Incredibile: il deputato dello scandalo assolto dalle sue elettrici
"Mimmuzzo sei un eroe: in paese ti perdoniamo"
Carovigno (Brindisi), 18 agosto
dal nostro inviato Mauro Suttora
Mimmo è tornato a casa. E nel suo paese molti lo accolgono come un eroe. Cosimo Mele, il deputato diventato famoso un mese fa per avere passato una notte brava con cocaina e due prostitute in un hotel a Roma, passeggia nel centro di Carovigno, la cittadina che lo ha mandato in Parlamento con quasi 40 voti su cento per la sua Udc (una delle percentuali più alte d’Italia). E i suoi elettori gli si stringono attorno. Lo abbracciano, lo riveriscono, gli stringono la mano. Le donne, soprattutto. Nonostante Mimmo abbia tradito la fiducia della seconda moglie, che gli ha appena dato la sua quarta figlia (Angelica, nata due settimane fa), Pinuccia «la secca» e le altre lo considerano vittima di una macchinazione. Tutto perdonato. E lui, sollevato, si fa fotografare sorridente in piazza, nel cortile del palazzo comunale, dal barbiere. Un trionfo.
«Macché, è una vergogna», s’indigna Rosetta Fusco, consigliera provinciale dell’Ulivo, insegnante in pensione, «e non confondiamo tutto il paese con i pochi fedeli che gli sono rimasti attorno». Pochi ? Tanti? Difficile calcolarlo. «Se mio marito facesse una cosa del genere lo caccerei di casa», taglia corto la barista del caffè del Corso, «però, insomma, gli altri politici a Roma non sono meglio, no?».
Comprensione anche dagli anziani seduti nei tavolini fuori. «E che sarà mai? Anche noi da giovani abbiamo fatto le nostre scappatelle. E Mimmuzzo ce lo ricordiamo da quando aveva cinque anni e girava per il paese in bici. È così alla mano, simpatico, sempre disponibile. Suo padre s’è fatto da solo. E lui è riuscito ad arrivare a Roma...»
Complicità maschilista? Oppure orgoglio campanilista per il primo paesano capace di farsi eleggere deputato, alla faccia dei detestati vicini di Ostuni, Fasano, San Vito dei Normanni? «Veramente un parlamentare Carovigno lo elesse già nel 1874, e fu l’esatto contrario di Mimmo Mele», ricorda Piero Scussat, che cura il sito dei Ds www.carovigno.net: «Si chiamava Salvatore Morelli e fu uno dei primi in Italia a battersi per il voto femminile. Evidentemente aveva una concezione della donna assai diversa da quella dimostrata da Mele».
È la sera di venerdì 17 agosto, la banda del paese suona sul palco in piazza per la festa della Madonna del Belvedere. Bancarelle e luminarie dappertutto. Il ristorante «Già sotto l’Arco», una stella Michelin, è pieno. La processione annuale passa per le vie, una statua della Vergine viene sorretta da uomini in costumi pittoreschi, risalenti ai tempi di bizantini, normanni e borboni. In prima fila camminano le autorità, tutti in giacca nonostante il caldo soffocante. La gente guarda soprattutto per vedere se c’è anche Mimmo.
Ma questa volta lui preferisce non uscire dalla sua villa estiva di Rosa Marina. È un grande comprensorio privato sulla costa, a pochi chilometri da Carovigno e dal villaggio Valtur di Ostuni. Possono entrarci solo i residenti: sbarre, cancelli e guardiani tengono fuori i non invitati. «È l’oasi di lusso dei ricchi della provincia di Brindisi, quelli che possono permettersi seconde case da mezzo milione di euro», mormorano gli invidiosi.
Ma tutta questa privacy non ha protetto né Mele a Roma, né il suo primogenito ventenne. Pure lui si è cacciato nei guai, la notte di Ferragosto. Durante una festa sulla spiaggia ha litigato con una comitiva di giovani baresi per questioni futili (un asciugamano spostato sulla sabbia, pare), e la security lo ha preso a botte. Così il padre il giorno dopo lo ha spedito in ospedale per una tac di controllo. E di nuovo titoloni sui giornali.
«In realtà sia Mele sia l’Udc stanno aspettando che il tempo passi e tutto torni come prima», commenta Raffaele Peciccia, da un quarto di secolo in consiglio comunale, consigliere provinciale e già vicesindaco di Carovigno, che ha lasciato l’Udc un anno fa proprio in polemica contro la decisione del segretario del partito Lorenzo Cesa di candidare Mele alla Camera: «Parliamo tanto di difesa della famiglia e di piaga della droga, ma poi si liquida la nottata all’hotel Flora come se fosse una “terapia” adottata da Mele per alleviare i traumi psicologici causati dalla lontananza da casa...» L’ironia di Peciccia prende di mira Cesa, che aveva cercato di giustificare in questo modo Mele. «E si fa finta di accogliere le sue dimissioni dal partito - ma non dal Parlamento - nominando però subcommissario provinciale del partito un suo fedelissimo, da lui messo a fare il sindaco di Carovigno».
Ben altre traversie ha superato in passato Mele. Nel ’99, quand’era vicesindaco, si fece sei mesi di carcere preventivo (il massimo consentito), accusato con intercettazioni telefoniche di essere andato al casinò di Sanremo a giocarsi i proventi di qualche tangente. Allora l’assoluzione popolare giunse subito: nel 2000 fu eletto al consiglio regionale. Il processo per quella vicenda si trascina incredibilmente da ben otto anni al tribunale di Brindisi.
«Mele ha portato nella nostra città solo scandali gravissimi, vicende giudiziarie di grande sensazione che hanno provocato derisione e indignazione», accusa Mario Cicorio, segretario Ds di Carovigno, «e per questo, nonostante la campagna per riabilitarlo cercando di far credere che i carovignesi gli siano solidali, siamo disgustati e ne chiediamo le dimissioni da deputato».
Stessa richiesta avanza l’ex collega di partito Peciccia, che aggiunge: «L’attuale assurda legge elettorale permette ai segretari nazionali dei partiti di decidere in anticipo chi dev’essere eletto. Così si manda in Parlamento chi ha grosse pendenze penali, con gravissime accuse. Io sono garantista, non bisogna condannare prima dei processi, ma non è neanche è il caso di premiare chi si trova in posizioni simili».
Cessione di cocaina, omissione di soccorso nei confronti della squillo che si è sentita male ed è finita in ospedale: queste sono le ipotesi di reato che ora Mele si troverà a fronteggiare al suo rientro a Roma a settembre. Quanto al vero consenso dei compaesani, potrà essere misurato solo la prossima primavera, quando i carovignesi voteranno per il Comune.
Ma anche su questo, i suoi avversari hanno da ridire: «All’ultimo censimento, nel 2001, Carovigno risultò avere superato i 15 mila abitanti», rivela l’architetto Vito Saponaro dei Ds, «ma proprio Mele fece ricorso per far annullare alcune schede dell’Istat». E perché? «Perché sopra i 15 mila abitanti si voterebbe col doppio turno, e così finirebbe il dominio di chi, come lui, ha solo la maggioranza relativa».
Il commento più buffo è probabilmente quello di un buontempone che sul sito internet Ds ha scritto: «Abbiamo fondato il Cosimo Mele Fans Club, perché Mimmuzzo con le sue gesta di trombatore indomito ha dato lustro a tutti i cittadini di Carovigno. Avete letto infatti cosa ha detto la sua squillo [intervistata da
Oggi, ndr]? Che lui è andato avanti per cinque ore di fila, tanto da sfinirla. E ti credo che era così arrapato Mimmuzzo, con tutta la cocaina che si era fatto! Organizziamo un Mimmo Mele Day, altro che Family Day...»
Mauro Suttora