dall' inviato Mauro Suttora
Pechino, (Cina), 6 agosto 2008
Ci siamo. È arrivato il 08.08.08, data simbolica che i cinesi hanno scelto per l’inizio della 29esima Olimpiade moderna. L’otto qui è considerato un numero fortunato, quindi anche la cerimonia d’inaugurazione comincia alle otto di sera. Per sedici giorni Pechino è sotto gli occhi del mondo, e come tutti i regimi autoritari la Cina ha trasformato questo avvenimento in una grande occasione di orgoglio patriottico.
I cinesi possono in effetti essere fieri dei successi economici ottenuti negli ultimi decenni, che hanno trasformato il vecchio Paese comunista in una superpotenza industriale. Ma il boom è avvenuto a spese dell’ambiente: oggi Pechino è avvelenata dall’inquinamento. E la liberalizzazione economica non ha portato democrazia: le libertà elementari (di parola, stampa, riunione, manifestazione, voto) sono ancora sconosciute in Cina.
Detto questo, che la festa dello sport cominci. E aspettiamoci due settimane di spettacoli avvincenti, con i migliori campioni del pianeta che si sfidano allo spasimo. Non c’è record del mondo, infatti, che valga quanto una medaglia d’oro olimpica.
Quali atleti passeranno alla storia grazie a questi giochi? Chi saranno i Mennea e i Mark Spitz di Pechino? Negli ultimi due mesi vi abbiamo presentato i nostri campioni, probabili candidati italiani al podio olimpico: dalle ragazze della ginnastica ritmica alla pingponghista italocinese Wen-ling, dalla canoista Josefa Idem ai nuotatori Magnini e Pellegrini, da Valentina Vezzali e Aldo Montano (scherma) ai ginnasti Igor Cassina e Vanessa Ferrari, fino ai judoisti Ylenia Scapin e Roberto Meloni. Oltre, naturalmente, alle celebrità Antonio Rossi (il canoista portabandiera), il ciclista Paolo Bettini, Tania Cagnotto (tuffi), le veliste Conti e Micol, il saltatore in lungo Andrew Howe, Matteo Tagliariol (spada), lo sciabolatore Luigi Tarantino, il pugile Roberto Cammarelle. E le squadre femminili di pallanuoto e pallavolo.
Queste sono le superstelle italiane. E quelle internazionali? L’atletica leggera resta la regina delle Olimpiadi. Le sue gare iniziano solo nella seconda settimana, a Ferragosto. Nei 100 metri maschili ci sarà un duello a tre: i giamaicani Usain Bolt, 22 anni (che due mesi fa ha stabilito il nuovo record mondiale con 9”72) e Asafa Powell, 25 (record precedente, ottenuto a Rieti lo scorso settembre), contro lo statunitense Tyson Gay, 25. Tre impressionanti macchine da corsa, fasci di muscoli allo stato puro, che però dovranno stare attenti anche al lato psicologico. Alle Olimpiadi di Atene nel 2004, infatti, Powell arrivò solo quinto nonostante fosse superfavorito.
Una beniamina del pubblico italiano è diventata la saltatrice con l’asta russa Elena Isinbaeva, 26 anni. Prima donna nella storia a volare oltre i cinque metri, lo scorso 11 luglio ha incantato gli spettatori dello stadio Olimpico a Roma superando se stessa. Ha infatti portato il nuovo record mondiale a 5,03. È la ventesima volta che migliora il suo primato: nel 2003 era ancora a 4,82. Prima di ogni salto compie strani riti per concentrarsi: si sdraia, si copre il viso con una salvietta. Poi, quando ha già in mano l’asta, mormora parecchie parole che nessuno è finora riuscito a decifrare. «Non ve le dirò mai, è il mio segreto», dice.
Un’altra leggenda del salto (in alto) è la dalmata Blanka Vlasic, nata a Spalato 24 anni fa. Praticamente un mostro: ha vinto tutte le ultime trenta gare cui ha partecipato. Alta 1 e 93, è allenata dal padre. Purtroppo se l’è trovata sulla sua strada la nostra Antonietta Di Martino, che nonostante sia alta 1 e 69, cioè ben 24 centimetri meno della gigantesca croata, l’anno scorso ai mondiali di Osaka è finita seconda dietro di lei saltando due metri e tre. La Di Martino è nata nel ‘78: esattamente quando Sara Simeoni stabilì il record italiano di 2,01 che ha resistito fino all’anno scorso, per quasi trent’anni, fino ad Antonietta. La quale però negli ultimi tempi è apparsa un po’ appannata rispetto alla scorsa fantastica stagione.
I record del salto in alto femminile sono tutti assai duraturi. Forse siamo arrivati quasi al massimo delle capacità umane. Chissà se a Pechino Blanka riuscirà a battere quello mondiale di 2,09, che resiste da ben ventun anni: lo stabilì la bulgara Stefka Kostadinova a Roma nei mondiali dell’87.
Sempre in tema di record, sarà interessante seguire le imprese del cavaliere giapponese Hiroshi Hoketsu. Non a Pechino, perché tutte le gare di equitazione si svolgono a Hong Kong. Hoketsu è il «nonno» delle Olimpiadi: ha 67 anni, non c’è atleta più vecchio di lui. Partecipò ai giochi di Tokio del ‘64, senza per la verità brillare: finì quarantesimo nel salto a ostacoli. Ora è passato al più tranquillo dressage.
Non è comunque il concorrente più anziano nella storia delle Olimpiadi: il tiratore svedese Oscar Swahn aveva ben 72 anni quando vinse l’argento ad Anversa nel 1920.
Tom Daley è invece la superstar più giovane di questi Giochi. Ha compiuto 14 anni a maggio, e ciononostante potrebbe salire sul podio nei tuffi dalla piattaforma. Nel 2006 fu escluso dai Giochi del Commonwealth perché era troppo piccolo. Ancora cinque anni fa scoppiava a piangere dalla paura quando doveva tuffarsi all’indietro dai dieci metri. Ora invece gareggia con disinvoltura, e dedica le sue vittorie al papà, un elettricista che ha dovuto smettere di lavorare due anni fa per un tumore al cervello.
Il re delle piscine mondiali è indiscutibilmente Michael Phelps. Il fenomeno statunitense vuole battere il record di Spitz a Monaco ‘72, conquistando una medaglia d’oro in più delle sue sette. Per questo gareggia nei 200 e 400 misti, nei 100 e 200 farfalla, nei 200 stile libero e in tre staffette.
Questo 23enne di Baltimora conquistò il suo primo record mondiale nei 200 farfalla nel 2000, ad appena 15 anni. Ad Atene vinse sei ori e due bronzi. Il suo tallone d’Achille è lo stile libero, e nella staffetta mista qualche suo concorente ha protestato perché preferiscono lui ad altri più bravi, solo per permettergli di gareggiare in otto specialità. Otto medaglie in una sola Olimpiade comunque le aveva vinte solo un ginnasta russo nel 1980, quando però i Giochi di Mosca furono boicottati da Stati Uniti, Germania Ovest e altri 58 Paesi occidentali e musulmani per protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
Quest’anno la Cina mira a superare gli Stati Uniti nel medagliere. L’atleta cinese più famoso nel mondo è Yao Ming, gigante 27enne alto 2,29 per 134 chili di peso, che gioca nella squadra di basket americana di Houston. Guiderà i cestisti cinesi contro lo squadrone statunitense, superfavorito e soprattutto spinto dalla voglia di cancellare la figuraccia rimediata ad Atene quattro anni fa (bronzo dietro ad Argentina e Italia).
Anche nella squadra di pallacanestro Usa spiccano personaggi celebri in tutto il pianeta, come Kobe Bryant. Ormai trentenne, il campione dei Los Angeles Lakers è da anni il miglior cestista mondiale. Parla perfettamente l’italiano perché è cresciuto in Italia, quando suo padre giocava nel nostro campionato. Nel 2003 fu accusato di stupro da una 19enne, ma alla fine è stato assolto perché lei era consenziente.
Sempre nel campo degli atleti professionisti pagati milioni di euro (in barba alla regola olimpica del dilettantismo), spiccano i nomi dei tennisti. Nel maschile sarà una questione fra lo svizzero Roger Federer, lo spagnolo Rafael Nadal e il serbo Novak Djokovic. E anche le favorite donne ricalcano le classifiche internazionali, come se fossimo a Wimbledon: le serbe Ana Ivanovic e Jelena Jancovic, e le sorelle Williams che gareggeranno anche nel doppio per gli Usa.
Il calcio, infine. Lo sport più popolare del mondo non può mancare dalle Olimpiadi, il torneo è cominciato due giorni prima della cerimonia d’apertura, si svolge in varie città della Cina (anche Shangai) ed è quello che dura di più: per la finale occorre attendere il 23 agosto. Ma anche qui c’è un grosso equivoco. Alcune squadre sono zeppe di professionisti, mentre altre (come l’italiana Under 23) mandano compagini minori. Ci saranno i milanisti Ronaldinho e Pato per il Brasile, ci sarà la superstar del Barcellona Lionel Messi per l’Argentina. L’Italia punta egualmente in alto. Ma finora abbiamo vinto solo nel 1936, a Berlino. Peggio di noi solo il Brasile: i cinque volte campioni del mondo non hanno mai conquistato un oro olimpico.
Mauro Suttora