IL SINDACO DI FIRENZE SFIDA BERSANI
Seguiamo il candidato alle primarie del partito democratico. Che vuole dimezzare i parlamentari, togliere i soldi pubblici ai partiti, abbassare le tasse e introdurre la meritocrazia. Ma a sinistra sono d’accordo?
dal nostro inviato Mauro Suttora
Lucca, 15 settembre 2012
Chi è veramente questo Matteo Renzi di cui tutti parlano, che alle primarie del Pd fra due mesi vuole scalzare il segretario Pier Luigi Bersani da candidato premier? E chi sono i suoi simpatizzanti: solo votanti Pd, o anche berlusconiani? Per scoprirlo abbiamo seguito il sindaco di Firenze durante una sera nel suo giro d’Italia.
Ex pci ed ex msi, ora stanno con lui
Appena arrivati a Lucca incrociamo il suo camper nel traffico del sabato pomeriggio. Lo seguiamo: gira a sinistra per entrare in un parcheggio periferico. Ma è vuoto: ha già portato il sindaco a destinazione, ora aspetta per tornare a riprenderlo.
Parcheggiamo anche noi, più vicini alle mura. Seguiamo il flusso dei turisti che dalla stazione entrano nella città vecchia. Domandiamo a un passante: «Dov’è l’incontro con Renzi?» «Ci sto andando anch’io, seguitemi». È un tipo sui 40 anni, dopo un po’ gli chiedo: «Lei è del Partito democratico?» «Sì». Scatta inevitabile la curiosità: «Ex Ds o Margherita?».
Tutti sanno, infatti, che il partito-amalgama nato cinque anni fa fra ex comunisti ed ex democristiani non è granché riuscito. E Renzi, già Dc e del Partito popolare, è considerato ancora oggi un corpo estraneo da molti militanti di sinistra. «Sono un ex Pci», risponde la nostra guida, denunciando un’esperienza politica ultraventennale, «ma voterò Renzi alle primarie. Mi convince».
Sugli spalti alberati le 500 sedie sono già occupate. Molta gente continua ad affluire e resta in piedi. Renzi arriva con un quarto d’ora di ritardo, ci mette parecchio per raggiungere il palco facendosi largo fra la folla. È vestito come un candidato americano, camicia bianca e cravatta, stringe mani e sorride a tutti. Invitante musica soft rock nel sottofondo.
Parlo col mio vicino: Giuseppe Nieri, 65 anni, bancario in pensione. Anche lui è eccitato per l’arrivo del sindaco. Mi spiega di avere votato in passato Msi, An, Pdl, ma che sosterrà Renzi alle primarie. «E se le vincerà, per la prima volta voterò Pd».
Eccolo qui, l’incarnazione degli incubi ma anche dei sogni dei dirigenti Pd: il berlusconiano che «falsa» i risultati delle primarie aperte, sostenendo il candidato anti-establishment. Però Renzi è anche l’unico capace di spostar voti da destra a sinistra. Anzi, non si vergogna di auspicarlo: «Berlusconiani delusi, venite con noi».
Il sindaco parla a Lucca, da sempre isola «bianca» nella Toscana rossa. È il terzo giorno del suo tour, che toccherà tutte le 108 province italiane. Al ritmo di due e più comizi al giorno, dopo l’inizio a Verona, Belluno e Padova ieri era a Savona e Taggia (Imperia). Fra tre ore sarà a Sarzana (La Spezia), lunedì a Piombino (Livorno). In questo momento, quasi simbolicamente, Bersani sta chiudendo la Festa Pd a Firenze, roccaforte di Renzi. Un duello a distanza? «Ma no, le primarie sono una ricchezza per tutti», minimizza il sindaco.
Dice no al «bacio della morte»
Stasera Renzi fa l’ecumenico, «non voglio parlare di rottamazione (dei dirigenti Pd, ndr), desidero solo portare al partito il nostro contributo di idee». Parla in positivo, mai una parola contro Silvio Berlusconi. E l’ex premier l’indomani ricambia la gentilezza dicendo che le idee del sindaco sono anche quelle del Pdl. Un vero e proprio «bacio della morte», secondo gli avversari di Renzi a sinistra. Una «ritrovata civiltà del confronto politico», invece, secondo i suoi sostenitori.
D’altra parte il governo di Mario Monti ora è appoggiato sia dal Pd, sia dal Pdl. Dibattito all’interno della stessa maggioranza, quindi?
«Che Berlusconi abbia fallito, lo riconoscono perfino i suoi», precisa Renzi. «E se vinciamo noi sarà proprio lui il primo rottamato. Ma noi vogliamo pensare al futuro, senza attardarci in polemiche sul passato. Basta con l’antiberlusconismo ossessivo degli ultimi vent’anni».
E largo alle proposte: dimezzare i parlamentari «come ho già fatto con i miei assessori», dimezzarne l’indennità, abolire vitalizi e finanziamento pubblico ai partiti, abbassare le tasse «come ho fatto quest’anno con l’addizionale comunale Irpef a Firenze», spazio alla meritocrazia, uguaglianza «ma solo dei punti di partenza, poi ognuno se la giochi liberamente».
Musica per le orecchie dei berlusconiani venuti a curiosare in tanti anche nel cinema Moderno di Sarzana, alle nove: «Sono attratto dal vento di novità che è nato da quando Silvio si è messo un po’ in disparte», ci dice Giovanni, 53 anni, settore farmaceutico.
E la sua coetanea Enza, tecnica di radiologia: «Avevo votato Udc, ma questa volta voterò Renzi sia alle primarie sia dopo, se vincerà. Altrimenti non so, ma comunque non per Berlusconi».
Più scettico Franco, 75 anni, ex tecnico di teletrasmissioni in pensione: «Renzi è giovane, bravo, ha una dialettica che è una cannonata. Ma come facciamo a fidarci? Anche Berlusconi si era messo la mano sul cuore in tv, e gli avevamo creduto».
«Voterò Renzi alle primarie perché Fini mi ha deluso, se poi perde non so», dice Bruno Soli di Sarzana, 70 anni, pilota militare in pensione.
«In pochi giorni ha chiuso il centro»
Sauro Bonatti, 61 anni, professore di agronomia alle superiori e assessore socialista all’Istruzione di Aulla (La Spezia): «Renzi mi piace perché è decisionista come Craxi. Il sindaco di Firenze suo predecessore parlò per anni di chiudere il centro alle auto, lui lo ha fatto in una settimana. Renderà più anglosassone il centrosinistra, più liberale che postcomunista. Anche Bersani è fra i più aperti, ma Renzi è nuovo».
Come, un socialista che elogia il liberalismo? «Chi ha di più deve farsi carico dei bisognosi, ma l’economia è bene che resti libera: meno intervento statale c’è, meglio è».
Mauro Suttora
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Wednesday, September 26, 2012
Monday, February 23, 2009
Newsweek: guerra del kebab
The Great Kebab Wars
by Mauro Suttora
NEWSWEEK
February 7, 2009
link to Newsweek
The Tuscan city of Lucca, famous as Puccini's birthplace, doesn't need any more publicity—especially if it carries the taint of "culinary racism." But that's the accusation being lobbed in response to Lucca's ban on new ethnic eateries in its city center. Ban supporters claim it will preserve "traditional and cultural identity," says Mayor Mauro Favilla, who wants to avoid becoming another Rome, where ancient streets are home to cheap fast-food and greasy Chinese joints.
Currently, Lucca's center boasts just four "ethnic" eateries, Turkish kebab places that opened within the last two years. "In Pisa, now there are 16 kebab [shops]; that's why they fear us," says Hayri Gok, who runs the Mesopotamia eatery. Detractors say Lucca's move makes little economic sense. "Tourism … is all about openness and variety," says Avi Rosental, director of the International Hotel & Restaurant Association. Besides, what if Turkey retaliates and outlaws pizza?
by Mauro Suttora
NEWSWEEK
February 7, 2009
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The Tuscan city of Lucca, famous as Puccini's birthplace, doesn't need any more publicity—especially if it carries the taint of "culinary racism." But that's the accusation being lobbed in response to Lucca's ban on new ethnic eateries in its city center. Ban supporters claim it will preserve "traditional and cultural identity," says Mayor Mauro Favilla, who wants to avoid becoming another Rome, where ancient streets are home to cheap fast-food and greasy Chinese joints.
Currently, Lucca's center boasts just four "ethnic" eateries, Turkish kebab places that opened within the last two years. "In Pisa, now there are 16 kebab [shops]; that's why they fear us," says Hayri Gok, who runs the Mesopotamia eatery. Detractors say Lucca's move makes little economic sense. "Tourism … is all about openness and variety," says Avi Rosental, director of the International Hotel & Restaurant Association. Besides, what if Turkey retaliates and outlaws pizza?
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