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Monday, July 19, 2010

Cappato, Marra e Bruti Liberati

LO STRANO SALVATAGGIO DELLA LISTA FORMIGONI

di Mauro Suttora

18 luglio 2010

Dove ha fallito la P3, sta riuscendo un altissimo magistrato di sinistra? Il presidente della corte d’Appello di Milano Alfonso Marra, nonostante le pressioni del faccendiere avellinese Pasquale Lombardi ora in carcere con i sodali Carboni e Martino, non fu capace di far riammettere la lista di Roberto Formigoni alle regionali di marzo. Anche per questa totale inefficienza la «nuova P2» è stata liquidata da Berlusconi come composta da «quattro pensionati sfigati».

A risolvere il pasticcio fu poi Piermaria Piacentini, presidente del Tar lombardo indagato nell’inchiesta sulla «cricca» Balducci-Anemone. Quanto a Marra, «Fofò» per gli amici, la sua carriera è finita ad appena cinque mesi dalla prestigiosa nomina milanese: il Csm ha avviato il procedimento disciplinare, mentre l’Anm parla addirittura di espulsione.

Il dirigente radicale Marco Cappato, persa la battaglia contro Formigoni in sede di ricorso elettorale, non si è dato però per vinto: ha presentato denuncia penale per quella che definisce «la falsificazione delle firme sui moduli della lista Formigoni: duemila su 3.500 erano pre-datate rispetto alla lista dei candidati».

L’allora procuratore aggiunto di Milano Edmondo Bruti Liberati, tuttavia, ha chiesto l’archiviazione anche di questo procedimento. «Dobbiamo capirne le motivazioni», dice Cappato, «perché la sua richiesta non è stata ancora accolta. Basterebbe un rapido controllo delle firme per rendersi conto delle irregolarità. A questo punto, mi auguro che anche in Lombardia, come in Piemonte, sia fatta luce sull’illegalità del voto».

Nel frattempo, Bruti Liberati è stato nominato procuratore capo a Milano. E l’elezione al Csm in maggio, contrariamente a quella di Marra a febbraio, è stata ad ampia maggioranza. Hanno sostenuto Bruti Liberati anche i consiglieri di centrodestra, compreso il «laico» Michele Saponara (ex sottosegretario di Forza Italia) e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, del quale oggi il Pd chiede le dimissioni per aver partecipato a cene della «nuova loggia P3», anche se non risulta indagato.

Una nomina trasversale, insomma, per il 65enne magistrato marchigiano, colonna della corrente di sinistra Magistratura Democratica e già segretario dell’Anm. Che secondo alcuni ha rappresentato una specie di «spartizione» nel palazzo di Giustizia milanese: Marra per il centrodestra, Bruti Liberati per il centrosinistra.

Non è un mistero infatti che anche a febbraio la nomina di Marra provocò grosse polemiche, e gli schieramenti si divisero. Gli votò contro Giuseppe Maria Berruti, fratello del deputato Pdl Massimo, mentre da sinistra gli giunsero i consensi di Celestina Tinelli (Pd) e perfino del vicepresidente Nicola Mancino. Il candidato naturale era Renato Rordorf, ma adesso dalle telefonate della P3 caldeggianti il nome di Marra emerge che si riteneva impossibile che entrambe le cariche finissero in mano alla sinistra. Paradossalmente, però, Bruti Liberati sul caso Formigoni si è dimostrato finora più «utile» di Marra.

Mauro Suttora