INCHIESTA DI COPERTINA
Europeo, 24 febbraio 1989
Grande sete: i danni della stagione piu asciutta del secolo
Acqua razionata , colture distrutte , boschi bruciati , concentrazione dell' inquinamento . Ecco , regione per regione , la mappa di un' emergenza provocata da un eccesso di bel tempo invernale . E che si potra' risolvere soltanto con una bruttissima primavera
di Salvatore Gajas
e Mauro Suttora
Ci mancava soltanto il Worldwatch Institute . Il prestigioso centro di futurologia statunitense venerdi' 10 febbraio ha diffuso ai giornali di tutto il mondo il suo rapporto annuale . E in questo rapporto c' e' scritto , nero su bianco , che se non riduciamo l' inquinamento di ogni tipo (da quello delle industrie e quello delle auto , dal taglio delle foreste al sovrappopolamento) la Terra subira' danni irreversibili entro il 2000 . Cioe' entro dieci anni .
In Italia , intanto , molti cominciano a maledire il sole . Non piu' soltanto gli sciatori e gli albergatori di montagna che , dopo il Capodanno senza neve , vedono svanire anche la possibilita' di rifarsi con le settimane bianche di febbraio e marzo . O gli agricoltori del Sud e del Nord che hanno le colture distrutte dalla siccita' , e i vigili del fuoco costretti ai salti mortali dai mille incendi che continuano a scoppiare nei boschi secchi . Adesso anche i cittadini comuni scrutano il cielo con apprensione . Per ora soltanto quelli di Genova , Vigevano e Chioggia , che hanno gia' subito il razionamento di " sorella acqua " . Ma fin dai prossimi giorni l' emergenza siccita' si allarghera' e tocchera' concretamente la vita quotidiana di molti di noi .
Colpa nostra , maledetti inquinatori che abbiamo rovinato perfino l' elemento primario di ogni forma di vita sul nostro pianeta ? O tremenda fatalita' del destino , calamita' biblica contro cui non si puo' far nulla se non pregare ? Gli appelli apocalittici del Worldwatch Institute lasciano perplessi e scettici anche ecologisti di provata esperienza come Laura Conti , deputato del Pci . Ma certo l' inusuale siccita' che sta colpendo l' Italia in queste settimane e' aggravata dall' imprevidenza ambientale dei nostri governanti . Cosi' , nel momento in cui per cause naturali diventa poca , l' acqua potabile e' resa ancora piu' inquinata dall' atrazina , i cui livelli minimi tollerabili vengono aumentati per decreto governativo . E diversi acquedotti sono chiusi non per mancanza d' acqua , ma perche' i veleni si concentrano troppo nel poco liquido rimasto .
Ecco , regione per regione , la mappa del disastro . Provocato dal destino , ma anche dall' incuria .
PIEMONTE
Qui il bicchiere e' ancora pieno . Ma avvelenato . Per lo meno nelle province di Vercelli , Novara , Asti e Alessandria , dove atrazina , bentazone e molinate la fanno da padroni . Casale Monferrato e' all' asciutto , ma lo era gia' tre anni fa . E non perche' le falde sotterranee e i pozzi si siano inariditi (anzi , non per nulla queste sono le regioni del riso) , ma perche' diserbanti e fertilizzanti chimici sono penetrati nella terra e hanno inquinato l' acqua potabile . Eppure , in teoria , il Piemonte e' , assieme al Trentino Alto Adige , la regione italiana con la maggiore disponibilita' di acqua , sia di sorgente sia di falda . Ma la rete idrica e' antiquata . Anche in periodi normali , un quarto della popolazione piemontese riceve una quantita' di acqua potabile ritenuta insufficiente dalle stesse autorita' pubbliche .
Da ottobre il cielo e' uno specchio limpido su tutta la regione . Il raccolto di grano e' gia' dato per compromesso al 15 per cento . In provincia di Cuneo soffrono soprattutto gli alberi da frutta . Per la prima volta nella storia del Piemonte si discute sull' opportunita' di costruire serbatoi artificiali per riserve idriche . Emilio Lombardi , assessore regionale all' agricoltura , chiedera' lo stato di calamita' .
LOMBARDIA
I devoti cattolici lombardi pregano . E ormai le invovazioni sono diventate ufficiali . Domenica 12 febbraio hanno chiesto nubi all' orizzonte da tutte le chiese . Che sarebbe finita cosi' , l' aveva capito per primo un parrocco brianzolo , don Gino Molon , malgrado la delusione finale . Aveva esposto nella chiesa di Canzo (Como) le reliquie di San Miro Paredi (uno dei pochissimi santi forniti anche di cognome) , noto e apprezzato durante i secoli per le pioggie provocate in suo nome . Questa volta , pero' , nonostante le preci dei fedeli di fronte alle sue ossa , nulla di nulla . Cosi' , dopo due giorni , don Gino ha riposto San Miro nell' urna per evitargli ingiusti sarcasmi . E i brianzoli si consolano con pellegrinaggi alla fonte Gajum , dove pero' le taniche si riempiono piu' faticosamente del solito .
Le acque lombarde sono oggetto di grandi traffici . Dopo aver avvelenato le preziosissime acque sotterranee di falda (che in queste zone scorrono anche a soli 50 centimetri dalla superficie , rendendo cosi' i campi i piu' fertili d' Europa) , adesso i politici accarezzano un sogno costosissimo : dissetare Milano con l' acqua di Ticino e Adda , potabilizzata e trasportata in acquedotto dai laghi Maggiore e di Como . E il cosiddetto " piano Lambro " , che invece di far disinquinare ai colpevoli , prevede molto cemento in opere pubbliche . Costo : 5 mila miliardi , tutti soldi pubblici . Significato concreto dell' operazione : piu' appalti , piu' tangenti , piu' finanziamenti per i partiti .
A Roma , in Parlamento , circola la facile battuta : " I nordisti hanno inventato Lambro e Po per istituire la Cassa del Mezzogiorno di Milano " . Sempre in quest' ottica , assistenzialista , ammaestrati dalle centinaia di miliardi spillati grazie all' alluvione in Valtellina , i politici lombardi gia' chiedono 1 . 500 miliardi per gli agricoltori . Un' enormita' , se si pensa che la nebbia umida ha limitato i danni in Padania , e che la Sardegna ha chiesto solo 800 miliardi , ma con danni ben maggiori . Intanto , l' " acqua all' atrazina " viene bevuta da 273 mila lombardi sparsi in sei province (escluse solo Sondrio , Varese e Como , troppo montane per avere le falde gia' inquinate) e in 73 comuni . Le piu' colpite sono le province di Milano (30 comuni) e Bergamo (22) .
LIGURIA
E' la regione settentrionale piu' colpita . I " mareometri " di Genova e Savona segnalano che il mare in Liguria si e' abbassato di 36 centimetri . Ma questo e' solo l' aspetto piu' spettacolare della siccita' . A Genova c' e' il razionamento dell' acqua gia' da dieci giorni . Per ora e' vietato lavare le automobili e innaffiare i giardini . Cosi' si risparmia l' equivalente di dieci milioni di bottiglie di acqua potabile ogni giorno . Ma , in mancanza di pioggia , da lunedi' 20 febbraio scatterranno misure ben piu' restrittive . Il comune ha gia' preparato il piano di razionamento , con mappe e calendario quartiere per quartiere .
Intanto Liguria ed Emilia litigano per la " briglia " sul Cassinghero : Genova accusa Piacenza di rubarle la poca , preziosa acqua del fiume Trebbia . Altra acqua , poi , ci pensa lo stesso acquedotto di Genova a sciuparla : nonostante che le tubazioni piu' recenti risalgono agli anni ' 60 , infatti , le perdite raggiungono spesso punte del 30% , contro una percentuale del 12 fisiologica in ogni acquedotto . Cosi' , mentre il fabbisogno canonico pro capite sarebbe di 400 litri al giorno , ogni genovese anche in periodi normali puo' contare solo su 320 litri .
Infuriano gli incendi nei boschi : i danni ormai si calcolano in migliaia di ettari . Vicino a Savona e' precipitato un Canadair " innaffiatore " , e i due piloti sono morti . Una delle cause " umane " degli incendi , oltre ai piromani che stanno agendo anche in questi giorni , e' la preferenza data alle conifere nei rimboschimenti degli ultimi anni . Querce e lecci , invece , sono molto piu' resistenti al fuoco . Il sughero , poco infiammabile al contrario della resina dei pini , fa da scudo per le parti vitali dei tronchi , e permette alle querce attaccate dal fuoco di riprendersi nel giro di poche stagioni .
VENETO
Gli epicentri della siccita' qui per ora sono due : l' altopiano di Asiago (Vicenza) e Chioggia (Venezia) . I sindaci dei piccoli comuni dell' altopiano stanno emanando ordinanze per evitare l' uso dell' acqua potabile nell' innaffiamento dei giardini . L' acquedotto che rifornisce Chioggia invece e' gia' rimasto chiuso per tre giorni , fino a sabato 11 , per un inquinamento del fiume Adige . E scattato un vero e proprio piano di emergenza , come se ne vedranno molti in altre parti d' Italia se non piovera' molto e presto . Il sindaco ha fatto chiudere le scuole , la gente ha dovuto comprare il pane in comuni limitrofi . Sono arrivate in citta' autobotti sia di privati , sia del IV Corpo d' armata , di Udine , sia dei vigili del fuoco di Mestre e Vicenza . Il problema piu' grosso e' stato quello dei servizi igienici : " Va bene , non useremo l' acqua per berla o per cuocerci la pasta , ma almeno datecela per far funzionare lo sciacquone " , imploravano soprattutto i negozianti . Sabato l' acquedotto e' stato riaperto , ma l' acqua puzza di solvente al nitro . Puo' davvero servire solo per il bagno .
TRENTINO ALTO ADIGE
È la regione meno colpita dalla siccita' . Eppure in Val d' Isarco , vicino a Vipiteno , domenica scorsa e' scoppiato un incendio che e' stato difficilissimo domare per mancanza d' acqua . Ci sono voluti gli elicotteri per circoscrivere le fiamme , che minacciavano il villaggio di Campo Trens .
FRIULI VENEZIA GIULIA
Il " Tilimint " (Tagliamento) e' ridotto a un rigagnolo . Per ora non si parla di razionamenti , ma soia e mais stanno gia' soffrendo . Qui il vescovo aveva invitato a pregare gia' una settimana prima che a Milano , ma per ora egualmente senza esito . Assieme alla siccita' e' arrivata perfino la nebbia , fenomeno rarissimo da queste parti . Il Friuli e' rinomato per essere la regione piu' piovosa d' Italia , e le riserve sotterranee non sono ancora prosciugate . Ma i vigili del fuoco hanno fatto molti straordinari , dai primi di gennaio ad oggi , per affrontare incendi che sul Carso vengono aggravati dalla bora .
EMILIA ROMAGNA
A Ferrara l' acqua potabile e' un bene prezioso gia' da vari anni . Infatti , poiche' questa citta' ricava le sue scorte idriche direttamente dal Po , almeno una volta all' anno gli inquinamenti del grande fiume malato bloccano l' erogazione : vengono raggiunti livelli spaventosi di atrazina . " In Emilia Romagna c' e' stato il 64% in meno della media delle precipitazioni avvenute negli ultimi sessant' anni " , ha calcolato Mauro Bencivenga , ingegnere del Servizio idrografico del ministero dei Lavori pubblici . La Lipu (Lega italiana protezione uccelli) ha chiesto ai ministri dell' Agricoltura e dell' Ambiente l' immediata chiusura anticipata della caccia su tutto il territorio nazionale : " Milioni di uccelli migratori sostano nel nostro paese trovando rifugio in zone umide che adesso invece sono completamente secche , e non trovano tregua perche' quando non piove vanno tutti a caccia " , avvertono gli ecologisti .
Intanto , e' scoppiata la psicosi dell' acqua minerale : a Rimini diverse famiglie hanno ordinato scorte per 30 40 casse , e anche i bolognesi sono terrorizzati dalla sete . La Cerelia , una delle ditte distributrici piu' importanti , ha 600 mila bottiglie in circolazione , ma sempre meno vuoti tornano indietro . Cosi' l' Emilia Romagna si avvia a battere il proprio record di 70 litri annui di minerale a testa , secondo solo alla Lombardia.
TOSCANA
La riserva e' di nove milioni di metri cubi , si puo' andare avanti ancora per 40 giorni . Poi , per Firenze sara ' l' emergenza . I pozzi della citta' sono quasi tutti contaminati dalla trielina , l' Arno e' ridotto al 10% della sua portata , ma il bacino dell' Anconella allontana il pericolo delle autobotti militari . Sara' un' annata preziosissima quella dell' 89 per il Chianti : gia' oggi si stima una produzione d' uva decimata dal secco . Ancor peggio andando a sud , in provincia di Grosseto . L' Ombrone e' arrivato al 7% della portata . Il ricordo della grande siccita' dell' 85 e' ancora forte in Toscana , ma la soglia dell' Arno nel bacino dell' Anconella , che allora aveva raggiunto i 17 centimetri , adesso e' ancora a 38 . Ma gia' si parla di bloccare gli autolavaggi , di chiudere le piscine , di limitare il lavoro delle lavanderie e di vietare l' innaffiamento dei giardini .
UMBRIA
" Danza della pioggia " a Gubbio organizzata dal clero cittadino sotto la piu' rassicurante forma della " veglia di preghiera " . L' iniziativa ha pero' provocato reazioni rabbiose da parte della gente . Costretti a un razionamento " da Terzo mondo " , gli eugubini se la sono presa con l' amministrazione comunale , colpevole di avere annunciato tante volte , e di non aver mai realizzato , un grande serbatoio di riserva per le emergenze . A Terni la situazione e' appena migliore : l' acqua non manca , ma la pressione e' ormai tanto bassa che chi abita nei piani piu' alti delle palazzine della parte nuova della citta' deve aspettare la notte per lavarsi .
Nel capoluogo invece le cose vanno decisamente meglio . A palazzo dei Priori , sede del municipio di Perugia , i funzionari snoccialano le cifre con l' orgoglio di chi ha vinto una battaglia : " Attualmente giungono a Perugia cinquecento litri d' acqua al secondo , di cui quattrocento da pozzi e cento da sorgenti appenniniche " . Invece che diminuire , l' erogazione e' addirittura aumentata , passando dai 37 . 800 metri cubi dell' ultimo trimestre dell' 87 ai 38 . 890 metri cubi del periodo corrispondente dell' 88 . Anche per il futuro non c' e' da temere : le riserve non mancano e nel prossimo marzo la disponibilita' d' acqua sara' di 38 . 890 metri cubi , mentre in aprile si scendera' di poco , toccando i 35 . 800 metri cubi . Ma se , a parte qualche caso , le citta' e le campagne umbre non soffrono troppo per la siccita' , i piu' pessimisti pensano gia' al futuro : ad Assisi il sindaco e l' assessore ai servizi tecnici hanno messo in allarme le squadre antincendio , per la prima volta nella loro storia . E hanno preteso che si lanciassero in una estenuante serie di esercitazioni dal vivo , sotto gli occhi un po' stupefatti della gente .
MARCHE
Nessun caso di razionamento nelle citta' e che vede gli agricoltori preoccupati ma non in difficolta' . Unica eccezione : Ancona , servita da un acquedotto tanto vecchio e inefficiente da essere continuamente soggetto a guasti .
LAZIO
Roma , che consuma con i suoi oltre quattro milioni di abitanti piu' acqua di tutto il resto della regione , non soffre di problemi gravi e finisce anche , con allacciamenti volanti sul suo acquedotto , per fare da pompa di rifornimento per chi ne ha bisogno . Nell' alto Lazio la situazione e' del tutto diversa , e i problemi peggiori li hanno proprio le zone che finora venivano additate a modello di buona gestione del patrimonio idrico . E il caso del Consorzio Maremma Etrusca , che grazie a impianti modernissimi permette di norma la messa a coltura di oltre 5 . 500 ettari dalle capacita' produttive record . " Quest ' anno certo non sta andando cosi " , si lamentano a Tarquinia , centro del Consorzio . " Nel 1987 passammo grossi guai perche' l' acqua era tanta , al punto che registrammo una serie di inondazioni disastrose . Ora siamo arrivati al punto di irrigare perfino il grano , che d' inverno di solito non ne ha certo bisogno . Ma nonostante questo , una gran parte del seminato e' gia' andato in malora . Per non parlare degli altri prodotti pregiati , come il carciofo , le barbabietole e i finocchi che stanno venendo su tanto duri e immangiabili da valere la meta " .
ABRUZZO
Unica o quasi fra le regioni del Centro Sud , l' Abruzzo non sembra aver risentito della siccita' generale . All' Aquila , dove la celebre fontana delle 99 cannelle continua a gettare , giorno e notte , freschi zampilli d' acqua , nessuno sembra troppo preoccupato . Si pensa , piuttosto , al futuro . E molti discutono del progetto del primo , modernissimo depuratore , che e' stato approvato proprio in questi giorni . Il Marsica 1 , finanziato con i fondi del minstero del Tesoro per oltre 20 miliardi , sara' un gioiello nel suo genere . " Ce lo invidieranno tutti " , dicono da queste parti , " questo nuovo impianto , che sara' facilissimo da gestire , produrra' anche acque depurate per irrigare i campi " .
CAMPANIA
Le citta' da sempre servite da acquedotti vecchi e poco efficienti sono ormai alle prese con il razionamento , soprattutto nell' area che corre intorno al Vesuvio . A Napoli , che in passato ha avuto per anni l' acqua a singhiozzo , i timori sono molti , ma la situazione non sembra drammatica . " I veri guai vengono soprattutto dagli incendi nei boschi " , ha dichiarato qualche giorno fa l' assessore regionale all' agricoltura Nicola Mottola . " Ne stiamo registrando un numero impressionante , peggio che d' estate " .
PUGLIA
" Anche la siccita' e' di due tipi " , si lamenta il presidente del Consorzio bonifica apulo lucana , Angelo Schittulli . " Di serie A quella del resto d' Italia , di serie B la nostra " . Vittimismo meridionalistico ? A giudicare dalla situazione , si direbbe proprio di no . A pezzi l' agricoltura , che vede compromesso quasi l' ottanta per cento del seminato di grano e di altri cereali e che e' ormai di fronte alla terribile prospettiva di un crollo della produzione di vino e olio , due colture che proprio in questo periodo immagazzinano le proprie riserve d' acqua . Guai grossi anche per l' acqua potabile , le cui riserve sono ridotte a un decimo di quelle considerate normali . Complessivamente , in Puglia sono rimasti appena 1 , 2 miliardi di metri cubi (per tutti gli impieghi) di fronte ai circa 150 miliardi che costituiscono la norma .
BASILICATA
In questa regione , da cui sotto molti aspetti dipende proprio la Puglia per l' approvvigionamento idrico , la situazione non e' migliore . Colture pregiate , come la vite , sono in pericolo .
CALABRIA
In panne l' agricoltura , anche perche' tutto e' affidato di norma a una piovosita' eccezionale per il Mezzogiorno (in media 1176 millimetri , contro i 970 di media nazionale) , che compensa in gran parte la mancanza di grandi bacini e corsi d' acqua . " Dato che il sessanta per cento delle piogge si concentra di norma nei mesi di novembre , dicembre e gennaio " , spiega Nunzio Laquaniti , direttore regionale della Coldiretti , " si puo' ben capire quanti guai possono scaturire dalla totale assenza di piogge che abbiamo registrato quest' anno . Ormai il rischio si e' esteso anche alle colture tradizionalmente piu' resistenti , come gli agrumi e gli alberi da frutta " .
SICILIA
La situazione e' disperata soprattutto nelle province di Gela e Caltanissetta , dove e' stato introdotto ormai da settimane il razionamento sia dell' acqua potabile sia di quella destinata all' agricoltura . Nel resto dell' isola i problemi non mancano , ma sembrano quasi attenuati dalla tradizionale mancanza d' acqua che da sempre costringe cittadini e agricoltori a sopravvivere con poco o nulla . Nella marea di segnalazioni e di problemi , non c' e' che da pescare a caso : a Modica , per esempio , la mancata istallazione di una pompa di sollevamento delle acque indispensabile quando i livelli delle scorte si abbassano ha messo improvvisamente a secco i rubinetti cittadini , mentre nel quartiere siracusano di Cassibile (dove fu firmata la resa dell' Italia agli Alleati nel ' 43) e' l' inquinamento a fare la parte del leone . Un inquinamento del quale il sindaco di Siracusa sembra sia stato informato solo ora con mesi di ritardo . Ma non basta : oltre alla altissima concentrazione di colibatteri e di streptococchi che rendono l' acqua del tutto imbevibile , i tecnici hanno indicato nelle condutture dell' acquedotto , realizzate trent' anni fa con l' eternit , un materiale oggi fuorilegge per questo genere di impieghi , una potenziale fonte di casi di cancro .
SARDEGNA
Non e' piu' soltanto siccita' , ma una vera e propria carestia , paragonabile soltanto ai grandi flagelli medievali . " Si tratta di un dramma di proporzioni immense " , spiega Salvatore Demuro , commissario straordinario per il Flumendosa , il bacino idrografico che , insieme con il Tirso garantisce la maggior parte delle gia' magre scorte idriche sarde . " Un dramma che non coinvolge piu' soltanto l' agricoltura , ma che coinvolge e coinvolgera' sempre piu' la popolazione " .
Bastano pochi dati a chiarire la proporzione della catastrofe : nella zona tradizionalmente piu' ricca della Sardegna , in Campidano , sono disponibili oggi appena 8 , 5 milioni di metri cubi d' acqua : un quantitativo sufficiente ad assicurare per appena un mese l' erogazione ridotta di sola acqua potabile e destinata alle industrie primarie . Un dato che ha indotto le autorita' a ridurre ancora la distribuzione , che fino ad oggi era pari all' 80 per cento del fabbisogno .
" Oggi " , spiega il presidente del Consorzio bonifica integrale del Campidano , Giovanni Crobe , " siamo gia' al 60 per cento ed e' prevedibile che si debba scendere ancora . Del resto in Sardegna ormai non abbiamo che cento milioni di metri cubi di riserve , contro una norma di oltre un miliardo " . Ma come verra' distribuita la poca , preziosissima acqua che rimane ? I piani ci sono , ma vengono tenuti gelosamente nel cassetto : " Quattro anni fa , in condizioni molto migliori di questa " , spiegano i responsabili , " facemmo l' errore di rendere pubblico il programma . E ci trovammo di fronte a una specie di guerra civile , che vedeva opposti cittadini e agricoltori , coltivatori di grano e di ulivo , industriali e proprietari di aziende zootecniche . Ognuno contestava il piano di razionamento e voleva piu' acqua per se " .
In attesa di un autentico miracolo che salvi la situazione (ma e' gia' stato calcolato che dovrebbe diluviare ininterrottamente per oltre due mesi per ristabilire le riserve necessarie) , i sardi guardano impotenti e disperati le prime , autentiche scene della carestia : nei campi , gli uccelli che non trovano piu' cibo nelle erbe selvatiche hanno cominciato a smuovere le zolle fino a venti centimetri di profondita' per cercare i semi impiantati dall' uomo . E l' acqua , a centinaia di metri cubi alla volta , viene estratta dalle vecchie miniere abbandonate o risucchiata , con pazienza e fatica , perfino dalle pozzanghere e dai fossi piu' minuscoli .
Salvatore Gajas
Mauro Suttora
Friday, February 24, 1989
Friday, February 17, 1989
Udine si prepara ai Mondiali '90
CALCIO DI GRIGIORE
Effetto mundial: come cambiera' il volto della città
E la sede piu' piccola . Sogna il Brasile che non verra'. Vedra' tre partite, le meno importanti. E allora si consola con parcheggi, svincoli, gallerie. Senza comprare i biglietti
di Mauro Suttora
Europeo, 17 febbraio 1989
Udine e' la piu' piccola fra le dodici citta' italiane che ospiteranno i mondiali di calcio del '90. E quindi la piu' emozionata: con i suoi appena 100 mila abitanti, essere messa a livello di Roma, Milano e Napoli al posto di altre ben piu' blasonate citta' del Triveneto come Venezia, Padova o Trieste è stato un insperato successo. Si capisce percio' l' entusiasmo tutto provinciale per la grande kermesse dell' anno prossimo . E anche le piccole liti che stanno nascendo fra i vip locali per mettere in mostra davanti al mondo, oltre alla regione Friuli, anche se stessi.
Il mensile Il punto titola addirittura "L' amaro di Udine", e fa come i militari di leva: calcolando i giorni che mancano al fischio d'inizio nel giugno dell'anno prossimo, annuncia che siamo a 500. "Amaro" perche'? "Perche' a Udine sono programmate tre partite", spiega il giornalista Paolo Cautero, "ma sappiamo gia' che da noi non giochera' mai la 'testa di serie', cioe' la squadra piu' importante del girone, che restera' a Verona".
I sorteggi avverranno solo fra undici mesi, però calcolando che l'Italia privilegera' Roma e l'Argentina la Napoli di Maradona, i friulani prevedono che nel loro girone finisca il Brasile. Cosi' si sono messi subito al lavoro: la scorsa estate hanno invitato a Udine il brasiliano Joao Havelange, presidente della Fifa (la Federazione calcistica internazionale), stordendolo di buon vinello e, come si dice, "lavorandoselo". Niente da fare. La testa di serie non verra', anche se Havelange, educato, ha promesso che lui invece ritornera' (evidentemente i vini del Collio non gli sono dispiaciuti).
Allora, sotto con Zico . L'ex campione brasiliano dell'Udinese, tornato a casa , e' ancora famoso in Friuli. Cosi' proprio in questi giorni Manlio Cescutti, amministratore delegato della societa' "Udine '90", e' volato a Rio dove, oltre a partecipare al carnevale, sta "trattando" con l'asso carioca. Trattando cosa ? Nientedimeno che il ritorno a Udine di Zico , "re del Friuli" nella prima meta' degli anni '80. Il 27 marzo '89, lunedi' di Pasqua, si vorrebbe organizzare una partita Brasile-Resto del mondo. Nei carioca giochera' l'ormai attempato goleador, mentre nel Resto del mondo, sotto la guida del friulano Enzo Bearzot, dovrebbero finire Gullit, Maradona, Butragueno, Vialli, Baresi e quant'altri.
Ci sono due ostacoli, pero', all'avverarsi di questa favola. Primo, che Zico non ha affatto intenzione di smettere di giocare, e che quindi la partita non potra' essere, come ipotizzato, quella del suo addio al calcio . Secondo , che l'esimio brasiliano per la polizia italiana e' solo un latitante, ricercato per esportazione illegale di valuta.
In tribunale, oltre che in serie B, e' finita anche l' Udinese. La squadra che esattamente dieci anni fa passò dalla C alla A dopo un lungo purgatorio ha smesso già da qualche anno di eccitare i suoi tifosi. L'ex presidente Lamberto Mazza (anche ex amministratore delegato della Zanussi di Pordenone e, dicono, uomo durissimo e furbissimo) è stato travolto dallo scandalo scommesse (partite truccate, arbitri comprati). Cosi' ha dovuto vendere la squadra a un industrialotto locale, Giampaolo Pozzo, titolare di un'impresa dal nome simpatico: Freud (Fresatrici udinesi).
Da allora, pero', e' cominciata una guerra infinita: Pozzo, oberato dai debiti, sostiene che Mazza gli deve ancora dieci miliardi. Mazza invece non intende scucire neanche una lira. I tifosi dell'Udinese assistono attoniti all'ormai incomprensibile duello a base di fideiussioni, obbligazioni e manleve. Ma non fanno molto per aiutare la propria squadra : nonostante il terzo posto nella classifica della serie B , riempiono lo stadio soltanto a meta'.
In questo periodo di vacche magre per il calcio una media di 20 mila spettatori a partita (di cui 13 mila abbonati) non e' disprezzabile. Ma lo stadio Friuli di posti ne ha 40 mila, e durante gli incontri appare desolatamente semivuoto.
Come in tutte le altre undici citta' dei Mondiali, anche su Udine si sta riversando una pioggia di miliardi. E come in molti altri posti, anche a Udine diverse delle opere edilizie finanziate sono abbastanza inutili. Ma il Friuli, come l'Irpinia, la Valtellina e ogni altra regione italiana colpita da una calamita' naturale, alle piogge benefiche di migliaia di miliardi da Roma e' ormai abituata.
A 13 anni dal terremoto la ricostruzione e' completata da molto. Grazie agli aiuti sovrabbondanti (fra finanziamenti ed esenzioni fiscali circa 5 mila miliardi) si e' innescato un boom economico che non ha eguali in Italia. Da qualche anno Udine e' in testa alla classifica delle province piu' ricche della penisola. Le imprese friulane esportano all' estero il doppio di quanto importano . Nell' 88 l' industria regionale ha aumentato i propri occupati di un incredibile 12% , compensando largamente la crisi dell' edilizia . I disoccupati sono appena 16 mila.
Peccato, non c'e' piu' un Pierpaolo Pasolini a misurare la sconvolgente mutazione antropologica del suo Friuli. Per dare l' idea della rapidita' dell' industrializzazione friulana, bastano due cifre. Trent' anni fa qui i contadini erano il 70%. Oggi sono appena il 7%: la quota piu' bassa d' Italia. Nelle campagne la monocultura del mais e' stata soppiantata da quella emergente della soia, e altri "emergenti" mietono successi in ogni campo.
Sono gli ex artigiani diventati piccoli imprenditori, gli ex piccoli imprenditori diventati industriali internazionali. Come la celebrata Danieli, che durante la sola scorsa settimana ha firmato due contratti per fornire acciaierie chiavi in mano a Bulgaria e Iraq. Come la Cogolo, la conceria piu' grande d'Europa che sta costruendo calzaturifici in Urss, Yemen, Costa d'Avorio e Indonesia. E come gli industriali del legno di Manzano, che fabbricano meta' delle sedie europee.
Udine e' diventata un piccolo gioiello, le case del centro vengono lussuosamente ristrutturate, vecchi cortili si trasformano in scintillanti "corti" piene di vetrine. La premiata pasticceria Caucigh di via Gemona non sfigurerebbe a Vienna; con le sue boiseries e i suoi tavolini che offrono i quotidiani del giorno, rimane aperta fino alle due di notte, piccola isola di vita in una citta' che smette di vivere alle sette, assieme ai negozi.
"Ma l'aumento fastoso e demenziale dei prezzi", si lamenta Gabriella Franceschinis, direttrice del giornale Mese regione, "fa del Friuli la regione piu' cara d'Italia. Abbiamo il primato dei redditi piu' alti, ma anche quello dei fallimenti piu' clamorosi e del perbenismo ipocrita. La cultura, frutto di antiche tradizioni, stagna in una gora paludosa. Le osterie muoiono, chiuse dalla nostra fretta. E alla plebe si offrono 'panem et circenses'".
Costeranno cari, i circenses del ' 90. Lo stadio Friuli, il piu' moderno d' Italia, costruito nel 1976 , non ha bisogno di riammodernamenti o ampliamenti. Ma solo i nuovi parcheggi, per 4 mila posti auto, porteranno via otto miliardi. Rimarranno vuoti per 350 giorni all'anno.
La sala stampa c'era gia', ma il Col (il Comitato organizzatore locale) ha imposto la costruzione di un'altra struttura che costera' tre miliardi, servira' a poco (gli immaginifici organizzatori cercheranno di farla apparire meno inutile adibendola ad "accogliemento vip e autorità"), e dopo le tre partite dei mondiali potra' essere allegramente buttata.
Un miliardo verra' speso solo per sostituire la attuali poltroncine (seminuove) di plastica. E altri nove miliardi verranno scialacquati in improbabili opere, come una torre ascensori per non far ansimare i poco sportivi spettatori della tribuna d'onore. In tutto, per le opere di maquillage strettamente sportivo, venti miliardi. Ma non ci sara' un posto coperto in piu' rispetto ai 12 mila attuali. Il costo di costruzione dell' intero stadio era stato di 12 miliardi: il prezzo delle "migliorie" di oggi , anche considerando l'inflazione, riesce a superarlo.
Poi ci sono le opere "connesse" con i Mondiali. E qui il Comune di Udine e' stato il piu' serio d' Italia: 70 miliardi aveva chiesto, 70 gliene sono stati accordati, anche con l'ultimo decreto bis di gennaio. Insomma , nessun assessore megalomane aveva inondato Roma di progetti clientelari.
Cosi', 30 miliardi andranno per costruire tre parcheggi sotterranei in centro. "Il nuovo decreto ha abbassato il tasso di interesse dal 9 al 2 per cento", spiega meticoloso il sindaco di Udine Piergiorgio Bressani, dc, parlamentare per 22 anni e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio fino all' 81, "cosicche' per noi i mutui saranno poco onerosi".
Su questi 15 mila posti auto che costeranno venti milioni l'uno negli anni scorsi a Udine si e' accesa una piccola battaglia. Da una parte 10 mila cittadini hanno firmato una petizione contraria, sostenendo che i parcheggi in centro non solo non risolveranno i problemi del traffico, ma anzi attireranno ancora piu' auto. Dall' altra la potentissima lobby dei commercianti (guidata da Mino Querini , che pare il sosia del cantante George Michael) si oppone all'isola pedonale fino a quando i parcheggi non verranno scavati.
Anche la nuova superstrada che dovrebbe collegare lo stadio al centro (costo :otto miliardi) sta sollevando le proteste degli abitanti delle case prospiciente. Ma un certo faraonismo sembra il vizio tipico dei progettisti di strade in Friuli: un esempio allucinante ne e' lo svincolo alle porte di Cividale, degno di Manhattan.
Una buona idea, invece, sembra quella di collegare direttamente l'autostrada all'aeroporto di Ronchi (paese a meta' strada fra Udine e Trieste da dove 70 anni fa partirono per conquistare Fiume i legionari di Gabriele D'Annunzio). Ma, con tutto il rispetto per il ministro friulano dei Trasporti Giorgio Santuz, non si capisce perche' si debbano spendere venti miliardi per ampliare un aereoporto che vede arrivare e partire esattamente sei aerei al giorno: tre per Roma, due per Milano, uno per Monaco di Baviera.
Sara' un mistero anche scoprire come faccia a costare ben quattro miliardi un cunicolo di tre metri per due che dovrebbe collegare sottoterra la stazione Fs di Udine con quella delle corriere, distante non piu' di trenta metri. Non meglio precisati "impianti telematici" per la stazione inghiottiranno un miliardo e 800 milioni, altri quattro miliardi e passa serviranno a sistemare la stazione.
Intanto, pochi giorni fa e' stata costituita dalla regione, che ne detiene il 75% del capitale, una societa' a responsabilita' limitata che si chiama "Udine '90" e che promuovera' l' immagine della citta' in occasione dei Mondiali. Presidente è Gianni Cogolo, che e' anche alla guida degli industriali della provincia. Amministratore delegato è Manlio Cescutti, presidente provinciale del Coni e proprietario di un grande negozio di articoli sportivi a Udine (tutte queste sue attivita' si sostengono a vicenda , mormorano i maligni).
Il consiglio d' amministrazione di Udine '90 e' al di sotto di ogni sospetto: completamente lottizzato fra i partiti della maggioranza di pentapartito della Regione. Spicca il caso di Diego Meroi, che tiene i piedi in due scarpe. Come presidente della Federcalcio nel Friuli Venezia Giulia, infatti, fa parte di "Italia '90", il Col periferico di Udine guidato da Dino Bruneschi, presidente dell'Udinese negli anni '50. Contemporaneamente, pero', e' entrato anche in "Udine '90" su nomina politica e con compiti promozionali e commerciali. Sia Cescutti sia Meroi miravano in realta' al posto di Bruneschi.
Ma anche per altri consiglieri d'amministrazione il posto in "Udine '90" e' un contentino. È il caso di Giacomo Cortiula, sindaco psi del paesetto carnico di Socchieve e candidato pluritrombato ad elezioni regionali e nazionali. O dell'avvocato Lino Comand, democristiano in discesa di Udine. O di Renato Bertoli, ex assessore regionale psdi. Il pordenonese Giancarlo Predieri occupa un' altra poltrona targata psi , Claudio Toldo quella pri. Quanto al consigliere Aldo Ariis, pli, assessore comunale dell' Ecologia a Udine, e' noto soprattutto per non avere ancora installato le cabine per la misurazione dell'inquinamento in città. Questi sono gli uomini che "promuoveranno" l'immagine del Friuli per i Mondiali.
Il presidente socialista della camera di Commercio Gianni Bravo (che il prossimo anno tentera' di diventare sindaco di Udine spezzando il monopolio dc durato 45 anni) calcola che i Mondiali porteranno in regione un giro di 200 miliardi in tre settimane. Solo Pci, Dp, verdi e Msi sono rimasti fuori dalla grande torta.
La fetta piu' grossa, come sempre, finira' alla Democrazia Cristiana. Che proprio sabato 11 febbraio celebrera' il suo congresso regionale a Gemona. Qui la corrente demitiana ha l'80%. Perfino l'Udinese teme il segretario presidente: domenica scorsa è andata a prendere ad Avellino senza troppe storie.
Oggi tutti con De Mita, domani tutti col prossimo vincitore: è questa la regola del potere in Friuli Venezia Giulia, regione che eroga finanziamenti al ritmo di una slot machine e dove i politici volano basso, preferendo un posto di assessore regionale a quello di deputato a Roma.
Anche i Mondiali quindi, come tutto, verranno gestiti per "promuovere" consenso e clientele. "Un evento gonfiato a dismisura", giudica seccamente i Mondiali don Duilio Corgnali, direttore di Vita cattolica, il giornale più letto del Friuli. I fatti finora gli hanno dato ragione : contrariamente al resto d'Italia qui il 1 febbraio non c'e' stata alcuna corsa ai biglietti. La Bnl è riuscita a venderne solo 300 su 12 mila.
Mauro Suttora
Effetto mundial: come cambiera' il volto della città
E la sede piu' piccola . Sogna il Brasile che non verra'. Vedra' tre partite, le meno importanti. E allora si consola con parcheggi, svincoli, gallerie. Senza comprare i biglietti
di Mauro Suttora
Europeo, 17 febbraio 1989
Udine e' la piu' piccola fra le dodici citta' italiane che ospiteranno i mondiali di calcio del '90. E quindi la piu' emozionata: con i suoi appena 100 mila abitanti, essere messa a livello di Roma, Milano e Napoli al posto di altre ben piu' blasonate citta' del Triveneto come Venezia, Padova o Trieste è stato un insperato successo. Si capisce percio' l' entusiasmo tutto provinciale per la grande kermesse dell' anno prossimo . E anche le piccole liti che stanno nascendo fra i vip locali per mettere in mostra davanti al mondo, oltre alla regione Friuli, anche se stessi.
Il mensile Il punto titola addirittura "L' amaro di Udine", e fa come i militari di leva: calcolando i giorni che mancano al fischio d'inizio nel giugno dell'anno prossimo, annuncia che siamo a 500. "Amaro" perche'? "Perche' a Udine sono programmate tre partite", spiega il giornalista Paolo Cautero, "ma sappiamo gia' che da noi non giochera' mai la 'testa di serie', cioe' la squadra piu' importante del girone, che restera' a Verona".
I sorteggi avverranno solo fra undici mesi, però calcolando che l'Italia privilegera' Roma e l'Argentina la Napoli di Maradona, i friulani prevedono che nel loro girone finisca il Brasile. Cosi' si sono messi subito al lavoro: la scorsa estate hanno invitato a Udine il brasiliano Joao Havelange, presidente della Fifa (la Federazione calcistica internazionale), stordendolo di buon vinello e, come si dice, "lavorandoselo". Niente da fare. La testa di serie non verra', anche se Havelange, educato, ha promesso che lui invece ritornera' (evidentemente i vini del Collio non gli sono dispiaciuti).
Allora, sotto con Zico . L'ex campione brasiliano dell'Udinese, tornato a casa , e' ancora famoso in Friuli. Cosi' proprio in questi giorni Manlio Cescutti, amministratore delegato della societa' "Udine '90", e' volato a Rio dove, oltre a partecipare al carnevale, sta "trattando" con l'asso carioca. Trattando cosa ? Nientedimeno che il ritorno a Udine di Zico , "re del Friuli" nella prima meta' degli anni '80. Il 27 marzo '89, lunedi' di Pasqua, si vorrebbe organizzare una partita Brasile-Resto del mondo. Nei carioca giochera' l'ormai attempato goleador, mentre nel Resto del mondo, sotto la guida del friulano Enzo Bearzot, dovrebbero finire Gullit, Maradona, Butragueno, Vialli, Baresi e quant'altri.
Ci sono due ostacoli, pero', all'avverarsi di questa favola. Primo, che Zico non ha affatto intenzione di smettere di giocare, e che quindi la partita non potra' essere, come ipotizzato, quella del suo addio al calcio . Secondo , che l'esimio brasiliano per la polizia italiana e' solo un latitante, ricercato per esportazione illegale di valuta.
In tribunale, oltre che in serie B, e' finita anche l' Udinese. La squadra che esattamente dieci anni fa passò dalla C alla A dopo un lungo purgatorio ha smesso già da qualche anno di eccitare i suoi tifosi. L'ex presidente Lamberto Mazza (anche ex amministratore delegato della Zanussi di Pordenone e, dicono, uomo durissimo e furbissimo) è stato travolto dallo scandalo scommesse (partite truccate, arbitri comprati). Cosi' ha dovuto vendere la squadra a un industrialotto locale, Giampaolo Pozzo, titolare di un'impresa dal nome simpatico: Freud (Fresatrici udinesi).
Da allora, pero', e' cominciata una guerra infinita: Pozzo, oberato dai debiti, sostiene che Mazza gli deve ancora dieci miliardi. Mazza invece non intende scucire neanche una lira. I tifosi dell'Udinese assistono attoniti all'ormai incomprensibile duello a base di fideiussioni, obbligazioni e manleve. Ma non fanno molto per aiutare la propria squadra : nonostante il terzo posto nella classifica della serie B , riempiono lo stadio soltanto a meta'.
In questo periodo di vacche magre per il calcio una media di 20 mila spettatori a partita (di cui 13 mila abbonati) non e' disprezzabile. Ma lo stadio Friuli di posti ne ha 40 mila, e durante gli incontri appare desolatamente semivuoto.
Come in tutte le altre undici citta' dei Mondiali, anche su Udine si sta riversando una pioggia di miliardi. E come in molti altri posti, anche a Udine diverse delle opere edilizie finanziate sono abbastanza inutili. Ma il Friuli, come l'Irpinia, la Valtellina e ogni altra regione italiana colpita da una calamita' naturale, alle piogge benefiche di migliaia di miliardi da Roma e' ormai abituata.
A 13 anni dal terremoto la ricostruzione e' completata da molto. Grazie agli aiuti sovrabbondanti (fra finanziamenti ed esenzioni fiscali circa 5 mila miliardi) si e' innescato un boom economico che non ha eguali in Italia. Da qualche anno Udine e' in testa alla classifica delle province piu' ricche della penisola. Le imprese friulane esportano all' estero il doppio di quanto importano . Nell' 88 l' industria regionale ha aumentato i propri occupati di un incredibile 12% , compensando largamente la crisi dell' edilizia . I disoccupati sono appena 16 mila.
Peccato, non c'e' piu' un Pierpaolo Pasolini a misurare la sconvolgente mutazione antropologica del suo Friuli. Per dare l' idea della rapidita' dell' industrializzazione friulana, bastano due cifre. Trent' anni fa qui i contadini erano il 70%. Oggi sono appena il 7%: la quota piu' bassa d' Italia. Nelle campagne la monocultura del mais e' stata soppiantata da quella emergente della soia, e altri "emergenti" mietono successi in ogni campo.
Sono gli ex artigiani diventati piccoli imprenditori, gli ex piccoli imprenditori diventati industriali internazionali. Come la celebrata Danieli, che durante la sola scorsa settimana ha firmato due contratti per fornire acciaierie chiavi in mano a Bulgaria e Iraq. Come la Cogolo, la conceria piu' grande d'Europa che sta costruendo calzaturifici in Urss, Yemen, Costa d'Avorio e Indonesia. E come gli industriali del legno di Manzano, che fabbricano meta' delle sedie europee.
Udine e' diventata un piccolo gioiello, le case del centro vengono lussuosamente ristrutturate, vecchi cortili si trasformano in scintillanti "corti" piene di vetrine. La premiata pasticceria Caucigh di via Gemona non sfigurerebbe a Vienna; con le sue boiseries e i suoi tavolini che offrono i quotidiani del giorno, rimane aperta fino alle due di notte, piccola isola di vita in una citta' che smette di vivere alle sette, assieme ai negozi.
"Ma l'aumento fastoso e demenziale dei prezzi", si lamenta Gabriella Franceschinis, direttrice del giornale Mese regione, "fa del Friuli la regione piu' cara d'Italia. Abbiamo il primato dei redditi piu' alti, ma anche quello dei fallimenti piu' clamorosi e del perbenismo ipocrita. La cultura, frutto di antiche tradizioni, stagna in una gora paludosa. Le osterie muoiono, chiuse dalla nostra fretta. E alla plebe si offrono 'panem et circenses'".
Costeranno cari, i circenses del ' 90. Lo stadio Friuli, il piu' moderno d' Italia, costruito nel 1976 , non ha bisogno di riammodernamenti o ampliamenti. Ma solo i nuovi parcheggi, per 4 mila posti auto, porteranno via otto miliardi. Rimarranno vuoti per 350 giorni all'anno.
La sala stampa c'era gia', ma il Col (il Comitato organizzatore locale) ha imposto la costruzione di un'altra struttura che costera' tre miliardi, servira' a poco (gli immaginifici organizzatori cercheranno di farla apparire meno inutile adibendola ad "accogliemento vip e autorità"), e dopo le tre partite dei mondiali potra' essere allegramente buttata.
Un miliardo verra' speso solo per sostituire la attuali poltroncine (seminuove) di plastica. E altri nove miliardi verranno scialacquati in improbabili opere, come una torre ascensori per non far ansimare i poco sportivi spettatori della tribuna d'onore. In tutto, per le opere di maquillage strettamente sportivo, venti miliardi. Ma non ci sara' un posto coperto in piu' rispetto ai 12 mila attuali. Il costo di costruzione dell' intero stadio era stato di 12 miliardi: il prezzo delle "migliorie" di oggi , anche considerando l'inflazione, riesce a superarlo.
Poi ci sono le opere "connesse" con i Mondiali. E qui il Comune di Udine e' stato il piu' serio d' Italia: 70 miliardi aveva chiesto, 70 gliene sono stati accordati, anche con l'ultimo decreto bis di gennaio. Insomma , nessun assessore megalomane aveva inondato Roma di progetti clientelari.
Cosi', 30 miliardi andranno per costruire tre parcheggi sotterranei in centro. "Il nuovo decreto ha abbassato il tasso di interesse dal 9 al 2 per cento", spiega meticoloso il sindaco di Udine Piergiorgio Bressani, dc, parlamentare per 22 anni e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio fino all' 81, "cosicche' per noi i mutui saranno poco onerosi".
Su questi 15 mila posti auto che costeranno venti milioni l'uno negli anni scorsi a Udine si e' accesa una piccola battaglia. Da una parte 10 mila cittadini hanno firmato una petizione contraria, sostenendo che i parcheggi in centro non solo non risolveranno i problemi del traffico, ma anzi attireranno ancora piu' auto. Dall' altra la potentissima lobby dei commercianti (guidata da Mino Querini , che pare il sosia del cantante George Michael) si oppone all'isola pedonale fino a quando i parcheggi non verranno scavati.
Anche la nuova superstrada che dovrebbe collegare lo stadio al centro (costo :otto miliardi) sta sollevando le proteste degli abitanti delle case prospiciente. Ma un certo faraonismo sembra il vizio tipico dei progettisti di strade in Friuli: un esempio allucinante ne e' lo svincolo alle porte di Cividale, degno di Manhattan.
Una buona idea, invece, sembra quella di collegare direttamente l'autostrada all'aeroporto di Ronchi (paese a meta' strada fra Udine e Trieste da dove 70 anni fa partirono per conquistare Fiume i legionari di Gabriele D'Annunzio). Ma, con tutto il rispetto per il ministro friulano dei Trasporti Giorgio Santuz, non si capisce perche' si debbano spendere venti miliardi per ampliare un aereoporto che vede arrivare e partire esattamente sei aerei al giorno: tre per Roma, due per Milano, uno per Monaco di Baviera.
Sara' un mistero anche scoprire come faccia a costare ben quattro miliardi un cunicolo di tre metri per due che dovrebbe collegare sottoterra la stazione Fs di Udine con quella delle corriere, distante non piu' di trenta metri. Non meglio precisati "impianti telematici" per la stazione inghiottiranno un miliardo e 800 milioni, altri quattro miliardi e passa serviranno a sistemare la stazione.
Intanto, pochi giorni fa e' stata costituita dalla regione, che ne detiene il 75% del capitale, una societa' a responsabilita' limitata che si chiama "Udine '90" e che promuovera' l' immagine della citta' in occasione dei Mondiali. Presidente è Gianni Cogolo, che e' anche alla guida degli industriali della provincia. Amministratore delegato è Manlio Cescutti, presidente provinciale del Coni e proprietario di un grande negozio di articoli sportivi a Udine (tutte queste sue attivita' si sostengono a vicenda , mormorano i maligni).
Il consiglio d' amministrazione di Udine '90 e' al di sotto di ogni sospetto: completamente lottizzato fra i partiti della maggioranza di pentapartito della Regione. Spicca il caso di Diego Meroi, che tiene i piedi in due scarpe. Come presidente della Federcalcio nel Friuli Venezia Giulia, infatti, fa parte di "Italia '90", il Col periferico di Udine guidato da Dino Bruneschi, presidente dell'Udinese negli anni '50. Contemporaneamente, pero', e' entrato anche in "Udine '90" su nomina politica e con compiti promozionali e commerciali. Sia Cescutti sia Meroi miravano in realta' al posto di Bruneschi.
Ma anche per altri consiglieri d'amministrazione il posto in "Udine '90" e' un contentino. È il caso di Giacomo Cortiula, sindaco psi del paesetto carnico di Socchieve e candidato pluritrombato ad elezioni regionali e nazionali. O dell'avvocato Lino Comand, democristiano in discesa di Udine. O di Renato Bertoli, ex assessore regionale psdi. Il pordenonese Giancarlo Predieri occupa un' altra poltrona targata psi , Claudio Toldo quella pri. Quanto al consigliere Aldo Ariis, pli, assessore comunale dell' Ecologia a Udine, e' noto soprattutto per non avere ancora installato le cabine per la misurazione dell'inquinamento in città. Questi sono gli uomini che "promuoveranno" l'immagine del Friuli per i Mondiali.
Il presidente socialista della camera di Commercio Gianni Bravo (che il prossimo anno tentera' di diventare sindaco di Udine spezzando il monopolio dc durato 45 anni) calcola che i Mondiali porteranno in regione un giro di 200 miliardi in tre settimane. Solo Pci, Dp, verdi e Msi sono rimasti fuori dalla grande torta.
La fetta piu' grossa, come sempre, finira' alla Democrazia Cristiana. Che proprio sabato 11 febbraio celebrera' il suo congresso regionale a Gemona. Qui la corrente demitiana ha l'80%. Perfino l'Udinese teme il segretario presidente: domenica scorsa è andata a prendere ad Avellino senza troppe storie.
Oggi tutti con De Mita, domani tutti col prossimo vincitore: è questa la regola del potere in Friuli Venezia Giulia, regione che eroga finanziamenti al ritmo di una slot machine e dove i politici volano basso, preferendo un posto di assessore regionale a quello di deputato a Roma.
Anche i Mondiali quindi, come tutto, verranno gestiti per "promuovere" consenso e clientele. "Un evento gonfiato a dismisura", giudica seccamente i Mondiali don Duilio Corgnali, direttore di Vita cattolica, il giornale più letto del Friuli. I fatti finora gli hanno dato ragione : contrariamente al resto d'Italia qui il 1 febbraio non c'e' stata alcuna corsa ai biglietti. La Bnl è riuscita a venderne solo 300 su 12 mila.
Mauro Suttora
Friday, February 10, 1989
Il treno della leva
In divisa sul treno della domenica da Verona al Friuli
L'ULTIMA TRADOTTA
Si chiamano Gianfranco, Mauro, Diego. Vengono da Torino, Tropea, Bergamo. E ogni settimana si incontrano sui vagoni che li riportano in caserma. Fra noia e spinelli
di Mauro Suttora
Europeo, 10 febbraio 1989
Il treno numero 2596 parte ogni sera alle 19.58 da Verona. Va verso est: Vicenza, Treviso, Pordenone. Ma solo la domenica viene prolungato fino a Pontebba, in Friuli. Serve a riportare nella loro caserma i soldati di leva che per il fine settimana hanno ottenuto una licenza a casa. È un treno sempre pieno zeppo, con centinaia di giovani che ogni volta rimangono pigiati in piedi per ore.
Ma almeno questo sovraffollamento non avviene per colpa delle ferrovie dello Stato. È fatale, infatti, che l'ultimo treno utile per rientrare prima del fatidico limite di mezzanotte sia l'unico preferito dai ragazzi. Per loro ogni mezz'ora in piu' rubata dalla casa alla caserma e' d'oro . Cosi', preferiscono due ore in piedi a un viaggio comodo due ore prima.
Da qualche settimana, però, la "tradotta dei deportati di leva", com'e' stato soprannominato il Verona-Pontebba della domenica, e' diventato il treno della discordia. Per due motivi. Il primo e' la campagna scatenata dal Psi contro la droga. Sostanza di cui, non e' un mistero, si fa largo uso durante la naia. Semplicemente per sfuggire la noia , o per astrarsi da un ambiente poco piacevole.
"La leva produce drogati", e' la dura accusa di don Antonio Mazzi, uno dei piu' attivi preti antidroga di Milano. Cosi' ultimamente e' successo diverse volte che, al loro arrivo a Udine a mezzanotte, i soldati siano stati accolti non dagli autobus e dai camion militari per riportarli in caserma, ma dalle perquisizioni dei finanzieri con tanto di segugi antidroga.
"Ci bloccano nel tragitto obbligato del sottopassaggio", racconta Mirko di Bergamo, "e uno alla volta ci fanno annusare dai cani. Cosi' per terra compaiono improvvisamente decine di pezzi di hashish e ciuffi di marijuana di cui la gente si disfa prima di essere beccata ".
Il secondo motivo di discussione e' la proposta lanciata dal Pci di abolire o almeno dimezzare la leva. Nel qual caso, il treno Verona Pontebba potrebbe anche essere soppresso. Un esercito di volontari professionisti , infatti, non avrebbe bisogno di 100mila soldati (un terzo del totale) acquartierati perennemente in Friuli aspettando un invasore che, grazie a Gorbaciov, si spera sempre piu' improbabile. Facciamo allora un viaggio in questo treno della "droga di leva", su cui hanno gia' viaggiato centinaia di migliaia di italiani maschi passati attraverso l'esperienza della naia in Friuli.
Quali sono le parole dei marmittoni dell'89? Da Verona a Vicenza il 2596 e' un treno svizzero. Carrozze nuove e pulite , colorate di arancione e viola , poltrone semivuote. Il convoglio si ferma a ogni stazione , fa servizio locale per rastrellare tutti i fortunati che dai paesini di Lonigo, San Bonifacio o Altavilla possono cosi' approdare direttamente in caserma.
A Vicenza, invece, il diluvio. Assaltano ogni spazio disponibile i soldati scesi dal treno intercity in partenza da Torino alle 17 , che ha raccolto tutti i piemontesi e i lombardi.
Gianfranco , 22 anni , viene da San Mauro , un paesone appena fuori Torino . Suo padre , immigrato siciliano , ha un' officina di carpenteria metallica , lui si e' diplomato odontotecnico , ma aspettando il militare ha lasciato perdere i denti e si e' messo a lavorare con il padre . " Mi mancano sei mesi , sono partito ad agosto. Ma ho gia' capito che questo e' un anno perso , non serve assolutamente a niente . Serve solo a tenerci lontani dalle famiglie e dal lavoro. Comunque la vita militare fa capire bene quello che e' l' Italia : una grandissima schifezza , dove contano solo il potere e i soldi . Gli ufficiali se la prendono con i sottufficiali , e i sottufficiali si rifanno con noi".
Gianfranco sta in una delle basi militari piu' importanti del mondo: quella di Aviano, sopra Pordenone . Li' ci sono gli americani , con le loro bombe atomiche e gli aerei F 16 sempre in volo pronti a caricarle e a sganciarle. Ma lui , nella sua camerata della caserma Zappala', di tutto cio' non si rende conto. " Si' , siamo dentro alla base , ma non nella parte riservata agli americani . Li' non puo' assolutamente entrare nessuno di noi . Vediamo gli americani soltanto qualche volta nelle pizzerie del paese , dove arrivano con le loro macchinone targate Afi (American Forces Italy , ndr) . In settembre , appena sono arrivato ad Aviano dopo il Car , c' era una specie di esercitazione della Nato , Display Determination , ma non ho capito bene cosa fosse . Tanto , per quello che fanno fare a noi , interessarsi e' completamente inutile " .
Non gliene importa nulla , insomma , a Gianfranco , di " mostrare determinazione " nelle esercitazioni . Finora ne ha fatta una sola , vicino a un paese dal nome stupendo che pero' evoca ricordi tremendi nei marmittoni : Casarsa della Delizia . Per dieci giorni lui , che in caso di guerra sara' telefonista , ha dovuto assicurare i collegamenti via cavo fra il campo e la base . Poi e' ricominciato il tran tran in caserma . Comunque li' dentro e' una vita di merda . Un sottufficiale basta che incroci un sottotenentino e deve scattare sull' attenti per salutarlo . No , no . . . Se dovessi metter firma , farei il corso ufficiali . Sicuro come l' oro " .
Di fronte a Gianfranco, un giovanotto dai capelli bruni scuote la testa . " Perche' , non sei d' accordo ? " , gli domanda Gianfranco . " No " , risponde quello , " non e' affatto vero che gli ufficiali trattino male i sottufficiali . Io sono ufficiale di complemento , mai mi sognerei di mancare di rispetto a un sottufficiale . Quanto alla carriera , e' evidente che ci siano delle differenze : per diventare sottufficiali basta la terza media , per il corso ufficiali ci vuole il diploma " .
Scopriamo che stiamo parlando con l' ufficiale medico di una caserma di Sequals , il paese del pugile Primo Carnera . L' ufficiale medico e' un figura mitica nelle nostre forze armate . Su di lui convergono insistenti tutte le speranze di ogni soldato : permessi , ricoveri , " imboscamenti " . Il nostro viene da Tropea , in Calabria , ha 30 anni , e' laureato in medicina e ha fatto il corso per ufficiali medici di tre mesi a Firenze (ne escono cento al mese) . Sta ritornando da Torino , dove ha visitato parenti . " Sono soddisfatto dei miei 15 mesi di leva , ho potuto aiutare molti giovani " . In che senso " aiutare " ? Mandandoli a casa per malattie immaginarie ? " A vent' anni e' difficile avere malattie gravi " , ammette , " la meta' viene da noi solo perche' stressata psicologicamente . Il mio comandante e' un amico , ma io ho la testa dura . Cosi' ho potuto aiutare molti ragazzi " , ripete , sorridendo enigmatico .
La sua esperienza piu' divertente e' stata curare per mezzo mese gli americani della Guardia nazionale (cittadini normali che danno alle forze armate un mese all' anno e un week end al mese ) venuti in Italia per un' esercitazione Nato . Rambo con pancetta ? " Loro giocavano . Pero' ci credono : sono convinti di essere venuti in Europa per difenderci . Noi , un po' meno . Abolire la leva ? Mi sembra una buona idea " .
" No , e' meglio dimezzarla , la leva . Ma farla fare veramente a tutti, allo stesso modo , senza discriminazioni . Oggi rimangono a casa in troppi. Invece, un po' di militare e' utile". È l'opinione di Mauro, 21 anni, bergamasco. Gli mancano 140 giorni. Sta a Udine in un ufficio, nella caserma Spaccamela. Studia economia e commercio, sotto militare e' riuscito a dare un esame. "Ma concentrarsi e studiare e' difficile". Sostiene che per imparare a fare il soldato bastano tre mesi . Ma soprattutto non riesce a capire perche', avendo il sabato libero, lo lasciano uscire di caserma solo alle 12. "Cosi' ieri sera sono arrivato a casa alle sette e mezzo. E oggi alle cinque sono dovuto ripartire".
Peggio e' andata a tre milanesi "in fuga" da Trento per un giorno solo : hanno fatto sette ore di treno per il piacere di stare a casa tre ore. "Pero' adesso, con la primavera , andremo sul Garda", medita uno, " che e' un bel puttanaio dove si puo' incampanare".
Di donne, invece, in Friuli meglio non parlarne. "Quelle sono tutte vaccinate", ride Gianfranco di Torino, "devono sopportare militari da cinque generazioni!". Diego, 19 anni, da Saronno, e' triste. Quattro giorni fa lo hanno trasferito d'improvviso a Vittorio Veneto dalla base delle Frecce tricolori. Perche'? "Non lo so, mi hanno detto che avevano bisogno di un autista. Ma non e' vero. La verita' e' che li' dentro e' tutto sbagliato". E la droga? "Spinelli a non finire. Ma di nascosto naturalmente".
Ecco la stazione di Udine. La torma di scontenti corre verso gli ultimi pullman. Molti devono prendere il taxi. Per questa volta i cani antidroga non c' erano.
Mauro Suttora
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