Friday, October 28, 2005

Lapo Elkann Agnelli

ECCO COME SI DISINTOSSICA IN ARIZONA

Oggi, mercoledi 26 ottobre 2005

Wickenburg (Stati Uniti), ottobre
Sarà un ex colonnello pilota militare dell'Air Force, l'aeronautica americana, a tirar fuori Lapo Elkann dalla droga? Pat Mellody, 72 anni, è un personaggio qui a Wickenburg. Siamo nel deserto dell'Arizona, cento chilometri a nord-ovest e un'ora di auto da Phoenix. Ma ai vip con l'aereo privato questo paesino di seimila abitanti offre anche un aeroporto. Vegetazione principale: i saguari, gli alti cactus a ipsilon tipici dei film sul Far West e dei cartoni animati di Gatto Silvestro. Dopo il paese, si imbocca la statale 93 fino ad arrivare in un posto incantevole, con vista mozzafiato sulla valle del fiume indiano Hassayampa e i monti Bradshaw.

Qui c'è il centro di recupero The Meadows (I Prati), fondato da Mellody 27 anni fa. Era un ranch, lo Slash Bar K, dove i turisti giocavano a fare i cowboy con i cavalli e il lazo. «Ma oggi Mellody è diventato il terzo datore di lavoro a Wickenburg», dicono in paese. Al primo posto c'è un'altra comunità, il Remuda Ranch, riservato ad anoressiche e bulimiche. Al secondo c'è la scuola. E al terzo ecco il rehab (centro di riabilitazione) più famoso del mondo, a causa dei famosi che ci arrivano da ogni parte del globo. L'ultima, la modella cocainomane inglese Kate Moss, sta per uscire dai Meadows. C'è arrivata alla fine di settembre, e sta completando i 35 giorni del programma. Stessa sorte attenderebbe Lapo.

Negli Stati Uniti i tossicodipendenti non restano in comunità per anni, come in Italia. I percorsi di riabilitazione sono molto più veloci e costosi. Quello dei Meadows viene mille dollari al giorno, più annessi e connessi (spese alberghiere, farmaci, eventuali cure supplementari). Il totale giornaliero raggiunge a volte anche i 3.000 dollari. I posti sono solo settanta, ci sono piscina e campi da tennis. Viene trattato ogni tipo di dipendenza: non solo da cocaina ed eroina, ma anche da alcol, sesso, gioco d'azzardo. Multi-disorder facility, la chiamano: struttura per vari disordini.

Massimo riserbo, ovviamente, sui clienti. No comment totale su nomi, arrivi, partenze. Ma di se stesso Mellody racconta qualcosa: «Sono cresciuto ad Akron, nell'Ohio, proprio la città dov'è nata la Alcolisti Anonimi. Mio padre partecipò a uno dei primi programmi». Poi, durante la guerra del Vietnam, l'incarico di curare i soldati reduci dalla jungla che si aggrappavano a sostanze di ogni tipo. Infine, l'arrivo in Arizona per gestire Meadows. Ne prende presto il controllo con i suoi programmi che sono un misto di saggezza Zen, New Age e buon senso californiano. Incontra la moglie Pia, infermiera, ex alcolista pure lei, e autrice di quattro libri sul loro metodo in dodici stadi per affrontare le varie dipendenze.

Ogni anno quasi duemila tossici vengono curati a Wickenburg dentro a cinque centri. In paese non sono granché fieri di questo record, preferiscono parlare invece dei 22 mila turisti che nel 2004 hanno visitato i sette ranch dei cowboy sopravvissuti. Ma il calcolo della convenienza è presto fatto: i turisti pagano 100-200 dollari al giorno, i tossici dieci volte tanto. Ormai l'economia del paese è stata essa stessa drogata da questo viavai di celeb rehab. Non molto lontano da Wickenburg c'è Sedona, un'altra piccola «capitale mondiale» dell'anti-vizio e famoso centro del New Age dove ex hippies sono in perenne ricerca di «energie positive».

Lapo è solo l'ultimo dei vip segnalati qui per i motivi più diversi. Nei Meadows, per esempio, è venuta l'anno scorso la modella Elle Macpherson a curare la depressione post-parto che l'ha fatta divorziare dal marito. L'ex marito di Halle Berry, Eric Benet, ha affrontato la sua mania per il sesso e l'incapacità di restare fedele. E poi AJ McLean, uno dei Backstreet Boys, la moglie del senatore George McCain, il figlio del cantante Rod Stewart, il calciatore Paul Gascoigne, una cantante delle Atomic Kitten. Schiava della polvere bianca era pure Whitney Houston, mentre il chitarrista dei Rolling Stones, Ron Wood, si è asciugato dalla bottiglia.

Dentro, perfino una droga blandissima come il caffè è vietata. Qui Lapo Elkann non potrà telefonare, né fumare. Mangerà cibi senza zucchero, e tante fibre. La sua sveglia suonerà alle sei del mattino, andrà a nanna entro le dieci. E dovrà rifarsi il letto. Non riceverà le visite di amici né di parenti strettissimi. Saranno ammesse solo alla domenica verso la fine delle cinque settimane. La sua terapia prevede anche sessioni di gruppo «per condividere e smaltire il dolore» e pittura per rilassarsi (consigliati gli autoritratti, per riacquistare stima in se stessi). Non mancano agopuntura, yoga, t'ai chi, stretching. Una squadra multidisciplinare di psichiatri, psicologi e infermiere segue costantemente ogni malato, uno per uno. Se fanno i bravi, i pazienti vengono ricompensati con una notte nel deserto assieme a un indiano Navajo, il quale a un certo punto agita una penna bianca in aria per simboleggiare l'espulsione del «bagaglio emozionale».

Con le dimissioni dalla clinica la cura non finisce. Come nelle università, infatti, i «laureati» di Meadows vengono caldamente sollecitati a rimanere «alunni», ex allievi in contatto fra loro nelle città di origine. Un po' per non ricaderci, un po' per offrire reti di protezione ai nuovi arrivati. Il motto di Meadows è: «Where recovery becomes reality», dove il recupero diventa realtà. Non ci resta che augurare anche a Lapo che la guarigione diventi realtà.

Mauro Suttora

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