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Libri/ "No sex in the city": la risposta italiana a Sarah Jessica Parker
Martedí 21.11.2006 13:45
New York, patria del sesso? Macchè... Altro che Samantha, Carrie & Co... per Mauro Suttora, giornalista ultraquarantenne, corrispondente da New York per un settimanale italiano, il sesso nella 'capitale' del mondo è solo virtuale: se ne parla, ma non lo si fa. Tutto è più importante: la carriera, lo shopping, il jogging, i party.
Così è nato "No sex in the city" in cui Suttora racconta in modo divertente e divertito le abitudini, le manie e le stravaganze delle donne americane viste con l'occhio del maschio italiano. Tra ristoranti alla moda e quartieri ultrachic, limousine e cene di finta beneficenza, il protagonista s'imbatte in un gran numero di donne.
C'è Liza, bellissima fashion-victim, che lo scarica via e-mail per mancanza di tempo; Maria, pantera a parole, ma agnellino quando si passa ai fatti; Paula disposta a tutto ma non a baciare. Un susseguirsi di esilaranti incontri, che diventano anche l'occasione per fotografare impietosamente pregi e difetti della specie umana più avanzata: le femmine di Park Avenue.
Mauro, come è nata l'idea del libro?
"Ho vissuto quattro anni a New York come corrispondente di Oggi. I miei amici italiani continuavano a chiedermi 'come erano le donne di Sex and the city' e da lì ho cominciato ad essere più attento alla questione. Devo dire che non pensavo fosse così popolare il programma in Italia, invece mi sono dovuto ricredere: questo a quanto pare è il decennio di 'Sex and the city', adesso poi sembra si faccia anche il film..."
A proposito di sesso, ci hai fatto capire che a New York se ne fa poco...
"Sì, ormai non è più di moda... non è considerato una cosa interessante, per le donne è più interessante fare jogging, shopping, correre, fare acquisti, curare il proprio corpo; sembra che ci sia un generale calo del desiderio, come confermano d'altra parte le statistiche; quando sono andato a New York trent'anni anni fa come studente me la ricordavo lussuriosa, una città erotica, mentre adesso direi che è molto vittoriana"
Cosa ha influito su questo trend?
"Gli hippy negli anni 60 dicevano: 'fate l'amore e non la guerra'; ora ci sono la guerra in Iraq, in Afganistan... e evidentemente non c'è spazio per l'amore. Tutta la società americana è completamente votata alla carriera, al guadagno, ad andare avanti tanto che molti piaceri vengono relegati all'ultimo posto, è una società edonista, è importante comprare la casa, guadagnare sempre di più... con il risultato che rilassarsi è davvero impossibile, vivono tutti in costante stress".
Dal tuo libro esce fuori anche un ritratto impietoso donna americana, considerata sempre un mito...
"Non si può generalizzare in effetti; io ho parlato della donna newyorkese, in particolare della donna di Manhattan e residente nell'Upper side dove vivono ricchi e alti borghesi che ce l'hanno fatta; ecco in questa parte della città ci sono un sacco di nevrosi, è stato divertente parlarne....
Durante un viaggio in Italia la tua fidanzata, Marsha, dice che non le 'dispiace non andare a Venezia perchè tanto di lunedì i negozi sono chiusi"...
"Sì, è così, lo scrivo nel libro. Ho convissuto con Marsha per un anno. La mia compagna in effetti era deliziosa, simpatica, bella e intelligente ma americana... Faccio un esempio: le newyorkesi hanno un brutto rapporto con il cibo, vanno sempre al ristorante, ma Marsha una volta al mese mi diceva trionfante 'stasera ti faccio io da mangiare' , come fosse una concessione; una sera mi prepara un hot dog orribile, vado in cucina e vedo una confezione 'meatless hot dog', hot dog senza carne. Insomma era un hot dog di soia, mangiava tutto tranne che le cose vere, latte senza latte, carne senza carne... tutto tranne che la cosa vera.."
Adesso a Roma e sei fidanzato...
"Sì sto insieme ad un'adorabile italiana e sono sereno. Vivo a Roma, città orizzontale quanto New York è verticale; presto il libro sarà tradotto in inglese da un editore americano...e tornerò a Manhattan".
In tutte le storie americane c'è un happy end: speri di ricavarne un film?
"Speriamo, sarebbe bello, la risposta italiana alle quattro donne di 'Sex and the city' , la risposta del maschio europeo. Perchè no..."
Michaela K. Bellisario
Mauro Suttora - "No sex in the city" - Cairo Editore - 14 euro
Copyright © 1999-2006 ItaliaOnLine S.r.l.
Thursday, November 23, 2006
Saturday, November 18, 2006
Un'americana a Roma
UN'AMERICANA A ROMA
di Mauro Suttora
New York Observer
Roma, sabato 18 novembre 2006
Marsha, la mia fidanzata newyorkese, ha appena scoperto che oggi si sposano Tom Cruise e Katie Holmes. Siamo anche noi a Roma in queste settimane. Abbiamo affittato un loft in via Margutta 33.
Marsha era diventata pazza quando ha saputo che in questo stesso palazzo abitò per sei mesi Truman Capote, nel 1953: "Lo voglio" .
"Ma ci chiedono tremila euro al mese", ho obiettato.
"Li vale", ha detto con gli occhi brillanti di gioia. "E poi, Mauro, non noti nessuna coincidenza?"
"No".
"Le date".
"Cioè?"
"Fifty-three and fifty-three..."
"Cinquantatre?"
"Sì, era il '53 quando Truman visse qui, e da allora sono passati esattamente '53 anni. Non è fantastico?"
Adoro Marsha per questi suoi improvvisi entusiasmi puerili. È un ex modella stupenda, abbastanza anoressica ma affamata di vita, curiosa di tutto e facilmente eccitabile (anche sessualmente) da piccoli particolari riguardanti celebrità del passato e del presente.
Poter abitare lo stesso posto dove Capote visse più di mezzo secolo fa - quando non era nessuno se non un giovane ricco americano gay aspirante scrittore - ma soprattutto poterlo poi raccontare alle sue amiche, la fa andare al settimo cielo. Come se le pareti di questo ex studio di pittore riuscissero ancora trasudare storia ed emozioni. Probabilmente non ha mai letto nulla di Capote, neanche 'A sangue freddo'. Lo conosce solo dal film del 2005 con Philip Seymour Hoffman. Ma fa niente. Basta il nome. Ormai lei lo chiama confidenzialmente Truman. È diventato un nostro intimo, post mortem.
Marsha è innamorata di Roma. C'è già stata altre volte, con altri uomini. Io sospetto che sia più innamorata di Roma che di me. Sono quasi geloso.
"Vuoi me o i miei soldi?", chiedono le miliardarie di Manhattan ai loro spasimanti.
"Vuoi me o l'Italia?", domando io alle ragazze di Manhattan che diventano improvvisamente troppo cordiali quando scoprono che vengo dalla terra di Dolce & Gabbana e del pinot grigio che amano ingollare.
Ho conosciuto Marsha due anni fa a un cocktail-party a New York, dove sono corrispondente per un settimanale italiano. Bellissima 29enne, occhi azzurri, gambe da sogno, è rimasta a lavorare nel mondo della moda. Mi porta con lei a tutti i fashion events di Manhattan, dalle sfilate di Calvin Klein ai gala al Waldorf e ai vernissage dei nuovi negozi sulla Quinta Avenue.
Ho ricambiato con questo soggiorno a Roma. Avevo fatto una ricerca su Google per controllare la questione di Capote. Sì, è vero. Non solo abitò nel palazzo, ma dieci anni dopo descrisse il suo soggiorno romano in un racconto titolato 'Lola', dal nome della cornacchia con cui conviveva. Probabilmente l unico animale femmina che abbia mai amato in vita sua...
Cazzeggiando sui internet, però, ho fatto un altra scoperta. Sconvolgente, per una drogata di celebrity come Marsha. In via Margutta 33 girarono anche il film 'Vacanze Romane'. Sempre in quel fatidico anno, 1953. Glielo dico quando torna a casa, nel nostro appartamento di West End Avenue. Lei ha quasi un orgasmo: "Reeeally?"
Va subito a controllare sul computer. "Wow!", urla.
Ora, bisogna sapere che più passano gli anni, più 'Roman Holidays' è diventato per gli americani il simbolo di tutto ciò che c'è di attraente in Italia: dolce vita, amore, uomini romantici.
"E Gregory Peck era giornalista come te Mauro, un'altra incredibile coincidenza", mi sussurra Marsha con i suoi occhioni sognanti.
Mi bacia: "Sarò la tua principessa Audrey Hepburn..."
Va a sdraiarsi sul divano, facciamo l'amore. Viene prima di me (non capita spesso). Per fortuna l'agenzia immobiliare non ci ha chiesto cinquemila euro: temo che a quel punto Marsha avrebbe pagato qualsiasi cifra per un mese in quei 60 metri quadri con soppalco.
Arriviamo a Roma, il posto in via Margutta è in effetti delizioso. A me per la verità ricorda una casa di ringhiera milanese con ballatoio, ma Marsha è così emozionata che arrivata in cima alle scale del cortile interno, pieno di oleandri, ciclamini, glicini e palme, apre la porta del loft a due piani, grida "I'm so happy, Mauro!".
Mi trascina dentro con le valigie, richiude la porta, mi abbraccia, mi bacia interminabilmente e intanto si sfila le mutandine. È umidissima (a New York non capita spesso: "Sono stressata", dice sempre). Mi stringe a sè, vuole che la prenda in piedi sulla parete. Mugola dal piacere, le devo tappare la bocca, gode quasi subito (a New York non capita spesso, senza l'ausilio di un dito: "Sono clitoridea", mi ha spiegato solenne).
Qualche giorno dopo, Marsha scopre sui giornali la terza coincidenza: Cruise e la sua fidanzatina Kate sono all'hotel Hassler, a duecento metri da noi, sopra piazza di Spagna. E si sposano proprio oggi, in un castello sul lago di Bracciano.
"Dov'è?"
"Lontanissimo, Marsha".
"Quanto lontano? Vicino a lake Como?" (chissà perché i newyorkesi conoscono solo il lago di Como e l'albergo Villa d'Este).
"Ecco. Più o meno", baro per togliermi l'impiccio.
Marsha però è relentless, testarda. Come Bush. Quando si mette in testa una cosa, addio. Mi trascina per via del Babuino e su per la scalinata di Trinità dei Monti. Davanti all'hotel Hassler troviamo radunata una piccola folla. È l'una.
"Che succede?", domando ai curiosi.
"Ora escono", mi risponde uno sfaccendato.
"Ok Marsha, andiamocene. Non possiamo aspettare qui come due deficienti, chi se ne frega".
"No, dai, fammi vedere".
"E se escono fra tre ore? Non vedo nessuna limousine parcheggiata qui vicino. E poi, vedi: ci sono solo turisti, perditempo. Agli italiani non frega nulla di questi cosiddetti matrimoni del secolo . Anche perché ne vediamo da 27 secoli..."
"Dai, non fare il blasé. Non fare finta, che sei excited pure tu. Siamo testimoni di history in the making, la storia che si compie sotto i nostri occhi..."
Fortuna che le rimane un po di autoironia. In fondo si è laureata con una tesi su Derrida.
"Su, torniamo a casa", la tiro per il braccio.
Il mio obiettivo è passare qualche ora a letto a leggere i giornali, come facciamo ogni sabato a New York con i due chili del Times del week-end.
"Eccoli!", strilla Marsha improvvisamente.
In effetti una Mercedes nera si ferma di fronte all'entrata dell'Hassler.
"Ma sono Jennifer Lopez e Victoria Beckham", la informo, allungando il collo. "Il peggio del peggio. Saranno fra le invitate. Stanno entrando, non esce nessuno. Andiamo via".
"Prima o poi Tom Cruise e Katie dovranno uscire. Il matrimonio è previsto per le sei. In un castello. Anch'io sogno di sposarmi in un castello..."
Ecchetela. Afferro il messaggio subliminale.
"Dai Mauro, portami al castello. Andiamo a vedere Bracciano. Prendi l'auto. Quant'è lontano?"
"Ma almeno cento miglia", mento, loro ci andranno in elicottero".
"Eccoli!"
Un gippone con i vetri fumé esce dalla porta di servizio e sgomma via. Impossibile vedere chi c'era dentro.
"Seguiamoli, corri a prendere l'auto al parcheggio!"
Marsha è così sovraeccitata che non tento neppure di contraddirla. Sono innamorato, mi piace regalarle qualcosa qui in Italia. La amerà ancora di più, e di riflesso amerà anche me. E poi, per dirla tutta, questa sua energia molto americana risulta assai sexy per un pigro e scettico europeo come me.
Dopo venti minuti siamo in auto. È un pomeriggio brillante di sole dopo un temporale, i pini marittimi lungo la Cassia esibiscono un verde intenso, guido e sono felice vedendola felice.
"Pensi che il castello sia circondato da poliziottotti, assediato da giornalisti e cose del genere?", mi chiede.
"Certo. Ma anch'io sono giornalista. Riusciremo a passare, non preoccuparti".
Arriviamo a Bracciano alle tre del pomeriggio. Per fortuna Marsha è totalmente ignara di geografia italiana, e non mi chiede conto della mia bugia sulla vicinanza con il lago di Como. Bella cittadina, non c'ero mai stato, nessuno in giro. Parcheggiamo.
'Cinquantamila curiosi per le nozze di Tom', titola speranzoso un giornale appeso a un edicola. Ce ne saranno a malapena cinquanta nella vecchia strada che ci porta in centro. Quando arriviamo nella piazza di fronte al castello Odescalchi, vedo un piccola folla di reporter con telecamere di fronte all'entrata. Vado a salutare Umberto Pizzi, il mio amico paparazzo autore della rubrica Cafonal sul sito Dagospia. Ci sono perfino due elicotteri che girano rumorosi attorno agli spalti.
"Mauro, I lllove this castle!"
Marsha è abbacinata: "Ha otto torri invece di quattro, è enorme. Ho deciso: ci sposeremo anche noi qui!"
"Certo, cara. Ho letto sul giornale che anche Keira Knightley ora vuole un matrimonio a Bracciano. Sta diventando di moda sposarsi qui..."
Alcuni colleghi mi riconoscono: "Suttora, ma non stavi a New York? Sei venuto apposta per Tom Cruise?"
"Ovvio", invento, "e la mia fidanzata americana Marsha è fra gli invitati, perché fa parte della setta di Tom, Scientology. Così entro pure io".
"Allora quando sei dentro ti chiamiamo sul telefonino, così ci descrivi la cerimonia. Ci sarà anche una cena? Chi sono gli invitati? Quando entri? È vero che John Travolta è arrivato a Ciampino col suo jet privato?"
"Ragazzi, io ci provo, ma non posso creare problemi a Marsha. Vedremo..."
Intanto lei mi guarda. Conosce un po' d'italiano, e capisce che ho trovato un modo per infilarmi nel maniero.
"Beh, prima d'entrare voglio mostrare il paese e il panorama sul lago alla mia fidanzata, sta per fare buio. Ci vediamo più tardi..."
Prendo Marsha per mano e andiamo sul retro del castello. Ci sediamo a un bar.
"Mauro, allora riusciamo a entrare?"
"Figurati, è sigillato peggio del Cremlino".
"Ma avevo capito..."
"Hai capito bene: con i miei colleghi giornalisti ho fatto finta che tu fossi invitata, e io con te, ma che non possiamo dire nulla. E ora andiamocene, altrimenti scoprono lo scherzo".
Passeggiamo per Bracciano, sul lungolago e in centro. Marsha si calma, e improvvisamente non gliene importa più nulla del matrimonio del secolo. La sua finestra di attenzione si è esaurita, la curiosità saziata: le è bastata la visione del castello. La amo anche per questo: cambia idea spesso, e in fretta.
Torniamo in città al tramonto. Guidando, le canto la canzone più famosa su Roma: "Arrivederci Roma, goodbye and au revoir/Voglio rivedere via Margutta..."
I miei colleghi resteranno di fronte al castello fino alle tre del mattino, senza riuscire a vedere nulla. Marsha ed io, invece, siamo di nuovo vip-free. Ceniamo a lume di candela nella nostra trattoria preferita, Edy in vicolo del Babuino. Poi saliamo a dormire nella stanza di Truman, nel palazzo di Audrey e Gregory.
"È vero che la parola romantico deriva da Roma?", mormora Marsha prima di chiudere soddisfatta gli occhi azzurrissimi. La guardo con tenerezza: ora che dorme, sembra veramente la principessa di 'Vacanze Romane'.
Mauro Suttora
di Mauro Suttora
New York Observer
Roma, sabato 18 novembre 2006
Marsha, la mia fidanzata newyorkese, ha appena scoperto che oggi si sposano Tom Cruise e Katie Holmes. Siamo anche noi a Roma in queste settimane. Abbiamo affittato un loft in via Margutta 33.
Marsha era diventata pazza quando ha saputo che in questo stesso palazzo abitò per sei mesi Truman Capote, nel 1953: "Lo voglio" .
"Ma ci chiedono tremila euro al mese", ho obiettato.
"Li vale", ha detto con gli occhi brillanti di gioia. "E poi, Mauro, non noti nessuna coincidenza?"
"No".
"Le date".
"Cioè?"
"Fifty-three and fifty-three..."
"Cinquantatre?"
"Sì, era il '53 quando Truman visse qui, e da allora sono passati esattamente '53 anni. Non è fantastico?"
Adoro Marsha per questi suoi improvvisi entusiasmi puerili. È un ex modella stupenda, abbastanza anoressica ma affamata di vita, curiosa di tutto e facilmente eccitabile (anche sessualmente) da piccoli particolari riguardanti celebrità del passato e del presente.
Poter abitare lo stesso posto dove Capote visse più di mezzo secolo fa - quando non era nessuno se non un giovane ricco americano gay aspirante scrittore - ma soprattutto poterlo poi raccontare alle sue amiche, la fa andare al settimo cielo. Come se le pareti di questo ex studio di pittore riuscissero ancora trasudare storia ed emozioni. Probabilmente non ha mai letto nulla di Capote, neanche 'A sangue freddo'. Lo conosce solo dal film del 2005 con Philip Seymour Hoffman. Ma fa niente. Basta il nome. Ormai lei lo chiama confidenzialmente Truman. È diventato un nostro intimo, post mortem.
Marsha è innamorata di Roma. C'è già stata altre volte, con altri uomini. Io sospetto che sia più innamorata di Roma che di me. Sono quasi geloso.
"Vuoi me o i miei soldi?", chiedono le miliardarie di Manhattan ai loro spasimanti.
"Vuoi me o l'Italia?", domando io alle ragazze di Manhattan che diventano improvvisamente troppo cordiali quando scoprono che vengo dalla terra di Dolce & Gabbana e del pinot grigio che amano ingollare.
Ho conosciuto Marsha due anni fa a un cocktail-party a New York, dove sono corrispondente per un settimanale italiano. Bellissima 29enne, occhi azzurri, gambe da sogno, è rimasta a lavorare nel mondo della moda. Mi porta con lei a tutti i fashion events di Manhattan, dalle sfilate di Calvin Klein ai gala al Waldorf e ai vernissage dei nuovi negozi sulla Quinta Avenue.
Ho ricambiato con questo soggiorno a Roma. Avevo fatto una ricerca su Google per controllare la questione di Capote. Sì, è vero. Non solo abitò nel palazzo, ma dieci anni dopo descrisse il suo soggiorno romano in un racconto titolato 'Lola', dal nome della cornacchia con cui conviveva. Probabilmente l unico animale femmina che abbia mai amato in vita sua...
Cazzeggiando sui internet, però, ho fatto un altra scoperta. Sconvolgente, per una drogata di celebrity come Marsha. In via Margutta 33 girarono anche il film 'Vacanze Romane'. Sempre in quel fatidico anno, 1953. Glielo dico quando torna a casa, nel nostro appartamento di West End Avenue. Lei ha quasi un orgasmo: "Reeeally?"
Va subito a controllare sul computer. "Wow!", urla.
Ora, bisogna sapere che più passano gli anni, più 'Roman Holidays' è diventato per gli americani il simbolo di tutto ciò che c'è di attraente in Italia: dolce vita, amore, uomini romantici.
"E Gregory Peck era giornalista come te Mauro, un'altra incredibile coincidenza", mi sussurra Marsha con i suoi occhioni sognanti.
Mi bacia: "Sarò la tua principessa Audrey Hepburn..."
Va a sdraiarsi sul divano, facciamo l'amore. Viene prima di me (non capita spesso). Per fortuna l'agenzia immobiliare non ci ha chiesto cinquemila euro: temo che a quel punto Marsha avrebbe pagato qualsiasi cifra per un mese in quei 60 metri quadri con soppalco.
Arriviamo a Roma, il posto in via Margutta è in effetti delizioso. A me per la verità ricorda una casa di ringhiera milanese con ballatoio, ma Marsha è così emozionata che arrivata in cima alle scale del cortile interno, pieno di oleandri, ciclamini, glicini e palme, apre la porta del loft a due piani, grida "I'm so happy, Mauro!".
Mi trascina dentro con le valigie, richiude la porta, mi abbraccia, mi bacia interminabilmente e intanto si sfila le mutandine. È umidissima (a New York non capita spesso: "Sono stressata", dice sempre). Mi stringe a sè, vuole che la prenda in piedi sulla parete. Mugola dal piacere, le devo tappare la bocca, gode quasi subito (a New York non capita spesso, senza l'ausilio di un dito: "Sono clitoridea", mi ha spiegato solenne).
Qualche giorno dopo, Marsha scopre sui giornali la terza coincidenza: Cruise e la sua fidanzatina Kate sono all'hotel Hassler, a duecento metri da noi, sopra piazza di Spagna. E si sposano proprio oggi, in un castello sul lago di Bracciano.
"Dov'è?"
"Lontanissimo, Marsha".
"Quanto lontano? Vicino a lake Como?" (chissà perché i newyorkesi conoscono solo il lago di Como e l'albergo Villa d'Este).
"Ecco. Più o meno", baro per togliermi l'impiccio.
Marsha però è relentless, testarda. Come Bush. Quando si mette in testa una cosa, addio. Mi trascina per via del Babuino e su per la scalinata di Trinità dei Monti. Davanti all'hotel Hassler troviamo radunata una piccola folla. È l'una.
"Che succede?", domando ai curiosi.
"Ora escono", mi risponde uno sfaccendato.
"Ok Marsha, andiamocene. Non possiamo aspettare qui come due deficienti, chi se ne frega".
"No, dai, fammi vedere".
"E se escono fra tre ore? Non vedo nessuna limousine parcheggiata qui vicino. E poi, vedi: ci sono solo turisti, perditempo. Agli italiani non frega nulla di questi cosiddetti matrimoni del secolo . Anche perché ne vediamo da 27 secoli..."
"Dai, non fare il blasé. Non fare finta, che sei excited pure tu. Siamo testimoni di history in the making, la storia che si compie sotto i nostri occhi..."
Fortuna che le rimane un po di autoironia. In fondo si è laureata con una tesi su Derrida.
"Su, torniamo a casa", la tiro per il braccio.
Il mio obiettivo è passare qualche ora a letto a leggere i giornali, come facciamo ogni sabato a New York con i due chili del Times del week-end.
"Eccoli!", strilla Marsha improvvisamente.
In effetti una Mercedes nera si ferma di fronte all'entrata dell'Hassler.
"Ma sono Jennifer Lopez e Victoria Beckham", la informo, allungando il collo. "Il peggio del peggio. Saranno fra le invitate. Stanno entrando, non esce nessuno. Andiamo via".
"Prima o poi Tom Cruise e Katie dovranno uscire. Il matrimonio è previsto per le sei. In un castello. Anch'io sogno di sposarmi in un castello..."
Ecchetela. Afferro il messaggio subliminale.
"Dai Mauro, portami al castello. Andiamo a vedere Bracciano. Prendi l'auto. Quant'è lontano?"
"Ma almeno cento miglia", mento, loro ci andranno in elicottero".
"Eccoli!"
Un gippone con i vetri fumé esce dalla porta di servizio e sgomma via. Impossibile vedere chi c'era dentro.
"Seguiamoli, corri a prendere l'auto al parcheggio!"
Marsha è così sovraeccitata che non tento neppure di contraddirla. Sono innamorato, mi piace regalarle qualcosa qui in Italia. La amerà ancora di più, e di riflesso amerà anche me. E poi, per dirla tutta, questa sua energia molto americana risulta assai sexy per un pigro e scettico europeo come me.
Dopo venti minuti siamo in auto. È un pomeriggio brillante di sole dopo un temporale, i pini marittimi lungo la Cassia esibiscono un verde intenso, guido e sono felice vedendola felice.
"Pensi che il castello sia circondato da poliziottotti, assediato da giornalisti e cose del genere?", mi chiede.
"Certo. Ma anch'io sono giornalista. Riusciremo a passare, non preoccuparti".
Arriviamo a Bracciano alle tre del pomeriggio. Per fortuna Marsha è totalmente ignara di geografia italiana, e non mi chiede conto della mia bugia sulla vicinanza con il lago di Como. Bella cittadina, non c'ero mai stato, nessuno in giro. Parcheggiamo.
'Cinquantamila curiosi per le nozze di Tom', titola speranzoso un giornale appeso a un edicola. Ce ne saranno a malapena cinquanta nella vecchia strada che ci porta in centro. Quando arriviamo nella piazza di fronte al castello Odescalchi, vedo un piccola folla di reporter con telecamere di fronte all'entrata. Vado a salutare Umberto Pizzi, il mio amico paparazzo autore della rubrica Cafonal sul sito Dagospia. Ci sono perfino due elicotteri che girano rumorosi attorno agli spalti.
"Mauro, I lllove this castle!"
Marsha è abbacinata: "Ha otto torri invece di quattro, è enorme. Ho deciso: ci sposeremo anche noi qui!"
"Certo, cara. Ho letto sul giornale che anche Keira Knightley ora vuole un matrimonio a Bracciano. Sta diventando di moda sposarsi qui..."
Alcuni colleghi mi riconoscono: "Suttora, ma non stavi a New York? Sei venuto apposta per Tom Cruise?"
"Ovvio", invento, "e la mia fidanzata americana Marsha è fra gli invitati, perché fa parte della setta di Tom, Scientology. Così entro pure io".
"Allora quando sei dentro ti chiamiamo sul telefonino, così ci descrivi la cerimonia. Ci sarà anche una cena? Chi sono gli invitati? Quando entri? È vero che John Travolta è arrivato a Ciampino col suo jet privato?"
"Ragazzi, io ci provo, ma non posso creare problemi a Marsha. Vedremo..."
Intanto lei mi guarda. Conosce un po' d'italiano, e capisce che ho trovato un modo per infilarmi nel maniero.
"Beh, prima d'entrare voglio mostrare il paese e il panorama sul lago alla mia fidanzata, sta per fare buio. Ci vediamo più tardi..."
Prendo Marsha per mano e andiamo sul retro del castello. Ci sediamo a un bar.
"Mauro, allora riusciamo a entrare?"
"Figurati, è sigillato peggio del Cremlino".
"Ma avevo capito..."
"Hai capito bene: con i miei colleghi giornalisti ho fatto finta che tu fossi invitata, e io con te, ma che non possiamo dire nulla. E ora andiamocene, altrimenti scoprono lo scherzo".
Passeggiamo per Bracciano, sul lungolago e in centro. Marsha si calma, e improvvisamente non gliene importa più nulla del matrimonio del secolo. La sua finestra di attenzione si è esaurita, la curiosità saziata: le è bastata la visione del castello. La amo anche per questo: cambia idea spesso, e in fretta.
Torniamo in città al tramonto. Guidando, le canto la canzone più famosa su Roma: "Arrivederci Roma, goodbye and au revoir/Voglio rivedere via Margutta..."
I miei colleghi resteranno di fronte al castello fino alle tre del mattino, senza riuscire a vedere nulla. Marsha ed io, invece, siamo di nuovo vip-free. Ceniamo a lume di candela nella nostra trattoria preferita, Edy in vicolo del Babuino. Poi saliamo a dormire nella stanza di Truman, nel palazzo di Audrey e Gregory.
"È vero che la parola romantico deriva da Roma?", mormora Marsha prima di chiudere soddisfatta gli occhi azzurrissimi. La guardo con tenerezza: ora che dorme, sembra veramente la principessa di 'Vacanze Romane'.
Mauro Suttora
Celebrity-free
Tom Cruise wedding in Bracciano Castle (Rome)
'The New York Observer', December 2006
by Mauro Suttora
"Sounds like hassle".
"Let's go home, then".
"Sounds like hustler".
"Yes, but it's Hassler instead, can't you read it above the front door?"
Rome, Saturday November 18, 2006. One pm. Marsha, my New York girlfriend, has dragged me in front of the hotel atop the Spanish steps where Tom Cruise is staying with his fiancée Kate Holmes since five days now. The sun is shining, I left home just to buy the papers.
The Rome apartment we're renting in Via Margutta 33 is at walking distance from the Spanish Steps. Truman Capote lived for a few months in our very flat 53 years ago, in 1953, when he was just a young American gay touring Italy. He wrote about it ten years later in the short story 'Lola', the name of his roommate (a black young she-raven, possibly the only female he ever loved).
During that same year 1953 the movie 'Roman Holidays' was shot in this very building courtyard. I feel so Gregory Peck, the journalist whose pad princess Audrey Hepburn slept in...
Marsha has accompanied me outside, and after stopping at the newsstand she convinced me to climb the steps:
"Let’s get a glimpse of history in the making..."
"Come on, Marsha, you always act so celebrity-free while in New York City. Who cares about today's marriage?"
"Just a little curiosity, mummy has asked me about it".
"Ah, you're constantly on the phone with your mummy in Manhattan, from Rome too. The umbilical cord. Will you turn cordless someday, honey?"
"See, all this crowd in front of the hotel... Romans are curious as well, despite their pretending being jaded after 27 centuries of celeb-watching".
"No locals, it's just tourists. Italians have better things to do than wasting time after Tom Cruise or any other self-appointed 'wedding of the century".
"Here they are! Who's coming out of the limo?"
A black Mercedes stops in front of the Hassler Hotel. I crane my neck.
"Jennifer Lopez and Victoria Beckham. The worst of the worst".
"But they're getting in".
"Nobody coming out. Come on, let's go, Marsha".
"If all these people keep waiting, Tom and Kate are due out any moment. They have to come out in any case, the ceremony at the castle is supposed to take place today at 6 p.m."
"Maybe they're already there, at Bracciano. I wonder why they switched from lake Como to Bracciano. All American actors love lake Como and its Villa d'Este Hotel in Cernobbio, what's so special in Bracciano?"
"The castle".
"Yeah..."
"I would love to marry in a castle..."
"Yeah... Alright Marsha".
"Let s go see this one".
"What? You want to go to Bracciano? Today?"
"Yes, let's follow them when they come out of the hotel".
"What if they take an helicopter?"
"Go and get the car".
"But Bracciano is 30 miles away... And it's gonna be flooded with people this afternoon".
"Look, they're coming out!"
A black SUV is exiting the service entrance, but it's impossible to see anyone behind its darkened windows.
"Who knows, Marsha, it could have been anybody. Let's go home now".
"No way. Get the car, we're definitely going to the Bracciano castle".
"Keep your wide mouth shut".
I would have loved replying so, just to bet on her recognizing the Cruise/Kidman pun. But in these moments she always gets a humour failure. I know her, she's so surcharged now: impossible to joke, impossible to stop her. No way to discuss nor to object. She is determined, my only answer can be "Yes", or leave.
When my Italian friends ask me how I stand her, I reply that I like her exactly because of this: she's so imperious, doubtless, energetic, aggressively American. Very sexy, to an old (in the Rumsfeld sense), lazy, dreamy European. Besides, she turns so sweet in bed. So, I am totally subjected when she gets into one of these fits of hers. Probably also because I love her. That's why I don't rebel. Oh, did I say I love her? Sometimes I forget.
O.K., I decide to go with her to the Tom Cruise wedding in Bracciano Castle. So I head for the Villa Borghese underground parking, to get our car. A wonderful Lancia Ypsilon compact, and it's a sunny day right after a shower, why not travel through the country to Bracciano anyway?
"Why not", the magic words which make it impossible to argue with Marsha, my beautiful love.
I look at her while driving on the Cassia old consular road lined with parachute-shaped maritime pine trees: she's so excited to go to the marriage in the castle. And I'm so happy to offer her this gift, in order to make her love Italy evermore.
"Do you think the castle will be surrounded by journalists?"
"Of course. But I'm one. I'll get a pass, don't worry".
We arrive in Bracciano at 3 pm. Lovely town, no one around. 50,000 people expected for Tom’s wedding, headlines a daily we bought. There are maybe 50 in the old grey street climbing to the castle. When we arrive in the square in front of the castle, we notice a small crowd of reporters in front of the entrance. Umberto Pizzi, the king of Rome paparazzi, is cruising aimlessly. Two press helicopters hover noisily.
“Mauro, I lllove this castle!” Marsha is thrilled “It’s humongous, it has got eight towers instead of four! Wow! We re definitely gonna get married here!”
“Yes dear, like Christiane Amanpour and James Rubin back in ’98. And I read in the paper today that Keira Knightley wants to marry here too. Bracciano weddings are becoming fashionable”.
I speak with some colleagues I know, they’re surprised to see me: “Have you come from New York just for the wedding?”
“Of course”, I joke them. “And my girlfriend Marsha is invited, so I’m getting in. She belongs to Scientology”.
“We’ll call you around 10 then, can you keep your cell turned on? Is there a reception inside? Is there any reception before the ceremony? When are you getting in? Have you seen John Travolta, he was supposed to land in Rome with his private jet this morning…”
“Sorry folks, I can’t embarrass Marsha, and those people are real paranoiacs, I had to sign a promise of silence. They’ll ask for all of our cellphones at the entrance” .
“And you’re not going to break the embargo, are you?”
“I really can’t”.
Marsha looks at me wide eyes open, she knows only a few words in italian and understands that the almighty Italian journalist Mauro has found a way to sneak in.
“Bye now, we’ll come back and get in later, now we want to tour the town before darkness”, I salute my fellow Italian reporters who are green with envy.
I take Marsha by the hand, we go around the corner and sit down in a café where we order one macchiato and one cappuccino.
“Mauro, is there really a way to get in?”
“No way Marsha, it’s all sealed. Worse than the Kremlin”.
“But I understood…”
“Yes, you understood well: I pretended you were invited, and me along with you, but that we can’t report anything”.
“…”
“Ok darling, now let’s go, otherwise they’ll find out about our joke”.
We proceed to visit Bracciano. Very nice town indeed. Marsha calms down and suddenly doesn’t give a damn about the wedding of the century. Her window of interest has run out, the castle vision has satisfied her. I love her also because she changes her mind often and fast, even before the job is done. We’re not going to get stuck here. Bracciano won’t be our Iraq.
We’re back in Rome right after sunset. While driving, I entertain her by singing the most famous song about Rome: “Arrivederci Roma, goodbye and au revoir/ Voglio rivedere via Margutta…”
My colleagues stay on in front of the castle until 3 a.m. Can’t get a glimpse of anything. At that time, Marsha and I are celebrity-free again, sleeping in the Truman Capote’s bed of the Audrey&Gregory building after a lovely candle-lit al fresco dinner at Edy, our favourite osteria in vicolo del Babuino.
“I guess the word romantic comes from Rome”, whispers starry-eyed Marsha just before closing them.
Mauro Suttora
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