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Saturday, November 10, 2001

Quanti abitanti sulla Terra?

RAPPORTO ONU E GLOBALIZZAZIONE

di Mauro Suttora
Il Foglio, 10 novembre 2001

Duecentomila persone in più ogni giorno. Settanta milioni all’anno. E tutte nel Terzo mondo, dove soffriranno la fame. È questo il ritmo al quale sta aumentando la popolazione sulla Terra, secondo i dati dell’ultimo rapporto Onu.

E i noglobal che ne pensano? «Non si può affrontare il problema della sovrappopolazione», ci dice Vittorio Agnoletto, «se non si parla anche di redistribuzione delle ricchezze. Noi occidentali, che utilizziamo l’80 per cento delle risorse mondiali pur essendo appena il 14 per cento degli abitanti, non abbiamo il diritto di imporre politiche di contenimento demografico al Terzo mondo».
 
«No, bisogna bloccare immediatamente l’aumento della popolazione», ribatte il presidente del Wwf Fulco Pratesi, «altrimenti qualsiasi sviluppo economico non riuscirà a stargli dietro. E indipendentemente da auspicabili ma del tutto ipotetiche politiche di giustizia sociale».

Ogni dieci anni le Conferenze Onu sulla popolazione (Bucarest 1974, Città del Messico 1984, Il Cairo 1994) vengono regolarmente infiammate da polemiche di questo tipo: da una parte marxisti, cattolici e musulmani, che negano il problema e affermano che sulla Terra c’è posto per tutti; dall’altra i neomalthusiani che prospettano scenari orrendi di soffocamento ed estinzione jurassica.

A queste due posizioni negli ultimi trent’anni se n’è aggiunta una terza, quella ecologista: «Non bisogna solo sfamare tutti», spiega Gianfranco Bologna, portavoce Wwf e segretario della fondazione Peccei, «ma anche rispettare i limiti dello sviluppo. Che non derivano soltanto dalla scarsità di materie prime, evidenziata dal Club di Roma già nel ‘72, ma anche dalla capacità del nostro pianeta di assorbire i rifiuti e le emissioni atmosferiche».

Insomma, se il miliardo e 300 milioni di cinesi volessero possedere tutti l’auto, il frigorifero e il condizionatore, altro che trattato di Kyoto: l’effetto serra si impennerebbe e l’inquinamento diventerebbe insostenibile. Ma a questo dilemma «noglobal» e «proglobal» forniscono risposte opposte. 

«I cinesi hanno il sacrosanto diritto di godere del nostro stesso livello di vita», sostiene Agnoletto, «e proprio per questo noi occidentali dobbiamo rivedere il nostro modello di sviluppo: non dobbiamo essere di meno, ma dividere meglio la torta». 

«Basta con queste autocolpevolizzazioni cattocomuniste», replica il leader radicale Marco Pannella, alfiere della globalizzazione, «il diritto di tutti al benessere e alla democrazia occidentale ci impone di concepire un rientro dolce e graduale della popolazione mondiale entro il limite di due-tre miliardi di abitanti».
 
Ai ritmi attuali, invece, entro il 2050 aumenteremo del 50 per cento, passando da sei a nove miliardi. E l’unico controllo demografico efficace viene attuato proprio da Pechino, con i metodi della dittatura comunista: oggi i cinesi aumentano dello 0,7 per cento annuo, contro l’1,5 degli indiani. Così, presto l’India supererà la Cina, e toccherà per prima il miliardo e mezzo di abitanti. 

Il record mondiale della crescita spetta alla Liberia devastata dalla guerra civile (5,5 per cento), seguita da Somalia ed Eritrea (4,2). Ma è soprattutto l’esplosione demografica dei Paesi arabi del Mediterraneo a preoccupare l’Italia: entro il 2050 raddoppieranno, da 150 a 300 milio ni di abitanti, e si può immaginare quanti vorranno emigrare. Anche perché gli italiani, nel frattempo, saranno diminuti di un terzo: da 60 a 40 milioni.

L’Afghanistan esibisce in questo rapporto Onu la percentuale di crescita annua più alta di tutta l’Asia: 3,7. Per i fondamentalisti islamici «il numero è potenza». Nell’altra zona calda del pianeta la demografia provocherà addirittura un ribaltamento:  i palestinesi si quadruplicheranno da tre a dodici milioni, sorpassando così Israele che passerà da sei a dieci milioni.

Di fronte a questi drammi annunciati, la soluzione di Fulco Pratesi è semplice: «Distribuire preservativi. Come sta facendo il Wwf in Thailandia». 

E Agnoletto? «Figurarsi se proprio io posso essere contrario ai preservativi: da 15 anni mi batto per superare i divieti religiosi, sia cattolici che islamici, alla prevenzione dell’Aids in Africa. Ma, ripeto, esiste anche una responsabilità occidentale per le diseguaglianze economiche: col tre per cento del costo dello Scudo spaziale, per esempio, si potrebbe dare l’acqua potabile a tutto il mondo». 

«Noi possiamo anche diminuire gli sprechi del consumismo sfrenato», replica Pratesi, «ma una nostra austerità non potrà mai dare cibo agli affamati se questi aumentano ai ritmi attuali».
Mauro Suttora 

Saturday, August 18, 1984

Sovrappopolazione mondiale: esplodono le megalopoli

 LA TERRA È PICCOLA PER NOI

Nascono due bambini ogni secondo. Nel Duemila saremo sei miliardi. Città del Messico sfiorerà i trenta milioni di abitanti. Il nostro sarà ancora un pianeta vivibile? E, soprattutto, come sarà la qualità della vita nel Terzo mondo?

di Mauro Suttora

Europeo, 18 agosto 1984





























































Per la seconda Conferenza mondiale sulla popolazione, organizzata a dieci anni esatti di distanza dalla prima a Bucarest, l'Onu non poteva scegliere un posto migliore: Città del Messico, 15 milioni di abitanti, il simbolo del disastro demografico mondiale. Nel 1990 supererà Tokyo come prima megalopoli della Terra, e nel 2000 la sua zona metropolitana avrà 28 milioni di abitanti.

A pochi metri di distanza dal palazzo dove la conferenza si è aperta il 6 agosto ci sono i milioni di contadini spinti in città dalla fame, che nella città trovano soltanto altra miseria, malattie e un giaciglio maleodorante sotto una tettoia di plastica. Il Cairo, Lagos, Calcutta: tutte le capitali dei Paesi poveri stanno esplodendo. A Rio de Janeiro, la favolosa Rio di Copacabana e del Pan di Zucchero, può capitare che ti piantino un coltello nella schiena se rifiuti di consegnare il portafogli a una delle centinaia di bande di diseredati che scorrazzano per la città. Così i 'poveri' si materializzano per i turisti occidentali: non sono più gli improbabili fantasmi che languono in un lontano deserto del Sahel.

I delegati dei governi discuteranno fino al 15 agosto, ma alla fine l'oggetto dei loro discorsi sarà già cambiato: in questi dieci giorni saranno nati nel mondo due milioni di bambini. L'equivalente di una città come Milano, al ritmo di più di due culle al secondo. I fortunati che vedranno la luce nei Paesi ricchi o in Cina diventeranno grandi e vivranno in media 70 anni. Gli altri saranno falciati da fame, sete e malattie. Speranza di vita: 32 anni in Ciad e Alto Volta.

Dieci anni fa la situazione era migliore. Eravamo 800 milioni in meno, quindi morivano di fame meno persone. "Nel 1983 c'è stata la crescita demografica più forte della storia", avverte Leon Tabash, segretario della conferenza. "Sono nati 90 milioni di persone, quasi tutti nel Terzo mondo". Sullo schermo luminoso dell'orologio della popolazione, al museo della scienza di Chicago, fra alcuni giorni apparirà la cifra 4.800.000.000; ma la mattina dopo il numero degli abitanti del pianeta sarà già 4.800.105.379. In una sola notte, una Udine di neonati in più.

Alcuni Paesi come l'Etiopia non fanno censimenti. Altri, come la Nigeria, dichiarano il falso. Il governo di Lagos ci tiene ad apparire come il Paese più popoloso dell'Africa, ma non dovrebbe avere più di 60 milioni di cittadini, in luogo degli 80 ufficiali: trucchi per ricevere più aiuti dalle organizzazioni internazionali.

In ogni caso, siamo molti. Troppi? "no", risposero decisi i Paesi del Terzo mondo e quelli comunisti alla conferenza Onu dieci anni fa. "La povertà non è frutto della sovrappopolazione, ma dell'aggressione imperialista e dello sfruttamento delle superpotenze", dichiarò il capo della delegazione cinese. Gli fecero eco, curiosamente, i regimi militari del Sudamerica: "Parlare di spazio vitale e di limiti delle risorse per giungere alla riduzione demografica è parziale", tuonò il generale peruviano Enrique Falconi.

Anche il Vaticano appoggiò il blocco comunista-terzomondista nel rifiutare il piano proposto dall'Onu per il controllo delle nascite. Già nel 1968 PaoloVI aveva condannato ogni anticoncezionale nell'enciclica Humanae Vitae. Un certo padre Bordignon, membro della delegazione italiana a Bucarest (composta per metà da preti, chissà perché) arrivò a parlare di "genocidio" e avanzò il sospetto che il piano Onu fosse ispirato da "agenti di grosse ditte farmaceutiche statunitensi". Alla fine l'Italia si astenne: né con gli Usa, né con Papa e Breznev.

"La Chiesa estende il diritto alla vita anche agli ovuli e a tutto l'universo latente dei nascituri", commentò Guido Ceronetti. "La posizione vaticana è scabrosa: lo stesso schieramento di 'natalizi' avrebbe potuto avere alla sua testa la Germania nazista. A Bucarest ha vinto la demenza". E il teologo Ambrogio Valsecchi: "L'ideologia della Chiesa proviene da una mai superata disistima verso la sessualità. Non vogliono che il gesto sessuale venga privato con troppa facilità dell'impegno procreativo". 

Ma rimasero due voci isolate. Ancor oggi l'Italia figura agli ultimi posti per il consumo della pillola anticoncezionale, superata perfino dai cattolicissimi Spagna e Portogallo: solo il 5% delle donne la usa, contro il 37% dell'Olanda, dove i preservativi vengono distribuiti gratis a scuola alle sedicenni.

"Il miglior contraccettivo è lo sviluppo economico", sosteneva nel 1974 il comunista Eugenio Sonnino, docente di demografia all'università di Roma. "Quelle di Usa e Onu sono posizioni velleitarie di terrorismo demografico; c'è anche un tentativo d'ingerenza nell'autonomia degli Stati". "Il controllo delle nascite è stato inventato dai nemici dell'Islam", tagliavano corto gli arabi sauditi.

Il tempo ha fatto giustizia di questi pregiudizi ideologici. Caduti i miti terzomondisti, dal Vietnam all'Angola all'Iran, lo sviluppo non è arrivato, la fame è aumentata, alcuni cominciano addirittura a rimpiangere il tempo delle colonie. E in questo decennio tutti i Paesi del Terzo mondo hanno fatto esattamente ciò che criticavano a Bucarest.

La Cina è quella che ha preso il problema più sul serio, forse anche troppo. Con metodi draconiani ha fatto cadere della metà il tasso di natalità. Soprattutto, in Cina la vita media è uguale a quella dei Paesi occidentali, pur con un reddito pro capite infinitamente minore: indice di giustizia sociale. 

Tuttavia il problema è lungi dall'essere risolto. La stessa Cina l'anno scorso ha messo al mondo più di 23 milioni di creature. Fra tre anni l'umanità girerà la boa dei cinque miliardi. Nel Duemila saremo sei miliardi. Continuando così, raggiungeremo l'equilibrio fra nascite e morti soltanto nel 2095, quando saremo dieci miliardi.

Per afferrare meglio la vastità della questione, ricordiamoci che arrivammo al miliardo solo nel 1850 e a due ottant'anni dopo, nel 1930. Ma per raddoppiare, arrivando a quattro nel 1975, sono bastati 45 anni. È ciò che si chiama crescita geometrica (1,2,4,8,16,32...), differente da quella aritmetica (1,2,3,4,5,6...)

L'astronomo Heinrich Siedentopf ha immaginato di condensare i cinque miliardi di anni del nostro pianeta in un solo anno fittizio. Il risultato è questo: a gennaio una nuvola di gas si divide in miliardi di parti, di cui una è il Sole; a febbraio si formano la Terra e i pianeti; in aprile acqua e terra si separano; siamo già a novembre quando arriva la vegetazione; i dinosauri scompaiono a Natale; solo dieci minuti prima di mezzanotte appare l'uomo di Neanderthal. Quella che noi chiamiamo Storia occupa soltanto l'ultimo mezzo miliardo di quest'anno immaginario.

Durante l'ultimo secondo il numero degli umani si moltiplica per tre, e siamo a oggi. Nei primi dieci secondi dell''anno' seguente (15 dei nostri secoli) se il tasso di crescita resta costante il peso degli uomini viventi sarà uguale a quello del globo terrestre.

Certo, è un paradosso, messo in luce già nel 1972 dal primo rapporto del Club di Roma, 'I limiti dello sviluppo'. Esso fu criticato perché sosteneva che non può esserci sviluppo infinito in un mondo finito. Si disse che erano idee di tecnocrati illuministi, si arrivò ad accusare il Club di Roma di volere sciogliere antifecondativi nell'acqua potabile.

In realtà, il problema dello sviluppo economico e della diminuzione delle nascite è come quello dell'uovo e della gallina: non sappiamo quale sia la causa e quale l'effetto. Ecco l'opinione di Maurice Guernier, membro del Club: "Il Terzo mondo è situato nelle zone tropicali, calde e umide, dove la virulenza dei microbi è al massimo. È il luogo delle malattie più gravi, ragion per cui lì la popolazione deve - da millenni - procreare al massimo per resistere: fare molti figli affinché ne sopravviva qualcuno. Ne risulta che oggi, per la legge della selezione naturale, tutti gli abitanti del Terzo mondo sono prematuri sessuali, con matrimoni frequenti a partire dai 12-14 anni, e superattivi: praticano l'atto sessuale molto frequentemente, senza preoccuparsi del risultato. Ecco perché l'argomento 'Aiutiamoli a svilupparsi economicamente, poi avranno meno figli' non è in tutta onestà sostenibile. Anzi, è un controsenso".

Tuttavia, è vero anche che ogni occidentale consuma 40 volte più di un abitante del Terzo mondo, e che quindi non si possono incolpare i Paesi sottosviluppati per l'impoverimento delle risorse. Insomma, aveva ragione Gandhi: "In questo mondo c'è abbastanza per soddisfare i bisogni degli uomini, ma non la loro ingordigia".

Mauro Suttora