Friday, May 12, 1989
I Verdi alle Europee 1989
Contro corrente i verdi alle elezioni di giugno
Non hanno un' ideologia comune , se non abbattere il mercato unico , la Nato , il nucleare. Fra poco , quando probabilmente triplicheranno i seggi di Strasburgo, cosa faranno ? Per cominciare, litigheranno tra loro
di Mauro Suttora
Europeo, 12 maggio 1989
A Strasburgo sara' un'esplosione. Alle europee di giugno i Verdi triplicheranno i loro seggi e potranno formare un gruppo di una trentina di eurodeputati. I sondaggi sono unanimi. In Germania Ovest i Gruenen dovrebbero mantenere l'8 per cento e i sette eletti conquistati nell' 84, cosi' come i belgi confermeranno i loro due parlamentari. Ma fra un mese e mezzo, a dar loro man forte , piombera' a Strasburgo la valanga dei Verdi francesi: almeno dieci nuovi eurodeputati. E poi gli italiani (cinque, sei, anche di piu) , qualche spagnolo. Mancheranno solo i britannici , vittime del sistema elettorale maggioritario.
Quella dei Verdi sara', probabilmente, l'unica grande novita' del Parlamento che accompagnera' l' Europa all' appuntamento con il mercato unico del 1992 . " E noi siamo pronti ad approfittare del piccolo terremoto che provocheremo " , annuncia battagliero Antoine Waechter , capo dei Verdi francesi , " per batterci contro l' Europa dei mercanti , dei militari , del delirio automobilistico e dell' energia atomica " . Vediamo quindi , paese per paese , chi sono e che cosa vogliono questi nuovi protagonisti della politica continentale che , in nome della natura , stanno togliendo consenso e potere ai partiti tradizionali .
FRANCIA
Pochi lo sanno , ma e' stata la Francia, e non la Germania , la culla dell' ecologia politica in Europa . Nel '72 , quando in Italia Adriano Buzzatti Traverso e Aurelio Peccei venivano considerati poco meno che simpatici pazzi se parlavano di " limiti dello sviluppo " , a Parigi le " bicifestazioni " verdi contro le autostrade urbane del presidente Georges Pompidou gia' attiravano migliaia di persone . La Bretagna era in fiamme per l' opposizione alle centrali atomiche in costruzione , e sull' altopiano del Larzac venivano combattute epiche battaglie nonviolente tra militari e contadini che resistevano agli espropri . Il giornalista Andre' Gorz , uno dei fondatori del Nouvel Observateur nel ' 64 , teorizzava l' " addio al proletariato " in polemica con i sessantottini , e proponeva le sue " tesi per cambiare la vita " : consumare meno , produrre meno , conservare di piu' . Nel ' 73 agli ecopacifisti si uni' perfino un generale , Jacques de la Bollardiere , che su una barca di Greenpeace ando' a disturbare gli esperimenti atomici francesi a Mururoa , nel Pacifico . Riviste gioiosamente anarchiche come Gueule ouverte e Charlie Hebdo vendevano centomila copie . E nel ' 74 300 mila francesi votarono per il candidato presidenziale verde René Dumont , agronomo terzomondista . L' opposizione al massiccio programma nucleare dei tecnocrati parigini si ingrossava , e nel ' 77 i Verdi ottennero il 12 per cento a Nizza , il 20 per cento a Chambery . A Parigi l' " amico della terra " , Brice Lalonde , ebbe il 10 per cento , piu' che alle municipali di due mesi fa .
Insomma , " veniamo da lontano " , puo' dire oggi con orgoglio Waechter , 40 anni , ingegnere di Strasburgo che gia' nel ' 65 lottava contro un' autostrada in Alsazia ( " E vincemmo " , precisa) . Poi pero' , nell' estate ' 77 , lo choc : una manifestazione contro il Superphenix di Malville (la centrale al plutonio posseduta per il 30 per cento anche dall' Italia) viene caricata duramente dai Crs , la celere francese , e ci scappa il morto . Il riflusso oltralpe ha le tinte della paura , e cosi' lo " Stato atomico " descritto minuziosamente dal futurologo austriaco Robert Jungk riesce a portare a termine il piu' massiccio programma di centrali nucleari del mondo .
Negli anni Ottanta il consenso elettorale rimane (un milione di voti nell' 81 per il candidato verde Lalonde , altrettanti l' anno scorso per Waechter) , ma la ghigliottina che elimina i partiti sotto il 5 per cento causa parecchi danni . Alle europee dell' 84 , per esempio , il quorum non viene raggiunto , e incominciano i primi dissapori con i Verdi tedeschi che non vedono tornare indietro i soldi prestati per la campagna elettorale . Ma il fossato fra i Verdi francesi e tedeschi si allarga anche sul pacifismo : la Francia resta allergica al grande movimento contro i Cruise che invade le piazze europee fino all' 84 .
L' anno scorso , il fattaccio : i Gruenen tradiscono i fratelli d' oltre Reno , considerati non abbastanza di sinistra , e appoggiano il candidato presidenziale Pierre Juquin , comunista dissidente . Nessuna meraviglia , quindi , che all' annuale congresso dei Verdi europei , a Parigi un mese fa , non si sia fatto vivo nessun deputato verde di Bonn , tranne Petra Kelly . Gia' nei mesi scorsi i francesi hanno messo bene in chiaro le cose : " A Strasburgo vogliamo formare un gruppo verde , senza Verdi rossi " . Sara' burrasca con i tedeschi , molti dei quali si professano apertamente marxisti e di sinistra . Waechter e' un tipo molto concreto , preciso , di poche parole , privo di carisma e di senso dell' humour .
Insomma , l'esatto contrario di Marco Pannella e di certi retorici Verdi italiani . I suoi ispiratori : Ivan Illich (il filosofo che vuole semplificare e deprofessionalizzare la societa) e Gorz . I suoi chiodi fissi : l' energia nucleare ( " deve sparire " ) , l' auto ( " limitarla , fa piu' perdere tempo che guadagnarlo " ) , il mercato unico ( " distruggera' le regioni piu' deboli con la concorrenza selvaggia " ) . Antieuropeista ? " No " , spiega all'Europeo , " pero' siamo contro questa Cee , che vuole fare l' Europa unita solo con una sfrenata circolazione dei capitali e delle merci . Il tanto decantato 1992 e' una fregatura : per la gente normale non migliorera' nulla . Un esempio ? La politica agricola della Cee , che causa abbandono delle campagne , sovrappopolazione nelle citta' , inquinamento . Nel 2000 ben 15 milioni di ettari verranno ' ' congelati' ' in Europa , perche' produciamo troppo " . Voi cosa proponete ? " L' Europa e' un prezioso mosaico di differenze . Bisogna salvaguardarle : e' questa la nostra ricchezza . Con uno slogan : Europa delle regioni " . Non solo uno slogan , per i Verdi francesi : al terzo posto in lista c' e' Max Simeoni , leader nazionalista corso .
I candidati sono alternati : un uomo e una donna . Tutti si sono impegnati per scritto alla rotazione a meta' mandato . Nessuna apertura ai Verdi rossi di Juquin . Ma il loro programma , nonostante le accuse tedesche , non sembra affatto moderato . Vogliono che l' Europa mandi in pezzi la Nato , il disarmo unilaterale atomico negoziato con lo sviluppo delle liberta ' all' Est , alternative di difesa non armata . Tutt' altro che succubi del tabu' della " force de frappe " francese , insomma . Waechter gia' si presenta , sicuro di se' , come il leader di tutti i Verdi europei . Puo' farlo : dopo un decennio di vacche magre , infatti , i Verdi francesi hanno trionfato alle amministrative dello scorso marzo . Alcuni sondaggi li accreditano perfino del 15-18 per cento . " Il polo europeo dei Verdi si spostera' a sud " , propetizza l' ambizioso ingegnere .
GERMANIA OVEST
Petra Kelly , 41 anni, resta sempre la verde tedesca piu' ispirata. Ma e' come Danton: amata dal popolo , odiata da molti burocrati del suo stesso partito . E la burocrazia , anche fra i Gruenen , avanza : 50 mila iscritti , 5 mila eletti , milioni di marchi incassati dallo Stato per le " fondazioni " culturali amiche (l' ipocrita sostituto tedesco al finanziamento diretto ai partiti , che in Germania non esiste) , 44 deputati a Bonn e ben 250 impiegati nel gruppo parlamentare . Da cinque mesi i " realisti " , favorevoli ad allearsi ovunque con i socialdemocratici , hanno sconfitto i " fondamentalisti " . Questi ultimi non vogliono " sacrificare i principi ecologisti , femministi ed emancipatori al carrierismo politico " , come avverte Jutta Ditfurth , la ex segretaria che minaccia di abbandonare i Gruenen se , dopo le elezioni del ' 90 , questi accetteranno di andare al governo nazionale assieme alla Spd . La Kelly sta in mezzo : ne' con i fondamentalisti marxisti ex sessantottini , ne' con i realisti , " che stanno perfino per accettare la Nato " .
La bionda Petra , con il suo carismatico torrente di parole , ha affascinato anche i guardinghi Verdi francesi al congresso europeo di Parigi . E li ha mandati letteralmente in sollucchero quando ha attaccato i socialisti , bestia nera dei Verdi sia in Francia sia in Germania . A Parigi l' ex leader verde Lalonde e' passato direttamente a Mitterrand , che lo ha nominato ministro per l' Ambiente . " E in Germania , per raccattare voti " , avverte la Kelly , " certi Verdi si stanno socialdemocratizzando . I nostri veri partner non devono essere i socialisti , ma Solidarnosc , Greenpeace , Amensty . Non dobbiamo fare politica , ma antipolitica . Solo cosi' riusciremo a cambiare la politica , come ha fatto Solidarnosc in Polonia " . Anche la Kelly si proclama contraria alla Cee . Ma allora perche' accettate di entrare nel suo Parlamento ? " Per utilizzarlo come megafono per le nostre idee " , risponde Petra all'Europeo .
" Ma per me l' Europa e' anche quella dell' Est . Solo che , proprio mentre l' Ungheria vuole uscire dal Patto di Varsavia , alcuni nostri Verdi ' ' riscoprono' ' la Nato e addirittura rivalutano Adenauer " . E giu ' una bacchettata sulle mani agli europarlamentari Gruenen , che hanno pubblicato una cartina dell' Europa senza l' Est . " E nostra responsabilita' occuparci di quello che sta succedendo li' , dei tremila gruppi ecologici e antimilitaristi nati in Polonia , intrometterci negli affari interni di Germania Est , Romania , Cecoslovacchia che , come la Turchia in campo Nato , violano i diritti umani e gli accordi di Helsinki . Molte delle tanto lodate joint venture con cui Gorbaciov si sta aprendo all' Ovest sono antiecologiche . La Cee d' altra parte non si deve chiudere in se stessa ne' dove minacciare la neutralita' di paesi come Austria , Svizzera , Svezia , Finlandia . L' Europa unita dovra' comprendere l'Est ed essere tutta neutrale e smilitarizzata " .
Ma per ora l' unica solidarieta' internazionale dei Verdi europei e' andata all' Olp , con un documento assai squilibrato e violentemente antisraeliano proposto da un europarlamentare tedesco . Anche su questi temi di politica estera , probabilmente , ci saranno differenze nel nuovo Parlamento europeo fra Verdi di sinistra e Verdi nonviolenti . Per ora , fra i Verdi tedeschi c' e' tregua : all' ultimo congresso di Duisburg , in marzo , i tre nuovi cosegretari eletti rappresentano tutte le correnti . C' e' la " realista " Ruth Hammerbacher , 36 anni , la femminista radicale Verena Krieger , 28 anni , e il " centrista " Ralf Fucks , 37 anni . Ma la Kelly insiste : " Se diventiamo come i socialdemocratici , perche' mai ci dovrebbero votare ? " . Eterno dilemma di ogni minoranza .
BELGIO
Europa unita , Belgio diviso. Ci sono i Verdi valloni (Ecolo) e quelli fiamminghi (Agelv) , rigorosamente separati . Un eurodeputato ciascuno , fin dal 1984 . E nel Parlamento uscente i Verdi belgi hanno sofferto , perche' rappresentavano l' ala destra del gruppo Arcobaleno , che comprende anche ecologisti di sinistra come gli italiani di Dp e molti tedeschi . Paul Staes e Paul Lannoye aspettano quindi con sollievo l' arrivo dei francesi . Loro dovrebbero mantenere il 7 per cento dei voti , ma con uno stratagemma gli eurodeputati belgi saranno quattro invece che due : raddoppiano grazie alla rotazione e al " deputato supplente " .
OLANDA
L' attuale eurodeputato Bram Van der Lek , 58 anni , fa parte del gruppo Arcobaleno ma proviene dal Psp (Partito socialista pacifista) , che assieme al Partito radicale olandese occupa da decenni lo spazio dei Verdi . Cio' non ha impedito la nascita dei Groenen , che pero' hanno ottenuto risultati scarsi (1 , 3 per cento dei voti) . Grazie al sistema proporzionale , comunque , i Groenen hanno eletti all' Aja e ad Amsterdam.
LUSSEMBURGO
Dein Greng Alternatif ha due deputati e ottiene regolarmente dal 10 al 20% dei voti nelle municipali . Alle europee , pero' , dovrebbero avere il 16 per cento per conquistare uno dei sei seggi riservati al piu' piccolo paese della Comunita' : impossibile .
GRAN BRETAGNA
Il Green party e' letteralmente cancellato dal sistema elettorale uninominale ( " a causa del quale siedono a Strasburgo molti piu' conservatori di quelli che dovrebbero esserci " , denuncia la signora Jean Lambert) . Tuttavia , continuano imperterriti a presentarsi e presumibilmente a rubare voti ai laburisti . Il 18 giugno saranno presenti in tutti i 78 collegi del Regno Unito , spendendo un bel po' di soldi : un deposito di mille sterline per ogni collegio , in totale quasi 200 milioni di lire . Ma e' sicuro che non raggiungeranno la maggioranza in alcun collegio . E questa e' l' unica dura regola per essere eletti , sotto il sistema maggioritario . In totale , alle scorse europee i Verdi avevano comunque raccolto il 4 , 6 per cento . Va un po' meglio nelle elezioni locali : i Greens hanno cento consiglieri municipali e otto distrettuali : uno di loro ha avuto addirittura il 61 per cento dei voti , ed e' certamente il Verde piu' votato del mondo .
IRLANDA
Comhaontas Glas in gaelico significa Alleanza verde . Fondata nell' 81 , finora e' riuscita a conquistare soltanto un consigliere locale . Il capolista a Dublino per le europee e' Trevor Sargent , ma per essere eletto dovrebbe raggiungere il 15 per cento . Invece i Verdi irlandesi non hanno mai superato il 9.
DANIMARCA
In questo paese perfino la regina e i ministri si proclamano ecologisti . Nell' 85 ci fu addirittura un ex ministro della Difesa che ando' a protestare contro gli esperimenti atomici francesi di Mururoa a bordo della nave di Greenpeace . I Gronne hanno qualche eletto locale , ma nazionalmente sia nell' 83 sia nell' 87 hanno raccolto appena l' 1 , 3 per cento . I quattro deputati del Movimento anti Cee sono stati finora accolti nel gruppo Arcobaleno , a Strasburgo , ma e' difficile che la collaborazione con i Verdi continui nel nuovo Parlamento , quando gli ecologisti saranno abbastanza per formare un gruppo autonomo.
SPAGNA
Il primo partito ecologista , Alternativa verda , e' nato a Barcellona nell' 83 . Poi sono venuti Los Verdes e infine , nell' 85 , e' apparsa la Confederacion de los Verdes , capitanata da Santiago Vilanova . Come tutti i Verdi latini , litigano molto fra loro . Scarsissimi i risultati : 0 , 6 per cento Los verdes , 0 , 3 per cento la Confederacion . A complicare il panorama ci sono le rivalita' regionali fra Catalogna e Castiglia , e la concorrenza di ex comunisti e umanisti : anche loro alle elezioni si dicono Verdi . Non si sa , quindi , se alle europee ci sara' una sola lista.
PORTOGALLO
Una bella e bellicosa signora , Maria Santos , e' deputata a Lisbona per Os Verdes . E stata eletta nelle liste del Partito comunista : una specie di indipendente di sinistra , insomma . Solo che il Pc portoghese brilla per il suo stalinismo. I Verdi europei hanno allora accolto nel loro coordinamento una seconda formazione : il Mdp (Movimento democratico portoghese) .
GRECIA
E' il caos totale. Nella miriade di gruppuscoli e movimenti ecologisti, il coordinamento europeo non ha ancora scelto un interlocutore nazionale . Anche perche' molte organizzazioni Verdi greche sono controllate dal partito socialista o dai due partiti comunisti.
Mauro Suttora
Saturday, September 07, 1985
L’affare Greenpeace/ Parla l’uomo che ha sfidato Mitterrand
“Non ci fermerai con quella sporca bomba”
Odiato da americani e sovietici ma appoggiato dai pacifisti, l’ecologo David McTaggart rivela perché l’affondamento della ‘Rainbow Warrior’ può diventare un boomerang per il presidente francese
di Mauro Suttora
Europeo, 7 settembre 1985
Rue de la Bûcherie, Parigi: un vicoletto del Quartiere latino. Voltato l’angolo, Notre-Dame. Due passi più in là, il minuscolo teatro Huchette, dove da trent’anni ogni sera danno La cantatrice calva e La lezione di Eugène Ionesco.
Ma la vera commedia dell’assurdo, da un mese e mezzo, si svolge al numero 3: la sede di Greenpeace, il movimento di ecologisti internazionali. Una vetrina al piano terra, uno stanzone pieno di belle ragazze indaffarate che parlano quasi tutte inglese, i soliti soli ridenti dei verdi alle pareti. E un poster con su scritto: “Quando l’ultimo albero sarà tagliato, l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce morto, allora l’uomo scoprirà che non ci si nutre di soldi”.
Dal 10 luglio, da quando cioè la nave di Greenpeace Rainbow Warrior è stata affondata in Nuova Zelanda da agenti della Dgse (la Cia francese) e il fotografo Fernando Pereira è rimasto ucciso dallo scoppio dalle mine collocate sotto la chiglia della nave, nella sede parigina del movimento c’è un viavai frenetico. “Siamo stati inondati da giornalisti di tutto il mondo, ma anche da lettere e contributi di simpatizzanti”, dice Louise Trussell, 33 anni, neozelandese, presidente della sezione francese.
Rimasti assai a corto di argomenti di fronte all’assurdità del fatto (“nauseabondo”, lo ha qualificato perfino il capo del sindacato socialista Cfdt, Edmond Maire), i difensori dell’operato del governo di François Mitterrand non hanno trovato di meglio che ricorrere alla plurisecolare tesi del “complotto anglosassone”: c’è cascato anche l’altrimenti posato vulcanologo Haroun Tazieff.
Insomma, che ci fanno tutti questi inglesi, canadesi, americani e australiani in Francia? Che ci fanno soprattutto nell’oceano Pacifico, che per metà è francese? E perché, invece di incaponirsi contro i nostri esperimenti atomici nell’atollo di Mururoa, questi maledetti ecologisti internazionali non vanno a infastidire gli inglesi, gli statunitensi, i sovietici? Anche loro sono potenze nucleari, anche loro fanno esplodere bombe sotterranee.
“Sì, e la media è di un esperimento nucleare ogni settimana nel mondo. Dopo Hiroshima ci sono state altre 1500 esplosioni”, risponde David McTaggart, 52 anni, miliardario canadese, presidente di Greenpeace International. “Quel che i francesi dimenticano, è che siamo nati nel 1971 proprio per opporci agli esperimenti nucleari degli Stati Uniti in Alaska. E la nostra protesta fu così efficace che l’anno dopo furono sospesi”.
McTaggart è un personaggio singolare. Nel 1973 navigava tranquillo, ignaro di ecologia, sul suo yacht in crociera fra Tahiti e le isole Figi. Venne a sapere che i francesi avevano interdetto alla navigazione internazionale un’ampia zona attorno a Mururoa, ben al di là delle tradizionali dodici miglia delle acque territoriali, in occasione dell’esplosione di una loro bomba sperimentale. Ciò lo irritò e lo spinse a far vela verso la Polinesia francese. Venne speronato senza pietà dalle motovedette francesi e ferito a un occhio.
Ma, contemporaneamente, altre personalità stuzzicavano i militari messi a custodia della ‘force de frappe’ nei mari del Sud. Il generale pacifista Paris de la Bollardière, eroe di tre guerre (mondiale, Indocina, Algeria), era sceso in un canotto assieme a un prete (Jean Toulat), un professore di filosofia (Jean-Marie Muller) e un ecologo (Brice Lalonde), violando la zona proibita.
Soprattutto, si erano mobilitati i due giornalisti più famosi di Francia, Jean-Jacques Servan-Schreiber e Françoise Giroud, alla testa del settimanale L’Express, allora su posizioni radicali. “Le foto dei soldati che picchiavano gli ecologisti furono nascoste da un ragazza nella vagina, sfuggirono al sequestro e vennero pubblicate su tutti i giornali”, racconta McTaggart. Alla fine le forze armate dovettero chinare la testa: nel 1974 gli esperimenti nucleari in atmosfera furono sospesi.
Forse ancora assetati di vendetta, forse timorosi di una pessima figura di fronte all’opinione pubblica mondiale (Davide contro Golia: piroghe, dinghy e gommoni all’abbordaggio di cannoniere), i militari francesi sono andati per le spicce dopo l’annuncio di una nuova campagna antinucleare per il settembre di quest’anno. Ma il risultato è stato soltanto il raddoppio della scandalo: uno in luglio per l’assassinio, e un altro assai probabile al momento dei nuovi esperimenti fra quattro settimane.
Il bello è che in Francia quasi nessuno è contrario alla bomba atomica nazionale, neanche i comunisti. I giornali, anche quelli di sinistra, accusano i servizi segreti più per l’imperizia omicida dimostrata nell’affondare il Rainbow Warrior che per il fatto in sé.
Il consenso unanime in materia militare è incrinato soltanto dai verdi. Però anche il loro capo, Brice Lalonde, pur chiedendo le dimissioni del ministro della Difesa Charles Hernu, dichiara: “Se c’è la bomba, ci vuole un posto dove sperimentarla”.
Ma ormai la Francia agli antipodi è odiata. Il premier ‘pacifista’ neozelandese David Lange appoggia apertamente Greenpeace e condanna il “terrorismo di stato francese”. Laburista, ha addirittura chiesto l’espulsione dei francesi dall’Internazionale socialista. Tutti i governi del Pacifico meridionale hanno firmato proprio in luglio un trattato di denuclearizzazione, chiedendo che anche la Francia lo rispetti.
Sapendo di avere, almeno per il momento, il coltello dalla parte del manico, McTaggart smorza i toni: “Non accuso di omicidio il governo francese, non ci sono ancora le prove”. Ma di fronte alla muscolosa sortita ferragostana di Mitterrand, effettuata per coprirsi le spalle dall’opposizione di destra (“Ordino alla Marina di opporsi con ogni mezzo alla violazione delle nostre acque territoriali”), il leader verde non flette di un millimetro: “Il Pacifico deve restare pacifico. Noi abbiamo sempre usato, e sempre useremo, metodi nonviolenti. Ma chiediamo che la Francia rispetti la denuclearizzazione del Pacifico. Anzi, perché Mitterrand non promuove egli stesso un trattato per la proibizione totale degli esperimenti atomici?”
Provocatore. Pirata nonviolento. Agente dei russi. Finora Greenpeace aveva goduto di una simpatia quasi generale, in tutto il mondo. Anche in Francia, dove il leggendario comandante Eric Cousteau è dei loro, così come la scrittrice Marguerite Yourcenar, e Brigitte Bardot ha finanziato abbondantemente la lotta contro l’uccisione delle foche. Ma l’argomento ‘bomba’ oltralpe è un totem-tabù, cosicché ora Greenpeace è accusata di essere infiltrata da spie sovietiche.
“La difesa atomica francese è ‘tout azimut’, a 360 gradi? Be’, anche il nostro no alle esplosioni nucleari lo è”, si difende McTaggart. “Contro i test Usa nel Nevada abbiamo fatto volare una mongolfiera, cinque nostri attivisti si sono intrufolati nella zona di rischio, bloccando tutto per diversi giorni”. E i test sovietici? “Il nostro carnet è pieno di azioni contro i sovietici, in ogni campo”.
Vi accusano però di avere a bordo delle vostre navi strumenti sofisticati, con i quali potreste rilevare dati segreti sulle esplosioni sotterranee.
“Balle. Abbiamo solo contatori geiger da 200 dollari, e una macchina per telefoto che proprio Pereira avrebbe dovuto usare per trasmettere le sue foto all’agenzia Associated Press”.
Ma un’agente francese ha potuto infiltrarsi tra voi per settimane. Lo stesso potrebbe fare uno 007 di qualunque altro Paese.
“E allora? Non siamo mica un esercito, noi. Teme le spie solo chi ha segreti, e noi non ne abbiamo: tutte le nostre azioni sono pubbliche. Anzi, la massima pubblicità è proprio il nostro obiettivo principale. La nostra unica arma è la fantasia”.
La fantasia. Certo, per chi lamenta che l’avventura sia scomparsa dalla vita moderna, il terrorismo nonviolento di Greenpeace risulta affascinante. E poi, altro che don Chisciotte. A differenza di altri verdi, che passano il tempo a parlare e a lagnarsi, loro ‘fanno’. E soprattutto vincono. La battaglia contro lo sterminio delle balene (due milioni di cetacei catturati negli ultimi cinquant’anni e la balena azzurra, quella più grande, ridotta da centomila a mille esemplari) è stata vinta nel 1982. Solo tre Paesi ‘cattivi’ continuano la caccia: Urss, Giappone e Norvegia.
Sempre nel 1982 l’Europarlamento ha vietato l’import per le pellicce di foca, dando così un colpo mortale al business. E poi le scorie delle centrali nucleari civili: dal 1967 venivano scaricate nell’Atlantico al largo della Spagna. Dopo innumerevoli ‘assalti al canotto’ e incursioni romanzesche da parte dei guerriglieri ambientalisti, dal 1983 i Paesi europei acconsentono a interrarle.
Chi rivelò nel 1982 che la diossina di Seveso era finita in Francia? Greenpeace. E chi smascherò le reticenze delle autorità quando nel 1984 a Ostenda (Belgio) naufragò un carico di scorie radioattive? Sempre quei guastafeste di Paceverde. Più verde che pace, finora: “Siamo ecologisti, non pacifisti”, tenevano a precisare. Ma adesso si sono accorti che il principale inquinamento è quello da armi atomiche e stellari. “Ci opporremo energicamente alle ‘star wars’ perché non vogliamo esplosioni nucleari neanche nello spazio”, annuncia McTaggart.
E in Italia, perché non siete presenti? “Siamo cresciuti molto in fretta, adesso abbiamo due milioni di simpatizzanti in 15 Paesi. Il nostro bilancio nel 1984 è stato di 15 milioni di dollari. Ma siamo indipendenti, riceviamo contributi solo da privati. In Italia temiamo di finire in mezzo a polemiche fra partiti. Comunque chi vuole aiutarci aspettando l’apertura della sezione Italiana può farlo subito, mandandoci un contributo qui a Parigi. In cambio riceverà il nostro bollettino”.
Vade retro Urss: la guerra fra Greenpeace e il Cremlino
Le ostilità fra Greenpeace e l’Unione sovietica iniziarono il 27 giugno 1975, quando la prima nave degli ecologisti, la Phyllis Cormack, tentò di bloccare la caccia della baleniera sovietica Vostok. Al ritorno in Canada furono ben diecimila gli spettatori che festeggiarono l’equipaggio, composto da giovani statunitensi riparati all’estero per evitare la guerra in Vietnam.
Nel 1982 il Sirius attraccò a Leningrado, dove poi gli ecologisti distribuirono volantini in russo contro gli esperimenti nucleari sovietici. Nel luglio dell’anno dopo cinque americani e un canadese partirono dall’Alaska sul Rainbow Warrior e con un gommone Zodiac penetrarono in acque sovietiche. Arrivarono a Lorino in Siberia, sullo stretto di Bering. Anche qui diedero volantini agli stupefatti eschimesi locali. I sei vennero arrestati, liberati dopo quattro giorni e riportati in Alaska.
Manifestazioni simili si sono registrate anche a Berlino Est e in Cecoslovacchia, dove l’anno scorso gli ecologisti sono penetrati per denunciare l’inquinamento provocato dalla piogge acide. Ma l’azione più spettacolare è avvenuta lo scorso ottobre, quando il Sirius si è appostato per giorni sullo stretto di Gibilterra attendendo la flotta baleniera sovietica dell’Antartico, proveniente da Odessa.
Mauro Suttora