"Per 40 ore sdraiato in bagno"
parla Arnaldo Sbarretti, direttore di hotel, 50 anni
di Mauro Suttora
1 dicembre 2008
«Non dimenticherò più quel numero, 3228. Era la mia stanza al 32° piano, il penultimo dell' hotel Oberoi Trident a Mumbai. Avevamo finito alle sei di sera il nostro workshop dell' Enit. L' Ente del turismo italiano ci aveva portato in India per presentare agli operatori turistici locali i nostri alberghi. Io avevo chiuso la mia camera, ed ero sceso nella hall.
Dopo pochi secondi si è scatenato l' inferno: esposioni, bombe, raffiche di mitra, fumo, una confusione totale. Un agente della sicurezza mi ha scaraventato nell' ascensore, urlando: "Ci sono i terroristi, via di qui, tornate alle vostre stanze !". Ho avuto solo il tempo di vedere un uomo stramazzare per terra, colpito proprio accanto a me. Ora più ci penso, più mi vengono i brividi.
Tornato al mio piano, corro verso la camera. Sento una voce dall' altoparlante interno: "Avviso a tutti gli ospiti: è in corso un attacco terroristico. Rimanete chiusi nelle vostre camere". Mi sento in trappola. Decido di fare l' esatto contrario di quanto consigliato, e mi precipito giù per le scale di servizio assieme a degli uomini kuwaitiani. Al 20° piano sentiamo spari e urla che si avvicinano: sono i terroristi che cercano i turisti per ammazzarli. Tutti, senza preferenze per americani e inglesi, come qualcuno invece ha detto. Terrorizzati, risaliamo le scale e ci barrichiamo nelle nostre stanze.
Ho chiamato mia moglie a Milano per avvertire che ero vivo, e lei mi ha dato il numero del consolato italiano a Mumbai. Dal consolato mi hanno detto di chiudere la luce e abbassare la suoneria del cellulare, di nascondermi e non fare rumore. Ho obbedito. Mi sono sdraiato per terra in bagno, fra water e vasca. In quella posizione rimango 40 ore, senza mangiare e dormire continuando a sentire urla, spari, scoppi. Ero convinto di morire. Invece, la porta della stanza si spalanca all' improvviso. Penso siano i terroristi. Invece sono i poliziotti che mi liberano.
Il vero dramma è che tutto quello che è successo poteva essere evitato. Il governo indiano sapeva dei rischi, erano arrivati avvertimenti su un possibile attacco, ma nessuno ci ha avvisato. Nella hall dell' albergo c' erano i metal detector, ma la security ci diceva sempre di passarci accanto, non controllava nessuno. Così alcuni terroristi avevano potuto stabilirsi da giorni al Taj Mahal, senza destare sospetti. Alla fine, secondo me, sono state le teste di cuoio inglesi e americane a liberarci.
Io negli alberghi ci lavoro da vent' anni, e sarò stato in un migliaio di hotel in tutto il mondo. Questa strage ha cambiato la mia vita, ma cambierà anche la vita di tutti noi. Finora abbiamo sottovalutato la ferocia dei terroristi islamici. Io ero contro Bush, gli Stati Uniti non mi sono mai stati molto simpatici. Però ora vedo le cose in maniera diversa. Devo ammettere che gli americani hanno imparato la lezione dell' 11 settembre 2001. Ma noi europei dormiamo. Ci vogliono servizi segreti che funzionino, e anche la capacità di reagire con grande forza contro questi assassini».
Mauro Suttora