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Wednesday, January 17, 2024

Pedretti, Lucarelli e l'eterogenesi dei fini dei giudici di Lodi

La procura di Lodi prima ha indagato per incitamento all'odio e il risultato è stato un suicidio (di Giovanna Pedretti). Ora indaga per istigazione al suicidio, e il risultato è incitamento all'odio (verso Selvaggia Lucarelli)

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 17 gennaio 2024

La procura di Lodi prima ha indagato per incitamento all'odio e il risultato è stato un suicidio (di Giovanna Pedretti). Ora indaga per istigazione al suicidio, e il risultato è incitamento all'odio (verso Selvaggia Lucarelli). In entrambi i casi, la procura di Lodi è fortunata: non ha altri reati più gravi di cui occuparsi. 

Ma adesso, se volesse indagare scrupolosamente fino all'autolesionismo, potrebbe farlo anche nei confronti di se stessa. Ovviamente il risultato sarebbe l'archiviazione, perché - per dirla difficile - l'eterogenesi dei fini impedisce di individuare un unico nesso eziologico, nell'una come nell'altra fattispecie. 

Il suicidio della Pedretti infatti non può essere stato provocato esclusivamente né dai dubbi del fidanzato della Lucarelli, né dalla susseguente tempesta di m scatenatasi online, né dall'interrogatorio di polizia predisposto dalla procura. Anche perché la procura indagava sul post omofobo e 'abilista', non sull'eventuale falso commesso dalla Pedretti nell'inventarlo. 

Quanto all'attuale oggetto delle indagini (istigazione al suicidio), esso non sembra essere l'unica causa dell'effetto nuovamente non voluto: l'odio verso la Lucarelli. Il quale è in parte pre-esistente ai fatti di Lodi, e comunque si allarga e annacqua in un'avversione più generale contro i giornalisti e i mezzi di comunicazione. 

E qui si innesta il secondo, immenso paradosso della vicenda. Se infatti la Pedretti si è spaventata quando è stata convocata per l'interrogatorio in questura, ciò è avvenuto perché ormai, nel giro di poche ore, la questione si era capovolta. In ballo non c'era più l'odiosità del post, ma la sua veridicità. Tuttavia, se falso c'è stato, è difficile ipotizzare che sia stata la Pedretti in persona a confezionarlo: non possedeva le competenze tecniche per farlo. Magari gliel'avrà combinato qualcuno, ma è tutto da dimostrare.

Intanto la macchina mediatica si mette in moto e il risultato è il risalto nazionale con quarto d'ora di notorietà per la ristoratrice. Almeno fino all'intervento del cuoco e della Lucarelli. I quali però giornalisti non sono. Non sappiamo se lei abbia mai affrontato l'esame per diventarlo, ma sicuramente non l'ha mai superato. E comunque in questo caso non ha utilizzato i media giornalistici (i giornali e le tv dove pur si esprime), ma i social. I quali sono il contrario del giornalismo. 

Quindi la figlia della Pedretti e i tanti che ora incitano all'odio contro i giornalisti sbagliano bersaglio. Perché i media erano anzi l'agognata meta cui approdare in ogni caso, sia che il post fosse vero, sia che fosse falso. Obiettivo mancato, questo sì per colpa di Lucarelli & fidanzato, autonominatisi giustizieri dell'esibizionismo buonista.

Chiara Ferragni è stato il bersaglio grosso, la Pedretti quello piccolo. Infatti le truffe della beneficenza online valgono milioni, mentre la vanteria della povera signora Pedretti, vera o falsa che fosse, le avrebbe fruttato pochi coperti in più nella sua pizzeria. Anche per questo mi risulta incomprensibile la continua mobilitazione dei magistrati lodigiani.

Ma consoliamoci: questa loro seconda indagine almeno sarà indolore. Perché Lucarelli (in questo così simile alla sua vittima Ferragni) non sembra incline ad atti di autolesionismo, nonostante gli auspici della fogna social in cui lei magistralmente sguazza.