DI FRANCISCA: LE VITTORIE E I SEGRETI DELLA NOSTRA DOPPIA MEDAGLIA D'ORO OLIMPICA
dal nostro inviato a Londra Mauro Suttora
Oggi, 6 agosto 2012
La scena più bella delle Olimpiadi italiane, finora, è quella delle fiorettiste che si abbracciano felici dopo l'oro a squadre. Altro che sorde rivalità fra Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca e Arianna Errigo. Le nostre tre moschettiere hanno dimostrato ai loro colleghi del nuoto, intenti a polemizzare fra loro dopo aver perso tutto, che l'unione fa la forza e l'impegno silenzioso paga.
"Non voglio diventare famosa". Elisa Di Francisca, doppio oro (singolo e a squadre) dice le stesse parole di Daniele Molmenti, trionfatore nella canoa: "Non voglio diventare famoso". E perché? Con la fama arrivano i soldi. E Dio solo sa se la scherma, sport minore, ha bisogno di finanziamenti.
Ma Elisa, cavalla pazza, rilutta di fronte al successo. Si nasconde ai giornalisti, preferisce festeggiare i trionfi di Londra con papà Ermanno, mamma Ombretta, la sorella Martina e il fratello Michele (anche loro schermidori), tutti a Londra.
Dovevate vederla la sera delle vittorie, quando gli atleti medagliati vanno per le celebrazioni a Casa Italia del Coni, proprio accanto a Westminster. Tutte le telecamere e i fotografi addosso alla Vezzali, abituata alla ribalta. Lei se ne stava in disparte, e dopo le (poche) interviste correva su, al tavolo famigliare.
Non che sia timida. Anzi: "Solo da poco ho imparato a controllarmi, a non mandare a quel paese gli arbitri quando mi danno torto, a frenare la lingua per non dire cose spiacevoli".
E allora? Perché non diventare una perfetta macchina mediatica, come Valentina o Federica Pellegrini? "Non m'interessa entrare in quei meccanismi. Meglio non essere riconosciute per strada. Certo che mi fa piacere. Ma preferisco starmene tranquilla. A me piace lo sport. E in ottobre andrò per un mese ad assistere bambini in Africa con una ong. Voglio rendermi conto della vera realtà del mondo".
A 29 anni, Elisa si è sfidanzata. Non è una notizia: capita in media ogni due anni. "Sì, sono libera. Cerco l'amore grande. Ricco o povero, scemo o genio, non importa. Però non mi accontento". Fuma (anche fra le gare), beve ("il vino dei nostri castelli di Jesi"), fa l'amore ("tutte le posizioni del kamasutra, pure prima delle gare. Perché no, mica fa male").
Ma, aspiranti fidanzati, siete avvertiti: la Di Francisca, proprio come la Vezzali, ha un carattere piuttosto forte. Per metà è marchigiana, e questo basta a renderla tosta. In più, suo padre siciliano (arrivato bimbo ad Ancona) aveva una mamma greca. Fate voi.
Prima di morire il leggendario maestro Ezio Triccoli, che ha creato a Jesi quattro oro olimpionici (Stefano Cerioni, oggi c.t. della nazionale, a Seul 1988, Giovanna Trillini, la Vezzali e ora Elisa) le predisse il podio più alto. Lei aveva solo 13 anni. A 18, dopo la maturità magistrale (oggi su dice "psicopedagogica") mollò tutto a causa di un fidanzato geloso. Due anni dopo ricominciò.
La vita di Elisa è cominciata presto: a 18 anni già fuori di casa. Il contrario della bambocciona. Per mantenersi ha fatto la cameriera, visto che le stoccate non danno pane. Anche sua sorella e suo fratello lavorano nei locali di Jesi, che a lei piace bazzicare di sera.
Già, Jesi: è incredibile che un paese di 40mila abitanti domini la scherma mondiale da tanto tempo, inesauribile. Elisa e Valentina s'incontrano in palestra ogni giorno da vent'anni. E in gara nei week-end da dieci. "Non è vero che non ci amiamo. Semplicemente, non ci frequentiamo perché abbiamo otto anni di differenza: lei è una donna sposata con un figlio, mentre io faccio una vita diversa".
Arianna è la più giovane: 24 anni. E, venendo da Monza, ha infranto il monopolio di Jesi nel fioretto femminile. "Per fortuna ha battuto lei Valentina nella semifinale individuale", conclude Elisa, "prima di farsi battere da me in finale. Sennò ricominciava sta storia della rivalità fra noi jesine".
Dovrà tornare, la delegazione di cinesi a Jesi. Erano venuti per studiare scientificamente i motivi della sua supremazia nel fioretto mondiale. Non li hanno scoperti. Quindi non potranno copiarli. Fino a Rio 2016 possiamo restare tranquilli.
Mauro Suttora
1 comment:
Conobbi il padre di Molmenti, Ubaldo, parecchi anni fa. Bazzicava nel Nuovo Psi.
Ogni tanto si usciva a bere qualcosa e a parlare di politica. Poi ci siamo persi e mi è tornato in mente dopo la vittoria di suoi figlio.
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