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Wednesday, November 22, 2023

Frecciarossa e auto blu. Stavolta ha centoundici volte ragione Lollobrigida
















Incredibile rigurgito anticasta contro il ministro che stava andando dai bambini di Caivano in treno. Che però era in ritardo di centoundici minuti. E per non mancare l’appuntamento, lo ha fatto fermare e ci è andato in macchina. Perché lo Stato non è un pendolare

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 22 novembre 2023

Tutti contro Lollo: Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Riccardo Magi. Vogliono che Francesco Lollobrigida si dimetta perché ha fatto fermare un treno. E invece questa volta Lollo ha ragione. Centoundici volte ragione, come i minuti di ritardo del Frecciarossa che ieri aveva preso per andare a inaugurare il nuovo parco di Caivano (Napoli). Perché non si fanno aspettare sotto la pioggia i bambini di una zona martoriata dalla camorra. Né tantomeno gli si dà loro buca.

Francesco Lollobrigida durante quest'anno alla guida del Ministero dell'Agricoltura ha accumulato varie gaffes, dalla "sostituzione etnica" provocata dagli immigrati ai poveri che mangerebbero meglio dei ricchi. Lui stesso è una gaffe vivente, perché ministro-cognato (della premier) non suona bene. Ricorda troppo il ministro-genero Galeazzo Ciano di 80 anni fa.

Ed è imbarazzante anche l'aggiunta decretata al nome del suo dicastero: Agricoltura e Foreste era già abbastanza lungo, ma lui ha voluto appesantirlo con "Sovranità alimentare". Un concetto che suona desolatamente parafascista: non potendo più sfogarsi con i parà (anzi, si sono fatti scippare dai leghisti l'ex capo della Folgore Roberto Vannacci), ai nostalgici non resta che consolarsi con il nazionalismo dei campi. Facendo finta di ignorare che il nostro export enogastronomico vale decine di miliardi, cosicché siamo gli ultimi a cui converrebbe erigere barriere al libero scambio mondiale dei cibi: se gli altri adottassero il chilometro zero nei nostri confronti, sarebbe un disastro.

Ma lasciamo questi problemi planetari e torniamo a Ciampino. Perché è lì che il ministro e il suo segretario si sono accorti del ritardo astronomico accumulato dal loro treno ad alta velocità nella brevissima distanza dopo la partenza da Roma. Friggevano, si sentivano intrappolati. E quindi hanno fatto l'unica cosa intelligente per salvare il loro impegno a Caivano: saltare giù dal treno, acchiappare un'auto blu e proseguire il viaggio con il lampeggiante. 

Gli altri passeggeri non sono stati danneggiati dalla fermata extra. Soltanto con un rigurgito grillino fuori tempo massimo si può accusare Lollobrigida di "arroganza della casta". Intanto perché è lodevole ed ecologico che un ministro abbia provato a spostarsi in treno invece che in auto o aereo di stato.

In realtà il modo più veloce per coprire la distanza breve Roma-Caivano sarebbe il volo in elicottero. Ma immaginiamo gli strilli moralisti, "tracotanza!", se Lollo avesse osato avvalersi di un mezzo di trasporto normalmente utilizzato da un qualsiasi industriale.

Conosciamo bene l'inutile pompa borbonica di cui amano circondarsi i politici quando viaggiano, anche nei centri delle città. La sovrabbondanza dei codazzi con portaborse di certi cortei che bloccano il traffico. Ma ieri non è successo questo. 

Il ministro Francesco non è un francescano, tuttavia il suo comune Frecciarossa non ha funzionato. E lui ha trovato la soluzione migliore per evitare una figuraccia nei confronti di chi lo aspettava a un appuntamento preparato da settimane.

Mussolini faceva arrivare i treni in orario, dicono. Aspettiamo che i suoi eredi riescano a imitarlo. Intanto, però, che almeno l'opposizione eviti i riflessi pavloviani di pretendere dimissioni campate in aria.

Friday, October 21, 2022

Meloni ribattezza i ministeri con bei nomi sovranisti



Il nazionalismo inizia dalle targhe: "Sovranità alimentare", "Made in Italy", "Natalità", "Sicurezza energetica"

di Mauro Suttora 

Huffpost, 21 ottobre 2022


Apprendiamo con sollievo che il nuovo ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aggiungerà al suo dicastero anche la dicitura ufficiale "per la sovranità alimentare". Non capiamo bene cosa essa sia, ma siamo felici che i sovranisti abbiano deciso di sfogare il loro temibile, annunciato nazionalismo soltanto sui campi da arare e sulle nostre tavole da apparecchiare, invece che in ambiti più pericolosi e dannosi. 

Vogliono valorizzare il Made in Italy? Macché: quello è entrato nel nuovo nome del ministero dello Sviluppo economico. C'eravamo abituati al suo acronimo Mise, che sostituiva il vecchio ministero dell'Industria, e ora ce lo cambiano in dicastero delle "Imprese e made in Italy". I puristi della Crusca sussultano per il debutto dell'inglese nell'onomastica ministeriale, comunque buon lavoro al neoministro Adolfo Urso. 

Chissà invece se i sovranisti noEuro/pa, una volta così numerosi tra fratelli d'Italia, leghisti e grillini, si accontenteranno del maquillage agricolo. Perché a pensarci bene oggi non c'è molto di italiano in ciò che mangiamo. I nostri campi e allevamenti sono pieni di lavoratori immigrati: trovate un giovane italiano in stalle o fattorie. I camionisti stranieri che trasportano le derrate ogni notte da Puglia e Sicilia fanno concorrenza a quelli italiani. Stessa prevalenza fra i facchini degli ortomercati al nord, e tante benemerite bancarelle arabe nei mercati ortofrutta rionali.

I supermercati Carrefour sono francesi, i Lidl tedeschi, e assumono cassieri/e di ogni nazionalità. I rider che ci portano il cibo a casa non sono quasi mai italiani, i cinesi fanno incetta di bar, i ristoranti cercano disperati personale almeno italofono. Per non parlare dei prodotti. E non quelli esotici: i pomodori a grappolo vengono da serre olandesi, i limoni dal Sudafrica, le noci dalla California. La farina della nostra pasta è ucraina o dell'Iowa, i prosciutti sono cosce di maiali olandesi, i filetti di vitelli slavi, il miele rumeno. 

Insomma, la globalizzazione stravince da vent'anni, in barba a tutti gli Eataly per clienti danarosi. Quindi che caspita vorrà mai dire "sovranità alimentare"? Almeno Mussolini aveva la scusa delle sanzioni per la guerra in Etiopia, quando ci proponeva orzo al posto del caffè e karkadè invece del the. 

Nel 1993 un referendum decise col 70% di abolire il ministero dell'Agricoltura, visto che quasi tutte le competenze sono passate alle regioni. Poi è resuscitato col nome di "coordinamento delle politiche agricole", perché non sapevamo chi mandare alle trattative Ue di Bruxelles. Nel 2018 il governo Conte1 diede all'Agricoltura anche il Turismo, dopo un anno il Conte2 glielo tolse. Ora il Mipaaf (Ministero politiche agricole, alimentari e forestali) diventerà Mipafsa? Contorcimenti della burocrazia. 

Poi ci sarebbe anche la "natalità" aggiunta al ministero della Famiglia e delle Pari opportunità, affidato all'ex femminista abortista radicale Eugenia Roccella. Forse in onore del suo nome: nata bene, Eu-genia. Altri motivi non riusciamo a trovarne, se non una riesumazione dell'invito fascista a procreare di più. Il che, in tempi di riduzione di emissioni e consumi per contrastare il riscaldamento globale, appare bizzarro. Ma la fantasia dei politici è tanta, sicuramente ci stupiranno anche con questi neologismi.