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Monday, April 24, 2023

Il '68 di Belafonte



Fu il primo afroamericano a ottenere uno spazio tutto suo nel prime time Usa, e soprattutto carta bianca nella scelta degli ospiti

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 25 aprile 2023

È difficile oggi rendersi conto dell'impatto che ebbe Harry Belafonte nel febbraio 1968, quando condusse per una settimana il Tonight Show sul network statunitense Nbc. Ogni sera, davanti a oltre dieci milioni di esterrefatti benpensanti, il leggendario cantante appena scomparso offrì il massimo podio televisivo ai principali esponenti del movimento per i diritti civili e della controcultura.


La sua stessa presenza era storica: fu il primo afroamericano a ottenere uno spazio tutto suo nel prime time Usa, e soprattutto carta bianca nella scelta degli ospiti. Gli aveva lasciato temporaneamente la poltrona Johnny Carson, monumento catodico, che condusse il Tonight Show per trent'anni (1962-92) facendone uno dei programmi anche politici più ambiti: una specie di Maurizio Costanzo più Lilli Gruber più Fabio Fazio, poi lasciato in eredità a Jay Leno, oggi a Jimmy Fallon, e soprattutto al concorrente David Letterman.

Nel 1968 gli Stati Uniti erano una polveriera. Per tre motivi: la rivolta studentesca iniziata quattro anni prima a Berkeley col Free Speech Movement; i ghetti neri in fiamme, non placati dalla legge sui diritti civili che il presidente Lyndon Johnson aveva concesso a Martin Luther King; la guerra del Vietnam, che proprio in quei mesi raggiunse il suo apice con l'offensiva del Tet, massacrando decine di migliaia di giovani americani che tornavano a casa in bara o mutilati.

Quando Belafonte sottopose la lista dei suoi invitati ai dirigenti Nbc, loro barcollarono. Metà erano di colore, e fra i bianchi il più moderato era il giovane Paul Newman, che però quando arrivò in trasmissione si trasformò in un estremista radical. Purtroppo allora non tutte le trasmissioni tv Usa venivano registrate, cosicché oggi ce ne rimane solo qualche spezzone. Memorabile quello con M.L.King: l'ultima intervista del Nobel per la pace, che verrà assassinato il 4 aprile. Robert Kennedy annunciò la sua candidatura a presidente subito dopo la partecipazione, sfruttando l'onda di consenso e interesse che aveva provocato. Anch'egli ucciso. 

Notevoli anche Aretha Franklin e Sidney Poitier: il premio Oscar di Indovina chi viene a cena, come lo stesso Belafonte, in quel periodo era accusato di 'ziotommismo' dai neri più estremisti come Malcolm X, Stokely Carmichael, le nascenti Pantere nere. E invece entrambi non sembrarono affatto sottomessi alla maggioranza silenziosa di destra che di lì a poco mandò alla Casa Bianca Richard Nixon.

Il cantante di Matilda e Banana Boat colpì nel segno, e niente fu come prima. Tre anni fa Sky ha trasmesso un documentario su questa impresa di Belafonte, e sicuramente ora la riproporrà. Non perdetela.