Oggi, 14 settembre 2005
NELLA GUERRA DEI GRATTACIELI IVANA VOLA PIU' IN ALTO DI DONALD
L'ex signora Trump costruira' a Las Vegas una megatorre per vip
Con ottanta piani sara' il palazzo dei record nella capitale americana del gioco, e superera' anche la Trump International Tower dell'ex marito. Pronto nel 2008, avra' 943 appartamenti extralusso
Il bidet c’è soltanto nelle suites più spaziose: Nizza, Positano e Amalfi. Perchè nei Paesi anglosassoni non si usa, è considerato un’eccentricità un po’ ambigua e decadente dell’Europa continentale. Quindi anche nel nuovo grattacielo Trump a Las Vegas, che sarà pronto alla fine del 2008, la maggior parte dei bagni ne sarà sprovvista. Per il resto, però, gli ottanta piani di quello che si annuncia come il palazzo più alto nella capitale del gioco statunitense verranno arredati lussuosamente: rubinetti dorati, vetrate con viste mozzafiato, rifiniture in legno pregiato. Com’è tipico dello stile Trump, rutilante fino all’eccesso.
Solo che questa volta a costruirlo non sarà il miliardario Donald Trump. E’ infatti scesa in campo Ivana, la sua ex moglie cecoslovacca 56enne, che debutta firmando il suo primo grattacielo. I 943 appartamenti sono già in vendita, sotto lo slogan ambivalente “Size matters” (“La misura conta”). Faranno concorrenza ai 64 piani di un’altra torre, la Trump International Tower, questa tirata su dal Donald originale. Il quale non è per nulla contento dello scherzetto giocatogli dalla sua ex: un po’ perchè ha invaso il suo campo di specializzazione, ma soprattutto per lo schiaffo dei sedici piani in più.
«Sono due progetti diversi, non paragonabili», attacca lui. «Il mio è in centro, proprio nel cuore di Las Vegas, vicino al nuovissimo casinò appena aperto da Steve Wynn. Ho già venduto in anticipo tutti i miei 1.268 appartamenti, con anticipi del dieci per cento sui prezzi, che vanno dagli 800 mila agli otto milioni di dollari l’uno. Il palazzo di Ivana invece è troppo a nord, alla fine della Strip, in quello che una volta era il centro di Vegas, ma che ora è diventato periferia».
Anche Ivana, però, sembra avere successo. Il suo socio Victor Altomare assicura di avere già venduto la metà degli appartamenti, che hanno un ventaglio più ampio di prezzi: dal mezzo milione di dollari per i monolocali, ai 35 milioni del superattico. E la pubblicità è appena iniziata. Come anticipo, tuttavia, lei si accontenta di appena diecimila dollari per unità. In ogni caso, sarà un progetto colossale: i soli costi di costruzione si aggirano intorno ai 500 milioni di dollari. A quanto ammonta la quota di Ivana, non è dato sapere. Ma quel che conta è che sul grattacielo ci sia la sua firma, con la sottolineatura in color rosa rossetto che è il simbolo degli altri suoi prodotti: profumi, vestiti, accessori.
Ivana conservò il diritto all’uso del cognome Trump quando si separò nel 1992, dopo quindici anni di matrimonio e tre figli. Si fece liquidare con 25 milioni di dollari: allora fu il divorzio più costoso della storia, dopo quello di
Steven Spielberg. Per questo oggi la bionda signora può tranquillamente rispondere, all’ex marito il quale insinua il sospetto che Ivana si faccia usare dai costruttori per il suo cognome: «Sono contenta che Donald si preoccupi per me, ma non sono proprio il tipo di persona che si fa usare...»
Ivana divide il proprio tempo fra le magioni a New York, Londra e Saint Tropez e il suo yacht. E’ attratta dagli uomini italiani: tutti i partner con cui si è accompagnata dopo il divorzio sono nostri connazionali. Prima Riccardo
Mazzucchelli, sposato in un albergo di New York alla fine del ‘95 e lasciato ventidue mesi dopo. Poi il principe Roffredo Gaetani di Laurenzana dell’Aquila Lovatelli d’Aragona, concessionario Ferrari a New York incontrato al ballo della Croce Rossa a Montecarlo. Infine, da tre anni e mezzo, il trentenne romano Rossano Rubicondi.
Nel frattempo, l’ex signora Trump si è costruita un proprio piccolo impero economico, Ivana Inc., che fattura 50 milioni di dollari l’anno e vende vestiti col marchio House of Ivana. Approdata a Capri, si è fatta conquistare dai
cameo dell’antica ditta Scognamiglio di Torre del Greco e ora li vende sul suo sito internet. Con l’aiuto di un ghost writer ha scritto tre libri: due romanzi e la guida per le prime mogli The Best Has Yet To Come (Il Meglio deve Ancora Venire), con il sottotitolo Come affrontare il divorzio e godersi di nuovo la vita. Tiene conferenze per signore separate in tutti gli Stati Uniti, è in prima fila alle sfilate di moda a Parigi e New York, risponde ai lettori di un settimanale di gossip, frequenta il festival di Cannes e ora - dopo il mattone - vuole sfidare l’ex marito anche in campo televisivo: è pronto per lei l’ennesimo reality show, Ivana Young Man.
Donald Trump ha avuto un grande successo nelle ultime due stagioni con il reality L’Apprendista, in cui ogni settimana elimina senza pietà un giovane aspirante businessman: «You are fired!», sei licenziato, è lo slogan ormai trasformatosi in tormentone, che Donald ha perfino appeso su un lenzuolo appeso alla facciata del suo grattacielo più famoso, la Trump Tower della Quinta Avenue a Manhattan. Dopo aver divorziato dalla seconda moglie Marla Maples a gennaio si è sposato per la terza volta, con la modella slovena Melania Knauss.
«Le donne sono come le bustine di the», recita una delle frasi preferite di Ivana, «non ti accorgi mai di quanto sono forti finchè non entrano nell’acqua bollente». Per lei ora la sfida è rappresentata da quel grattacielo di Las
Vegas, la città che si sta espandendo più velocemente negli Stati Uniti assieme a Phoenix in Arizona e a Naples in Florida, anch’esse nella «cintura del sole» che attrae i ricchi pensionati. «Ivana manhattanizzerà Las Vegas», urlano i titoli dei giornali, riferendosi all’altezza del suo palazzo. Sarà in buona compagnia: sono addirittura un centinaio i grattacieli attualmente in progetto nella capitale del poker, con seimila appartamenti già in vendita e prenotazioni
per altri dodicimila. Finora lei aveva pubblicizzato un resort di lusso in Australia e il condominio Bentley Bay Miami, ma non si era mai spinta fino a battezzare con il proprio nome un intero palazzo.
L’abbiamo incontrata al Fizz di New York, il club privato più chic del momento dove ha dato il via alla campagna marketing per il suo grattacielo grigio-rosa. «Parecchi italiani hanno già prenotato», dice sorridendo, a noi e alla folla di fotografi che ci assedia. I suoi tre figli ormai sono grandi, Ivanka è anch’essa entrata nel jet set dei «figli di», come l’ereditiera Paris Hilton, «famosi solo per essere famosi».
Lei, emigrata prima in Canada e poi negli Usa dai poveri monti Tatra boemi, si è arrampicata e ce l’ha fatta, prima grazie a quel cognome, poi per merito della propria intraprendenza. E ora la sfida passa nel campo del cemento armato. «Voglio bene a Donald, lo considero ancora parte della mia famiglia», giura lei. Le crediamo, anche perchè in tanti anni assieme sicuramente si è rinforzata anche con qualche tondino d’acciaio. Lui l’aveva messa a capo del leggendario hotel Plaza subito dopo averlo acquistato. E lei ha imparato (troppo bene) la lezione.
Mauro Suttora
6 comments:
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