Chi esce vittorioso dall' ultima crisi?
Il palazzo delle liti. Diamo i voti ai politici italiani
Berlusconi ha respinto per soli tre voti l'assalto dell'ex alleato Fini. Ma gli basterà? E come si sono comportati gli altri leader di partito? Lo abbiamo chiesto ad alcuni grandi esperti. Ecco le loro pagelle
di Marianna Aprile, Gino Gullace Raugei, Mauro Suttora
Oggi, 29 dicembre 2010
Sembrava che le sorti dell'Italia intera dovessero decidersi il 14 dicembre: dopo mesi di liti sempre più aspre, la rottura fra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e quello della Camera è approdata in Parlamento. Il voto di fiducia al governo era appeso a un filo, perché i deputati ex Pdl che hanno seguito Fini erano quasi 40.
Alla fine ha vinto Berlusconi, e il governo è rimasto in carica. Ma per soli tre voti. Il margine in suo favore è stato ottenuto grazie a transfughi dal Pd (Massimo Calearo e Bruno Cesario), dall'Italia dei Valori (Antonio Razzi, Domenico Scilipoti), e dai voti di due finiane pentite, Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini.
Ma come si sono comportati i principali politici italiani in questa crisi e, più in generale, nel 2010? Oggi, con l'aiuto di prestigiosi esperti, ha dato loro le pagelle. E ora, cari lettori, tocca a voi: andate a votare sul nostro sito www.oggi.it.
Silvio Berlusconi: 7. «È inossidabile», dice Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, «ha dimostrato di saper riemergere con abilità e spregiudicatezza da una grave difficoltà». «Gli do 10 per la gestione della crisi, 1 per come governa», specifica Piero Ignazi, commentatore dell'Espresso. «Nell' ultimo mese è stato molto abile», aggiunge Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera: «Si è nascosto e ha fatto fare ai suoi reclutamento di deputati disposti a tradire il loro mandato: essere alternativi a Berlusconi. Tattica ineccepibile, unita alla capacità di approfittare dei catastrofici errori altrui».
Giorgio Napolitano: 8. «Istituzionale», lo loda Battista. Concorda Ignazi: «La sua è stata una gestione imparziale negli interessi del Paese».
Antonio Di Pietro: 5. Folli: «Superficiale. Dall'Idv sono venute le defezioni decisive. È responsabile di una cattiva scelta dei suoi parlamentari». Ignazi: «Tira troppo la corda, è volgare. Est modus in rebus. Fa il gioco dei Cicchitti. E nel suo partito ha mele marce». Battista: «Nessun Robespierre si sarebbe mai contornato di Scilipotii...» Marco Travaglio (Il Fatto): «Merita 8 per l'opposizione, è l'unico che la fa seriamente, ma 4 per la parte propositiva. Il suo eterno tallone di Achille è l'incapacità di scegliersi collaboratori all'altezza. In certi casi privilegia oscuri traffichini di periferia, che millantano pacchetti di voti».
Gianfranco Fini: 5. Folli: «Precipitoso. Ha avuto il merito di imporsi come alternativa a Berlusconi, ma poi ha sbagliato strategia». Ignazi: «Alla fine ha fallito. E il risultato è quel che conta, in politica». Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa : «È lui il vero sconfitto, perché aveva impegnato tutte le sue forze sull'obiettivo mancato dell' abbattimento di Berlusconi, e poi ha dovuto riparare sotto l'ala protettrice di Casini». Battista: «Meritava 10 per la capacità di resistenza alla campagna di annientamento dei berlusconiani. Ma avrebbe dovuto logorare Berlusconi, non cercare la frattura. È una disfatta politica, non numerica, la sua».
Roberto Maroni: 5,5. Battista: «La Lega Nord ha rafforzato l'asse con Berlusconi, ma non ha avuto quel che voleva: le elezioni. Almeno non per ora». Ignazi: «Ha confuso i ruoli di ministro dell'Interno (bravo) e capo della Lega, pretendendo la replica nel programma tv di Fazio e Saviano».
Sandro Bondi: 4. Battista: «Assente, perché in visita a Pompei...»
Paolo Guzzanti: 5. Battista: «Non poteva che votare contro Berlusconi, dopo aver firmato la mozione di sfiducia e scritto il libro Mignottocrazia».
Gianni Letta: 8. Come sempre, ha sapientemente trattato e ricucito nell'ombra. «Ma questa volta non ha ben messo a fuoco l'oggetto della mediazione», dice Battista. «Troppo defilato per giudicarlo», aggiunge Ignazi.
Umberto Bossi: 7. «Bravo e sornione», lo loda Ignazi.
Pier Ferdinando Casini: 7. Sorgi: «Casini aveva chiesto la sfiducia contro Berlusconi, quindi è tra gli sconfitti. Tuttavia Berlusconi gli riserva la possibilità di fare il partner per rafforzare l' indebolita maggioranza». Folli: «Si è ricollocato come interlocutore privilegiato del centrodestra». Battista: «Ha riconquistato il centro del centro».
Italo Bocchino: 4. Folli: «Avventuroso. Il suo discorso finale alla Camera ha danneggiato molto Fini». Non concorda Ignazi: «È stato bravo a fare quel che voleva il suo capo». Battista: «Dò 9 a Bocchino, ma solo in audience. Prima nessuno sapeva chi fosse».
Daniela Santanchè: 5. Ignazi: «No comment. Ma stiamo parlando di politica?» Battista: «Dovrebbe smettere di imitare la Cortellesi che imita lei. Il ruolo di supercattiva ha stancato».
Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini: 4. Le due deputate finiane tornate all'ovile berlusconiano non riscuotono grande simpatia. Battista scherza: «Soddisfatte e rimborsate».
Pier Luigi Bersani: 5,5. Folli: «Poco rilevante. Non è riuscito a rendere chiara la proposta dell'opposizione. Governo di transizione e di responsabilità nazionale: le due forme non sono mai state chiarite». Ignazi: «Fa i discorsi leggendo i fogliettini, come i burocrati Pci di provincia». Travaglio: «Linea ondivaga, ai limiti dell'incomprensibilità». «Invece secondo me si è comportato bene», dice Concita De Gregorio, direttrice de L'Unità. «Più di quel che ha fatto non poteva fare. C'è chi fa opposizione urlando e chi, come Bersani, dimostra con i fatti che Berlusconi non è in grado di far progredire il Paese». Roberto Bernabò, direttore del Tirreno : «Bersani esce dall' ultima crisi un po' più leader rispetto ai big storici del suo partito. Ma la vittoria di Berlusconi prova che non bastano operazioni di Palazzo per rovesciare il Pdl».
Massimo D' Alema: 5. Ironizza Battista: «È stato il grande stratega della sconfitta. Quindi ha vinto».
Mariastella Gelmini: 5. Ignazi: «Tutte le cose che fa sono pessime». Battista: «La sua riforma dell' università non è male, nell' impianto meritocratico. Ma è stato rischioso esporne l' esito agli equilibri politici e alla crisi, spostando la discussione al Senato al dopo sfiducia».
Antonio Razzi e Domenico Scilipoti: 4. I dipietristi che hanno salvato Berlusconi sono bocciati. Battista: «Scilipoti è l'archetipo, il modello. Quando ha spiegato i motivi della sua scelta sembrava Brèton, era surreale, al di là della comprensione».
Silvano Moffa: 4. Ha tradito due volte: prima Berlusconi andando con Fini, poi Fini tornando da Berlusconi.
Massimo Calearo: 2. «Il suo caso è molto più grave di quello dei dipietristi voltagabbana», dice Travaglio, «perché l'ex presidente di Federmeccanica era addirittura capolista del Pd veltroniano in Veneto e già nel 2008 era chiaro che era un pesce fuor d'acqua: un industriale "falco" di Confindustria in un partito di centrosinistra non poteva essere che un infiltrato berlusconiano, quale poi si è rivelato appena agguantata la poltrona a Montecitorio».
Walter Veltroni: 5. Ignazi: «Ha fatto eleggere Calearo». Ironizza Battista: «Dovrebbe riscrivere il capitolo finale del suo libro Noi, titolandolo Loro ».
Matteo Renzi: 5 . Ignazi: «Il sindaco di Firenze mi sembra un narcisista debordante, tanto da confondersi con Berlusconi».
Rosi Bindi: 6. Ignazi: «Unica a sinistra con le idee chiare. E non usa il politichese per esprimerle».
Marco Pannella: 5. Ignazi: «La sua "trattativa" con Berlusconi è stata una provocazione mal riuscita».
Ignazio La Russa: 5. «Però come ministro della Difesa è accettabile», dice Ignazi.
Francesco Rutelli: 5. Sorgi: «Il Terzo polo con Casini, Fini e Rutelli vuole fermare l'emorragia di parlamentari di centrodestra verso Berlusconi. Rutelli spera inoltre che lo raggiungano dal Pd gli ex dc insoddisfatti dell'alleanza con gli ex comunist».
I nostri esperti hanno dato 7 a Nichi Vendola. «È bravo, capace, seducente, innovativo», sostiene Piero Ignazi. E dice Bernabò, direttore del Tirreno : «Ha molte possibilità di vincere le primarie del centrosinistra, se ci saranno. Altra cosa poi vincere le elezioni, nelle quali serve anche il voto moderato».
Mara Carfagna, 35 anni, ministro per le Pari opportunità, merita 5,5. Piero Ignazi: «Non ci si aspettava molto da lei, ma risulta dignitosa in un panorama di desolazione devastante». Pierluigi Battista scherza, alludendo ai suoi tira e molla fra Berlusconi e Bocchino: «Merita dieci in volteggio».
Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti è rimasto silenzioso. «Non ha fatto nulla», dice Piero Ignazi. «Si sta costruendo un' immagine politica che prelude a un futuro ruolo». E Battista: «Era assente perché impegnato a custodire la cassa».