Potremmo considerare M49 un “orso problematico”, per i danni enormi causati in Trentino. Certamente un'intelligenza rara, capace di un'altra clamorosa evasione. Il collare elettronico lo salverà forse dalla tragica fine che fece Daniza sei anni fa
Huffington Post, 27 luglio 2020
di Mauro Suttora
“È una fuga da Alcatraz, praticamente impossibile. Ma uno su mille può riuscirci”. Lo disse un anno fa Daniela D’Amico, coordinatrice del Parco d’Abruzzo, commentando la clamorosa evasione dell’orso bruno M49 dal Centro Casteller di Trento.
Ora che è scappato di nuovo, doppio clamore: Papillon (come lo chiama ammirato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa) si è conquistato il titolo di orso più intelligente del mondo. Ha divelto la rete e si è diretto verso le montagne. Grazie a Dio ha il collare elettronico, quindi la sua fuga non finirà in tragedia come sei anni fa: Daniza, l’orsa mamma di due cuccioli ammazzata con la fucilata che avrebbe dovuto soltanto addormentarla.
Allora ci fu una rivolta popolare: tutti gli animalisti d’Italia accusarono più o meno di assassinio il presidente del Trentino. Ora ce n’è un altro, Maurizio Fugatti (nomen omen), leghista. Anche lui tende a stare più dalla parte di agricoltori e allevatori: gli orsi fanno danni, ormai sono troppi, e se diventano pericolosi si può ucciderli.
La Corte costituzionale gli dà ragione. Ma il Tar no: pochi giorni fa ha accolto il ricorso di Lav, Wwf, Lac e Lipu contro l’ordinanza di abbattimento dell’orsa JJ4 firmata da Fugatti, dopo l’incontro ravvicinato (e filmato) con un padre e figlio sul monte Peller. I giudici invocano il ‘principio di proporzionalità’: bisogna mettere in campo altre soluzioni ‘energiche’ come la cattura e l’addormentamento prima di arrivare all’opzione letale.
Anche il ministro Costa sta dalla parte dell’orso. Ha definito “spropositata” l’ordinanza di Fugatti contro JJ4, e su M49 è drastico: “Ogni animale dev’essere libero di vivere in base alla sua natura. Papillon ha il radiocollare, quindi è rintracciabile e monitorabile facilmente: non ha mai fatto male a nessuno, solo danni materiali facilmente rimborsabili. Chiediamo che non venga più rinchiuso, e assolutamente non abbattuto”.
Ma quanti sono gli orsi, e quanti danni fanno? Negli anni ’90 ne erano rimasti soltanto tre sulle Alpi italiane. In Abruzzo invece l’orso marsicano è protetto da tempo e conta un’ottantina di esemplari. In tutto il mondo sono 200mila: 120mila in Russia, 32mila in Usa, 25mila in Europa. I Carpazi ne ospitano 5mila, e ben 700 stanno nella piccola Slovenia, confinante con l’Italia e coperta per i due terzi da foreste.
Con il programma Pacobace (Piano d’azione per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centrali) nel 1999 abbiamo reintrodotto dieci orsi sloveni in Trentino (in Friuli non ce n’è bisogno, sconfinano dalla Slovenia). I plantigradi si sono trovati così bene nel parco dell’Adamello e dintorni che si sono moltiplicati fino agli 80-90 attuali.
Ed è qui il problema: “Sono troppi, noi possiamo ospitarne una sessantina, il ministro li sposti in altre regioni”, si lamenta Fugatti, allergico a ogni tipo di migranti. “I numeri sono superiori rispetto a quelli che possiamo gestire. Non vogliamo attendere il prossimo trentino aggredito da un orso”.
Vero è che i simpatici bestioni causano parecchi danni in Trentino. L’anno scorso sono stati registrati 228 episodi, fra piccoli animali divorati, arnie di api distrutte, reti divelte e altri attacchi. La provincia di Trento ha rimborsato 152mila euro di danni, più 37mila per quelli causati dai lupi. C’è stato un incremento del 31% sul 2018.
Particolarmente turbolento il nostro M49: dopo la prima fuga ha commesso ben 44 azioni dannose per 45mila euro, quasi un terzo del totale. Seguono assai distanziati altri due orsi, KJ1 e MJ5: 10 e 11 episodi, neanche paragonabili alle incursioni di M49-Papillon.
Nel 2019 la Provincia ha avuto 170 richieste per misure di prevenzione dei danni da grandi carnivori (recinti elettrici e cani da guardia), per proteggere animali e api. Costo:199mila euro.
A voler essere gentili, quindi, M49 va definito “orso problematico”: causa danni economici ad attività produttive, anche se favoriti dalla mancata adozione di strumenti di prevenzione adeguati. Secondo gli animalisti, però, la sua pericolosità per le persone è ancora da dimostrare: è solo “potenziale”, perché non si può escludere che possa diventarlo in futuro. Ma al momento non è tale, quindi non va eliminato.
Dice Fabrizio Bulgarini del Wwf: “Quella dell’orso è una presenza problematica solo in Trentino. Il fatto è che con la loro scomparsa si è persa l’abitudine a comportamenti che facilitavano la convivenza. In Slovenia c’è solo un caso all’anno di aggressione. Servono informazione ed educazione, solo così si possono prevenire incidenti. Non battute di caccia».
Il Wwf ha donato elettrificatori ad allevatori ed apicoltori al confine con la Lombardia, per proteggere apiari ed allevamenti. Sono molti gli sconfinamenti, infatti, e la Valtellina, che è più antropizzata del Trentino, non gradisce gli orsi. Ma nel 2019 pochi esemplari si sono allontanati dal Trentino: M29 e M46 in Svizzera (M29 anche in Piemonte) e M4 in Friuli. Sei orsi hanno gravitato, oltre che in Trentino, anche in province limitrofe: Bolzano, Sondrio e Brescia.
Un dato curioso riguarda M35, maschio di cinque anni di cui si erano perse le tracce nel 2016, quando venne rilevato l’ultimo campione genetico: è stato da poco rintracciato ancora vivo. Nei mesi scorsi c’è stata anche la riabilitazione con rilascio in natura del cucciolo M56, probabilmente scampato a un tentativo di infanticidio da parte di un adulto che voleva accoppiarsi immediatamente con la madre.
Nel 2019 sono state rinvenute le carcasse di due esemplari morti: nel torrente Avisio è stato recuperato un maschio al quale erano stati amputati testa e zampe, mentre a Folgaria è stata rinvenuta una femmina gravida della quale non è stato possibile accertare la causa di morte.
Mauro Suttora
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