a deputato , un record per un debuttante . Supera addirittura Misasi nelle preferenze , poi si mettono d' accordo per far risultare che il " califfo " ha avuto 700 voti in piu' . Ma da quel momento , inesorabilmente , Vico comincia a commettere errori . Uno dopo d' altro . La benzina accumulata da assessore negli anni ' 70 gli permettera' di essere rieletto nell' 83 (seppure con 24 mila voti in meno , facendosi superare anche dall' odiato Puija , e guardando col cannocchiale le 108mila preferenze di Misasi) , e anche di agguantare la presidenza delle Ferrovie due anni dopo . Ma la strada ormai e' in discesa . Perche' ?
" Vico , abituato a essere il numero uno , sperava che appena arrivato in Parlamento , sull' onda del trionfo del ' 79 , gli venisse offerto un sottosegretariato " , ricorda Nino Calarco , tuttora direttore della Gazzetta del Sud . E invece niente : anche perche' di regola i parlamentari dc di prima nomina non possono entrare nel governo . Rimasto peone a Roma , frustrato , nell' 80 Vico commette l' errore classico : taglia le gambe a tutti i suoi possibili concorrenti a Reggio . Vico non sopporta che qualche altro democristiano di Reggio gli possa fare ombra , e cosi' uccide i pulcini . Anche perche' non vuole che qualcuno compia ai suoi danni la scalata che lui stesso era riuscito a fare contro Misasi .
Ministro o sottosegretario Ligato non riesce a diventarlo neanche dopo l' 83 . Nei governi Craxi non c' e' posto per lui . Tramonta cosi' il sogno mai avverato di Reggio Calabria nel dopoguerra : avere un ministro . Vico si consola facendo il segretario della Commissione Trasporti della Camera e il relatore della legge di riforma delle Ferrovie .
Nell' 85 Misasi e De Mita lo mettono a capo del nuovo ente Ferrovie . Gli fanno balenare grandi traguardi , il programma di ammodernamento da 60mila miliardi , il ponte sullo stretto . Ma la realta' , ancora una volta , e' assai piu' misera : Misasi vuole far posto in Parlamento al primo dei non eletti , Mario Lagana' di Locri , per rinforzare gli equilibri del proprio feudo . In cambio , Lagana' molla la corrente di Emilio Colombo e si fa demitiano .
Alle politiche dell' 87 la corrente di Ligato non riesce a piazzare neanche un candidato , e si sfalda . Allora Vico scende a Reggio e per vendicarsi fa campagna elettorale , lui reggino , per due democristiani di Cosenza : Vito Napoli e Rosario Chiriano . Un " tradimento " che a Reggio non gli perdonano : quest' anno per le comunali , di maggio , i ligatiani sono esclusi dalla lista . Formalmente , perche' colpiti da comunicazione giudiziaria (come Pino Gentile , suo commensale all' ultima cena) . Ma da queste parti le comunicazioni giudiziarie si sprecano.
Le disavventure giudiziarie che in pochi mesi hanno costretto Ligato a dimettersi anche da presidente delle Ferrovie sono tre : oltre a quella delle tangenti De Mico , le bustarelle dell' avellinese Elio Graziano ( " Cinquanta milioni non bastano neanche per una scopata " , gli rispose sprezzante Michele Ligato , 27 anni , figlio di Vico , studente fuoricorso di economia e commercio) e l' incriminazione per le carte di credito aziendali .
Ma qui , e nella spudorata mossa di voler continuare a trafficare con ben 27 societa ' create negli ultimi mesi , salta fuori un altro difetto tipico dei politici italiani : i figli . Ligato junior e' piu' arrogante del padre . Anche gli amici piu' intimi di Vico , quelli che giurano se non sulla sua onesta' , almeno sulla zoppicante tesi della trappola ( " Ligato e' rimasto vittima della guerra di Craxi alla ' ' sinistra ferroviaria' ' di Claudio Signorile " , e' il ritornello di tutti i capi dc di Reggio Calabria , per i quali evidentemente i giudici sarebbero solo attrezzi nelle mani del segretario psi) , di fronte al ruolo crescente del figlio rimangono allibiti .
Si' , ammettono , a Vico negli ultimi anni e' piaciuto arricchirsi . Ville , attici e superattici per miliardi in Calabria , a Ischia , a Roma . Voci su partecipazioni in alberghi in Kenya e in villaggi turistici . Ma che il figlio avesse su di lui un tale ascendente da costringerlo perfino a rompere , quattro mesi fa , con il suo avvocato Nino Marazzita , nessuno lo sapeva . Forse , in mezzo alla tempesta , il giunco non sapeva bene dove ripararsi . Forse aveva trovato rifugio nelle smanie affaristiche del primogenito . Faccendieri della ' ndrangheta , commesse ferroviarie , i mille miliardi di appalti per Reggio Calabria : Vico aveva instradato il figlio sul suo stesso binario . Ma forse la locomotiva non era piu' lui .
Mauro Suttora
(Ha collaborato Filippo Pratico)
DC , soldi e famiglia
Gli inizi come cronista " dimezzato " e il passaggio al parlamentino regionale . Il grande salto verso la capitale , il successo , le incriminazioni , l' abbandono . Ecco la storia dell' ex presidente delle Ferrovie assassinato : ascesa e caduta di un politico degli anni Ottanta
di Mauro Suttora
Calati iuncu , ca la fiumara passa " . Proverbio calabro : giunco , stattene giu' finche' passano i guai . Aspetta . Lodovico Ligato non ha saputo aspettare . L' ex presidente delle Ferrovie assassinato a Reggio Calabria la notte del 26 agosto era troppo abituato a essere un " numero uno " per potere aspettare . E poi , aspettava gia' da un anno : da quel tristissimo 4 settembre del 1988 , quando i suoi guai erano cominciati e aveva dovuto lasciare la guida dell' " industria " piu' importante d' Italia ( " Piu' della Fiat " , diceva orgoglioso) .
Non sta bene parlar male dei morti . Ma la storia di " Vico " Ligato , nel bene e nel male , e' una storia esemplare . E la vicenda di una persona che ha fatto politica in Italia negli anni ' 80 . Che ha conquistato il potere dopo averlo cercato per vent' anni , e che lo ha perso in poche settimane dopo averlo gustato per pochi anni .
Storie calabresi ? " Non diciamo fesserie " , protesta Antonio La Tella , giornalista reggino amico di Ligato , " non riduciamo tutto a una questione di ' ndrangheta locale in cui Vico sarebbe rimasto impigliato . Da dieci anni lui stava a Roma . Era uno degli uomini piu' potenti d' Italia . Io sono democristiano da una vita , ho 60 anni . Ma la Dc di oggi che scarica Ligato e' irriconoscibile . E i molti che gli erano amici adesso sono solo dei grandi ipocriti " .
L' ascesa , il fulgore e il declino di Ligato , quindi , sono vicende politiche non confinabili alla Calabria o al Sud . " Cercate a Roma ! " , urla da due settimane Eugenia Mammana , la vedova . Ma anche piu' a Nord : non per niente uno dei tre scandali ferroviari che avevano gia' fatto secco Vico un anno fa , molto prima delle trenta pallottole di Bocale , e' targato Codemi . E Codemi e' l' anagramma di De Mico , l' imprenditore milanese che per un grattacielo costruito a Milano e non a Reggio Calabria ha inchiodato Ligato nel marzo ' 88 .
Ma , piu' in generale , e' tipicamente italiana e non solo meridionale o democristiana l' intera carriera politica di Ligato . Perche' anche nell' " onesto " Friuli , o in Piemonte , o in Toscana , prima di arrivare a Roma bisogna diventare potenti assessori , distribuire favori , incassare tangenti , manovrare , fare politica di professione , abbandonare il contatto con la vita reale . E stringere mani sporche .
Vico comincia a fare politica negli anni ' 60 . Prima regola : trovarsi un padrino . Rispettata : il protettore dell' aitante figlio di ferroviere che piace alle ragazze (soprannome : " Stallone d' oro " ) e' Nello Vincelli , eterno sottosegretario dc reggino , senatore fino all' 83 . Quello che , si scopre oggi , aveva come segretario particolare un signore , Enzo Cafari , condannato a tre anni per favoreggiamento di un boss della ' ndrangheta , e il cui studio romano era frequentato da Giuseppe Piromalli e Saverio Mammoliti.
Vincelli e' tuttora sulla breccia : azionista e consigliere d' amministrazione della Gazzetta del Sud , il quotidiano calabro (60mila copie) . Vico e' un precursore : capisce che politica in Italia si fa anche sui giornali , e si fa assumere . Subito come " numero uno " : a 23 anni , nel ' 62 , si siede direttamente sulla poltrona di caporedattore di Reggio . Si e' appena laureato in legge a Palermo , facolta' piu' lontana e piu' " facile " di Messina . Ma come giornalista e' bravo : stile secco , frasi chiare . Firma solo gli articoli che vanno in prima pagina .
Eccone uno del 4 luglio 1963 : " Ercole Versace , possidente reggino , e' sfuggito ai rapitori ( . . . ) . L' Aspromonte e' tutta una caserma da due giorni . Ore di ansia non solo per i tre banditi di Carmelia e Delianova , ma per tutti i latitanti di quelle contrade . Quando finira' l' impressione del momento , l' organizzazione allentera' le sue maglie . Tornera' la tranquillita' sulle montagne . Ma non per coloro che , come Versace , debbano viaggiare con denaro o abbiano campi e boschi " .
I problemi della Calabria sono quelli della poverta' . E poi la ' ndrangheta che cresce , esce dalle campagne e si organizza managerialmente . " Summit " di Montalto del ' 69 , i 72 mafiosi convegnisti arrestati si difendono : " Andavamo a raccogliere funghi " . Da quelle parti viene sorpresa anche la Mercedes di Riccardo Misasi , incontrastato " califfo " dc calabro , deputato dal ' 58 , 100 mila preferenze a ogni elezione .
Il giornalismo di Ligato , pero' , verso il ' 68 diventa un po' troppo " dimezzato " . Il direttore Nino Calarco lo accusa di usare il giornale per le sue battaglie personali e di corrente dc , e gli mette sopra un nuovo caporedattore : Aldo Sgroi . Vico resiste qualche mese , poi si dimette e si candida alle elezioni regionali del ' 70 .
Nascono in quell' anno le tanto sospirate autonomie locali , immensi poteri vengono trasferiti alle regioni . In teoria , e' il decentramento di Carlo Cattaneo . Nella pratica , e' il trionfo definitivo della burocrazia e del clientelismo locale , agevolati dalla vicinanza fisica e alleggeriti da onerosi viaggi a Roma .
Ligato e' il tipico prodotto del nuovo ente regione : intuisce subito che ormai un assessore regionale varra' piu' di un sottosegretario , un sindaco di capoluogo piu' di un ministro , un presidente di commissione piu' di un semplice deputato a Roma . All ' inizio subisce una piccola batosta : risulta l' ultimo degli eletti a Reggio con 13 mila voti . Ma la rivolta dei " Boia chi molla " gli fa spiccare il volo : tre consiglieri regionali dc reggini appoggiano la rivolta popolare contro il trasferimento del capoluogo a Catanzaro e vengono espulsi dal partito .
Lui invece rimane fedele alla linea nazionale e viene ricompensato con l' assessorato agli Enti locali . Assessore a soli 31 anni : di nuovo numero uno . Assieme all' amico Franco Quattrone nel ' 73 organizza la rivolta dei " giovani turchi " dc reggini contro Vincelli : passa dai fanfaniani ad Andreotti e , sotto lo slogan " Rinnovamento " , si impadronisce del partito . Alle amministrative del ' 75 lui e' capolista in Regione , Quattrone al Comune . Rispettata in pieno la regola per la quale i politici italiani si autoselezionano nelle faide interne di partito , e non nel governo concreto dei problemi .
A Vico resta comunque il tempo per tessere rapporti e alleanze con tutti i sindaci di Calabria , che devono passare necessariamente attraverso il suo assessorato strategico . Il successo cosi' e' garantito : 29 mila voti di preferenza . Dal ' 75 al ' 79 e' lui il politico piu' potente della Calabria : non Misasi , non Mancini . Vico e' un superassessore , assomma nella sua persona tre deleghe importantissime : Enti locali , Trasporti , Bilancio . La sua figura cresce , anche perche' mentre i presidenti di giunta cambiano a cadenza quasi annuale lui e' inaffondabile , e gira instancabilmente la Calabria dispensando favori , sorrisi e pacche sulle spalle . A Reggio e' lui , con piglio tracotante , a decidere i nomi di sindaco e assessori .
Nel ' 76 fa eleggere deputato l' amico Quattrone . Nel ' 78 molla Andreotti e fonda , assieme a Misasi , l' area Zac (la sinistra) calabra . Misasi gravita su De Mita , lui su Bodrato . Un ' alleanza a due dettata non dall' amore , ma dalla necessita' di coalizzarsi per far fuori Carmelo Puija , astro nascente dc di Catanzaro . Negli anni ' 80 , invece , per far fuori Ligato si alleano Misasi e Puija .
Naturalmente negli anni ' 70 Vico e' coinvolto fino al collo nella questione Gioia Tauro : l' industrializzazione mai avvenuta della provincia di Reggio Calabria che ha fatto sperperare migliaia di miliardi di soldi pubblici . Suoi grandi amici sono il cavaliere Giovanni Cali' , presidente dell' Asi (Area sviluppo industriale) , nonche' Raffaele Ursini , l ' avvocato di Roccella Jonica alla guida della Liquichimica , altro buco nero per le finanze statali (250 miliardi di allora per 800 posti di lavoro) .
Nel ' 79 , il punto piu' alto della parabola di Vico : 87 mila preferenze in Calabria per l' elezione a deputato , un record per un debuttante . Supera addirittura Misasi nelle preferenze , poi si mettono d' accordo per far risultare che il " califfo " ha avuto 700 voti in piu' . Ma da quel momento , inesorabilmente , Vico comincia a commettere errori . Uno dopo d' altro . La benzina accumulata da assessore negli anni ' 70 gli permettera' di essere rieletto nell' 83 (seppure con 24 mila voti in meno , facendosi superare anche dall' odiato Puija , e guardando col cannocchiale le 108mila preferenze di Misasi) , e anche di agguantare la presidenza delle Ferrovie due anni dopo . Ma la strada ormai e' in discesa . Perche' ?
" Vico , abituato a essere il numero uno , sperava che appena arrivato in Parlamento , sull' onda del trionfo del ' 79 , gli venisse offerto un sottosegretariato " , ricorda Nino Calarco , tuttora direttore della Gazzetta del Sud . E invece niente : anche perche' di regola i parlamentari dc di prima nomina non possono entrare nel governo . Rimasto peone a Roma , frustrato , nell' 80 Vico commette l' errore classico : taglia le gambe a tutti i suoi possibili concorrenti a Reggio . Vico non sopporta che qualche altro democristiano di Reggio gli possa fare ombra , e cosi' uccide i pulcini . Anche perche' non vuole che qualcuno compia ai suoi danni la scalata che lui stesso era riuscito a fare contro Misasi .
Ministro o sottosegretario Ligato non riesce a diventarlo neanche dopo l' 83 . Nei governi Craxi non c' e' posto per lui . Tramonta cosi' il sogno mai avverato di Reggio Calabria nel dopoguerra : avere un ministro . Vico si consola facendo il segretario della Commissione Trasporti della Camera e il relatore della legge di riforma delle Ferrovie .
Nell' 85 Misasi e De Mita lo mettono a capo del nuovo ente Ferrovie . Gli fanno balenare grandi traguardi , il programma di ammodernamento da 60mila miliardi , il ponte sullo stretto . Ma la realta' , ancora una volta , e' assai piu' misera : Misasi vuole far posto in Parlamento al primo dei non eletti , Mario Lagana' di Locri , per rinforzare gli equilibri del proprio feudo . In cambio , Lagana' molla la corrente di Emilio Colombo e si fa demitiano .
Alle politiche dell' 87 la corrente di Ligato non riesce a piazzare neanche un candidato , e si sfalda . Allora Vico scende a Reggio e per vendicarsi fa campagna elettorale , lui reggino , per due democristiani di Cosenza : Vito Napoli e Rosario Chiriano . Un " tradimento " che a Reggio non gli perdonano : quest' anno per le comunali , di maggio , i ligatiani sono esclusi dalla lista . Formalmente , perche' colpiti da comunicazione giudiziaria (come Pino Gentile , suo commensale all' ultima cena) . Ma da queste parti le comunicazioni giudiziarie si sprecano.
Le disavventure giudiziarie che in pochi mesi hanno costretto Ligato a dimettersi anche da presidente delle Ferrovie sono tre : oltre a quella delle tangenti De Mico , le bustarelle dell' avellinese Elio Graziano ( " Cinquanta milioni non bastano neanche per una scopata " , gli rispose sprezzante Michele Ligato , 27 anni , figlio di Vico , studente fuoricorso di economia e commercio) e l' incriminazione per le carte di credito aziendali .
Ma qui , e nella spudorata mossa di voler continuare a trafficare con ben 27 societa ' create negli ultimi mesi , salta fuori un altro difetto tipico dei politici italiani : i figli . Ligato junior e' piu' arrogante del padre . Anche gli amici piu' intimi di Vico , quelli che giurano se non sulla sua onesta' , almeno sulla zoppicante tesi della trappola ( " Ligato e' rimasto vittima della guerra di Craxi alla ' ' sinistra ferroviaria' ' di Claudio Signorile " , e' il ritornello di tutti i capi dc di Reggio Calabria , per i quali evidentemente i giudici sarebbero solo attrezzi nelle mani del segretario psi) , di fronte al ruolo crescente del figlio rimangono allibiti .
Si' , ammettono , a Vico negli ultimi anni e' piaciuto arricchirsi . Ville , attici e superattici per miliardi in Calabria , a Ischia , a Roma . Voci su partecipazioni in alberghi in Kenya e in villaggi turistici . Ma che il figlio avesse su di lui un tale ascendente da costringerlo perfino a rompere , quattro mesi fa , con il suo avvocato Nino Marazzita , nessuno lo sapeva . Forse , in mezzo alla tempesta , il giunco non sapeva bene dove ripararsi . Forse aveva trovato rifugio nelle smanie affaristiche del primogenito . Faccendieri della ' ndrangheta , commesse ferroviarie , i mille miliardi di appalti per Reggio Calabria : Vico aveva instradato il figlio sul suo stesso binario . Ma forse la locomotiva non era piu' lui .
Mauro Suttora
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