FRONTEX ACCUSA: ALCUNE PRENDONO ADDIRITTURA APPUNTAMENTO IN MARE. MA LORO REPLICANO: “SALVIAMO SOLO VITE”
di Mauro Suttora
Oggi, 12 gennaio 2017
Complici dei trafficanti libici di uomini? L’incredibile accusa alle navi delle Ong (Organizzazioni non governative) arriva da Frontex, l’agenzia europea delle frontiere. La quale in un rapporto riservato dice che ai migranti potrebbero essere date «chiare indicazioni prima della partenza dalla Libia sulla precisa direzione da seguire per raggiungere le navi Ong».
Ci sarebbe stato addirittura un «caso in cui le reti criminali hanno trafficato migranti direttamente su una nave».
Le organizzazioni umanitarie respingono le accuse: «La nostra missione è quella di salvare vite umane», dice a Oggi Marco Bertotto di Medici senza Frontiere, «stiamo davanti alla Libia e interveniamo solo su indicazioni della Guardia costiera italiana, o su nostri avvistamenti di barche in difficoltà».
«Abbiamo l’obbligo di salvare uomini, donne e bambini che rischiano di morire in mare, svolgiamo esclusivamente operazioni di ricerca e soccorso», ci dice Daniela Fatarella, vicedirettore di Save the Children Italy.
Fra Sicilia e Libia operano varie flotte. Una decina di navi della missione Triton di Frontex, che però non si spingono vicino alla Libia. Fino a dieci navi delle Ong, che da uno-due anni stazionano al limite delle acque territoriali libiche (12 miglia, circa 20 km). Cinque navi militari della missione Sophia. Più altre navi della Nato e della nostra Guardia costiera. Alla quale arrivano le telefonate di richiesta di soccorso al numero 1530, tutte smistate alla centrale di Roma dove ci sono perfino traduttori.
Itinerari sospetti
È possibile che alcune chiamate siano fatte dagli scafisti, per prendere addirittura appuntamenti in mare?
È quello che sostiene la fondazione olandese Gefira, che monitora i movimenti di tutte le imbarcazioni col sistema Ais: «Un esempio? Il 12 ottobre 113 migranti sono stati recuperati alle nove di sera a otto miglia dalla Libia, da quattro navi Ong: Astral, Iuventa, Phoenix e Golfo Azzurro. Queste ultime due sono state avvisate dieci ore prima».
Quindi, prima che i gommoni degli scafisti salpassero dalla Libia.
Chiediamo lumi al comandante della Guardia costiera Filippo Marini. Che esclude rendez-vous con i trafficanti: «Le telefonate che riceviamo sono sempre molto concitate, di gente in difficoltà, a volte sentiamo rumori di motori in sottofondo».
Ma è impossibile sapere se a chiamare siano i migranti o gli scafisti. «La società di telefoni satellitari Thuraya ci localizza in breve tempo la chiamata. E noi giriamo le informazioni alla nave di soccorso più vicina».
Però tutte queste navi a poche miglia dalla costa possono essere un incentivo per il traffico, quasi una calamita.
«Ma qual è l’alternativa? Lasciarli affogare? Se un piromane dà l’allarme per un incendio che ha appiccato lui, i pompieri non rifiutano certo di intervenire», ci dice Bertotto.
Mauro Suttora