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Sunday, January 24, 2021

Istat e discriminazioni Lgbt, non è solo una questione di numeri

"SONO GAY, MA NON SCHEDATEMI"


di Mauro Suttora

HuffPost, 22 gennaio 2021


“Non risponderò al vostro questionario. E vi invito a rimuovere il mio nominativo dagli elenchi”.

Così C.A., consulente romano 50enne, risponde all’Istat che gli ha inviato il formulario di un’indagine sulle discriminazioni subite da soggetti Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transgender).

C.A. è una delle 21mila persone selezionate dall’istituto di statistica, perché presenti sul registro nazionale delle unioni civili.

“Chi ha autorizzato l’Istat a estrarne gli iscritti?”, chiede C.A. “Perché si dà per scontato che gli lgbt siano soggetti che subiscono discriminazioni? Questo sondaggio è di per sé discriminatorio verso chi, come me, vive la sua vita serenamente e non pensa alla differenza che l’essere omosessuale possa incidere sul piano lavorativo. Ciò che conta o dovrebbe contare sono la competenza e il merito”.

Insomma, C.A. ha stipulato un’unione civile, ma non vuole che questa sua scelta lo iscriva automaticamente nelle liste di una minoranza a rischio persecuzione di cui non si è mai sentito parte.

“So bene che l’indagine è prevista dalla normativa, inserita in un piano nazionale, e che i dati conferiti sono tutelati dal segreto statistico. Ma la mia privacy viene violata già nel momento in cui il mio nome è inserito tra le lettere inviate con tanto di data e protocollo. E se io non avessi intenzione, benché il registro delle unioni civili sia pubblico, di far sapere che sono unito civilmente ai funzionari Istat che hanno predisposto l’invio? 

Non dico che sia un’operazione illegale. Ma è politicamente discutibile, perché fornisce dati non verificabili quanto a veridicità delle informazioni fornite, e malleabili a seconda dell’uso che se ne vorrà fare. 

Altra cosa interessante: cosa pensa di ottenere l’Istat se dovesse chiedere a un campione nazionale di religione ebraica un’opinione sull’Olocausto? Quale risposta diversa dalla condanna di quella follia potrebbe avere? Quindi qual è l’utilità di chiedere a una platea lgbt se abbia subìto discriminazioni sul lavoro, se non si verifica la rispondenza tra il dichiarato e le eventuali denunce nelle sedi appropriate? 

La statistica è una scienza esatta sotto il profilo dei numeri, ma l’interpretazione dei dati non numerici è soggettiva, e potrebbe rispondere a logiche tese a rappresentazioni strumentali. Come pensano di vincere le discriminazioni se compilano lista di proscrizione?”.

Mauro Suttora