Il fastidio per questi politici è di destra o di sinistra?
Mauro Suttora
Huffington Post, 30 luglio 2020
Ascoltate la voluttà con cui i politici annunciano di voler “cambiare l’Italia”, addirittura di “migliorarla”. Se gli si domanda come, secernono slogan esotici anche per loro incomprensibili come “digitalizzazione”, “green”, “più inclusione”, “meno disparità”, qualcosa per i migranti naturalmente.
E non è questione di destra o sinistra. Gli altri purtroppo desiderano anche loro “cambiare” e “migliorare”: smaniano di pittoresche “paci col fisco”, “no all’Europa dei banchieri”, “flat-tax”.
Non licenzieremmo subito il nostro amministratore di condominio se presentasse all’assemblea annuale, invece di un bilancio in pareggio e possibilmente qualche risparmio sull’anno precedente, un costoso programma di “miglioramento” e “cambiamento” delle parti comuni? (Che non siano spese straordinarie non rinviabili perché la facciata perde i pezzi o l’ascensore si blocca?)
Gli amministratori di condominio sono sempre così tetri, seri, affidabili, prevedibili e noiosi, come i politici svizzeri. Più lo sono, più li votiamo.
Ci fideremmo di uno di loro con la pochette, o che perdesse tempo a magnificarsi su Facebook? Perché nessuno conosce - neanche gli svizzeri - i nomi dei politici svizzeri?
Negli anni ’90 Pietro Citati scrisse su Repubblica un clamoroso elogio di Forlani e dei democristiani: “Con le loro facce sono tranquillo: non dichiareranno mai guerra. Fanno il meno possibile. E anche quando rubano, rubano poco”. (Citati ha appena compiuto 90 anni: auguri).
Cerco nel passato esempi positivi di politici che abbiano annunciato “cambiamenti” e “miglioramenti”. A beneficio di tutti, intendo: quelli che invece dicevano di stare per i ricchi o per i poveri, ce lo aspettavamo che non avrebbero fatto nulla per i poveri (i primi) o qualcosa contro i ricchi (i secondi: dalla ghigliottina al gulag).
Adesso invece vanno molto i politici liliali e onnicomprensivi, così convinti della propria bontà da promettere “miglioramenti” per tutti, non per una classe o l’altra. A 365 gradi, direbbero i grillini. Si credono Superman, si sentono potenti perché ora hanno in mano 209 miliardi da spendere, anche se nessuno ha ben capito da dove vengono.
Se a ciascuno di noi piovessero dal cielo 209 euro, ma fossimo in rosso per 2.400 euro (come l’Italia, in proporzione), li useremmo per rimborsare parzialmente il debito e alleggerire gli interessi. Difficilmente li spenderemmo, a meno di essere conclamati mascalzoni desiderosi di fregare i creditori, o impuniti cicaloni.
Invece i politici non vedono l’ora di scialacquare. Tutti, non solo questi. Anche gli altri, quando comandavano loro, ce li ricordiamo a “cambiare” e “migliorare”. Perché sono tutti convinti di fare il “bene del Paese”. Di difendere l’interesse di tutti i “cittadini”. Oppure del Popolo con la pi maiuscola (gli uni), magari “contro le élite cosmopolite radical chic” (gli altri).
Mentre Rutte l’olandese ci ha dimostrato che in politica, come nella vita, si combatte e si tratta perché c’è sempre chi vince e chi perde. Chi dà e chi riceve. Chi strappa e chi concede. Si chiama somma zero. Soltanto i cialtroni del marketing possono spacciare fandonie tipo “situazione win win” (vincono tutti) o banalità deprimenti alla Coelho come “trasformare i problemi in opportunità, le crisi in sviluppo”.
Noi piccolo borghesi ci accontenteremmo invece di politici che non “fanno la storia” prendendo decisioni “storiche”. Che non si esaltano perché hanno mercanteggiato quattro giorni e quattro notti a Bruxelles: accade da sempre in ogni parlamento di ogni democrazia, verso la fine convulsa delle sessioni annuali di bilancio.
Vorremmo stati e Unioni europee che invece di “dare di più” ci prendano di meno, che ci aiutino diminuendo i nostri pagamenti al posto di aumentare i loro stanziamenti.
In sintesi: politici che ci diano meno fastidio. Il fastidio è di destra o di sinistra?
Perché adesso, come si lamentavano i Beatles, “It’s all too much”, è tutto troppo. Mi fai versare 600 euro di Iva e il mese dopo me li ridai perché sono una partita Iva. Che spreco di tempo e scartoffie.
Ora subentra l’Europa. Buona, cattiva? Generosa, taccagna?
“Sometimes I think this old world
is just one big prison yard:
some of us are prisoners,
the rest of us are guards”.
“A volte penso che questo vecchio mondo
sia solo il cortile di una grande prigione:
alcuni di noi sono prigionieri,
il resto guardie”.
Così Bob Dylan cantava nel 1972.
L’Europa è solo un cortile più grande, rispetto ai nostri staterelli affollati di politici vogliosi di farci da guardia e da balia?
Mauro Suttora
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