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Wednesday, November 12, 2025

Porno libero. Vogliono mettere le mutande al mondo. Non ci sono ancora riusciti

Dal 12 novembre i siti hard dovevano chiudere ai minorenni. Invece niente, e non sarà facile. Resta l’intenzione di togliere il porno ai ragazzini (del boom di psicofarmaci non interessa a nessuno). Articolo libertario contro lo spirito iraniano del governo Meloni

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 12 novembre 2025

Per ora il porno è ancora libero. Nei siti principali possono accedere anche i minorenni, basta che mentano sulla propria età cliccando +18. I proprietari canadesi di YouPorn e Pornhub si chiamano Ethical Capital Partners, guidati dall’eticissimo investitore compaesano Rocco Meliambro e dal rabbino-avvocato Solomon Friedman. Il quale da Ottawa assicura: “Siamo in regola, i nostri sono tutti video di adulti consenzienti”. Il Canada festeggia: l’export di sesso è notevole, e soprattutto immune dai dazi di Trump.

Il problema sono gli adolescenti: l’88% dei maschietti italiani e il 40% delle femmine pare guardino con piacere il sesso online. Il governo invece vuole preservare il loro “benessere psichico e fisico”, cosicché il decreto Caivano ha messo fuorilegge 48 siti a luci rosse.

Si sperava che Meloni & c. avessero di meglio da fare, tipo combattere le mafie, specie da quelle parti. Invece ora i nemici sono le pippe dei ragazzi. I quali si ingozzano di psicofarmaci, consumo raddoppiato negli ultimi anni. Ma su quello, pazienza.

Le grida contro i siti zozzoni sono peggio che sbagliate: sono inutili. Come ciascuno di noi sa, dagli undici anni in poi tutti siamo stati alla ricerca di immagini elettrizzanti. E più erano proibite, più ci attiravano. Un tempo c’era la rivista Le Ore, naturalmente proibita ai minorenni. Cosicché ci toccava mandare in edicola i fratelli maggiori, o affidarci al mercato nero fiorente a scuola.

Più ardua l’impresa di entrare in un cinema a luci rosse. Ma ecco che magicamente negli anni 80 arrivarono le videocassette Vhs. La mamma della mia fidanzatina tuonava contro i nostri “sporchessi”. Ma senza quelli, cosa caspita avremmo potuto raccontare al prete nel confessionale?

Niente da fare. I politici sembrano avere incorporata l’insopprimibile esigenza di “mettere le mutande al mondo”. Non so quale filosofo ridicolizzò questo inane tentativo. Che non si limita peraltro a ciò che sta sotto alle mutande. Perché ora i governi sembrano voler regolamentare tutto. Per aiutarci coi bonus e proteggerci dal male psicofisico, ovviamente.

Uno dei pochi siti porcelli che hanno ottemperato al proclama Agcom (ma quante sono ‘ste costosissime authority?) è quello dal nome più poetico: Chaturbate. Ho provato a entrarci, ora vogliono una verifica tramite una app, Yoti. Così ho dovuto scaricare l’ennesima app che appesantisce la memoria del cellulare, e caricare un mio documento. Poi c’è stata l'identificazione facciale. Sono sicuro che stanno violando una qualche mia privacy, prevedo ricorsi in massa all’altra authority, quella amica di Report.

Tutto inutile. “Dato l’alto afflusso di richieste, la preghiamo di pazientare”. Ma figurarsi. La soddisfazione dev’essere istantanea. I 140 milioni di fruitori giornalieri di Youporn passano in media 9 minuti davanti allo schermo. Il doppio di quel che ci mettono i canadesi a far sesso vero, secondo un sondaggio birichino.

I ragazzi faranno più in fretta ad attivare un’altra diavoleria, la Vpn, per bypassare il divieto al godimento. Non chiedetemi cos'è: so soltanto che la usano tutti in Cina e Iran per evitare i controlli governativi sulla rete. Ma ora la libertà (scusate, niente maiuscole: questa piccola libertà privata e un po’ vergognosa) ne avrà bisogno pure da noi. 

Wednesday, November 22, 2023

Frecciarossa e auto blu. Stavolta ha centoundici volte ragione Lollobrigida
















Incredibile rigurgito anticasta contro il ministro che stava andando dai bambini di Caivano in treno. Che però era in ritardo di centoundici minuti. E per non mancare l’appuntamento, lo ha fatto fermare e ci è andato in macchina. Perché lo Stato non è un pendolare

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 22 novembre 2023

Tutti contro Lollo: Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Riccardo Magi. Vogliono che Francesco Lollobrigida si dimetta perché ha fatto fermare un treno. E invece questa volta Lollo ha ragione. Centoundici volte ragione, come i minuti di ritardo del Frecciarossa che ieri aveva preso per andare a inaugurare il nuovo parco di Caivano (Napoli). Perché non si fanno aspettare sotto la pioggia i bambini di una zona martoriata dalla camorra. Né tantomeno gli si dà loro buca.

Francesco Lollobrigida durante quest'anno alla guida del Ministero dell'Agricoltura ha accumulato varie gaffes, dalla "sostituzione etnica" provocata dagli immigrati ai poveri che mangerebbero meglio dei ricchi. Lui stesso è una gaffe vivente, perché ministro-cognato (della premier) non suona bene. Ricorda troppo il ministro-genero Galeazzo Ciano di 80 anni fa.

Ed è imbarazzante anche l'aggiunta decretata al nome del suo dicastero: Agricoltura e Foreste era già abbastanza lungo, ma lui ha voluto appesantirlo con "Sovranità alimentare". Un concetto che suona desolatamente parafascista: non potendo più sfogarsi con i parà (anzi, si sono fatti scippare dai leghisti l'ex capo della Folgore Roberto Vannacci), ai nostalgici non resta che consolarsi con il nazionalismo dei campi. Facendo finta di ignorare che il nostro export enogastronomico vale decine di miliardi, cosicché siamo gli ultimi a cui converrebbe erigere barriere al libero scambio mondiale dei cibi: se gli altri adottassero il chilometro zero nei nostri confronti, sarebbe un disastro.

Ma lasciamo questi problemi planetari e torniamo a Ciampino. Perché è lì che il ministro e il suo segretario si sono accorti del ritardo astronomico accumulato dal loro treno ad alta velocità nella brevissima distanza dopo la partenza da Roma. Friggevano, si sentivano intrappolati. E quindi hanno fatto l'unica cosa intelligente per salvare il loro impegno a Caivano: saltare giù dal treno, acchiappare un'auto blu e proseguire il viaggio con il lampeggiante. 

Gli altri passeggeri non sono stati danneggiati dalla fermata extra. Soltanto con un rigurgito grillino fuori tempo massimo si può accusare Lollobrigida di "arroganza della casta". Intanto perché è lodevole ed ecologico che un ministro abbia provato a spostarsi in treno invece che in auto o aereo di stato.

In realtà il modo più veloce per coprire la distanza breve Roma-Caivano sarebbe il volo in elicottero. Ma immaginiamo gli strilli moralisti, "tracotanza!", se Lollo avesse osato avvalersi di un mezzo di trasporto normalmente utilizzato da un qualsiasi industriale.

Conosciamo bene l'inutile pompa borbonica di cui amano circondarsi i politici quando viaggiano, anche nei centri delle città. La sovrabbondanza dei codazzi con portaborse di certi cortei che bloccano il traffico. Ma ieri non è successo questo. 

Il ministro Francesco non è un francescano, tuttavia il suo comune Frecciarossa non ha funzionato. E lui ha trovato la soluzione migliore per evitare una figuraccia nei confronti di chi lo aspettava a un appuntamento preparato da settimane.

Mussolini faceva arrivare i treni in orario, dicono. Aspettiamo che i suoi eredi riescano a imitarlo. Intanto, però, che almeno l'opposizione eviti i riflessi pavloviani di pretendere dimissioni campate in aria.