dal nostro inviato Mauro Suttora
settimanale Oggi
Porto Cervo (Sassari), 19 giugno 2002
Sarà un’estate da record. Dopo l’11 settembre, i ricchi europei e quelli americani non hanno molta voglia di avventurarsi in Paesi esotici o islamici. Quindi ripiegheranno sulle mete classiche del jet set mediterraneo: Marbella, Costa Azzurra e Costa Smeralda. Così la Sardegna supererà ancora una volta le presenze record raggiunte l’anno scorso, grazie al suo mare impareggiabile. E Porto Cervo e Porto Rotondo ridiventeranno caput mundi: da Naomi Campbell allo yacht di Valentino, da quelli degli sceicchi alla nave rompighiaccio di Carlo De Benedetti e alle ville di Silvio Berlusconi.
Le quotazioni sono già al rialzo: «Ville che nel 2001 abbiamo affittato per 30 milioni di vecchie lire in agosto, quest’anno sono andate via per 50 in luglio», rivela un agente immobiliare di Olbia. E per i ricchi & famosi è pronto anche il nuovo aeroporto Costa Smeralda, ingrandito e impreziosito, che il frenetico andirivieni di velivoli privati trasforma in agosto nel terzo scalo d’Italia. Anche gli alberghi cinque stelle lusso, i mitici Cala di Volpe e Pitrizza, Cervo e Romazzino, saranno affollati, con le camere da mille euro a notte e le suites da 14 mila euro prenotate un anno per l’altro.
La crisi di Manhattan ha però colpito i padroni di questi alberghi: il gruppo statunitense Starwood, che ha chiuso il 2001 con un indebitamento di 5 milioni di dollari (su un patrimonio di 16) e un utile netto in calo del 25 per cento. Dopo la strage delle Torri Gemelle, l’occupazione media delle sue camere era scesa al 19 per cento, e il titolo era precipitato in Borsa da 40 a 18 dollari. Ora le cose vanno meglio, la quotazione è risalita, ma per la Starwood resta la necessità di alleggerirsi di qualcuno dei suoi 750 hotel sparsi nel mondo.
In prima fila, nel pacchetto in vendita, brillano i 25 gioielli ex Ciga (Compagnia italiana grandi alberghi), la catena fondata un secolo fa dal veneziano Giuseppe Volpi, poi nominato da Mussolini governatore della Libia, ministro delle Finanze e conte di Misurata. Dopo essere passata per le ambigue mani dei finanzieri Michele Sindona e Orazio Bagnasco, la Ciga aveva trovato una nuova vita grazie al principe Aga Khan. L’inventore (40 anni fa) di Porto Cervo aveva fatto disegnare i nuovi hotel dai migliori architetti: Luigi Vietti il Cervo e il Pitrizza, Jacques Couelle il Cala di Volpe, Michele Busiri Vici il Romazzino.
Per trent’anni la Costa Smeralda è rimasta il rifugio del jet set più esclusivo del mondo: cantanti come i Beatles, reali come la principessa Margaret d’Inghilterra, attrici come Florinda Bolkan, miliardari come i Guinness della birra, sceicchi come Yamani, banchieri del Nord-Europa, industriali italiani come Merloni (lavatrici Ariston) o Mentasti (acque minerali San Pellegrino).
Poi, negli Anni Novanta, la Costa si è un po’ «imbastardita»: sono arrivati calciatori, soubrettes, pin-up, arricchiti russi, Umberto Smaila, Flavio Briatore. Lo chic si è affievolito, però il glamour è rimasto intatto. Anzi, presso le grandi masse è aumentato. Ma l’Aga Khan, irritato perché la regione Sardegna gli aveva bloccato nuovi piani di costruzione, otto anni fa ha venduto tutti gli alberghi più 2.400 ettari di terreni, la Marina di Porto Cervo e il Golf del Pevero alla multinazionale statunitense Sheraton. Questa ha poi passato la mano alla Star- wood. Al principe ismailita è rimasto soltanto lo Yacht Club di Porto Cervo e l’80 per cento della compagnia aerea Meridiana, che esercita il quasi monopolio sui voli da Olbia.
Così, adesso tutto questo bendidio è di nuovo in vendita. Gli americani conserveranno soltanto la gestione in affitto ultradecennale degli alberghi. Il prezzo dell’intero pacchetto è valutato due miliardi di euro (4 mila miliardi di vecchie lire). Oltre alle proprietà sarde, ci sono dentro i 25 alberghi di lusso della catena ex Ciga, dal St. Regis di Roma ai Danieli e Gritti di Venezia, dai milanesi Principe di Savoia e Diana al fiorentino Grand Hotel. Ma il cuore più appetitoso dell’offerta sono, evidentemente, i cinquanta chilometri della Costa Smeralda.
I pretendenti sono molti. In prima fila due quasi coetanei: il miliardario libanese-americano Thomas Barrack, 53 anni, e il nostro Marco Tronchetti Provera, 54, padrone di Pirelli e Telecom, nonchè marito di Afef. Barrack è un californiano di genitori libanesi e religione cristiano-maronita. Due mesi fa è volato in Sardegna sul suo jet executive Falcon 900 e ha incontrato il presidente della Regione Mauro Pili, di Forza Italia. Finora le autorità regionali hanno proibito di costruire nell’ultima parte intatta della Costa Smeralda, la zona sud, fra Portisco e Cala di Volpe: quel Master Plan che, a seconda dei punti di vista, «valorizzerebbe» o «coprirebbe di cemento» l’area ancora vergine di Razza di Juncu. Il progetto prevede cinque nuovi hotel di lusso, due campi da golf e trenta ville. Barrack vorrebbe aggiungerci addirittura un autodromo e un ippodromo.
I piani degli speculatori si sono finora infranti davanti alla legge regionale che impedisce di costruire a meno di trecento metri dalla spiaggia: solo grazie a questo vincolo le coste della Sardegna si sono parzialmente salvate. Ma è anche vero che fino a oggi la Costa Smeralda, grazie al buongusto dell’Aga Khan, non è stata sfregiata da obbrobri urbanistici come nelle vicine Palau, Cugnana o Poltu Quatu: i miliardari possono anche permettersi di non eccedere in cubature, e di circondare le proprie ville di verde.
Nella speranza di vederlo approvato, la Starwood ha già ridimensionato il Master Plan: i metri cubi sono diminuiti da 2,5 a 1,7 milioni, e gli alberghi ne rappresentano ora il 40 per cento invece dell’originario 20 per cento. Le autorità sarde, infatti, vedono con più favore gli alberghi rispetto alle seconde case e ai residence, perché con i primi si crea più occupazione. Ma finora l’OK non è arrivato, e quindi il valore di quesi 2.400 ettari è assai incerto: quasi zero se l’area rimane inedificabile, platino se arrivano le ruspe.
L’americano Barrack ha un patrimonio personale di otto miliardi di dollari, con catene di alberghi e casinò in Canada, Stati Uniti e Francia. Cinque anni fa aveva comprato per quattro miliardi e mezzo di lire un terreno di 32 ettari a Porto Rotondo, per costruirci due hotel lusso e un golf. Ma il vicino di casa si chiama Silvio Berlusconi, e l’idea di un’invasione di turisti e golfisti lo ha fatto orripilare. Così il premier, qualche mese fa, ha sborsato sei miliardi a Barrack per quel terreno.
Se i buoni rapporti con Berlusconi favoriscono lo statunitense Barrack, gli altri pretendenti alla Costa Smeralda non sono da meno. Tronchetti Provera, infatti, è diventato negli ultimi anni anche un grosso proprietario immobiliare, e proprio in questi giorni sta quotando in Borsa la sua società Pirelli Real Estate, che possiede, fra gli altri, i prestigiosi palazzi del Corriere della Sera in via Solferino e della Rizzoli a Milano (dove c’è la redazione di Oggi). In Sardegna la Pirelli ha già comprato da Paolo Berlusconi la Costa Turchese, progetto di villaggio a sud di Olbia. Tronchetti, però, non vuole lasciare completamente la gestione degli alberghi alla Starwood.
Anche se le trattative sono segrete e gli interessati non fanno trapelare alcunché, pare siano coinvolti anche Diego Della Valle (l’industriale delle scarpe Tod’s), il costruttore-editore sardo Sergio Zuncheddu (proprietario del principale quotidiano dell’isola, L’Unione Sarda), i fratelli Molinas (re dei tappi di sughero e acquirenti di altri due gioielli della Costa, gli alberghi Sporting di Porto Rotondo e Petra Bianca), i Fratini di Firenze (jeans Rifle) e il veneto Leonardo Del Vecchio (occhiali Luxottica e Rayban).
Chi riuscirà, allora, a comprarsi la Costa Smeralda, il più bel gioiello del Mediterraneo? E, soprattutto, riuscirà il compratore a costruire nuovi alberghi e case senza ridurre questo Eden a un’altra Ibiza sudata e affollata?
«In agosto qui è già adesso il caos», avverte Bruno Mentasti, uno dei pionieri della Costa, «ci sono code interminabili di auto sulle strade e di motoscafi in mare». I locali notturni, tutti concentrati nella stessa zona (Sottovento, Sopravento, Billionaire, Pepero, Peyote), bloccano il traffico fra il centro di Porto Cervo e le ville esclusive nelle aree di Romazzino, Pevero e Cala di Volpe. Gli yacht devono ormeggiarsi in terza e quarta fila nelle baie delle isole di Mortorio, Caprera e Maddalena. Quanto alle spiagge, quelle del Principe, di Liscia Ruja, Long beach e Celvia diventano un carnaio fin dalle prime ore del mattino.
Così, il paradiso rischia di trasformarsi in un inferno. Ormai i miliardari più avveduti del Nord-Europa frequentano la Costa Smeralda soltanto in giugno, luglio e settembre: via dalla pazza folla! Italiani e arabi, invece, preferiscono ancora concentrarsi nelle prime tre settimane di agosto. Ma il futuro sta in una parola complicata: «destagionalizzare». Cioè abituare i ricchi & famosi ad andare in Sardegna da aprile a ottobre, allungando la stagione da Pasqua a Ognissanti. È questa la vera scommessa, chiunque vinca la partita in corso sulla Costa Smeralda.
Mauro Suttora
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