di Mauro Suttora
9 aprile 2022
Alessandra Zenarola ha una scrittura sensoriale: leggendola si sentono odori, sapori, rumori. Attraverso le sue parole si vedono e si toccano cose, persone, paesaggi.
Nel suo bellissimo libro 'Nuvole sul Mekong' (ed. Tabula Fati, 2021) racconta viaggi in cinque Paesi: Cipro, Israele, Malesia, Thailandia e Vietnam. Quasi sempre assieme a un uomo piuttosto misterioso: "La nostra storia è caotica, imprecisa, si svuota e si riempie con la velocità di una barca con un buco sul fondo". L'impressione è che quando tornano in Italia si dicano sbrigativamente 'ciao ciao', come nella canzone di Sanremo, fino al viaggio successivo.
Ad Alessandra piacciono posti "trascurati e privi delle attrattive della modernità. Ai miei occhi emanano un fascino irresistibile".
Per esempio, il minimarket di un villaggio nella Cipro turca "che non esiste sulle carte geografiche": "Nel supermercato fa più caldo che fuori, l'aria è smossa da pale sul soffitto ma è aria torrida. La merce è esposta senza criterio, ciabatte accanto alle uova, l'aranciata vicino allo shampoo. Da ganci piantati sul soffitto penzolano polli così piatti che sembrano li abbiano passati sotto un rullo compressore".
È la vita vera del terzo mondo che la maggior parte dei turisti a pacchetto assaggia solo durante le pochissime ore di libertà concesse nei dintorni dei resort.
"Appena si aprono le porte dell'aereo vengo investita dall'odore inconfondibile della Thailandia, che esiste solo lì ed è diverso da tutti gli altri odori nel resto dell'universo. Di benzina, di incenso, di sterpaglie bruciate, un miasma agrodolce che aderisce come colla agli abiti e ai capelli".
Con l'acribia di un'entomologa, Zenarola descrive bimbi vietnamiti "grossi e rotondi. Non so se siano il nuovo benessere o gli omogeneizzati rinforzati, ma certi neonati sembrano manzetti al pascolo. Gonfi, più che paciocconi".
Sempre a Saigon si concede "una cena in un locale sulla riva del fiume con i camerieri cerimoniosi e il vino nel secchiello del ghiaccio, le candele e la luna che sparisce dietro alle nuvole. Ma ho già nostalgia dei vicoli della vecchia Saigon e dell'osteria casalinga con la cameriera che serve in tavola e intanto chatta sullo smartphone".
Perché Alessandra è così attratta dai vicoli cenciosi? "Un uomo dorme con la testa appoggiata sopra un tavolino pieno di piatti con residui di cibo. Due bambini in mutandine tormentano un gatto che si è accoccolato dentro un vaso. Altri abitanti accovacciati sull'uscio delle case ci guardano con occhi spenti. Domattina ci offriranno frutta fresca, un taglio di capelli o una batteria usata per la Nikon". Sembrano le parole di una canzone di Leonard Cohen.
Ad Ao Nang (Thailandia) "esplode un temporale spaventoso. Non ho mai visto il cielo tingersi di verde, un verde acquoso rigato di lampi arancioni. Fa impressione, è un'immagine abbacinante. Le stradine del villaggio si allagano in pochi minuti. Una bambina in piedi dentro una pozzanghera abbassa le mutandine e fa la pipì, poi le tira su e saltella nell'acqua sporca. Cartelli e merce dei negozi rotolano sui marciapiedi, i gazebo si rovesciano. Dal nulla compare un venditore di ombrelli, ma quando gli passo la banconota da 50 bath e afferro l'ombrello, l'acquazzone è già finito".
La magica aria thailandese: "Toglie il fiato, ha un potere inebriante. Spegne l'energia e lascia intatti solo i desideri".
Malesia: "Il cameriere birmano ti parla in veneto perché ogni capodanno Koh Lipe è invasa da vicentini e padovani".
Il radar di Zenarola capta i casi strani. La padrona di un'osteria "ha l'aria stanca e un occhio appannato dal glaucoma. Dietro a lei arrivano due ragazzetti che apparecchiano il nostro tavolino con tovaglie di carta e posate colore ciclamino".
Non tutto è poeticamente squallido, però: a Cipro Nord "Il sole si assottiglia fino a diventare una lamina color albicocca e tra i cespugli si intravedono spicchi di mare".
È anche un libro autoironico: "Ho mal di stomaco, colpa dei vostri liquori sturalavandini", si lamenta Alessandra in una farmacia turcocipriota di Girne. Unico suo vizio capitale: collezionare magneti per il frigorifero.
Ed è la prima volta dopo mezzo secolo che leggo la parola 'shake': in un resort israeliano sul mar Morto "mi avvio al night e ballo uno shake anni '60 in mezzo a giovani americani, oppressa da un vago sentore di ridicolo. Il loro accompagnatore col mitra alla cintola beve acqua tonica al bancone, i liceali si stanno sbronzando con cocktail colorati".