di Mauro Suttora
Libero, 18 aprile 2018
«Macron non fa altro che regalare tempo prezioso allo schieramento di plastica dei manichini serventi dell’euro, moneta impossibile».
Così Beppe Grillo soltanto 11 mesi fa stroncava la vittoria di Emmanuel Macron. Ora invece il presidente francese ai grillini piace: «Vuole il coinvolgimento dei cittadini nelle politiche dell’Unione europea, la sovranità digitale, la carbon tax. Dice che l’Italia deve riprendersi il ruolo che la nostra storia e importanza ci impongono. Siamo pronti a collaborare con lui».
Un altro forno in Europa? Agli eurodeputati 5 stelle è bastato ascoltare il primo discorso di Macron al Parlamento di Strasburgo per farsi ammaliare. E pazienza se pochi giorni fa il presidente francese era in prima linea nei bombardamenti sulla Siria. Così si sono precipitati a stilare un documento grondante simpatia: «Siamo pronti a discutere le sue proposte di riforma della Ue, punto per punto». Dimenticando che Macron vuole gli Stati Uniti d’Europa, bestia nera degli antieuropeisti, nel cui gruppo i grillini tuttora siedono.
L’inversione a U ha provocato una prevedibile valanga di commenti negativi sulla Rete da parte della base grillina: «È credibile uno che il giorno prima ordina l'attacco al "nemico" in modo unilaterale, senza preoccuparsi minimamente di quello che pensa l’Europa, e il giorno dopo va in Europarlamento a fare la morale sulla necessità di un’Europa unita e riformata?», scrive Daniele ‘Danyda’. «Sta prendendo in giro tutti, M5s incluso. Attenti alle false sirene». E Giorgio Pagano: «Ha bombardato la Siria dietro autocertificazione. Per produrre più disperazione e miseria e poi accollarla a Italia, Spagna e Grecia».
Per rimediare alla scivolata, qualche ora dopo il gruppo 5 stelle precisa: «Abbiamo letto alcune ricostruzioni fantasiose sul nostro rapporto con En Marche di Macron. La nostra linea è sempre la stessa: dialogo con tutti quelli che vogliono rilanciare il progetto dell’Unione. Abbiamo sempre lavorato in modo costruttivo con tutti. Il resto sono speculazioni».
Abbiamo chiesto un’interpretazione autentica a vari eurodeputati 5 stelle. Niente da fare. Il movimento della trasparenza nei momenti d’imbarazzo diventa omertoso. Nessuno osa commentare ufficialmente: manca un anno al voto europeo, si rischia la ricandidatura (e lo stipendio da 40mila euro mensili).
L’unica a parlare è Daniela Aiuto, autosospesa da un anno (altri tre eurodeputati hanno abbandonato il gruppo, ora sceso a 13 eletti): «Non ho visto entusiasmo per Macron da parte degli eurodeputati 5 stelle. Solo un’apertura cordiale verso chi si presenta per la prima volta. Anche perché il presidente francese ha attaccato genericamente tutti i populismi, senza un cenno agli errori da cui sono scaturiti. E ha condannato gli egoismi nazionalisti, ma poi neanche la sua Francia ricolloca i migranti».
E allora, visto che gli europarlamentari grillini non si sono scaldati troppo, chi ha deciso la clamorosa auto-offerta a Macron? Probabilmente si è ripetuto l’infortunio del gennaio 2017 quando, all’insaputa o nella contrarietà di quasi tutti gli eletti, la società Casaleggio decise di farli uscire dal gruppo degli antieuropeisti, passando ai liberali filo-Ue. Per poi essere rifiutati da questi ultimi.
«Quindi questa è solo la seconda puntata del cammino del M5s verso l’europeismo: vogliono mettersi con Macron e i Ciudadanos spagnoli», commenta con Libero Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega appena dimessosi da eurodeputato.
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