Oggi, 1 marzo 2006
Un superiore fa capire a un’impiegata che per conservare il posto deve andare a letto con lui. Un venditore fa commenti osceni su alcune clienti con i propri colleghi. La segretaria di uno studio legale viene messa in imbarazzo da avvocati i quali raccontano abitualmente barzellette spinte in sua presenza. Il cassiere di negozio tocca il sedere e il seno di una collega contro la sua volontà. I colleghi di un’operaia la prendono in giro chiamandola con nomi offensivi e allusivi al sesso. I dipendenti di una filiale inseriscono barzellette pornografiche sul bollettino intranet dell’ufficio. Un impiegato invia ai colleghi e-mail contenenti linguaggio erotico.
Sono sette esempi di condanne recenti per «sexual harassment» in California. Ormai negli Stati Uniti le cause per molestie sessuali sul luogo di lavoro intentate ogni anno sono migliaia. E centinaia di aziende vengono condannate anch’esse, assieme al reo, per «omesso controllo». I risarcimenti per danni morali ammontano a milioni di dollari. Così, dall’inizio dell’anno una legge impone che anche in California, come negli stati di Massachusetts, Connecticut e Maine, ogni società con più di cinquanta dipendenti organizzi un corso «antimolestie» di due ore ogni due anni, con frequenza obbligatoria.
Le situazioni citate all’inizio potrebbero essere punite anche in Italia? Oppure negli Stati Uniti va prendendo piede un nuovo puritanesimo che condanna qualsiasi riferimento al sesso? Per capire dove si situa il confine fra comportamenti leciti e approcci vietati, abbiamo interpellato la maggiore esperta americana del campo: Deborah Rhode, docente di diritto all’università di Stanford.
«Salve ragazze!».
«In questo campo non si può mai generalizzare», spiega la professoressa Rhode, «perchè tutto dipende dal contesto. Perfino un saluto apparentemente innocuo come “Hello girls!”, lanciato da un collega al mattino, può essere sanzionabile se l’ambiente di lavoro è carico di tensione, e se viene intenzionalmente rivolto a una dipendente che ha già subito approcci pesanti, se ne è lamentata in privato e poi con una denuncia formale scritta, ma nonostante questo continua a essere presa in giro e trattata come una ragazzina. Immaginiamo per esempio una distinta dirigente di mezza età la quale venga volutamente e ripetutamente equiparata a una “ragazza” che svolge mansioni inferiori da parte di superiori o colleghi: se risulta chiaro l’intento umiliante, può scattare la denuncia».
Molestare in silenzio.
«La maggior parte dei comportamenti punibili si situa in una zona grigia e ambigua. Per esempio, un dirigente può mettere in serio imbarazzo una dipendente anche solo fermandosi con eccessiva insistenza sulla porta della stanza di lei, continuando a osservarla senza un particolare motivo apparente. Il silenzio a volte è peggio delle parole. I tribunali sanzionano questo tipo di invasione della privacy. In alcuni casi ci sono stati richiami a impiegati che alzavano troppo la testa per spiare colleghe avvenenti sedute ignare alla loro scrivania».
Corteggiamento impossibile?
«Il capitolo dei complimenti e degli atti di cavalleria è immenso. Qui la regola generale è: nessun problema se sono graditi, ma semaforo rosso appena viene segnalato fastidio. Il “Come sei bella con questo vestito” può essere allo stesso tempo una semplice cordialità se detto en passant e sorridendo, oppure una simpatica forma di corteggiamento, oppure ancora un’intollerabile cafonata se pronunciata in modo viscido da un collega cui si è rifiutato un appuntamento la sera prima, e che ti blocca in corridoio guardandoti fisso negli occhi con aria viscida... Stesso discorso per le porte che vengono aperte, i regali, gli inviti, le occhiate, i commenti ad alta voce con altri colleghi. Se sono “unwelcome”, non apprezzati, meglio lasciar perdere subito».
Le avances di San Valentino
«Negli Stati Uniti la festa di San Valentino, 14 febbraio, viene festeggiata molto più che in Europa. Questo è l’unico giorno dell’anno in cui la locuzione “ti amo” cambia significato: ne assume uno molto più ampio, fuori da ogni riferimento romantico. In America anche semplici amici si scambiano cartoline di auguri di Valentine, per dirsi semplicemente “ti voglio bene”. Ma se il collega infatuato appicicaticcio, o peggio il dirigente affamato di sesso, approfitta del San Valentino per lanciare avances impensabili negli altri giorni, il comportamento finisce direttamente nel dossier a suo carico. E’ successo in diverse cause». Forse questo è il destino che attende qualche nostro focoso Romeo italiano che si spinge un po’ troppo oltre il mazzetto di mimose con la scusa della festa della Donna l’8 marzo...
Molestie «ambientali».
Susan Bisom-Rapp, docente all’università di San Diego (California) è anch’essa una veterana del diritto anti-molestie: «I tribunali statunitensi distinguono due forme di sexual harassment», spiega: «C’è quello diretto, sessuale, con inviti sia espliciti che impliciti. Ma c’è anche la molestia ambientale sul luogo di lavoro, ovvero una condotta continuata nel tempo che crea una situazione intimidente, ostile e offensiva. Per vincere questo secondo tipo di cause, occorre provare che il comportamento - da parte di una o più persone - è stato grave e pervasivo».
Calendari erotici.
«Per esempio», continua la Bisom-Rapp, «se un collega appende un calendario sconcio sopra la sua scrivania, la sua vicina può chiederne la rimozione. E’ un caso isolato, la responsabilità ricade soltanto sul singolo o sui superiori se non intervengono. Ma se tutti gli uomini di quella stanza o zona dell’open space coltivano pubblicamente le proprie piccole perversioni voyeuristiche, mettendosi ad appendere donne nude dappertutto in evidenza, e l’azienda resta inerte nonostante le sollecitazioni, allora la condanna in giudizio è pressochè sicura. Attenti anche a certi salvaschermo troppo spinti dei computer».
Niente sesso? Non ti promuovo.
«Il campo più delicato è quello delle discriminazioni: come provare di non essere stati promosse o di non avere ottenuto un aumento solo perchè non siamo state abbastanza ‘disponibili’? Come accusare qualche collega di essere la favorita del capo, per poi magari scoprire che non di divano si è trattato, ma di semplice amicizia, o sintonia, oppure anche di patente nepotismo - una parente, o figlia di amici - , cosa censurabile ma che non rientra nelle molestie sessuali indirette? In teoria una collega - anche lei stagista non pagata - di Monica Lewinski avrebbe potuto far causa per danni a Bill Clinton... Ma la giurisprudenza in questo campo è scivolosa. Anche se le vittime indirette di avances sessuali rifiutate (ma accettate da altre) a volte hanno ottenuto somme notevoli».
Presidente licenziato.
Per evitare problemi alcune società americane hanno adottato regole draconiane. L’anno scorso, per esempio, il presidente della Boeing ha dovuto dimettersi perchè aveva osato mettersi con una dipendente, sinceramente innamorata di lui: vietato dalle regole aziendali.
Bimbo di sei anni sospeso.
Il 30 gennaio, a Brockton (Massachusetts), un bambino di prima elementare è stato sospeso da scuola per tre giorni: aveva toccato una compagna di classe fra le cosce. «Stava solo giocando, anche la bimba lo ha toccato», ha protestato la madre, Berthena Dorinvil. Niente da fare: forse ora il ragazzino finirà sul Guinness dei primati come il molestatore sessuale più giovane della storia.
Perfino all’Onu...
Anche le Nazioni Unite hanno avuto problemi negli ultimi mesi: Carina Perelli, la dirigente uruguaiana che ha controllato le elezioni in Iraq, è stata denunciata non per avances dirette, ma per le «molestie ambientali» descritte prima. Solo che a lamentarsene non sono state donne, bensì uomini: perchè la Perelli è gay. Lei ha ribattuto fieramente: «Mi attaccano per invidia e per ragioni politiche: sono solo dei frustrati un po’ incapaci».
Mauro Suttora