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Tuesday, August 26, 2008

Giulia Quintavalle

Intervista alla medaglia d'oro di judo nel villaggio olimpico

dal nostro inviato Mauro Suttora

Pechino, 20 agosto 2008

Sorride. Sorride sempre, un po’ perché glielo chiede il fotografo, col quale sono riuscito a intrufolarmi nella sua stanza al villaggio olimpico (vietato, ma il Coni ha chiuso un occhio). E soprattutto perché il suo sorriso è irresistibile.

Giulia Quintavalle, 25 anni, da Rosignano (Livorno): la judoka più brava del mondo. Perlomeno fra le donne che pesano fino a 57 chili.
Per tre volte ai campionati mondiali del 2007 e agli europei di quest’anno la Quintavalle è arrivata quinta, cosicché molti avevano cominciato a scherzare col suo cognome. «Allora adesso chiamatemi Primavalle», ha risposto lei, livornese salace, dopo la vittoria.

Provate voi ad avere un fratello gemello (Michel, in onore a Platini) e uno più grande che fanno judo. Niente di più facile che, anche se siete una femminuccia, prima o poi per entusiasmo o autodifesa li imitiate. E così ha fatto Giulia, figlia di geometra comunale. Sette anni fa, la svolta. Troppo brava per le palestre di Livorno: la Guardia di Finanza se la piglia e la manda all’Infernetto. Niente scherzi: così si chiama il quartiere di Roma dove dal 2001 si allena a tempo pieno con la Finanza. Prima lì c’erano zanzare e malaria. Oggi invece è una bella zona residenziale.

Se vuoi diventare medaglia d’oro la vita non è un paradiso. Ecco la giornata tipo di Giulia in caserma: «Sveglia alle otto, allenamento fino alle 12.30, pranzo, nel pomeriggio fino alle sette altre ore di preparazione fisica».
Resta poco tempo libero. Prima Giulia lo ha usato per prendersi la maturità, ora «vado a fare shopping con i miei amici, in centro o nei centri commerciali. Mi piacciono Eros e Giorgia, fra gli attori Raul Bova». Il fidanzato, finanziere e judoista pure lui, si chiama Orazio D’Allura. Ma ora lei ha paura dei pettegolezzi: «Non voglio dire niente, anzi scriva che sono single».

Non ha il fisico della lottatrice, Giulia. Anzi. Alta uno e 73, sembra esile rispetto alle avversarie meglio piantate, tutte più basse: «Due anni fa ho cambiato categoria, dai 63 ai 57 chili. Ma non devo seguire diete particolari, non mangio molto». Il problema è che nella categoria superiore Giulia sarebbe rimasta «chiusa», in Italia, dalla campionessa Ylenia Scapin, che ha otto anni di più e ha vinto due bronzi olimpici (Atlanta ’96 e Sydney 2000). Quindi Giulia ha preferito scendere di peso.

Ai giornalisti sarebbe proibito entrare nelle stanze degli atleti. L’unica parte del villaggio olimpico aperta agli esterni, ma solo per appuntamento e con controlli severissimi, è quella dei negozi: supermercatino, banca, internet point, coiffeur. Ma per Giulia, che ha finito le gare e vinto l’oro, i dirigenti fanno un’eccezione.

Lei è in camera con Lucia Morico di Marotta (Pesaro). Gli appartamenti hanno due stanze da letto. Un palazzo intero di sette piani è occupato dai 347 atleti italiani, a ogni balcone sventola il tricolore. Su uno al terzo piano c’è scritto col pennarello «Fede champion»: è la stanza della nuotatrice Federica Pellegrini.

Più tranquille le judoiste, guidate dal’allenatore Felice Mariani (bronzo a Montreal ’76). Lucia Morico gareggia fra due ore, ma si ferma a parlare con noi come niente fosse, lodando Giulia. Sarà battuta dopo due turni da un ermafrodita brasiliano.

E lei, Giulia, che farà ora? Sorride: «Non lo so. Una ventina giorni di vacanza dai miei al mare. Poi però devo tornare all’Infernetto. Comincia la preparazione per Londra 2012…»
I suoi in pratica non la vedono più da sette anni. «Mia madre non voleva che lasciassi il liceo linguistico per il judo, ma si è ricreduta. Li sento al telefono ogni giorno». Ora tutti la vogliono. Se la contendono i sindaci di Livorno, dov’è nata, e di Rosignano dov’è cresciuta.

«Il giorno della sua vittoria ci siamo alzati prestissimo», racconta papà Fabrizio, «alle cinque eravamo davanti alla tv. Giulia ci ha fatto soffrire quando, in uno degli ultimi incontri, si è fatta male. Mia moglie mi ha stretto forte la mano. Poi però ha vinto e non nascondo di aver pianto».

«Ora l'aspettiamo a casa con la schiacciata del fornaio che le piace tanto, e una bella pasta con le cicale, di quelle che pesca il nonno», aggiunge la mamma. Scoppia di gioia anche il fratello maggiore Manuel, 32 anni: «Ricordo quando aveva cinque anni e la portai con me in palestra. Si appassionò subito, e nostro padre accettò che si allenasse». «Il judo è uno sport stupendo», dice Fabrizio Quintavalle, «ci vogliono preparazione atletica ed equilibrio mentale. Lo consiglio a tutti i genitori che hanno figli piccoli da avviare allo sport».

Mauro Suttora