Un giornalista di "Oggi" ha fatto la comparsa nell' ultimo film di Nicole
Sveglia alle 5, appuntamento al Palazzo dell'Onu. L'attesa, poi il ciak come attori veri. "Ma, alla fine, sono stato pagato meno di una colf". Cronaca di una giornata sul set di "The Interpreter" con la sex symbol
di Mauro Suttora
Oggi, 12 maggio 2004
New York (Stati Uniti). L'e mail dell'agenzia di casting arriva sul mio computer giovedì: "Cerchiamo 600 comparse per The Interpreter, una domenica di lavoro". Orario e indirizzo: sei del mattino, 44a Strada di Manhattan. A due isolati dal Palazzo di vetro dell'Onu, che per la prima volta nella storia ha concesso al famoso regista Sydney Pollack (I tre giorni del Condor, Tootsie, premio Oscar per La mia Africa) il permesso di girare un film nei propri locali.
Protagonisti Nicole Kidman (nella parte di un'interprete) e Sean Penn (agente segreto), ovvero i due attori più importanti del momento: lei Oscar nel 2003, lui premiato quest'anno. Gli unici due attori appena inseriti dal settimanale Time nella lista delle cento persone più potenti del pianeta. Poiché l'Onu continua a funzionare, le riprese avvengono solo nei week end. I giornali già annunciano The Interpreter come uno dei successi della prossima stagione.
Mi sveglio alle cinque, pioviggina. È buio, arrivo in un palazzo cadente d'inizio secolo. Sulla scala si affollano centinaia di comparse di ogni età, prevalentemente di colore. Riempiamo un modulo, la costumista ci controlla uno a uno. L'attesa è interminabile: finalmente verso le undici ci portano a piedi nella piazza di fronte all'Onu. Lì ci sono Sydney Pollack e i suoi assistenti. Non piove più: ci danno cartelli e striscioni inneggianti a un inesistente Paese africano.
Ecco Sean Penn, si piazza dietro a un cordone di poliziotti (attori pure loro), l'aiuto regista ci raccomanda di non guardarlo quando gli passiamo vicino. Ripetiamo la scena solo due volte ("Dovete sembrare più arrabbiati!"), poi rientriamo nel nostro ex magazzino. Ci offrono un panino al tacchino come pranzo. Fortunatamente ho portato un libro per ammazzare il tempo.
Alle quattro veniamo riconvocati per un'altra scena, vedo la Kidman allontanarsi veloce. È alta e bellissima, ma con la testa troppo grande rispetto al corpo sottile: sembra E.T. Alcuni turisti, delusi perché l'Onu è chiuso, ci scambiano per dimostranti veri. Vengo selezionato per fare un passante che rifiuta i volantini dei dimostranti. Alle sei tutto finisce, poi però c'è un'altra ora di coda per consegnare i moduli.
Dopo due settimane mi arriva il pagamento: 75 dollari lordi, tolte le tasse e il 10 per cento all'agenzia, sono 55 dollari per tredici ore di "lavoro". La Kidman e Penn da soli guadagnano in un giorno dieci volte più di tutti noi 600 comparse messe assieme. Che per vantarsi di aver recitato con Nicole ci siamo accontentati di quattro dollari all'ora. La mia domestica ne prende quindici.