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Wednesday, December 10, 2014

11 portaborse per un grillino

OGNI EURODEPUTATO PUO' SPENDERE FINO A 21 MILA EURO MENSILI PER I PORTABORSE. COSI' IL 5 STELLE IGNAZIO CORRAO LI DA' AGLI ATTIVISTI SICILIANI. MA ANCHE SALVINI, CESA E LA MUSSOLINI...

di Mauro Suttora

Oggi, 3 dicembre 2014 

Undici portaborse. Tanti ne ha assunti, da solo, l’eurodeputato 5 stelle Ignazio Corrao. Li paga in tutto 21 mila euro al mese, cifra massima consentita dall’Europarlamento. Tre a Bruxelles e otto nella sua Sicilia. Ma il movimento di Beppe Grillo non prometteva di ridurre gli sprechi della politica?

I 16 colleghi grillini di Corrao rimangono nella media, tre-quattro collaboratori a testa. E quello del generoso Ignazio non è il record dell’affollamento: il suo corregionale berlusconiano Salvatore Cicu ha imbarcato ben tredici portaborse. Il piddino casertano Nicola Caputo, dieci. Ma della differenza con Pd e Pdl il Movimento 5 stelle aveva fatto una bandiera. Che ora non sventola più orgogliosa come prima.

L’assunzione dei portaborse, infatti, ha scatenato una bufera. Che rispetto al terremoto degli espulsi in Italia è minima, ma spiega la disaffezione di attivisti e votanti per Grillo: mezzo milione di voti persi su 650mila in Emilia al voto regionale del 23 novembre.

Agli eurodeputati 5 stelle la società Casaleggio & Associati aveva imposto 24 sconosciuti: più per controllarli che per assisterli, sembrava. Fra questi, vari riciclati: Cecilia Arvedi, ex assistente dell’Udc calabrese Gino Trematerra, Monia Benini, già segretaria provinciale dei Comunisti italiani a Ferrara, il portaborse di un’ex eurodeputata forzista e quello dell’ex europarlamentare dipietrista Pino Arlacchi.

Gli eurodeputati grillini si sono ribellati e in ottobre li hanno licenziati tutti, compreso il potente capo della comunicazione Claudio Messora. Ora però hanno dovuto riassumerne 17, accollandoseli singolarmente. Messora, per esempio, risulta a carico dell’eurodeputato bergamasco Marco Zanni.

Riciclati e fidanzate

La Arvedi è stata aiutata da Daniela Aiuto, abruzzese (è il caso di dirlo), la Benini è stata «salvata» dalla tarantina Rosa D’Amato.  Quanto all’eurodeputato veronese Marco Zullo, ha assunto autonomamente Alessandro Corazza, capogruppo Idv in regione Friuli fino al 2013. Anche la ex fidanzata di un pezzo grosso dei 5 stelle è stata recuperata.

Gli attivisti del movimento sono imbestialiti. Anche perché gli stipendi dei deputati (5.200 euro netti mensili) e assistenti a Bruxelles sono il doppio di quelli di Roma. In Italia gli eletti grillini, in Parlamento e nelle regioni, si autoriducono i compensi a 2.700-3.200 al mese (rimborsi esclusi). E i portaborse stanno sui 1.200.

Certo, nessuno dei collaboratori di Corrao è suo parente. L’eurodeputato Lorenzo Cesa (Udc) ha invece assunto la figlia del collega di partito Rocco Buttiglione. Alessandra Mussolini ha imbarcato il fidanzato 19enne della propria primogenita. 
Sulle orme del segretario leghista Matteo Salvini che dieci anni fa beneficiò il fratello di Umberto Bossi, mentre Francesco Speroni regalò uno stipendio al primogenito Riccardo (da non confondere con Renzo, il «trota»). 

Però i grillini promettevano di ripulire la politica. Invece si sono ridotti a distribuire «redditi di cittadinanza» a propri attivisti disoccupati. In fondo, fa parte del loro programma.
Mauro Suttora

Wednesday, August 29, 2007

Cosimo Mele torna a casa

Incredibile: il deputato dello scandalo assolto dalle sue elettrici

"Mimmuzzo sei un eroe: in paese ti perdoniamo"

Carovigno (Brindisi), 18 agosto

dal nostro inviato Mauro Suttora

Mimmo è tornato a casa. E nel suo paese molti lo accolgono come un eroe. Cosimo Mele, il deputato diventato famoso un mese fa per avere passato una notte brava con cocaina e due prostitute in un hotel a Roma, passeggia nel centro di Carovigno, la cittadina che lo ha mandato in Parlamento con quasi 40 voti su cento per la sua Udc (una delle percentuali più alte d’Italia). E i suoi elettori gli si stringono attorno. Lo abbracciano, lo riveriscono, gli stringono la mano. Le donne, soprattutto. Nonostante Mimmo abbia tradito la fiducia della seconda moglie, che gli ha appena dato la sua quarta figlia (Angelica, nata due settimane fa), Pinuccia «la secca» e le altre lo considerano vittima di una macchinazione. Tutto perdonato. E lui, sollevato, si fa fotografare sorridente in piazza, nel cortile del palazzo comunale, dal barbiere. Un trionfo.

«Macché, è una vergogna», s’indigna Rosetta Fusco, consigliera provinciale dell’Ulivo, insegnante in pensione, «e non confondiamo tutto il paese con i pochi fedeli che gli sono rimasti attorno». Pochi ? Tanti? Difficile calcolarlo. «Se mio marito facesse una cosa del genere lo caccerei di casa», taglia corto la barista del caffè del Corso, «però, insomma, gli altri politici a Roma non sono meglio, no?».
Comprensione anche dagli anziani seduti nei tavolini fuori. «E che sarà mai? Anche noi da giovani abbiamo fatto le nostre scappatelle. E Mimmuzzo ce lo ricordiamo da quando aveva cinque anni e girava per il paese in bici. È così alla mano, simpatico, sempre disponibile. Suo padre s’è fatto da solo. E lui è riuscito ad arrivare a Roma...»

Complicità maschilista? Oppure orgoglio campanilista per il primo paesano capace di farsi eleggere deputato, alla faccia dei detestati vicini di Ostuni, Fasano, San Vito dei Normanni? «Veramente un parlamentare Carovigno lo elesse già nel 1874, e fu l’esatto contrario di Mimmo Mele», ricorda Piero Scussat, che cura il sito dei Ds www.carovigno.net: «Si chiamava Salvatore Morelli e fu uno dei primi in Italia a battersi per il voto femminile. Evidentemente aveva una concezione della donna assai diversa da quella dimostrata da Mele».

È la sera di venerdì 17 agosto, la banda del paese suona sul palco in piazza per la festa della Madonna del Belvedere. Bancarelle e luminarie dappertutto. Il ristorante «Già sotto l’Arco», una stella Michelin, è pieno. La processione annuale passa per le vie, una statua della Vergine viene sorretta da uomini in costumi pittoreschi, risalenti ai tempi di bizantini, normanni e borboni. In prima fila camminano le autorità, tutti in giacca nonostante il caldo soffocante. La gente guarda soprattutto per vedere se c’è anche Mimmo.

Ma questa volta lui preferisce non uscire dalla sua villa estiva di Rosa Marina. È un grande comprensorio privato sulla costa, a pochi chilometri da Carovigno e dal villaggio Valtur di Ostuni. Possono entrarci solo i residenti: sbarre, cancelli e guardiani tengono fuori i non invitati. «È l’oasi di lusso dei ricchi della provincia di Brindisi, quelli che possono permettersi seconde case da mezzo milione di euro», mormorano gli invidiosi.

Ma tutta questa privacy non ha protetto né Mele a Roma, né il suo primogenito ventenne. Pure lui si è cacciato nei guai, la notte di Ferragosto. Durante una festa sulla spiaggia ha litigato con una comitiva di giovani baresi per questioni futili (un asciugamano spostato sulla sabbia, pare), e la security lo ha preso a botte. Così il padre il giorno dopo lo ha spedito in ospedale per una tac di controllo. E di nuovo titoloni sui giornali.

«In realtà sia Mele sia l’Udc stanno aspettando che il tempo passi e tutto torni come prima», commenta Raffaele Peciccia, da un quarto di secolo in consiglio comunale, consigliere provinciale e già vicesindaco di Carovigno, che ha lasciato l’Udc un anno fa proprio in polemica contro la decisione del segretario del partito Lorenzo Cesa di candidare Mele alla Camera: «Parliamo tanto di difesa della famiglia e di piaga della droga, ma poi si liquida la nottata all’hotel Flora come se fosse una “terapia” adottata da Mele per alleviare i traumi psicologici causati dalla lontananza da casa...» L’ironia di Peciccia prende di mira Cesa, che aveva cercato di giustificare in questo modo Mele. «E si fa finta di accogliere le sue dimissioni dal partito - ma non dal Parlamento - nominando però subcommissario provinciale del partito un suo fedelissimo, da lui messo a fare il sindaco di Carovigno».

Ben altre traversie ha superato in passato Mele. Nel ’99, quand’era vicesindaco, si fece sei mesi di carcere preventivo (il massimo consentito), accusato con intercettazioni telefoniche di essere andato al casinò di Sanremo a giocarsi i proventi di qualche tangente. Allora l’assoluzione popolare giunse subito: nel 2000 fu eletto al consiglio regionale. Il processo per quella vicenda si trascina incredibilmente da ben otto anni al tribunale di Brindisi.

«Mele ha portato nella nostra città solo scandali gravissimi, vicende giudiziarie di grande sensazione che hanno provocato derisione e indignazione», accusa Mario Cicorio, segretario Ds di Carovigno, «e per questo, nonostante la campagna per riabilitarlo cercando di far credere che i carovignesi gli siano solidali, siamo disgustati e ne chiediamo le dimissioni da deputato».

Stessa richiesta avanza l’ex collega di partito Peciccia, che aggiunge: «L’attuale assurda legge elettorale permette ai segretari nazionali dei partiti di decidere in anticipo chi dev’essere eletto. Così si manda in Parlamento chi ha grosse pendenze penali, con gravissime accuse. Io sono garantista, non bisogna condannare prima dei processi, ma non è neanche è il caso di premiare chi si trova in posizioni simili».

Cessione di cocaina, omissione di soccorso nei confronti della squillo che si è sentita male ed è finita in ospedale: queste sono le ipotesi di reato che ora Mele si troverà a fronteggiare al suo rientro a Roma a settembre. Quanto al vero consenso dei compaesani, potrà essere misurato solo la prossima primavera, quando i carovignesi voteranno per il Comune.
Ma anche su questo, i suoi avversari hanno da ridire: «All’ultimo censimento, nel 2001, Carovigno risultò avere superato i 15 mila abitanti», rivela l’architetto Vito Saponaro dei Ds, «ma proprio Mele fece ricorso per far annullare alcune schede dell’Istat». E perché? «Perché sopra i 15 mila abitanti si voterebbe col doppio turno, e così finirebbe il dominio di chi, come lui, ha solo la maggioranza relativa».

Il commento più buffo è probabilmente quello di un buontempone che sul sito internet Ds ha scritto: «Abbiamo fondato il Cosimo Mele Fans Club, perché Mimmuzzo con le sue gesta di trombatore indomito ha dato lustro a tutti i cittadini di Carovigno. Avete letto infatti cosa ha detto la sua squillo [intervistata da Oggi, ndr]? Che lui è andato avanti per cinque ore di fila, tanto da sfinirla. E ti credo che era così arrapato Mimmuzzo, con tutta la cocaina che si era fatto! Organizziamo un Mimmo Mele Day, altro che Family Day...»

Mauro Suttora

Monday, August 20, 2007

La ex signora Sottile commenta il caso Mele

"Però io non ho perdonato mio marito"

La moglie (separata in casa) di Salvo Sottile commenta il caso Mele

"Lui era finito in Vallettopoli accusato dalla Gregoraci". Poi la showgirl ha ritrattato. "Ma il dubbio ha incrinato il nostro legame", dice lei. E sugli onorevoli "vittime della solitudine" s'indigna: "Non scherziamo !"

di Mauro Suttora

Roma, 8 agosto

Guardavo Gianfranco con occhi sbarrati: Salvatore e una donna ? No, non era possibile ! Mio marito mi amava troppo per farmi una cosa del genere. E poi si arresta un uomo per una ragazza ? Come minimo deve averla violentata... Che diavolo stava succedendo ?".
Roma, via della Scrofa, sede di Alleanza nazionale. Le undici di sera del 16 giugno 2006. Gianfranco Fini, segretario del partito, ha appena avvertito Deborah Chiappini che Salvo Sottile, proprio portavoce e marito di lei, è agli arresti domiciliari per una questione di donne. "Si dice una valletta, comunque una non molto famosa", le dice il capo di An.

Come si sente la moglie di un politico invischiato in una storia di sesso, com' è capitato a Cosimo Mele ? Per spiegarlo Deborah Chiappini a un anno dallo scoppio di Vallettopoli ha scritto un libro, Io gli uomini non li capisco (ed.Mursia), in cui racconta le sue reazioni nel momento in cui seppe la notizia: "Sono scesa a comprare i giornali, ma ho tradito l' edicolante sotto casa per evitare scene imbarazzanti. Ho preso la macchina e sono andata da quello di piazza della Balduina. Non ho avuto neanche bisogno di aprirli. Era tutto in prima pagina: "Salvo Sottile avrebbe promesso aiuto professionale a una showgirl calabrese in cambio di favori sessuali". Sono rimasta seduta in auto per non so quanto tempo. Poi sono tornata a casa in stato semiconfusionale. Ho messo i giornali nelle mani di mio marito, e ho chiesto chi fosse quella ragazza. Lui ha negato tutto. Solo la mattina dopo ho letto per la prima volta il nome: Elisabetta Gregoraci".

Eppure Salvo l'aveva detto nei mesi precedenti, a Deborah, che aveva conosciuto quella che poi sarebbe diventata famosa come fidanzata di Flavio Briatore. Presentata da Cristiano Malgioglio, cercava una raccomandazione per lavorare in Rai. "Mio marito mi aveva detto di averla incontrata un paio di volte anche alla Farnesina, dove lavorava quando Fini era ministro degli Esteri", racconta Deborah. "Fino a quel momento avevo vissuto serena: lui amava me. Mai un dubbio, mai una crepa nella mia fiducia in lui".

Dopo, invece, è cominciata la tempesta. Nei 18 giorni di arresti domiciliari forse Sottile avrebbe preferito trovarsi in prigione piuttosto che chiuso nel suo appartamento a doversi confrontare ogni minuto con quella che, lo ammette anche Deborah, si era trasformata in una belva: "Dimmi tutto, confessa, cosa c' è stato tra voi ?", continuava a chiedergli, martellante, di giorno e di notte. Però lui negava sempre tutto.

Non avevano smesso di fare l' amore, ma era perfino peggio: "Il sesso fra noi non era mai stato così intenso come in quei giorni. Ma non era mai stato nemmeno così disperato. Dovevo riprendermi il corpo di mio marito. Il sospetto del tradimento mi faceva sentire "contaminata", derubata di una cosa che doveva essere solo mia. Cercavo di capire se c'erano gesti "nuovi" che poteva aver imparato dall'altra. Facevo sesso col cervello in corto circuito, volevo allo stesso tempo sbranarlo e consolarlo".

La Gregoraci ridimensiona con John Woodcock, il pm di Vallettopoli, i fatti che avevano portato all' accusa di concussione sessuale per Sottile: niente rapporti in quell' ufficio della Farnesina. Salvo e Deborah partono insieme in vacanza per dimenticare, riannodare. Ma una notte a Villasimius (Cagliari) lei gli urla: "Basta, io non ti credo. Chissà che cosa mi nascondi... tanto lo so che quello che hai appena fatto con me in camera l' hai sicuramente fatto anche con qualcun' altra".

Un anno dopo, nonostante sia arrivato il proscioglimento dall' accusa, Sottile non ha riacquistato il lavoro. E ha anche perso la moglie: oggi lui e Deborah vivono separati in casa. Insomma, è stato l' unico a pagare, visto che la Gregoraci è stata invece salvata da Silvio Berlusconi, che l' ha accolta nella sua Buona Domenica di Canale 5.

Ora che la sua vicenda si ripropone quasi in fotocopia nel caso Mele, Deborah Chiappini ci confida: "Esprimo solidarietà alla moglie di Mele, ma le nostre sono vicende differenti".

Peggio il sospetto di un' amante o la certezza di una prostituta ?
"Mah, è stato il dubbio a logorare il mio matrimonio fino a ridurlo all' attuale stadio terminale. In certi momenti avrei preferito che Salvo confessasse, anche se non so se lo avrei perdonato. Ma sapevo che proprio perché lui aveva paura di perdermi, non mi avrebbe mai detto nulla, soprattutto se fosse stato colpevole. Non so se mi avrebbe dato più fastidio sapere di una sua notte con una prostituta. È difficile fare classifiche, in questo campo... Sì, in fondo un' avventura a pagamento non implica un coinvolgimento sentimentale. Però per me è egualmente intollerabile".

La lontananza è un'attenuante per il politico, come dice Lorenzo Cesa, segretario dell' Udc, l'ex partito di Mele ?
"Non scherziamo ! Mio marito ha girato il mondo per anni dietro a Fini, ci vedevamo pochissimo, ma non per questo ci siamo mai traditi. No, è solo una scusa. Un parlamentare sa che deve venire quattro cinque giorni alla settimana a Roma, che sarà mai ?".

Fino a vent' anni fa i politici non facevano vita notturna. I socialisti, che per primi andarono nelle discoteche, vennero da molti guardati con sospetto...
"E allora ? Ci si può divertire dopo una giornata di lavoro, ma senza varcare certi limiti".

Insomma, nessun imbarazzo per un certo ambiente romano "gaudente" che ha prodotto Vallettopoli, stigmatizzato anche da Veronica Berlusconi nella sua famosa lettera al marito ?
"Guardi, Berlusconi è tutto tranne che un viscidone: i suoi complimenti esibiti alle donne e le barzellette spinte lo rendono semmai ancora più simpatico. Piuttosto, il caso Sircana dimostra che anche i politici di sinistra fanno certe cose. Ma, chissà perché, se ne parla meno...".

Mauro Suttora