"Si possono vincere campionati europei o mondiali, ma con una medaglia alle Olimpiadi entri nella storia. Per ogni atleta l'immagine della premiazione è il massimo. E le foto riescono a fermare quel momento magico meglio della tv".
Ferdinando Mezzelani, 48 anni, è il fotografo ufficiale di Coni e Federcalcio. Quella di Londra è la quinta Olimpiade che immortala. La sua agenzia, Gmt, ha otto fotografi: quattro erano ai Giochi.
"Rispetto a Sydney 2000 gli spazi per le tv sui campi di gara si sono allargati, a spese di noi fotografi. È quella la nostra Olimpiade: sgomitare a bordo campo e sotto i podi per le postazioni migliori".
Che sono?
"Dipende. A Pechino feci una foto memorabile di Bolt che usciva dalla curva dei 200. Difficile, hai a disposizione poche frazioni di secondo. Ma molto meno banale delle solite foto all'arrivo. Altri sport non si prestano all'immagine di azione, sono statici: i tiri a segno e a volo, per esempio".
E allora?
"Tutto si concentra nella premiazione. Ma, anche lì, sono pochi secondi. Io urlo come un pazzo per attirare l'attenzione".
E ci riesce?
"Certo. L'argento del piattello Fabbrizi mi ha detto scherzando: 'Se vuoi lecco la medaglia'".
Quando è nata la mania di morderle?
"Non so. Ultimamente la Pellegrini rifiutava di farlo".
Che rapporti ha con gli atleti?
"Ottimi. Ho fatto begli scatti a Rossi della canoa a Sydney, a Juri Chechi ad Atene 2004, alla Quintavalle del judo a Pechino. Sono amici, poi mi chiedono le foto per loro. A Londra mi sono messo d'accordo con la squadra del fioretto maschile perché posassero in un certo modo sul podio, perché avevo bisogno di uno scatto verticale".
Mauro Suttora
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Wednesday, August 08, 2012
Wednesday, June 13, 2012
Alessandra Sensini, regina del windsurf
VISITA ALLA CAMPIONESSA OLIMPIONICA
dal nostro inviato Mauro Suttora
Marina di Grosseto, giugno 2012
È arrivato il vento. Si è alzato proprio durante la mezz’ora in cui Alessandra è arrivata da casa. E lei è felice. È felice solo quando c’è il vento: «Quante medaglie ho perso perché ne soffiava poco...».
Alessandra Sensini, la regina del windsurf mondiale. La velista che ha vinto di più nella storia, in cinque Olimpiadi: un oro, un argento, due bronzi. Più dieci campionati mondiali e 21 italiani.
Ora volteggia con la sua tavola magica davanti alla spiaggia di Marina di Grosseto. Ci ha installato sopra una minuscola Nilox Foolish Action Cam per filmarsi. È come le “cameracar” della Formula Uno, ma più impermeabile. Video strepitosi (guardate qui a destra un fermo immagine). Uno ve lo mostriamo sul nostro sito www.oggi.it.
Gareggiano a 4 ore d’auto da Londra
«Nell’articolo potete scrivere il nome completo della camera?», ci chiede Alessandra. Certo che no: la deontologia professionale impedisce ai giornalisti la pubblicità occulta. Ma certo che sì per uno sport povero qual è la vela, con i numeri uno mondiali come Alessandra che prima di andare in acqua si chinano ad appiccicare di persona sulla vela l’adesivo dello sponsor Kinder. Lontani dai miliardi di calcio e auto. Vicini all’antico ideale olimpico dello sport puro.
«Siamo la disciplina con le gare più lunghe», dice Alessandra, «undici regate da 40 minuti l’una in nove giorni. Totale: sette ore e mezzo, altro che la maratona!»
Per di più i velisti durante le Olimpiadi sono confinati in località marine lontanissime dal villaggio olimpico e dal centro di tutto, per cui non godono neanche dell’atmosfera dell’evento sportivo più importante del mondo. Quest’anno saranno a Weymouth, quattro ore d’auto da Londra.
Altro handicap: rispetto ad altri sport come nuoto o scherma, nella vela si gareggia in una sola disciplina, senza «distanze» diverse e senza tornei. Quindi tutto si gioca per una medaglia unica, senza la possibilità di vincerne altre a squadre o in staffetta o in distanze “contigue”: per esempio 100, 200, 400 e 800 metri, come nel nuoto o nell’atletica leggera.
A completare l’amarezza per il windsurf, un mese fa è arrivata la decisione del Cio (Comitato olimpico internazionale): nei prossimi giochi di Rio la tavola a vela sarà sostituita dal kitesurf.
Ultima chance per le tre “nonne”
Poco male per Alessandra: quella di Londra sarà la sua ultima Olimpiade, la sesta. Ha 42 anni ed è già considerata una nonna dalle rivali, che non vedono l’ora che lei si ritiri per riuscire a vincere qualcosa. C’è la polacca, la spagnola, l’israeliana. «E quella cinese lungagnona, la Yin Jian, che mi ha soffiato l’oro a Pechino solo perché c’era poco vento», ricorda la Sensini. «Però mi dispiace per il windsurf, spero che cambino la decisione di cancellarlo».
Lei, la canoista Josefa Idem e la portabandiera Valentina Vezzali: le tre «vecchie» dello sport italiano che continuano a vincere. La domanda è ovvia: chi glielo fa fare?
«Me lo sono chiesta anch’io dopo Atene 2004 e Pechino», sorride Alessandra, «ogni volta mi sento esausta. Ma dopo qualche mese mi torna la voglia. Riprendo ad allenarmi, provo a gareggiare, vinco ancora. E allora, perché smettere?».
Siamo nel giardino della sua casa a Grosseto. «Scusatemi per il disordine, sono quasi sempre via». In realtà questa è la grande casa di famiglia che adesso, dopo la morte dei genitori, è stata divisa in quattro fra lei e le tre sorelle.
«Non ho mai avuto relazioni lunghe»
Le gemelle Irene ed Eleonora, la maggiore Paola, simpatiche e piene di energia come lei, con mariti e figli: è questa la grande famiglia Sensini che la accompagna alle Olimpiadi, le dà forza e gestisce i due negozi di famiglia a Grosseto.
E mariti, fidanzati? «Non ho mai avuto relazioni lunghe. Sono un tipo difficile, starmi vicino non è semplice», ammette. «Sono lunatica, concentrata su me stessa e quello che faccio. Devo allenarmi ogni giorno, ho una vita rigida e alla fine questa rigidità si trasferisce anche a te stessa».
Ma ogni tanto avrà degli spazi tutti suoi. «Mica tanto. A parte le gare che mi portano spesso in giro per il mondo, con viaggi lunghissimi, la routine quotidiana è fatta di tanti allenamenti. A terra e in acqua, tre ore al mattino, tre al pomeriggio. Palestra, bici, nuoto, vogatore...».
Potrebbe fare il triathlon. «Ecco, ci manca solo quello. Il problema è che non sono capace di staccare la spina. Sport, sesso e fidanzati nella mia vita non sono mai andati troppo d’accordo. Infatti tutte le volte che ho avuto un fidanzato, la relazione è finita alla vigilia delle Olimpiadi».
«Sesso a cinque cerchi? leggende»
E i colleghi atleti maschi? «Nel mondo delle regate ormai hanno tutti in media 15 anni meno di me. E certe leggende olimpiche su sesso e promiscuità mi hanno sempre lasciata perplessa. Quando leggo che sono stati distributi migliaia di preservativi mi domando: ma a chi? Io tutto questo sesso non l’ho mai visto, nelle cinque edizioni cui ho partecipato».
Mauro Suttora
dal nostro inviato Mauro Suttora
Marina di Grosseto, giugno 2012
È arrivato il vento. Si è alzato proprio durante la mezz’ora in cui Alessandra è arrivata da casa. E lei è felice. È felice solo quando c’è il vento: «Quante medaglie ho perso perché ne soffiava poco...».
Alessandra Sensini, la regina del windsurf mondiale. La velista che ha vinto di più nella storia, in cinque Olimpiadi: un oro, un argento, due bronzi. Più dieci campionati mondiali e 21 italiani.
Ora volteggia con la sua tavola magica davanti alla spiaggia di Marina di Grosseto. Ci ha installato sopra una minuscola Nilox Foolish Action Cam per filmarsi. È come le “cameracar” della Formula Uno, ma più impermeabile. Video strepitosi (guardate qui a destra un fermo immagine). Uno ve lo mostriamo sul nostro sito www.oggi.it.
Gareggiano a 4 ore d’auto da Londra
«Nell’articolo potete scrivere il nome completo della camera?», ci chiede Alessandra. Certo che no: la deontologia professionale impedisce ai giornalisti la pubblicità occulta. Ma certo che sì per uno sport povero qual è la vela, con i numeri uno mondiali come Alessandra che prima di andare in acqua si chinano ad appiccicare di persona sulla vela l’adesivo dello sponsor Kinder. Lontani dai miliardi di calcio e auto. Vicini all’antico ideale olimpico dello sport puro.
«Siamo la disciplina con le gare più lunghe», dice Alessandra, «undici regate da 40 minuti l’una in nove giorni. Totale: sette ore e mezzo, altro che la maratona!»
Per di più i velisti durante le Olimpiadi sono confinati in località marine lontanissime dal villaggio olimpico e dal centro di tutto, per cui non godono neanche dell’atmosfera dell’evento sportivo più importante del mondo. Quest’anno saranno a Weymouth, quattro ore d’auto da Londra.
Altro handicap: rispetto ad altri sport come nuoto o scherma, nella vela si gareggia in una sola disciplina, senza «distanze» diverse e senza tornei. Quindi tutto si gioca per una medaglia unica, senza la possibilità di vincerne altre a squadre o in staffetta o in distanze “contigue”: per esempio 100, 200, 400 e 800 metri, come nel nuoto o nell’atletica leggera.
A completare l’amarezza per il windsurf, un mese fa è arrivata la decisione del Cio (Comitato olimpico internazionale): nei prossimi giochi di Rio la tavola a vela sarà sostituita dal kitesurf.
Ultima chance per le tre “nonne”
Poco male per Alessandra: quella di Londra sarà la sua ultima Olimpiade, la sesta. Ha 42 anni ed è già considerata una nonna dalle rivali, che non vedono l’ora che lei si ritiri per riuscire a vincere qualcosa. C’è la polacca, la spagnola, l’israeliana. «E quella cinese lungagnona, la Yin Jian, che mi ha soffiato l’oro a Pechino solo perché c’era poco vento», ricorda la Sensini. «Però mi dispiace per il windsurf, spero che cambino la decisione di cancellarlo».
Lei, la canoista Josefa Idem e la portabandiera Valentina Vezzali: le tre «vecchie» dello sport italiano che continuano a vincere. La domanda è ovvia: chi glielo fa fare?
«Me lo sono chiesta anch’io dopo Atene 2004 e Pechino», sorride Alessandra, «ogni volta mi sento esausta. Ma dopo qualche mese mi torna la voglia. Riprendo ad allenarmi, provo a gareggiare, vinco ancora. E allora, perché smettere?».
Siamo nel giardino della sua casa a Grosseto. «Scusatemi per il disordine, sono quasi sempre via». In realtà questa è la grande casa di famiglia che adesso, dopo la morte dei genitori, è stata divisa in quattro fra lei e le tre sorelle.
«Non ho mai avuto relazioni lunghe»
Le gemelle Irene ed Eleonora, la maggiore Paola, simpatiche e piene di energia come lei, con mariti e figli: è questa la grande famiglia Sensini che la accompagna alle Olimpiadi, le dà forza e gestisce i due negozi di famiglia a Grosseto.
E mariti, fidanzati? «Non ho mai avuto relazioni lunghe. Sono un tipo difficile, starmi vicino non è semplice», ammette. «Sono lunatica, concentrata su me stessa e quello che faccio. Devo allenarmi ogni giorno, ho una vita rigida e alla fine questa rigidità si trasferisce anche a te stessa».
Ma ogni tanto avrà degli spazi tutti suoi. «Mica tanto. A parte le gare che mi portano spesso in giro per il mondo, con viaggi lunghissimi, la routine quotidiana è fatta di tanti allenamenti. A terra e in acqua, tre ore al mattino, tre al pomeriggio. Palestra, bici, nuoto, vogatore...».
Potrebbe fare il triathlon. «Ecco, ci manca solo quello. Il problema è che non sono capace di staccare la spina. Sport, sesso e fidanzati nella mia vita non sono mai andati troppo d’accordo. Infatti tutte le volte che ho avuto un fidanzato, la relazione è finita alla vigilia delle Olimpiadi».
«Sesso a cinque cerchi? leggende»
E i colleghi atleti maschi? «Nel mondo delle regate ormai hanno tutti in media 15 anni meno di me. E certe leggende olimpiche su sesso e promiscuità mi hanno sempre lasciata perplessa. Quando leggo che sono stati distributi migliaia di preservativi mi domando: ma a chi? Io tutto questo sesso non l’ho mai visto, nelle cinque edizioni cui ho partecipato».
Mauro Suttora
Wednesday, May 16, 2012
Olimpiadi Londra: -70 giorni
Londra, 6 maggio 2012
dall'inviato Mauro Suttora
Mancano dieci settimane alle Olimpiadi di Londra, ma con puntualità ed efficienza britanniche tutto è già pronto. Così, per la prima volta lo scorso fine settimana i principali impianti sono stati aperti: lo stadio dell’atletica per i campionati universitari britannici, quello della pallanuoto per un quadrangolare femminile Gran Bretagna-Stati Uniti-Australia-Ungheria (le squadre si riaffronteranno dal 28 luglio, con l’Italia fra le favorite), e poi tennis, tiro con l’arco e hockey.
Arriviamo al parco olimpico di Stratford (comune della Grande Londra a dieci km. dal centro) in sei minuti dalla stazione di St. Pancras con il treno veloce Javelin costruito apposta, che poi prosegue per Canterbury e Dover. Ci sono anche due linee di metropolitana.
Centro commerciale annesso
Migliaia di londinesi si riversano con disciplinata allegria negli stadi. Per raggiungerli bisogna passare attraverso un nuovo centro commerciale: un modo per rientrare nei costi, già aumentati da nove a 14 miliardi.
Abbiamo sperimentato per primi sabato i controlli ai cancelli della zona olimpica: simili a quelli degli aeroporti, anche qui non si possono introdurre liquidi. Al varco ci imbattiamo per caso in Sir Sebastian Coe, indimenticabile medaglia d’oro del mezzofondo a Mosca 1980 e Los Angeles ‘84, poi datosi alla politica (conservatore), nominato Lord e oggi capo del Comitato organizzatore.
In Italia arriverebbe in auto blu, scortato da gorilla. Qui si aggira a piedi con la tessera di riconoscimento al collo come tutti, con su scritto «guest» (ospite) e solo dopo la specificazione «chairman» (presidente). Accetta sorridente di fermarsi per una foto, parla italiano.
Fra gli eventi collaterali c’è il sorteggio dei gironi di pallanuoto. In quella maschile gli italiani campioni del mondo sono testa di serie con i serbi. Accompagniamo alla cerimonia Sandro Campagna, ct della nazionale. È presente il gotha degli sport acquatici mondiali: tutti i dirigenti dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina al presidente della federazione internazionale Julio Maglione, uruguaiano. Segretario è Paolo Barelli, campione di nuoto anni 70, olimpionico a Monaco e Montreal, oggi senatore Pdl. Dirige il sorteggio un’altra vecchia gloria: Gianni Lonzi, oro del Settebello a Roma ’60.
Sono tutte qua, le leggende viventi dell’ultimo mezzo secolo. Compreso Ratko Rudic, allenatore di Campagna nella nostra nazionale che trionfò a Barcellona ’92, unico ct al mondo ad aver conquistato l’oro con squadre diverse (prima con la Jugoslavia). Ora ci riprova con la Croazia. Chiediamo a Compagna: che squadra spera di evitare? «Montenegro». Accontentato: è finito nell’altro girone.
Intanto, Londra si prepara. Non che una grande metropoli abbia bisogno di un’Olimpiade per accendersi, com’è stato per Pechino. Ma c’è egualmente entusiasmo: sono ben 70 mila i volontari, anche di una certa età, che già in questi giorni hanno diretto il traffico pedonale, controllato le borse degli spettatori ed effettuato altri compiti nella grande prova generale.
Unica preoccupazione: i terroristi
Un giornalista del quotidiano Sun ha sbeffeggiato i controlli portando dell’esplosivo nella zona protetta. Ma sono ben 23 mila gli agenti e soldati che dal 27 luglio al 12 agosto veglieranno sui 10 mila atleti da 200 nazioni (330 italiani) e i seimila giornalisti che daranno vita al più grande spettacolo del mondo: 900 medagli da assegnare in 26 sport.
Capita solo una volta ogni quattro anni, Londra è immune da attacchi terroristici dal 2005, ma la preoccupazione è palpabile. Sul Tamigi si è ancorata la più grande nave da guerra inglese, una portaelicotteri. Speriamo che rimanga inattiva...
Mauro Suttora
dall'inviato Mauro Suttora
Mancano dieci settimane alle Olimpiadi di Londra, ma con puntualità ed efficienza britanniche tutto è già pronto. Così, per la prima volta lo scorso fine settimana i principali impianti sono stati aperti: lo stadio dell’atletica per i campionati universitari britannici, quello della pallanuoto per un quadrangolare femminile Gran Bretagna-Stati Uniti-Australia-Ungheria (le squadre si riaffronteranno dal 28 luglio, con l’Italia fra le favorite), e poi tennis, tiro con l’arco e hockey.
Arriviamo al parco olimpico di Stratford (comune della Grande Londra a dieci km. dal centro) in sei minuti dalla stazione di St. Pancras con il treno veloce Javelin costruito apposta, che poi prosegue per Canterbury e Dover. Ci sono anche due linee di metropolitana.
Centro commerciale annesso
Migliaia di londinesi si riversano con disciplinata allegria negli stadi. Per raggiungerli bisogna passare attraverso un nuovo centro commerciale: un modo per rientrare nei costi, già aumentati da nove a 14 miliardi.
Abbiamo sperimentato per primi sabato i controlli ai cancelli della zona olimpica: simili a quelli degli aeroporti, anche qui non si possono introdurre liquidi. Al varco ci imbattiamo per caso in Sir Sebastian Coe, indimenticabile medaglia d’oro del mezzofondo a Mosca 1980 e Los Angeles ‘84, poi datosi alla politica (conservatore), nominato Lord e oggi capo del Comitato organizzatore.
In Italia arriverebbe in auto blu, scortato da gorilla. Qui si aggira a piedi con la tessera di riconoscimento al collo come tutti, con su scritto «guest» (ospite) e solo dopo la specificazione «chairman» (presidente). Accetta sorridente di fermarsi per una foto, parla italiano.
Fra gli eventi collaterali c’è il sorteggio dei gironi di pallanuoto. In quella maschile gli italiani campioni del mondo sono testa di serie con i serbi. Accompagniamo alla cerimonia Sandro Campagna, ct della nazionale. È presente il gotha degli sport acquatici mondiali: tutti i dirigenti dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina al presidente della federazione internazionale Julio Maglione, uruguaiano. Segretario è Paolo Barelli, campione di nuoto anni 70, olimpionico a Monaco e Montreal, oggi senatore Pdl. Dirige il sorteggio un’altra vecchia gloria: Gianni Lonzi, oro del Settebello a Roma ’60.
Sono tutte qua, le leggende viventi dell’ultimo mezzo secolo. Compreso Ratko Rudic, allenatore di Campagna nella nostra nazionale che trionfò a Barcellona ’92, unico ct al mondo ad aver conquistato l’oro con squadre diverse (prima con la Jugoslavia). Ora ci riprova con la Croazia. Chiediamo a Compagna: che squadra spera di evitare? «Montenegro». Accontentato: è finito nell’altro girone.
Intanto, Londra si prepara. Non che una grande metropoli abbia bisogno di un’Olimpiade per accendersi, com’è stato per Pechino. Ma c’è egualmente entusiasmo: sono ben 70 mila i volontari, anche di una certa età, che già in questi giorni hanno diretto il traffico pedonale, controllato le borse degli spettatori ed effettuato altri compiti nella grande prova generale.
Unica preoccupazione: i terroristi
Un giornalista del quotidiano Sun ha sbeffeggiato i controlli portando dell’esplosivo nella zona protetta. Ma sono ben 23 mila gli agenti e soldati che dal 27 luglio al 12 agosto veglieranno sui 10 mila atleti da 200 nazioni (330 italiani) e i seimila giornalisti che daranno vita al più grande spettacolo del mondo: 900 medagli da assegnare in 26 sport.
Capita solo una volta ogni quattro anni, Londra è immune da attacchi terroristici dal 2005, ma la preoccupazione è palpabile. Sul Tamigi si è ancorata la più grande nave da guerra inglese, una portaelicotteri. Speriamo che rimanga inattiva...
Mauro Suttora
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