di Mauro Suttora
Washington, 23 gennaio 2017
«Oggi il potere non passa solo da un presidente o da un partito all’altro. Oggi il potere torna a voi, popolo». Donald Trump, come tutti i politici, vorrebbe marcare l’inizio di una nuova era. E per dimostrarlo non misura le parole. Così il 20 gennaio, subito dopo il giuramento da presidente Usa, non ha pronunciato un discorso: ha annunciato una rivoluzione.
«COMPRA E ASSUMI AMERICANO». Il suo slogan è “America first”, prima l’America. Cioè preferire i prodotti made in Usa, e precedenza ai lavoratori statunitensi sugli immigrati. Nazionalismo economico. In concreto: imporre dazi doganali alle importazioni, ed espellere i clandestini. Dal liberismo al protezionismo.
SANITÀ. Il primo decreto firmato abolisce la riforma sanitaria di Obama, che allargava l’assistenza medica a una ventina di milioni di persone, non così povere o anziane da usufruire dell’assistenza gratuita, e non così ricche da essere coperte con le assicurazioni private obbligatorie. Ma è stata una firma simbolica: ora la parola passa ai 50 stati.
MELANIA/IVANKA. La terza moglie slovena Melania è tornata a New York. Si trasferirà a Washington solo a giugno, quando il figlio Barron finirà la quinta elementare. Il vuoto è colmato da Ivanka, solo 10 anni meno della matrigna, figlia della prima moglie ceca Ivana. Le due donne sono state impeccabili durante le cerimonie, ma hanno scambiato poche parole nelle lunghe ore in cui sono rimaste una accanto all’altra, presenziando alla parata. Rivalità in vista?
EX. All’inaugurazione c’erano tutti gli ex presidenti tranne il 92enne Bush senior, in ospedale. Miracolosa la guarigione del coetaneo Jimmy Carter, sopravvissuto a un tumore del cervello. Bill Clinton stava un po’ troppo con la bocca semiaperta, in debito di ossigeno. Sua moglie Hillary ha voluto esserci nonostante l’umiliante sconfitta, forte dei suoi tre milioni di voti in più di Trump (ha perso a causa dei collegi statali maggioritari). Il più allegro era George Bush junior, che non ha mai nascosto il suo disprezzo per Trump (ricambiato). Ma tutti si sono stretti fintamente la mano.
ANTI. Nel primo giorno della sua presidenza Trump si è beccato la prima manifestazione contro. Non era mai successo. «Io non l’ho votato, ma almeno diamogli una possibilità», ha detto l’attore Michael Keaton (in questi giorni nei cinema interpreta un personaggio trumpiano che espulse crudelmente i fratelli McDonald dal loro impero degli hamburger). Niente da fare. Le donne sono già furibonde per il maschilismo di Trump. «Potevano votarmi contro», ha risposto lui.
PACCHETTO. La scena più buffa è stata quella di Melania Trump che consegna a Michelle Obama un regalo. Ma l’ex First lady non sa dove metterlo. Si rivolge alle due guardie, che però hanno le mani immobilizzate nel saluto militare. Interviene Barack, sempre gran signore, e fa sparire la scatola azzurra. Cosa c’è dentro? Per ora, mistero. È un pacchetto di Tiffany, la gioielleria accanto alla Trump Tower sulla Quinta avenue di New York.
PACCO. È quello che gli schieramenti avversari temono dal fronte opposto. I democratici sono terrorizzati da quel che combinerà il vecchio Donald (perfino Reagan era più giovane di lui quando divenne presidente). I trumpisti continuano ad accusare i giornalisti di dare notizie false, anche sui numeri del pubblico all’Inaugurazione: neppure l’evidenza delle foto ha sopito la lite sulla minore presenza rispetto al debutto di Obama nel 2008.
Mauro Suttora