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Friday, June 13, 2008

I pirati della strada

Killer della strada, licenza di uccidere

Inchiesta: vittime senza giustizia

Giovani vite spezzate, famiglie distrutte. Chi guida ubriaco o drogato e ammazza rischia oltre 12 anni. Ma quasi sempre se la cava con meno di uno. Ecco perché la strage degli innocenti è una lista che ci fa vergognare. E cresce ogni anno

di Mauro Suttora

Roma, 11 giugno 2008

Quarantuno morti. Una strage. Il trenta per cento in più rispetto allo stesso periodo dell' anno scorso. Tante sono le vittime dei pirati della strada nei primi cinque mesi del 2008. Dieci solo a Roma. Gli ultimi: Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, i fidanzati in scooter uccisi due settimane fa a Roma, sulla Nomentana.
Ma lo scandalo vero sta nel comportamento dei giudici. Fino a due anni fa l' omicidio colposo era punito col carcere da sei mesi a cinque anni. Poi il minimo è stato alzato a due anni per le uccisioni sulla strada. E con le aggravanti si arriverebbe oltre i dodici. "Invece nove volte su dieci i colpevoli se la cavano con pene inferiori all' anno", denuncia Enrico Gelpi, presidente dell' Aci. E spesso, grazie alla condizionale, non passano neanche un giorno in carcere.

Rispetto ai cinquemila morti annui sulle strade italiane, le vittime dei pirati si distinguono perché i loro investitori non si fermano a soccorrerle, spesso in preda ad alcol e droga. Ma "pirati" vengono definiti tutti gli automobilisti che guidano con particolare imprudenza o scelleratezza, fino appunto a provocare l' uccisione di persone innocenti.

L' osservatorio dell' Asaps (Associazione amici Polizia stradale) registra un aumento addirittura dell' 82 per cento di tutti gli episodi di pirateria, che nel 2008 hanno provocato anche 105 feriti. "Sempre più spesso, nell' 85 per cento dei casi, le vittime sono pedoni o ciclisti", avverte Giordano Biserni, presidente dell' Asaps. "Chi li colpisce ha l'auto che marcia ancora, e quindi si può allontanare impunemente, specie di notte. Hanno paura di perdere punti della patente o la patente stessa, o per lo stato di ebbrezza, o perché l' assicurazione è scaduta o falsa".

Unico dato positivo: nei tre quarti dei casi il pirata viene individuato: o immediatamente o nei giorni successivi. L' aggravarsi del fenomeno ha provocato una risposta: nel decreto sulla sicurezza, il governo ha appena aumentato fino a dieci anni la pena massima di carcere per l' omicidio colposo, se il conducente è ubriaco o drogato. "Il problema però", ci spiega l'avvocato Federico Alfredo Bianchi di Roma, "è che nonostante i pirati rischiassero anche prima fino a dodici anni con le aggravanti per omissione di soccorso e altro, inspiegabilmente i giudici comminavano loro quasi sempre il minimo della pena".

Fra patteggiamenti, attenuanti e riti abbreviati, insomma, la giustizia evapora. Perché ? "L' omicidio colposo trova comprensione presso i giudici perché, si dice, può capitare a tutti", spiega Biserni. "Nel senso che tutti guidiamo e quindi potrebbe capitare a ciascuno di noi, per una distrazione, di investire e ammazzare qualcuno".Qui però si ha a che fare non con gente comune, ma con disgraziati che si imbottiscono di droga o alcol e che si lanciano a mo' di roulette russa nella notte per vedere quanti semafori rossi riescono a passare indenni, com' è capitato nell' ultimo caso della via Nomentana.

Perciò, anche prima dell' inasprimento della pena minima, tutto si giocava attorno a queste due parole: "dolo eventuale". "Il pirata non ammazza per semplice colpa", ci dice l'avvocato Bianchi, specializzato nell' assistenza ai parenti delle vittime, "ma mette nel conto di potere uccidere. Quindi il suo non è omicidio colposo, ma doloso". In quasi tutti i casi, però, compreso quello della Nomentana, i magistrati derubricano l' omicidio da doloso a colposo.

Come il 23 aprile 2007, ad Appignano sul Tronto (Ascoli Piceno), quando un furgone guidato da Marco Ahmetovic, nomade ubriaco di 22 anni, investì e uccise quattro ragazzi fra i 16 e i 18 anni. A ottobre l' investitore era già stato scarcerato. Qualcuno gli aveva perfino proposto di esibirsi come modello, vista la "fama" conquistata. Il pm aveva chiesto solo tre anni e tre mesi. Chissà se ha contato la pressione dell' opinione pubblica, ma Ahmetovic è stato condannato a sei anni e sei mesi. Cioè 19 mesi per ogni sua vittima.

Domenica 5 agosto 2007 è morta Giulia Bollo, 21 anni, di Civitavecchia: si è schiantata contro un albero di Guidonia (Roma) su un' auto guidata da un amico 25enne ubriaco e drogato che andava a velocità folle. Dev' essere ancora processato.

Atroce il destino della povera Giovanna Rachele Mazzeo, 26enne siciliana emigrata da Milazzo a Treviso per lavorare al Coin. La sera dello scorso 4 novembre aveva portato il suo cane a fare la pipì sul Terraglio, lo stradone che esce da Treviso verso Venezia. Era sulle strisce pedonali nella frazione Frescada di Preganziol, quando è stata spazzata via da una Citroeen. Il conducente, Francesco Parise, 56 anni, dipendente delle Ferrovie, si è costituito 72 ore dopo. "Ho sentito un botto, avevo visto un cane, non mi sono fermato perché pensavo di aver preso lui", si è giustificato. Sette mesi dopo, è libero e non è stato ancora processato.

Una strage che ha emozionato è stata quella di Fiumicino (Roma) nel febbraio di quest' anno: cinque morti, tutti donne e bambini che aspettavano l' autobus sul bordo di via Geminiano Montanari. Una Fiat Stilo in assetto da corsa guidata dal 21enne Simone Perrini arrivata a velocità folle si è scontrata con un pick up Mitsubishi e ha scagliato un' altra vettura fra la gente, come in un autoscontro. "Non sono un mostro, non sono un assassino, andavo a 90", si scagiona Perrini, che si è fermato a soccorrere le vittime. Assieme a lui è indagato per omicidio colposo plurimo il pizzaiolo Alessandro Cresta.

Pochi giorni dopo, il 17 marzo, è la volta di due giovani turiste irlandesi che stavano attraversando il lungotevere a Roma di fronte a Castel Sant' Angelo per tornare in albergo. Travolte e uccise da una Mercedes guidata da Friedrich Vernarelli, 32enne ubriaco che poi non si ferma e, quando viene arrestato, si rifiuta di sottoporsi al test dell' alcol. Vernarelli è ancora in carcere. Il 28 maggio la procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Ma il suo avvocato ora dice che andava a 85 e non a 120 all' ora, e ha chiesto due perizie: una per stabilire se le due irlandesi stavano attraversando col rosso, e l' altra per capire se avessero bevuto pure loro. Era la festa di San Patrizio, patrono degli irlandesi...

L' 11 aprile a Napoli, nel quartiere Scampia, un ragazzino di 10 anni e la madre sono stati uccisi da un 39enne invalido al 100 per cento per disturbi psichici al quale era stata ritirata la patente. I poliziotti lo hanno salvato dalla folla inferocita che stava per linciarlo.

Poche ore dopo, sempre a Napoli, è stato travolto e ucciso Salvatore Lauretano, operatore Rai, sposato, due figlie, che correva al bordo di una strada fra San Sebastiano e San Giorgio, allenandosi per la maratona. Infine, alla mezzanotte del 22 maggio, l' ultimo episodio della via crucis: i fidanzatini 23enni Flaminia e Alessio falciati sul motorino all' incrocio fra la via Nomentana e viale Regina Margherita a Roma dalla Mercedes di Stefano Lucidi, 33 anni, al quale era già stata tolta la patente. Era lanciato a 90 ed è passato col rosso. "No, andavo a 70 ed era giallo", si è difeso lui.

Mauro Suttora


RIQUADRO:

"Al processo l' assassino di mio figlio mi ha riso in faccia"

Il killer stava per uscire di prigione per decorrenza dei termini, e allora lui per far celebrare finalmente il processo è dovuto andare a incatenarsi davanti al Quirinale. "Ma ricordo che il magistrato quasi sbuffò contro di me, mi disse che era stufo di tutte quelle polemiche". Giovanni Delle Cave, ristoratore di Latina, ha perso il figlio 22enne Eros otto anni fa: "Passeggiava sul lungomare di Latina verso mezzanotte, era estate. Improvvisamente un' auto con a bordo cinque russi ubriachi si è abbattuta su di lui e i suoi amici. Sono morti in due, un terzo è stato spinto in un fosso accanto alla strada. Naturalmente i russi sono scappati".

Dopo sei mesi il processo non era stato ancora fatto, e il signor Delle Cave ha dovuto sollecitarlo con modi clamorosi. "Quando l' assassino di mio figlio è stato condannato a due anni e all' espulsione, si è voltato verso di me e mi ha riso in faccia. Non dimenticherò mai quel momento. Anche perché adesso lo vedo che scorrazza sempre beato in zona. Altro che espulsione !". Da allora Giovanni Delle Cave si batte per le vittime dei pirati. Ha fondato assieme all' avvocato di Roma Federico Alfredo Bianchi l' Associazione europea familiari delle vittime della strada, di cui è vicepresidente. La presidente è Lilia Gaviani Dellamore di Cesena. Sul sito internet c' è il resoconto della loro attività.

Delle Cave pochi giorni fa era di nuovo davanti al Quirinale con uno striscione di protesta. Oltre al danno, la beffa: "Dopo otto anni non abbiamo ricevuto ancora un centesimo di risarcimento. Ovviamente il tagliando dell' assicurazione del russo era falso, ma c' è un fondo per le vittime. A mia moglie hanno "misurato" il dolore per la morte del figlio, domandandole per quanto tempo non era venuta a lavorare nel ristorante".
M.S.